Inizia il nuovo Anno Scolastico, dopo un'estate trascorsa tra torme di padani pronti ad imbracciare il fucile in difesa del loro "particulare", lavavetri e prostitute equiparati per pericolosità sociale ai "padrini" di Cosa Nostra e sindaci che dopo aver dichiarato in tempi non sospetti una segreta passione per Tex Willer, chiedono, oggi, il mandato per poter realizzare il loro sogno e farsi finalmente giustizia da sé.
In questa gara all'insegna dell'enfatizzazione mediatica, dove vince chi la spara più grossa, non poteva mancare il ministro della Pubblica Istruzione, dott. Giuseppe Fioroni, che ci ha deliziato con delle dichiarazioni (di una pesantezza tale da non trovare precedenti neanche nella gestione del Ministro Moratti) prontamente riprese dagli organi di stampa.
Nella particolare classifica dei quotidiani, menzione speciale merita " La Repubblica" che ha intitolato a tutta pagina: "BASTA CON I PROFESSORI FANNULLONI".
Visto che la maggior parte dei docenti compra questo quotidiano, il minimo che ci si sarebbe potuto aspettare dai diretti interessati, soprattutto se facessero parte di una categoria compatta e combattiva, che ha a cuore la propria dignità professionale, era l'astensione generalizzata dall'acquisto del suddetto giornale; ma, ahimé, tali caratteristiche non sembrano contraddistinguere gli insegnanti italiani, soprattutto di questi tempi!
Tali dichiarazioni sono gravi ed insultanti, non solo perché in ogni generalizzazione risiede una contraddizione in termini, se non una vera e propria assurdità, ma anche perché risultano funzionali a spianare il terreno all'introduzione di quei criteri pseudo meritocratici di cui si va parlando da tanto tempo, tanto cari all'associazione Treelle (creata da Umberto Agnelli) ed a Confindustria, che hanno tutto l'interesse a indebolire il potere contrattuale della nostra categoria, istituzionalizzando comportamenti competitivi. Nulla di più estraneo, quindi, al nostro ambito professionale che ha, da sempre, proprio nella collaborazione tra pari l'elemento qualificante.
Qualcuno credeva (?) che si fosse conclusa, col precedente governo, la stagione degli annunci ad effetto; qualcun altro credeva (?) che il secondo anno scolastico dell'era fioroniana si sarebbe avviato con solide certezze e rinnovamenti, non appena avessero visto la luce le nuove indicazioni nazionali; qualcun altro, addirittura, ipotizzava, ancora, l'abrogazione della legge Moratti.
Niente di tutto ciò è avvenuto, purtroppo.
Abbiamo assistito, invece, ad una tre giorni (lo spazio temporale canonico concesso, di solito, al mondo della scuola in concomitanza alla riapertura degli istituti) di notizie e di decisioni, spesso di segno contrastante, che ci fanno, per l'ennesima volta, iniziare l'anno tra la confusione generale.
Il decreto legge approvato, pur ripristinando il modello a tempo pieno tradizionale, in realtà stabilisce che sarà concesso solo nei limiti dell'organico di diritto dell'anno precedente; si è dichiarato di voler affrontare il nodo dei debiti formativi, ma affidando a soggetti esterni lo svolgimento dei corsi di recupero, durante il periodo estivo; si introduce l'obbligo di istruzione a 16 anni, ma per ben nove mesi non si dice niente a nessuno, primi fra tutti i docenti e le famiglie; si sostiene l'apertura pomeridiana delle scuole, ma con un affidamento anch'essa a soggetti esterni; le indicazioni che avrebbero dovuto segnare un punto di discontinuità nei confronti della scuola delle ''tre I", in realtà presentano molte analogie con la precedente disastrosa proposta didattica-pedagogica.
Ad esempio, per quanto riguarda la storia tutto resterà come ai tempi del ministro Moratti: alla primaria si studierà fino alla caduta dell'impero romano, mentre la storia del '900 si farà solamente nell'ultimo anno della secondaria di primo grado; inoltre, non c'è uno spazio riservato all'evoluzionismo, liquidato semplicemente come "coevoluzione tra specie".
Significativa poi, per quanto riguarda la scuola dell'infanzia, la commistione con le esperienze parrocchiali e religiose.
Particolarmente inquietante risulta, inoltre, quanto scritto nell'art.2 del DDL 5/9/07, per cui al Dirigente Scolastico, che fino ad ora non aveva poteri di intervento diretto nei confronti dei docenti, viene riconosciuta la discrezionalità nel ravvisare i casi di incompatibilità ambientale, non prevedendosi alcun parere vincolante da parte degli organi collegiali.
E' evidente il rischio enorme che corre, con una siffatta ipotesi, la libertà di insegnamento; è questo un ulteriore passo verso la trasformazione della funzione docente in lavoro subordinato, sotto il diretto controllo dell'amministrazione.
Di fronte all'overdose di dichiarazioni e scelte operate dal governo, che sembrano più rispondere ad esigenze d'immagine, fa da contraltare l'assordante silenzio sulle problematiche più scottanti che riguardano i lavoratori della scuola:
· la trattativa per il rinnovo del CCNL si è ufficialmente arenata sulla mancata certificazione delle risorse finanziarie disponibili. In realtà si tratta di una pausa obbligata visto che gli stanziamenti necessari al rinnovo devono essere varati con la prossima finanziaria (che si discuterà ora a settembre) ed i soldi li vedremo solo nel 2008. Rispetto a giugno però sono sopravvenute delle complicazioni: Padoa-Schioppa per quanto riguarda la prossima finanziaria parla di «investimenti senza debiti, la strada del rigore è obbligata » che tradotto, significa che prospetta una serie di tagli consistenti alla spesa a cominciare dalle retribuzioni pubbliche.
· la vacanza contrattuale, vale a dire il lungo periodo durante il quale il contratto è scaduto, per l'ennesima volta, non è stata riconosciuta.
· la scomparsa di un anno d'arretrati con la contemporanea trasformazione del nostro contratto da biennale a triennale (uno scippo per cui dobbiamo ringraziare confederali, SNALS e Gilda).
· un ulteriore sfoltimento delle classi (800 in meno) rispetto allo scorso anno scolastico e relativa diminuzione degli insegnanti, circa 6000 cattedre in meno; taglio degli insegnanti di sostegno a fronte di un incremento nel numero dei bambini disabili certificati (3000 in meno solo a Roma); cancellazione dei progetti contro la dispersione scolastica, tagli al numero dei docenti di strumento musicale, tagli alle spese di funzionamento delle scuole, autorizzazioni di classi a tempo pieno senza compresenza, una forte riduzione nei posti per quanto riguarda l'educazione degli adulti. Tutte "gentili concessioni" della Finanziaria 2007.
· una formazione in servizio ridotta al lumicino, se non addirittura scomparsa del tutto, e francamente non si sa se piangere o in…quietarsi quando si leggono articoli come quello apparso su "La repubblica" del 6 settembre, a firma di uno dei tanti soloni che scrivono di scuola, Aldo Schiavone, che invita gli insegnanti a riscoprire il gusto dell'autoformazione. Come se fosse semplice con i nostri stipendi partecipare ai sempre più costosi corsi o master gestiti dalle agenzie qualificate!!
In compenso, però, nei prossimi 4 mesi ispettori ministeriali e similari faranno "conoscere" il testo delle Indicazioni a dirigenti scolastici, insegnanti e genitori, grazie alla "modica" cifra stanziata di 36 milioni di euro (anche in questo caso Moratti docet).
· retribuzioni offensive della dignità umana e professionale che risultano ancora distanti anni luce da quelle degli altri paesi europei.
· una precarietà che continua ad aumentare perché non ci sono i soldi per assumere più di centomila lavoratori che da anni mandano avanti la macchina dell'istruzione in condizioni di indecente insicurezza, ricatto, e miseria.
Da questo panorama risulta evidente come stia progredendo quel processo, già da anni denunciato, dell'affossamento della scuola pubblica e come il governo di centrosinistra, da questo punto di vista, non si comporti diversamente da quello precedente.
Un processo che si inserisce in un quadro globale di rimodellamento della scuola sui bisogni dell'impresa, sui bisogni di un "mercato", dominus incontrastato della vita sociale, che oggi necessita di un ristretto numero di detentori della conoscenza, e, di contro, di una massa - nuovo proletariato del capitale mondiale - alla quale venga assicurato un bagaglio di competenze minime, strettamente necessarie per l'inserimento in impieghi precari, poco qualificati e scarsamente remunerati.
La scuola potrebbe rappresentare un ostacolo alla realizzazione di tale disegno ed è per questo che, da alcuni anni, subisce degli attacchi sul piano dei contenuti didattici (ad esempio attraverso l'affermazione di un funzionalismo pedagogico di matrice anglosassone, e la svalutazione dell'interpretazione storica e dell'oralità dialogica, che evidentemente rispondono in maniera non sufficiente all'esigenza di profitto economico) su quello dei metodi, per cui la sfera educativa tende a trasformare l"istituzione scuola" in un "luogo" o peggio in"servizio", dove si impara una cultura di competizione «ognuno per sé… riesci meglio degli altri e al posto loro», piuttosto che una cultura di vita, di cooperazione «vivere insieme agli altri, nell'interesse generale».
In questo contesto assume ancora più valore l'attività, che faticosamente, ma con molta costanza, da anni conduce l'UNIcobas, per difendere la civiltà educativa, la professionalità docente, l'idea di cultura disinteressata ed il libero accesso di tutti alle conoscenze portatrici della comprensione del mondo, per opporsi all'attuale sistema di vita, dominato da un'economia sempre più ingombrante, interamente mercantilizzata, tecnicizzata ed autoreferenziale.
S.L.