Ciao a tutti.
Vi scrivo da Milano e da circa dieci anni frequento
assiduamente la Cina sia per lavoro che per interessi personali.
Ho letto in
una mailing list delle iniziative di SociAlismo LibertArio a difesa dei diritti
del popolo tibetano oppresso e falcidiato dall'occupazione cinese.
Trovo
vergognoso il comportamento del governo cinese, ma molto di più quello della
comunità internazionale, dei sedicenti araldi della democrazia che mettono in
pole position interessi personali, rapporti geopolitici, equilibri economici
globali, anche a costo di dover nascondere montagne di cadaveri. Si è detto
"accettiamo la Cina nel WTO ma voi dovete rivedere le politiche sui diritti
umani" esattamente come poco tempo fa si era detto "niente tutela dei diritti
umani, niente Olimpiadi". Parole prive di conseguenze...
Probabilmente ne
siete bene al corrente, ma oltre ai tibetani, un'altra etnia in Cina ha subito
le stesse sorti: gli uyguri, un'etnia musulmana che conta circa 7 milioni di
persone solo nel Turkestan Orientale, la provincia cinese dello Xinjiang. Negli
ultimi 50 anni il popolo uyguro ha vissuto ogni sorta di abusi: persecuzione
religiosa e culturale, deportazione, tortura, colonizzazione militare, piani di
"sviluppo" che hanno prosciugato le risorse idriche, esperimenti nucleari e i
primi casi al mondo di biohazard. Oggi lo xinjiang è la frontiera cinese del
petrolio e del gas naturale, uno dei motori energetici della Cina. E gli uyguri
che negli ultimi anni hanno chiesto solo una maggiore tutela delle proprie
radici culturali? Presa al balzo la palla dell'11 settembre sono nel mirino
della "lotta al terrorismo", ancora discriminati, perseguitati, torturati,
uccisi.
Solo per citare ancora un esempio dell'immobilità dell'Occidente
difronte a questi soprusi, ricordo che 22 uyguri sono stati deportati a
Guantanamo con l'accusa di terrorismo, e vi hanno passato anni prima che ci si
accorgesse che nulla avevano a che fare con il terrorismo. Al momento del
rilascio, non potendo chiaramente consegnarli alle autorità cinesi, gli
americani hanno visto il rifiuto ad offrire asilo di Canada, Francia, Italia,
Germania, Danimarca e molti altri paesi. Troppo pericoloso incrinare i rapporti
con la Cina del boom. Spediti alla fine in Albania, non si sa ora dove
siano...
A parte Rabiya Kadeer, che entra ed esce dal carcere per ragioni
assurde, gli uyguri non hanno un "pr" con la visibilità del Dalai Lama, non
hanno nessuna star tra i loro testimonials e non hanno nemmeno l'appoggio degli
Stati Uniti che, pur asservendo la lotta tibetana ai propri interessi
politici, amplificano la visibilità mediatica delle reali sofferenze del popolo
tibetano.
Vi scrivo tutto questo - e spero di non avervi tediato - solo
perchè penso che ogni volta che si parli di Cina, di Olimpiadi e di popoli
oppressi gli uyguri meritino di essere citati, di essere conosciuti prima che
spariscano nel nulla
Grazie dell'attenzione e
saluti
Alessandro De ToniCiao a tutti.
Vi scrivo da Milano e da circa dieci anni frequento
assiduamente la Cina sia per lavoro che per interessi personali.
Ho letto in
una mailing list delle iniziative di SociAlismo LibertArio a difesa dei diritti
del popolo tibetano oppresso e falcidiato dall'occupazione cinese.
Trovo
vergognoso il comportamento del governo cinese, ma molto di più quello della
comunità internazionale, dei sedicenti araldi della democrazia che mettono in
pole position interessi personali, rapporti geopolitici, equilibri economici
globali, anche a costo di dover nascondere montagne di cadaveri. Si è detto
"accettiamo la Cina nel WTO ma voi dovete rivedere le politiche sui diritti
umani" esattamente come poco tempo fa si era detto "niente tutela dei diritti
umani, niente Olimpiadi". Parole prive di conseguenze...
Probabilmente ne
siete bene al corrente, ma oltre ai tibetani, un'altra etnia in Cina ha subito
le stesse sorti: gli uyguri, un'etnia musulmana che conta circa 7 milioni di
persone solo nel Turkestan Orientale, la provincia cinese dello Xinjiang. Negli
ultimi 50 anni il popolo uyguro ha vissuto ogni sorta di abusi: persecuzione
religiosa e culturale, deportazione, tortura, colonizzazione militare, piani di
"sviluppo" che hanno prosciugato le risorse idriche, esperimenti nucleari e i
primi casi al mondo di biohazard. Oggi lo xinjiang è la frontiera cinese del
petrolio e del gas naturale, uno dei motori energetici della Cina. E gli uyguri
che negli ultimi anni hanno chiesto solo una maggiore tutela delle proprie
radici culturali? Presa al balzo la palla dell'11 settembre sono nel mirino
della "lotta al terrorismo", ancora discriminati, perseguitati, torturati,
uccisi.
Solo per citare ancora un esempio dell'immobilità dell'Occidente
difronte a questi soprusi, ricordo che 22 uyguri sono stati deportati a
Guantanamo con l'accusa di terrorismo, e vi hanno passato anni prima che ci si
accorgesse che nulla avevano a che fare con il terrorismo. Al momento del
rilascio, non potendo chiaramente consegnarli alle autorità cinesi, gli
americani hanno visto il rifiuto ad offrire asilo di Canada, Francia, Italia,
Germania, Danimarca e molti altri paesi. Troppo pericoloso incrinare i rapporti
con la Cina del boom. Spediti alla fine in Albania, non si sa ora dove
siano...
A parte Rabiya Kadeer, che entra ed esce dal carcere per ragioni
assurde, gli uyguri non hanno un "pr" con la visibilità del Dalai Lama, non
hanno nessuna star tra i loro testimonials e non hanno nemmeno l'appoggio degli
Stati Uniti che, pur asservendo la lotta tibetana ai propri interessi
politici, amplificano la visibilità mediatica delle reali sofferenze del popolo
tibetano.
Vi scrivo tutto questo - e spero di non avervi tediato - solo
perchè penso che ogni volta che si parli di Cina, di Olimpiadi e di popoli
oppressi gli uyguri meritino di essere citati, di essere conosciuti prima che
spariscano nel nulla
Grazie dell'attenzione e
saluti
Alessandro De ToniCiao a tutti.
Vi scrivo da Milano e da circa dieci anni frequento
assiduamente la Cina sia per lavoro che per interessi personali.
Ho letto in
una mailing list delle iniziative di SociAlismo LibertArio a difesa dei diritti
del popolo tibetano oppresso e falcidiato dall'occupazione cinese.
Trovo
vergognoso il comportamento del governo cinese, ma molto di più quello della
comunità internazionale, dei sedicenti araldi della democrazia che mettono in
pole position interessi personali, rapporti geopolitici, equilibri economici
globali, anche a costo di dover nascondere montagne di cadaveri. Si è detto
"accettiamo la Cina nel WTO ma voi dovete rivedere le politiche sui diritti
umani" esattamente come poco tempo fa si era detto "niente tutela dei diritti
umani, niente Olimpiadi". Parole prive di conseguenze...
Probabilmente ne
siete bene al corrente, ma oltre ai tibetani, un'altra etnia in Cina ha subito
le stesse sorti: gli uyguri, un'etnia musulmana che conta circa 7 milioni di
persone solo nel Turkestan Orientale, la provincia cinese dello Xinjiang. Negli
ultimi 50 anni il popolo uyguro ha vissuto ogni sorta di abusi: persecuzione
religiosa e culturale, deportazione, tortura, colonizzazione militare, piani di
"sviluppo" che hanno prosciugato le risorse idriche, esperimenti nucleari e i
primi casi al mondo di biohazard. Oggi lo xinjiang è la frontiera cinese del
petrolio e del gas naturale, uno dei motori energetici della Cina. E gli uyguri
che negli ultimi anni hanno chiesto solo una maggiore tutela delle proprie
radici culturali? Presa al balzo la palla dell'11 settembre sono nel mirino
della "lotta al terrorismo", ancora discriminati, perseguitati, torturati,
uccisi.
Solo per citare ancora un esempio dell'immobilità dell'Occidente
difronte a questi soprusi, ricordo che 22 uyguri sono stati deportati a
Guantanamo con l'accusa di terrorismo, e vi hanno passato anni prima che ci si
accorgesse che nulla avevano a che fare con il terrorismo. Al momento del
rilascio, non potendo chiaramente consegnarli alle autorità cinesi, gli
americani hanno visto il rifiuto ad offrire asilo di Canada, Francia, Italia,
Germania, Danimarca e molti altri paesi. Troppo pericoloso incrinare i rapporti
con la Cina del boom. Spediti alla fine in Albania, non si sa ora dove
siano...
A parte Rabiya Kadeer, che entra ed esce dal carcere per ragioni
assurde, gli uyguri non hanno un "pr" con la visibilità del Dalai Lama, non
hanno nessuna star tra i loro testimonials e non hanno nemmeno l'appoggio degli
Stati Uniti che, pur asservendo la lotta tibetana ai propri interessi
politici, amplificano la visibilità mediatica delle reali sofferenze del popolo
tibetano.
Vi scrivo tutto questo - e spero di non avervi tediato - solo
perchè penso che ogni volta che si parli di Cina, di Olimpiadi e di popoli
oppressi gli uyguri meritino di essere citati, di essere conosciuti prima che
spariscano nel nulla
Grazie dell'attenzione e
saluti
Alessandro De ToniCiao a tutti.
Vi scrivo da Milano e da circa dieci anni frequento
assiduamente la Cina sia per lavoro che per interessi personali.
Ho letto in
una mailing list delle iniziative di SociAlismo LibertArio a difesa dei diritti
del popolo tibetano oppresso e falcidiato dall'occupazione cinese.
Trovo
vergognoso il comportamento del governo cinese, ma molto di più quello della
comunità internazionale, dei sedicenti araldi della democrazia che mettono in
pole position interessi personali, rapporti geopolitici, equilibri economici
globali, anche a costo di dover nascondere montagne di cadaveri. Si è detto
"accettiamo la Cina nel WTO ma voi dovete rivedere le politiche sui diritti
umani" esattamente come poco tempo fa si era detto "niente tutela dei diritti
umani, niente Olimpiadi". Parole prive di conseguenze...
Probabilmente ne
siete bene al corrente, ma oltre ai tibetani, un'altra etnia in Cina ha subito
le stesse sorti: gli uyguri, un'etnia musulmana che conta circa 7 milioni di
persone solo nel Turkestan Orientale, la provincia cinese dello Xinjiang. Negli
ultimi 50 anni il popolo uyguro ha vissuto ogni sorta di abusi: persecuzione
religiosa e culturale, deportazione, tortura, colonizzazione militare, piani di
"sviluppo" che hanno prosciugato le risorse idriche, esperimenti nucleari e i
primi casi al mondo di biohazard. Oggi lo xinjiang è la frontiera cinese del
petrolio e del gas naturale, uno dei motori energetici della Cina. E gli uyguri
che negli ultimi anni hanno chiesto solo una maggiore tutela delle proprie
radici culturali? Presa al balzo la palla dell'11 settembre sono nel mirino
della "lotta al terrorismo", ancora discriminati, perseguitati, torturati,
uccisi.
Solo per citare ancora un esempio dell'immobilità dell'Occidente
difronte a questi soprusi, ricordo che 22 uyguri sono stati deportati a
Guantanamo con l'accusa di terrorismo, e vi hanno passato anni prima che ci si
accorgesse che nulla avevano a che fare con il terrorismo. Al momento del
rilascio, non potendo chiaramente consegnarli alle autorità cinesi, gli
americani hanno visto il rifiuto ad offrire asilo di Canada, Francia, Italia,
Germania, Danimarca e molti altri paesi. Troppo pericoloso incrinare i rapporti
con la Cina del boom. Spediti alla fine in Albania, non si sa ora dove
siano...
A parte Rabiya Kadeer, che entra ed esce dal carcere per ragioni
assurde, gli uyguri non hanno un "pr" con la visibilità del Dalai Lama, non
hanno nessuna star tra i loro testimonials e non hanno nemmeno l'appoggio degli
Stati Uniti che, pur asservendo la lotta tibetana ai propri interessi
politici, amplificano la visibilità mediatica delle reali sofferenze del popolo
tibetano.
Vi scrivo tutto questo - e spero di non avervi tediato - solo
perchè penso che ogni volta che si parli di Cina, di Olimpiadi e di popoli
oppressi gli uyguri meritino di essere citati, di essere conosciuti prima che
spariscano nel nulla
Grazie dell'attenzione e
saluti
Alessandro De ToniCiao a tutti.
Vi scrivo da Milano e da circa dieci anni frequento
assiduamente la Cina sia per lavoro che per interessi personali.
Ho letto in
una mailing list delle iniziative di SociAlismo LibertArio a difesa dei diritti
del popolo tibetano oppresso e falcidiato dall'occupazione cinese.
Trovo
vergognoso il comportamento del governo cinese, ma molto di più quello della
comunità internazionale, dei sedicenti araldi della democrazia che mettono in
pole position interessi personali, rapporti geopolitici, equilibri economici
globali, anche a costo di dover nascondere montagne di cadaveri. Si è detto
"accettiamo la Cina nel WTO ma voi dovete rivedere le politiche sui diritti
umani" esattamente come poco tempo fa si era detto "niente tutela dei diritti
umani, niente Olimpiadi". Parole prive di conseguenze...
Probabilmente ne
siete bene al corrente, ma oltre ai tibetani, un'altra etnia in Cina ha subito
le stesse sorti: gli uyguri, un'etnia musulmana che conta circa 7 milioni di
persone solo nel Turkestan Orientale, la provincia cinese dello Xinjiang. Negli
ultimi 50 anni il popolo uyguro ha vissuto ogni sorta di abusi: persecuzione
religiosa e culturale, deportazione, tortura, colonizzazione militare, piani di
"sviluppo" che hanno prosciugato le risorse idriche, esperimenti nucleari e i
primi casi al mondo di biohazard. Oggi lo xinjiang è la frontiera cinese del
petrolio e del gas naturale, uno dei motori energetici della Cina. E gli uyguri
che negli ultimi anni hanno chiesto solo una maggiore tutela delle proprie
radici culturali? Presa al balzo la palla dell'11 settembre sono nel mirino
della "lotta al terrorismo", ancora discriminati, perseguitati, torturati,
uccisi.
Solo per citare ancora un esempio dell'immobilità dell'Occidente
difronte a questi soprusi, ricordo che 22 uyguri sono stati deportati a
Guantanamo con l'accusa di terrorismo, e vi hanno passato anni prima che ci si
accorgesse che nulla avevano a che fare con il terrorismo. Al momento del
rilascio, non potendo chiaramente consegnarli alle autorità cinesi, gli
americani hanno visto il rifiuto ad offrire asilo di Canada, Francia, Italia,
Germania, Danimarca e molti altri paesi. Troppo pericoloso incrinare i rapporti
con la Cina del boom. Spediti alla fine in Albania, non si sa ora dove
siano...
A parte Rabiya Kadeer, che entra ed esce dal carcere per ragioni
assurde, gli uyguri non hanno un "pr" con la visibilità del Dalai Lama, non
hanno nessuna star tra i loro testimonials e non hanno nemmeno l'appoggio degli
Stati Uniti che, pur asservendo la lotta tibetana ai propri interessi
politici, amplificano la visibilità mediatica delle reali sofferenze del popolo
tibetano.
Vi scrivo tutto questo - e spero di non avervi tediato - solo
perchè penso che ogni volta che si parli di Cina, di Olimpiadi e di popoli
oppressi gli uyguri meritino di essere citati, di essere conosciuti prima che
spariscano nel nulla
Grazie dell'attenzione e
saluti
Alessandro De Toni