E’ trascorso poco più di un anno da quando i risultati delle ultime
elezioni politiche hanno determinato una
profonda modificazione degli scenari politici e sociali in Italia e gli effetti catastrofici della
vittoria della destra si stanno, ormai, concretizzando attraverso una serie di
iniziative e leggi che progressivamente
restringono gli spazi di agibilità politica, limitano le libertà individuali e
collettive (caso Englaro, Legge antisciopero, Pacchetto Sicurezza), fanno
pagare la crisi ai lavoratori e ai pensionati (rinnovi contrattuali – bidone,
ennesimo attacco alla previdenza pubblica, “soluzione finale” per i precari),
apportano barbari tagli al Welfare State (Scuola, Sanità) e difendono a spada
tratta gli interessi di Confindustria e dei colossi finanziari.
Particolarmente preoccupante risulta il clima
sociale e culturale che sta maturando in questi ultimi tempi nel nostro paese,
risultato di una serie di leggi e proposte di legge, volute ed avanzate
dall’attuale governo, sempre più gravi, ingiuste, disumane, tendenti a rendere
impossibile l’esistenza agli immigrati.
Dalle classi-ponte ai vagoni
separati su mezzi pubblici, dalla crociata anti-kebab a quella contro i phone
center e le moschee, fino alla verifica sanitaria delle abitazioni e l’esame
di italiano per la carta di soggiorno. Dietro alle cosiddette “norme per la
sicurezza”, in realtà si nasconde un arretramento ed un imbarbarimento della
vita in comune, si alimentano sempre più disvalori quali l’egoismo,
l’intolleranza, la paura dell’altro, si pongono le condizioni per divisioni,
odi, scontri sociali ed interetnici.
Tale ventata reazionaria ha coinvolto, suo malgrado,
anche le istituzioni scolastiche. Dapprima con la mozione del leghista Cota a
favore dell’istituzione di classi separate per gli alunni stranieri che non
parlano l’italiano, poi con la proposta del ministro Gelmini di inserire una
quota fissa di alunni stranieri nelle classi, infine, con la vexata quaestio
dei presidi-spia.
Le due vicende dei giorni
scorsi che hanno visto come protagoniste due dirigenti scolastici, la prima a
Genova (dove è stato scritto sulla lavagna l'elenco degli alunni di origine
straniera che nel corso dell'anno scolastico avrebbero raggiunto i 18 anni di
età e non risultavano in regola con il permesso di soggiorno), e la
seconda a Padova (dove
è giunta agli alunni immigrati la richiesta di presentare da un giorno
all'altro il permesso di soggiorno), oltre ad essere il frutto avvelenato del
disegno di legge sulla sicurezza – che, mantenendo il reato di immigrazione
clandestina, implica la possibilità di denuncia da parte di presidi, insegnanti
e medici prima ancora che diventi legge – sono la prova che l’incitazione alla
delazione razziale, anche se cassata dal pacchetto-sicurezza, simile ad un
fiume carsico si muove nell’humus razzista che si va affermando nel
nostro paese e può riemergere all’improvviso in "forme spontanee", in
comportamenti “più realisti del re”, che sfruttano le smanie di protagonismo e
la voglia di far carriera da parte di alcuni zelanti pubblici ufficiali.
Si tratta deri e propri
provvedimenti xenofobi che compromettono il diritto allo studio ai giovani
migranti: come se questi, per il solo fatto di esistere, potessero inficiare la
sicurezza dei cittadini italiani.
Iniziative, d’altro canto,
immotivate perché, su questo tema, la normativa è estremamente chiara a partire
dalla Convenzione internazionale dei diritti del fanciullo, per passare alla
Costituzione italiana (Art. 34 “La
scuola è aperta a tutti”), per giungere persino alla stessa Bossi-Fini, che
garantisce il diritto a conseguire il titolo di studio a prescindere dalla
regolarità del soggiorno.
E i casi che, al loro
manifestarsi, possono apparire virtuosi, come quello del preside del liceo
socio psicopedagogico De Sanctis di Cagliari che ha scritto su un cartello ”Questa
scuola accoglie sardi, italiani, comunitari, extracomunitari e clandestini,
bianchi, olivastri, neri, gialli e rossi, di qualsiasi fede religiosa”, in
realtà, stanno a dimostrare il fatto che
affermazioni del genere non sono poi così ovvie e condivise da tutti, tanto da
dover essere messe per iscritto all'ingresso di una scuola.
L’intolleranza, il vero e proprio razzismo, che in
Italia per anni sono rimasti sotterranei, trovano adesso legittimità e proprio
in un periodo di profonda incertezza le paure vengono amplificate e cresce così
la necessità di cacciare, di difendersi dall’altro con ogni mezzo, con ogni
forma (da quella legalizzata del “respingimento”, a quella “fai da te” del
branco, spicciola e bestiale).
Ciò che più meraviglia è che proprio l'Italia (per
lungo tempo un paese di emigranti) non
riesce a trovare nella propria storia e nella sua memoria gli anticorpi per
risolvere in maniera seria e civile la questione del razzismo e, cosa ancora
più grave, tali situazioni di discriminazione e xenofobia si verificano
anche nelle scuole.
Riteniamo che la scuola sia un "luogo" troppo serio ed importante per consentire questa deriva pericolosa ed estremamente reazionaria.
Per questi motivi non
possiamo accettare la politica dell’apartheid delle classi-ponte e non possiamo far altro che rifiutare e
denunciare qualunque genere di istigazione alla delazione proveniente dalle
norme approvate, non accettando assolutamente di essere ridotti al ruolo (che
rifiutiamo per evidenti motivi professionali, deontologici ed etici) di
insegnanti o presidi spia!
Crediamo, oggi più che mai, che occorra
impegnarsi in prima persona affinché la scuola continui ad essere il
"luogo" fondamentale del dialogo, della comprensione e della
collaborazione, continui ad essere il laboratorio per la crescita e la
formazione di personalità libere e consapevoli, protagoniste autonome di una
cultura rispettosa delle differenze e promotrice di solidarietà ed accoglienza.
Per questi motivi invitiamo
tutti coloro che hanno a cuore le sorti della scuola pubblica, che vogliono
impegnarsi, confrontarsi, discutere, per sviluppare un confronto ampio e approfondito con il
chiaro obiettivo di giungere a delle sintesi e a delle indicazioni comuni di
attività solidale e antirazzista, a partecipare al Convegno nazionale dal
titolo “Solidarietà,
cura e accoglienza per tutti contro ogni razzismo” che si terrà il 13 e
14 giugno a Roma, presso il Teatro dei Saffi (Scuola Saffi), Via dei
Sabelli, 119 (S. Lorenzo), organizzato dal Coordinamento Nazionale STOP
RAZZISMO, promosso anche dal nostro sindacato (programma allegato).
p. l’Unicobas Scuola