Solidarietà con la lotta dei popoli dell'Amazzonia in Perù!
Appello internazionale libertario
Questo appello è un'iniziativa di solidarietà internazionale libertaria con
i popoli indigeni e dell'Amazzonia in Perù, in lotta per la difesa della
loro terra e della loro cultura ancestrale. Questa terra e questa cultura
sono oggi violate e minacciate dal governo peruviano, il quale -alleato con
l'imperialismo, le multinazionali e la Destra (soprattutto l'APRA - Alianza
Popular Revolucionaria Americana, Unidad nacional ed il movimento che si
rifà a Fujimori) - ricorre a decreti esecutivi incostituzionali, in coerenza
con la firma messa dal Perù sull'accordo con gli USA noto come NAFTA.
La Unión Socialista Libertaria si rivolge agli anarchici, ai libertari e ad
altre organizzazioni similari in tutto il mondo perchè firmino questo
appello, lo facciano proprio, ne diffondano i contenuti online, sulle
mailing lists, nelle riviste, nei giornali, nei bollettini, nei documenti,
sui murales, nei forum, negli eventi pubblici culturali e politici, e così
via, con lo scopo di assumere una chiara e militante posizione libertaria su
quello che sta succedendo in Perù.
Chiediamo perciò ai nostri compagni libertari di organizzare mobilitazioni
e manifestazioni fuori delle sedi diplomatiche peruviane in ogni paese, in
coordinamento con altri settori in lotta, allo scopo di denunciare le azioni
dello Stato e delle multinazionali in Perù.
Confidiamo nella solidarietà che ci caratterizza come rivoluzionari
libertari, confidiamo nel fatto che faremo causa comune con i nostri
fratelli indigeni, che gli faremo sapere che non sono soli, che la loro
lotta è la nostra lotta, finché non avremo una società veramente fondata
sulla piena libertà, sull'autonomia e sul progresso umano, senza sfruttati e
senza sfruttatori.
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Le comunità indigene e dell'Amazzonia nella giungla peruviana (specialmente
a Loreto, San Martín, Amazonas, Ucayali, Huánuco, Cuzco e Madre de Dios)
stanno suonando ancora una volta i tamburi di guerra per la lotta e la
resistenza contro la minaccia portata contro di loro dal modello economico
neoliberista supportato dal governo peruviano (guidato dal partito Aprista).
Le comunità hanno lanciato un appello per la ribellione popolare con lo
sciopero generale a tempo indeterminato che è in corso con grande
partecipazione di massa dal 9 aprile di quest'anno. Le comunità sono dunque
sul piede di guerra da oltre 50 giorni e questo è un chiaro esempio del loro
valore, della loro capacità organizzativa e del loro eroismo.
Questo intenso processo di lotta degli indigeni dell'Amazzonia scaturisce
dalle decisioni del governo peruviano, il quale contravvenendo ai trattati
internazionali sottoscritti, sta sistematicamente violando la Convenzione
dei Popoli Indigeni e Tribali, nota come Convenzione n°169, stabilita dall'Organizzazione
Internazionale del Lavoro, con cui si sancisce la preventiva consultazione
obbligatoria dei popoli indigeni su qualsiasi intervento di pianificazione
riguardi le loro terre, convocando gli appositi organismi delle comunità.
In altre parole, il governo Aprista ha iniziato (o meglio, ha ricominciato)
una nuova campagna di inopinata sottrazione, e di vendita alle
multinazionali più generose, di terre che per storia e tradizione
appartengono a tutte le comunità (Wajún-Wampis, Kichuas, Arabelas,
Huaronis, Pananujuris, Achuar, Murunahus, or Chitonahuas, Cacataibos,
Matsés, Candoshis, Shawis, Cocama-Cocamilla, Machiguengas, Yines,
Asháninkas, Yaneshas ed altre, comprese le popolazioni "non contattate"),
che oggi rivendicano il loro diritto ad esistere e resistere.
Il ruolo dello Stato peruviano
La Legge n°20653, la Legge Generale sulla Comunità dei Nativi, che venne
approvata nel giugno 1974 dal regime militare del generale Juan Velasco
Alvarado, riconosce la "legale esistenza e la identità giuridica dei popoli
indigeni dell'Amazzonia e dei loro territori, dichiarandoli inalienabili,
irrevocabili ed inviolabili". Questa legge venne confermata con la
Costituzione del 1979. Ma è stata stralciata con un semplice tratto di penna
dalla Costituzione di Fujimori nel 1993, per spianare la strada alla
confisca ed al saccheggio delle terre ad opera dei governi successivi,
aprendo così le porte al NAFTA (North American Free Trade Agreement),
recepito con una legge effetto dei decreti esecutivi del secondo governo
Aprista.
Non dobbiamo dimenticare il fatto che con la Costituzione Fujimori del 1993
si lascia aperta la porta al saccheggio delle risorse del paese. Quindi è
chiaro che era già iniziato il lavoro per soffocare ed isolare le comunità,
a tutto vantaggio dell'avidità delle multinazionali che ci guadagnavano in
concessioni per l'estrazione di petrolio, gas, minerali, per il turismo ed
il disboscamento in aree tradizionalmente appartenenti alle popolazioni che
vivono in quelle terre.
In altre parole, veniva lastricata la strada perchè lo Stato potesse
dichiarare che le terre dei popoli native erano "disponibili in base all'economia
di mercato", ricorrendo a decreti esecutivi che bypassavano il Parlamento.
Ancora una volta lo Stato peruviano si è dimostrato non essere altro che uno
strumento di dominio e di sfruttamento nelle mani della classi sfruttatrici
di questo paese, le quali stanno cercando di continuare il processo di
esproprio non solo dei diritti politici, ma anche delle risorse dei popoli
indigeni (nativi), che ora sono in rivolta contro il potere degli
oppressori.
Come comunisti libertari, noi dichiariamo che il diritto alla libera
autodeterminazione delle comunità dei nativi si esercita tramite il potere
popolare, basato su principi comunitari, sull'utilizzo e sull'uso collettivo
delle risorse naturali, nonché su quelle forme di lavoro e di benefici
collettivi che sono stati tradizionalmente preservati in Amazzonia, sede di
31 dei 114 ecosistemi mondiali, sede del 95% delle foreste del Perù,
importante fonte potenziale di acqua e delle risorse di energia idrica
La lotta dei popoli indigeni di Abya Yala
Nel contesto dello Sciopero Generale Popolare Indigeno, si è svolto nel
Puno, una delle regioni meridionali del Perù, un importante meeting delle
comunità native delle Ande. Questo incontro è stato denominato 4° Summit
Continentale dei Popoli Indigeni e delle Nazioni di Abya Yala e si è
concluso il 31 maggio scorso, con un accordo unanime per il rispetto della
madre terra e delle sue risorse naturali, con un forte respingimento della
privatizzazione dell'acqua, della presenza delle multinazionali e del
modello economico neoliberista..
Questo accordo è stato incluso nella "Dichiarazione di Mama Quta Titikaka"
(il Lago Titicaca, sul confine tra Perù e Bolivia), con cui si lancia per
giugno una mobilitazione dei vari organismi sociali ed indigeni, in difesa
dei popoli dell'Amazzonia, insieme ad un appello per manifestazioni e
proteste da fare sotto le sedi diplomatiche peruviane in ogni paese.
E' importante in sé, sottolineare la natura di questo vertice indigeno, che
è stato del tutto autogestito, con un'organizzazione cara ai militanti
libertari. Nelle Raccomandazioni Conclusive, il vertice auspice la
"costruzione delle Comunità Plurinazionali dei Popoli, basate sull'autogoverno
e sulla libera determinazione di ogni popolo".
Parimenti, si denuncia il ruolo della stampa ufficiale dedita alla
disinformazione, allo snaturamento o al silenzio su quello che sta accadendo
nella giungla peruviana, in evidente collusione con la corrente neoliberista
all'interno del governo e con i suoi leaders: Alan García, vice-presidente
ed ammiraglio in pensione responsabile dei massacri nelle carceri durante il
primo governo Aprista negli anni '80; Luis Giampietri, il primo ministro,
Yehude Simon, già leader di sinistra che è stato persino imprigionato per le
sue posizioni e che ora è il fedele custode della reazione Aprista.
E' chiaro che per la borghesia che controlla lo Stato agli ordini dell'imperialismo,
l'obiettivo è l'esproprio delle comunità. Si tratta al tempo stesso di un
piano per distruggere la struttura di organizzazione sociale e di relazioni
che lega le comunità tra di loro ed alla terra, una organizzazione sociale e
relazionale che collide nella sua essenza con la concezione occidentale
della proprietà e che quindi diventa un freno alla voracità del capitalismo
multinazionale che sta cercando di radicarsi in queste zone, usurpandone i
diritti grazie all'intervento dello Stato per farne dei feudi in cui sia
garantita la prosperità ed il dominio degli sfruttatori.
Il Presidente Alan García mente "subdolamente" quando dice che dei 63
milioni di ettari della giungla peruviana, solo 12 milioni appartengono alle
comunità dell'Amazzonia; infatti sono invece 25 i milioni di ettari che
appartengono alle comunità, come confermato da Alberto Piango, leader e
maggiore esponente delle comunità in lotta, il quale è stato accusato di
"minacciare la sicurezza nazionale e di danneggiamento dei servizi pubblici",
insieme ad altri esponenti indigeni, Marcial Mudarra, i fratelli Saúl e
Servando Puerta, Daniel Marzano e Teresita Antazu. Inoltre, Pizango è già
stato incriminato per "ribellione, sedizione ed altre offese" dal Tribunale
Criminale Provinciale di Lima e sta affrontando una terza incriminazione
per "disturbo alla pace" presso il Tribunale Criminale Provinciale di
Utcubamba, in Amazzonia.
E' chiaro che questa serie di accuse ed in generale la repressione
giudiziaria e politica fanno parte degli sforzi dello Stato per
criminalizzare tutte le proteste popolari, per reprimere le giuste
rivendicazioni sociali, e quindi poter negativamente influenzare l'opinione
pubblica rappresentando i nostri fratelli e le nostre sorelle indigeni del
Perù nient'altro che come "vandali o selvaggi, ignoranti incapaci di capire
il progresso che porta la globalizzazione".
Perciò, come libertari, crediamo che la lotta dei popoli indigeni, dell'Amazzonia
e delle Ande, per la difesa della loro terra, del loro modo di organizzarsi,
della loro cultura, sia parte di un programma minimo che comprende la
conquista delle richieste dei popoli oppressi dallo Stato, dal capitalismo e
dall'imperialismo.
Questa piattaforma minima dovrebbe essere basata sulla necessità di usare l'azione
diretta allo scopo di cacciare le multinazionali dalle terre dei popoli
native. E' in gioco l'integrità e la sostenibilità dell'habitat e dell'ecosistema
della regione - il quale, va ricordato, è uno dei "polmoni" del pianeta-
unica garanzia per far sì che ci sia uno sviluppo sostenibile ed un uso
pianificato della flora e della fauna, sulla base dei criteri stabilità
dalle comunità. Inoltre, è necessaria un'azione di auto-difesa delle terre,
che devono essere riportate alle condizioni originarie..
Crediamo dunque che la vera ed attiva solidarietà con la lotta dei popoli
indigeni e dell'Amazzonia, prenderà la forma della protesta popolare
(agitazione, propaganda, scioperi sindacali e scioperi popolari, azione
diretta, etc.), per essere incorporata in una piattaforma generale di lotta
basata su quella dei popoli nativi.
Sostenere la giusta protesta dei popoli indigeni e dell'Amazzonia
Come comunisti libertari che non si aspettano nulla dallo Stato (se non la
sua distruzione), noi stiamo con la lotta dei popoli nativi quale parte
immediata di un progetto più ampio per la liberazione di tutti i popoli
sfruttati, e quindi parte di una più ampia strategia o di un programma
massimo per la rivoluzione sociale.
Per questa ragione, dovremmo sostenere le rivendicazioni che nel breve
termine servono a migliorare le condizioni di vita e ad agevolare l'organizzazione
sociale, politica ed economica dei popoli indigeni, con lo scopo di
affrontare lo Stato sfruttatore e distruggerlo dall'interno, costruendo quei
nuclei di potere popolare che abbatteranno quel gigante dai piedi di argilla
che è il capitalismo, ferito a morte a livello globale da una crisi globale
che non può risolvere se, come noi vogliamo, è la borghesia che deve pagare
questa crisi e non i lavoratori.
Per cui noi sosteniamo la lotta dei popoli dell'Amazzonia e delle loro varie
comunità per cercare soluzioni immediate e per unirsi nelle seguenti
rivendicazioni:
· Abrogazione di tutte le leggi che danneggiano o violano gli
interessi delle Comunità Native e Rurali: cancellazione della Legge n°29317,
la legge sulle Foreste e le specie selvatiche, che è il prodotto di una
modifica forzata e parziale del Decreto n°1090 (la "Legge della Giungla") e
dei decreti correlati n°1089, 1064 e1020. In altre parole, i 99 decreti che
sono stati imposti ai popoli senza averli consultati.
· Rispetto per l'autonomia e l'auto-determinazione delle comunità
native e per la loro attiva partecipazione politica nel processo
decisionale. La decisione finale sull'approvazione o meno di regolamenti
legislativi o di contratti per le concessioni, deve essere presa tramite
strumenti di democrazia diretta (assemblee popolari, referendum, etc.).
· Benefici e servizi
affinché le comunità ed i popoli nativi possano
sviluppare le loro attività produttive, commerciali ed
industriali, nella prospettiva del controllo diretto su questi processi
da parte dei popoli stessi, basato sui principi dell'autogestione e
della socializzazione.
· Benefici e servizi per promuovere e lanciare l'istruzione e la
cultura all'interno delle comunità (per esse e da esse). Più scuole ed
insegnanti qualificati per promuovere l'istruzione degli studenti nativi. In
altre parole, sviluppo di un sistema educativo di alta qualità senza quelle
tendenze alla competizione ed alla sopraffazione che il mercato mondiale del
capitalismo richiede.
· Maggiori benefici derivanti dall'esplorazione ed estrazione di
petrolio e gas da devolvere ai popoli nativi, insieme alla costruzione di
ospedali, strade e tutte le infrastrutture necessarie, previo approvazione
da parte dei popoli stessi, gestite dalle stesse comunità tramite strumenti
che diano loro il pieno controllo sulla amministrazione di queste
infrastrutture.
· Immediata cessazione della campagna di criminalizzazione della
protesta che il governo Aprista e la Destra peruviana stanno portando
avanti, insieme alla fine della repressione contro gli attivisti sociali e
fine degli altri mezzi psicologici di distrazione di massa per spostare l'attenzione
del paese dai suoi veri problemi sociali.
Solidarietà internazionale con la lotta dei popoli dell'Amazzonia in Perù!
Immediata abrogazione del Decreto che viola la sovranità dei popoli
indigeni!
Per la libertà e la difesa del pensiero, della cultura e dell'auto-determinazione
di tutti i popoli del mondo!
Contro l'autoritarismo dello Stato, organizzazione e lotta dal basso!
Basta col NAFTA e con gli altri trattati capitalisti!
Fuori dall'America Latina tutte le multinazionali imperialiste e tutte le
basi militari americane
Stop alla criminalizzazione della protesta; immediato rilascio degli
arrestati nelle lotte!
Lunga vita alle lotte eroiche dei popoli indigeni di Abya Yala!
Siamo tutti Amazzoni!
Lunga vita a coloro che lottano!
Lima, 5 June 2009
Primi Firmatari:
1.. Unión Socialista Libertaria (Lima, Peru)
2.. Federazione dei Comunisti Anarchici (Italia)
per adesioni uri@fdca.it