Sullo scorso numero è apparso uno scritto del nostro collaboratore Pino Cacucci sul presidente iraniano Ahmadinejad e sul ruolo di USA e Israele. Il nostro collaboratore Francesco Berti esprime qui il suo dissenso.
Mozart, Salieri e le costolette di maiale
Nel film Amadeus di Milos Forman (1984) si sostiene che il grande musicista
italiano Antonio Salieri, roso dall’invidia per il genio creativo di Mozart,
abbia cospirato per ucciderlo, accusandosi poi, molti anni dopo, in preda alla
follia, di questo complotto.Forman raccoglie e rilancia una tesi non nuova:
nella prima metà dell’Ottocento il letterato italiano Calisto Bassi
mise in circolo la calunnia che Salieri avesse avvelenato Mozart. Non è
vero che le bugie hanno sempre le gambe corte. Questa calunnia fece strada.
Il grande scrittore Alexandr Puskin, nel 1830, scrisse un microdramma in versi,
Mozart e Salieri, nel quale rilanciò la teoria cospirativa che Salieri
avesse ordito una macchinazione per uccidere Mozart. Molti altri, dopo di lui,
hanno ripreso questa illazione, fino ad arrivare al film di Forman. Il fatto
è che Salieri non ha ucciso Mozart, il quale è morto per cause
naturali, anche se non ancora chiarite. Esiste una letteratura scientifica sull’argomento,
che ha ipotizzato varie soluzioni. L’ipotesi più accreditata pare
quella formulata da un neurologo viennese, Anton Neumayer, secondo il quale
Mozart sarebbe morto di una epidemia di influenza. Nel 2001 il medico statunitense
Jan Hirschmann, negli «Archives of Internal Medicine», ha sostenuto
invece che il grande compositore salisburghese sarebbe deceduto in seguito ad
un’abbuffata di costolette di maiale. L’ingestione di carne infetta
poco cotta avrebbe prodotto, nel corpo di Mozart, la trichinosi, una forma di
parassitosi sostenuta dal verme trichina.
Quanti milioni di persone hanno visto il film di Forman? Quanti milioni di persone
resteranno affascinate dalle sue illazioni calunniose contro Salieri? Quanti
andranno a leggersi gli «Archives of Internal Medicine»? Quanti
crederanno al fatto che Mozart sia morto per le costolette di maiale o per l’influenza,
considerando il fatto che milioni di persone preferiscono credere più
a ipotesi fantasiose e complottistiche che ad ipotesi razionali o scientifiche?
Quand’anche nel futuro saranno scientificamente accertate le vere cause
della morte di Mozart, l’immagine del compositore italiano sarà
indelebilmente segnata da questa macchia, e sul povero Salieri graverà
sempre l’ombra del sospetto. Calunnia, calunnia, alla fine qualcosa resterà…
Un complotto giudo-pluto-massonico?
Ho letto con grande disagio l’articolo di Pino Cacucci su “A”
n. 313. Conoscendo e ammirando l’Autore attraverso i suoi libri, densi
di genuino, sincero, appassionato e coinvolgente spirito libertario –
libri che hanno contribuito in misura significativa a far conoscere ad un grande
pubblico, negli ultimi anni, la storia e il pensiero libertari – , non
mi sarei mai aspettato una così palese caduta di stile e di livello concettuale.
Nell’articolo di Cacucci, vengo subito al dunque, mi pare di poter intravedere
una tesi cospirazionista: quella, tristemente famosa, del complotto “giudo-pluto-massonico”.
Sicuramente Cacucci, il cui anarchismo e antifascismo non voglio in alcun modo
mettere in discussione, non ha esposto questa tesi intenzionalmente. Tuttavia
traspare, o mi sembra trasparire, dal suo articolo, motivo per il quale mi pare
opportuno discuterne.
Secondo l’Autore, nell’ultimo mezzo secolo una cupola militar-industriale,
chiamata, in stile che ricorda più Toni Negri che il pensiero anarchico,
“Impero” (sottointeso: statunitense) o “apparato”, avrebbe
complottato – Cacucci non usa questo termine, ma il senso del suo ragionamento
è tale – per “imporre al mondo un’economia di guerra,
terrorizzando il pianeta perché è terrorizzato dall’ipotesi
di doversi adeguare a un’economia di pace”.
A capo di tale cupola, ovviamente, vi è la CIA, che tira i fili di tutta
la trama e che tutto vede, prevede e provvede; essa si avvale, altrettanto ovviamente,
degli israeliani (“giudo”), degli industriali (“pluto”)
e di appartenenti alla massoneria come George Bush (“massonico”).
Cacucci, nell’articolo in questione, pare in grado di spiegare tutti i
più nefandi avvenimenti della storia umana degli ultimi decenni, e di
farli indubitabilmente risalire ad un’unica matrice.
Questo modo di leggere la storia, radicato nel tempo e nelle culture, rientra
a pieno titolo, almeno a me pare, nelle teorie sociali della cospirazione: secondo
i cospirazionisti, di tutti i tempi e di tutte le ideologie, di destra e di
sinistra, «tutto quel che succede nella società (…) è
il risultato di un preciso proposito perseguito da alcuni individui, o gruppi
di potere» (Karl Popper, Congetture e confutazioni. Lo sviluppo della
conoscenza scientifica, Bologna 2003, p. 580). Il cospirazionismo è una
teoria magica, primitiva, irrazionale, fallace, in quanto, come osserva Popper,
non solo i complotti realmente esistenti sono assai minori di quelli immaginati,
ma anche essi «riescono assai di rado.
I risultati conseguiti, di regola, differiscono ampiamente da ciò a cui
si mirava»; e questo, in virtù del fatto che «non tutte le
conseguenze delle nostre azioni sono intenzionali».
I cospirazionisti isolano alcuni fatti della storia, quelli ovviamente significativi
e utili alla loro teoria complottista, non importa se reali o meno; li collegano
tra di loro, in misura più o meno logica; li fanno convergere in una
struttura immaginaria fondata sul manicheismo e sulla reductio ad unum; e, così
facendo, finiscono spesso per capovolgere la “verità” storica,
poiché concentrano l’attenzione su elementi secondari rispetto
al contesto analizzato, o irrilevanti, o poco significativi.
Karl Popper
Bush, Carter, Arafat, Ahmadinejad
Scelgo quattro esempi dall’articolo di Cacucci, indicativi della mentalità
cospirazionista del suo articolo (il che, non significa che Cacucci sia cospirazionista:
intendo, ribadisco, riferirmi solo all’articolo in oggetto). Cacucci,
ad un certo punto del suo intervento, sottolinea che Bush senior, oltre ad essere
stato capo della CIA, era anche “massone di Rito Scozzese Antico e Accettato”.
Evidentemente, ritiene che questo sia rilevante nella sua ricostruzione del
ruolo complottista attribuito a Bush, tanto più che qualche riga prima
aveva ricordato le trame, vere o supposte, della loggia P2. Ebbene, questa è
una indebita generalizzazione, frutto di un falso storico.
Il fatto che Bush facesse o faccia parte della massoneria di rito scozzese non
credo abbia alcun significato nel contesto della politica americana e quindi
mondiale, perché è falso che i massoni cospirino tra di loro contro
i cittadini, organizzando colpi di Stato.
Questa tesi, messa in circolo dopo la rivoluzione francese da pensatori reazionari
come Augustin Barruel (Mémoires pour servir à l’histoire
du jacobinisme, 1797-98), è stata confutata in tutte le salse, e, per
dirla in breve, è frutto di una concezione paranoide della storia. Essere
massoni non significa affatto essere favorevoli a colpi di Stato fascisti.
Il fatto che alcune logge massoniche abbiano effettivamente complottato in tal
senso nel recente passato non deve indurre a generalizzare, perché la
massoneria è sempre stata un contenitore per tantissime idee diverse
e spesso contraddittorie tra di loro, svolgendo, tra l’altro, un ruolo
fondamentale nella veicolazione delle concezioni democratiche, repubblicane,
liberali tra fine Seicento e inizio Ottocento.
È frutto di un pregiudizio equiparare massoneria e complottismo, tanto
quanto equiparare anarchico e bombarolo. Il fatto che ci siano stati alcuni
anarchici che hanno lanciato bombe non significa affatto che tutti gli anarchici
siano stati o siano dei bombaroli.
E la stessa cosa vale per i massoni. Quindi sottolineare il fatto che Bush senior
sia stato o sia massone non significa nulla. Non ha nessuna rilevanza.
Secondo esempio. Cacucci scrive che il presidente americano Jimmy Carter avrebbe
perso le elezioni del 1980 a vantaggio di Reagan grazie ad un complotto ordito
dalle “lobby [della destra statunitense] che tramarono per distruggere
politicamente Carter” con i pasdaran iraniani. Cacucci dà questa
notizia per certa, ma si tratta solo di un’ipotesi o meglio di una illazione,
dal momento che Jimmy Carter richiese al Congresso una investigazione al riguardo,
e le due Camere del Congresso, nonché molti giornalisti investigativi,
esaminarono in lungo e in largo la faccenda, e tali investigazioni arrivarono
alla conclusione che le affermazioni erano prive di qualunque fondamento: in
breve, la cosa finì in una bolla di sapone (Cfr. Daniel Pipes, Il lato
oscuro della storia. L’ossessione del grande complotto, Torino 2005, p.
320: libro assai divertente, se ne consiglia vivamente la lettura). Anche queste
investigazioni furono manipolate? Anch’esse furono frutto di un complotto?
Terzo esempio. Cacucci ricorda che Israele ha armato sia l’Iran integralista
sia Hamas in funzione anti-Olp.
Il senso del ragionamento mi pare sia quello di considerare l’integralismo
islamico un prodotto degli Stati Uniti e di Israele, e che sia colpa di quest’ultima
se non c’è pace in Medio Oriente e i palestinesi non hanno uno
Stato indipendente (una tesi certo molto diffusa in ambito libertario: basta
por mano ai libri di J. K. Cooley, Una guerra empia. La CIA e l’integralismo
islamico e L’alleanza contro Babilonia. USA, Israele e l’attacco
all’Iraq, Elèuthera, Milano 2000 e 2005; nonché al profluvio
di pubblicazioni complottista su questo ed altri argomenti di Noam Chomsky).
In questo caso, siamo di fronte ad un derapage discorsivo-concettuale che isola
alcuni, assolutamente esecrabili, episodi di realpolitik attribuendo loro un
valore del tutto esagerato, spostando così l’attenzione dall’analisi
delle vere cause che producono l’integralismo e la mancanza di indipendenza
statuale del popolo palestinese – che sono varie e complesse, e che ricadono
anche, per non dire soprattutto, sugli Stati arabi confinanti e sull’Olp:
purtroppo non c’è il tempo, in questa sede, di approfondire questo
aspetto – a fattori che mi sembrano del tutto secondari.
Seguendo il ragionamento di Cacucci, le vittime del terrorismo palestinese –
i tanti israeliani ebrei, ma a volte anche israeliani arabi e musulmani fatti
saltare in aria sugli autobus, davanti ai supermercati, ecc. – dovrebbero
“ringraziare” il governo israeliano e quello degli Stati Uniti.
E Israele non avrebbe nemmeno titolo per protestare.
Sempre seguendo quel ragionamento, le stesse minacce di distruzione di Israele
(che Ahmadinejad ha recentemente reiterato con “nuove” varianti:
dal trasferimento di Israele in Austria e Germania alla negazione tout court
dell’Olocausto) trarrebbero la loro origine dal ruolo stesso di Israele
sullo scenario mondiale. Insomma il montante indistinto furore antisionista
e antisemita, che si fa sempre più virulento tra il miliardo di persone
che compongono il variegato mondo arabo e musulmano, va visto innanzitutto come
il frutto della politica israeliana.
Quarto esempio. Affrontiamo infine la questione del neo-presidente nazi-islamico
dell’Iran, Ahmadinejad. Egli, in breve, secondo Cacucci, sarebbe stato
creato dalla CIA e dal Mossad; a loro dovrebbe la sua fortuna; essi lo avrebbero
creato per fingere poi di perderne il controllo, onde invadere, a breve, l’Iran.
Mi pare una ricostruzione storica quantomeno semplicistica.
Daniel Pipes
Un piccolo scivolone
Quand’anche la progressione di questo sillogismo perfetto corrispondesse
a verità (mi si permetta di dubitarne), essa tuttavia non mi pare dar
conto, in realtà, conto del motivo reale per il quale il nazi-islamico
Ahmadinejad sia salito effettivamente al potere. Solo perché è
stato armato dagli americani e dagli israeliani? E i milioni di persone che
lo hanno votato? E perché un Ahmadinejad qualunque va al potere con le
elezioni – per quanto truccate – in Iran, come potrebbe farlo in
Siria, o in Iraq, o in Arabia Saudita, mentre la stessa cosa non potrebbe succedere,
tanto per fare qualche esempio, negli USA, in Inghilterra o nella stessa Israele?
Il fanatismo teocratico islamico è una invenzione della CIA? Perché
il nazismo ha preso il potere in Germania, il fascismo in Italia, il bolscevismo
in Russia, mentre la stessa cosa non sarebbe mai potuta succedere negli USA
o in Inghilterra, dove pure c’erano gruppi fascisti, o nazisti o comunisti?
Perché la depressione economica degli anni Trenta in Germania ha prodotto
Hitler, mentre negli Stati Uniti ha prodotto il new deal? Adolf Hitler è
andato al potere solo perché foraggiato dagli industriali o (soprattutto)
perché in Germania c’erano, tra le altre cose, oltre che una profonda
crisi economica, una radicata cultura antisemita di tipo eliminazionista, un
nazionalismo esasperato, una profonda e secolare cultura antimoderna di origini
romantiche, negatrice dei principi illuministici e liberali?
Per concludere: le teorie cospirative della società, come quella che
Cacucci ha esposto nel suo articolo, non spiegano affatto la storia; l’unica
cosa significativa che riescono a dirci riguarda la psicologia, la filosofia
e la cultura politica di chi le elabora.
Io credo che l’articolo in questione non faccia per nulla onore a Cacucci,
il quale nei suoi libri, partigiani ma non faziosi, che ho avidamente letto
e molto apprezzato, ha dato prova di comprendere la varietà e le diverse
sfaccettature della storia.
Infatti, fare storia seriamente significa, a mio parere, valutare la complessità
dei fenomeni, spesso contradditori e derivanti da più cause. Ovviamente,
non si può pretendere che un articolo dia conto di tutti i fattori che
determinano gli accadimenti storici, ma credo sia lecito pretendere che esso
tenga in conto, o dimostri di tenere in conto, della complessità della
storia, evitando le spiegazioni ideologicamente monocausali.
Proprio in virtù di quanto Cacucci ha saputo scrivere nei suoi libri,
ritengo quello di Cacucci solo un piccolo scivolone. Significativo, tuttavia
– e questa è la ragione del mio intervento – in quanto sono
persuaso che rifletta non tanto il pensiero di Cacucci in quanto tale, che ritengo
anzi estraneo a questo modo di concepire la realtà, quanto un abito mentale,
manicheo e ideologico, fondato su pregiudizi anti-americani e antisionisti (che
spesso celano la forma più subdola di antisemitismo), molto diffusi anche
a sinistra, anche in ambito anarchico.
Francesco Berti