IL DIRITTO DI SCIOPERO SOTTO ATTACCO
(a cura della CGT di Spagna)
 
Secondo la Corte di Giustizia Europea, il diritto di sciopero viene meno a
fronte del diritto alla libertà di implementazione (di una impresa) (Art. 43
del Trattato della UE) e al diritto alla libertà di fornire servizi.
I FATTI
Nel 2003, la compagnia marittima finlandese Viking decise che poteva trarre
vantaggio sui suoi competitori ri-registrando un bastimento battente bandiera
finlandese di modo che potesse navigare con bandiera estone, sostituendo
l'equipaggio finlandese con un equipaggio estone.
Le ragioni addotte dalla compagnia furono che la competizione con i convogli
estoni che navigavano sulla stessa rotta (Helsinki-Tallinn, sul Mar Baltico)
stava avendo un effetto diretto sui costi e sebbene le condizioni di lavoro
fossero le stesse, sarebbe stata costretta a ritirare le sue navi.

Il sindacato finnico FSU e la Federazione Internazionale dei Lavoratori dei
Trasporti indissero uno sciopero per impedire alla compagnia di re-registrare
la nave e per costringerla ad applicare le condizioni previste dal contratto
di lavoro vigente in Finlandia.

La compagnia Viking Line ABP e la sua apparentata OU Viking Line Eesti si
rivolsero ad un tribunale inglese per opporsi allo sciopero, sostenendo che
esso era contrario al principio di libertà di costituzione di una impresa
(articolo 43 del Trattato dell'UE) ed alla libertà di fornire un servizio come
stabilito nel Regolamento dell'UE 4055/1986 che governa il principio della
libertà di fornire servizi per le navi da trasporto tra i paesi comunitari e
tra questi ed altri paesi extracomunitari.

Su richiesta della Corte di Appello (di Inghilterra e Galles - Divisione
Civile - Regno Unito), la Corte di Giustizia Europea ha emesso una sentenza
datata 11 Dicembre 2007, che recita:

"...L'articolo 43 del Trattato della UE deve essere interpretato nel senso che
le misure di sciopero come quelle indicate nella questione trattata, in cui è
acquisito che una compagnia privata ha il domicilio legale in uno stato
membro, che è firmataria di un accordo con un sindacato operante nel medesimo
stato, che applica le clausole definite nel contratto a lavoratori di una
compagnia sussidiaria in un altro stato membro, comportano delle restrizioni
contrarie a quanto previsto dall'articolo suddetto..."


IL CONTESTO E LA PRASSI NEI CASI DI RILOCALIZZAZIONE DI UN'IMPRESA (IN OGNI
SETTORE ED ATTIVITA') E LA LEGISLAZIONE COMUNITARIA

Il più recente e "famoso" caso di rilocalizzazione in Spagna è quello della
multinazionale DELPHI a Puerto Real, che "chiuse e se ne andò" perché la
libertà di insediamento del capitale venne elevata al rango di diritto
fondamentale nel Trattato della UE, come è scritto negli articoli 14 (mercato
nazionale senza frontiere e garanzia di libera circolazione dei servizi), 43
(libertà di insediamento di impresa) e 49 (libertà di fornire servizi).

Un caso identico si sta verificando ora con la multinazionale NOKIA in Germania.

La UE e la sua Corte Europea di Giustizia assumono e sostengono le stesse
politiche proprie della Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO), la
quale richiede assoluta libertà nelle regole che governano il commercio
internazionale al fine di non distorcere la libera competizione. Questa è una
delle argomentazioni usata dalla compagnia Viking per opporsi allo sciopero
indetto dal sindacato finlandese e dalla federazione internazionale dei
trasporti e della pesca.

La libertà del mercato (quale unica libertà) e la difesa della libera
competizione, come condizione per il lavoro, per la precarizzazione sociale ed
ambientale dei lavoratori è una NORMA che deve governare le relazioni sociali
e sindacali in ogni singolo mercato europeo, in cui l'omogeneizzazione, come
ad esempio le tutele dello stesso statuto dei lavoratori, costituiscono un
attacco agli unici diritti fondamentali che sono costituiti dalle regole del
mercato, senza alcuna considerazione per il luogo in cui le merci sono
prodotte o per il luogo in cui i servizi vengono offerti: la libertà di
impresa, la sua implementazione e la libertà di fornire servizi dove essa
vuole e alle migliori condizioni di impiego e di lavoro per la libera
competizione. Tutto in nome di una economia di mercato altamente competitiva
sul piano sociale.

La maggiore mobilità del capitale e la sua trans-nazionalizzazione spingono
verso una allocazione più efficiente del risparmio mondiale e provocano il
deterioramento delle condizioni di lavoro nei paesi centrali come nei paesi
molto poveri o "in via di sviluppo", con in aggiunta la conseguenza dello
smantellamento della forza sindacale.


L'UNIONE EUROPEA E LE SUE NORME NEI CASI DI RILOCAZIONE E DI RE-REGISTRAZIONE
(CAMBIO DI BANDIERA)

Le compagnie europee puntano sempre più alla rilocazione dei loro servizi in
paesi con un basso costo del lavoro e scarsa professionalità. Questo comporta
un'assenza di regole per la tutela del lavoro salariato; un costo del lavoro a
buon mercato per oltre il 60%; incentivi fiscali e sussidi da parte degli
Stati ospiti per oltre il 120% dell'investimento produttivo (vedi casi come
alcune aree in Cina, Turchia, India, etc.); lavoro altamente qualificato in
settori ad alto contenuto tecnologico (il caso di giganti dell'informatica
come la IBM che producono in India il software più sofisticato)

L'allargamento della UE a 27 stati membri ha significato che i paesi che
ricevono la più alta quantità di capitali stranieri sono quelli che sono stati
incorporati più recentemente: Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Estonia,
Lituania, ecc.).

La ripianificazione territoriale dell'intervento della UE sui mercati mondiali
include paesi del Maghreb (Marocco, Algeria, Tunisia, etc.), i mercati
dell'Europa dell'Est ed il terzo pilastro del sudest asiatico (soprattutto la
Cina).

Tramite una grande varietà di strumenti finanziari, la Commissione Europea
stanzia fondi per sussidiare attività economiche e, di comune accordo, ha
introdotto un nuovo articolo (il 51 nel già menzionato Regolamento Generale
del Fondo di Sviluppo Europeo) col quale si quale stabilisce che gli stati
corrispondenti devono assicurare che i fondi assegnati ad un'impresa siano
usati per co-finanziare un progetto che non è modificabile in alcun modo
significativo per la durata di sette anni. Nel caso di modifiche al progetto,
si verifica la totale o parziale chiusura della produzione con il suo
trasferimento in un altro paese. In questi casi, la Commissione chiederà alle
imprese di restituire i fondi che hanno ricevuto (nel caso della Viking,
sebbene si sia cercato di attenuare l'impatto della sua decisione, la Corte di
Giustizia ha messo in evidenza la possibilità di esortare lo stato finlandese
a richiedere all'impresa la restituzione dei sussidi ricevuti per la
ri-registrazione della nave).


CONSEGUENZE E... QUALI RISPOSTE DA PARTE DEI SINDACATI?

In questo contesto di liberismo e di deregolamentazione, di competizione senza
limiti tra aree, regioni, paesi, blocchi, lavoratori del primo mondo contro
quelli degli altri mondi... non è per niente facile e nemmeno semplice trovare
un ruolo per l'azione sindacale nel sociale e nel lavoro.

Comunque sia, o noi rispondiamo e non solo sul piano retorico (dibattiti e
discussioni su questo nuovo attacco contro il diritto di sciopero), oppure la
situazione reale diventerà sempre più "miserevole" di qualsiasi previsione sul
futuro-presente potessimo fare.

La strategia sindacale deve essere capace non solo di mostrare la gravità
delle politiche che in nome del libero mercato distruggono qualsiasi relazione
sociale basata sul rispetto per la democrazia ed il diritto collettivo alla
libertà di ogni uomo e di ogni donna, ma anche di agire e di usare la forza
necessaria per mettere fine a questa barbarie.

Sono i sindacati che devono rinunciare a gestire il conflitto e rinunciare ad
agire come cortigiani delle decisioni prese dalla Commissione Europea e dal
suo braccio legale, la Corte di Giustizia, per capire che la ripresa del
conflitto è l'unica soluzione possibile per costruire un modello di relazioni
sociali e sindacali basato sulla giustizia e sulla solidarietà necessaria per
ogni uomo e per ogni donna.


CGT- Confederación General de Trabajo - Spagna


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