Le frange più radicali dell'antifascismo (da Gl agli anarchici) non escludevano tra i mezzi della lotta il tirannicidio. E infatti Mussolini fu fatto oggetto di una serie di attentati. Il primo fu ideato (novembre 1925) dal socialista e massone Tino Zaniboni, ma le spie dell'O.V.R.A. (Opera di Vigilanza e di Repressione dell'Antifascismo) lo evitarono. Il 7 aprile 1926 un'anziana signora irlandese, Violet Gibson, sparò a M. durante una cerimonia al Campidoglio, ma il proiettile gli sfiorò appena il volto. L'11 settembre 1926 l'anarchico carrarino Gino Lucetti scagliò una bomba contro la macchina del duce  nei pressi di Porta Pia a Roma; l'ordigno scivolò sul tetto della vettura ed esplose a terra quando l'auto si era già portata a distanza di sicurezza, non provocando a Mussolini se non un bello spavento e ferendo lievemente soltanto un passante. Sempre in quell'anno, nell'ottobre, un altro attentato fu attribuito a un giovane (Anteo Zamboni) che avrebbe sparato, senza successo, sfiorando appena il bersaglio, e che fu subito dopo pugnalato a morte dai legionari fascisti.

 

I tentativi di attentato di Schirru e Sbardellotto

M. si salvò da altri due attentati progettati e non eseguiti per ingenuità o per mancanza di determinazione nel 1931 e nel 1932. In questi casi il Tribunale Speciale, servendosi delle leggi eccezionali introdotte dallo Stato fascista nel novembre del 1926 dopo "l'attentato Zamboni", che reintroducevano in Italia la pena di morte abrogata nel 1888, estendendola agli attentatori contro il capo del governo, e che equiparavano l'intenzione di commettere il reato al reato compiuto,  condannò a morte i "colpevoli" mediante fucilazione.

L’anarchico sardo Michele Schirru partito dall’America per attentare alla vita di Mussolini (proposito che non attua e probabilmente decide di non attuare più), venne arrestato il 3 febbraio del 1931 con una pistola e poi fucilato a Forte Braschi, a Roma, per avere progettato di uccidere il capo del governo.

Come ha osservato acutamente Giuliano Vassalli: "Nella sentenza di morte pronunciata contro Michele Schirru il 2 maggio 1931 si legge testualmente "Chi attenta alla vita del Duce attenta alla grandezza dell'Italia, attenta all'umanità, perchè il Duce appartiene all'umanità". Tra l'altro - come è noto - Schirru non aveva neanche attentato, ma aveva - forse - pensato di attentare. Ricordo che l'Osservatore Romano del 1° giugno 1931 comunicava in breve la notizia ai propri lettori che era stato condannato a morte e fucilato Michele Schirru, ritenuto colpevole di aver avuto "l'intenzione di uccidere il capo del governo". La polemica, anche se sottintesa, era più che evidente".

Un altro anarchico, Angelo Pellegrino Sbardellotto, giunto dal Belgio, venne arrestato il 4 giugno del 1932 con un passaporto falso, una pistola e un’ordigno e confessò di avere avuto l’intenzione di uccidere Mussolini. Viene condannato a morte e fucilato il 17 giugno, lo stesso giorno di Domenico Bovone, genovese emigrato in Francia che organizza alcuni attentati dinamitardi senza vittime, arrestato dopo che lo scoppio di materiale esplosivo uccide sua madre e lo ferisce.