Per conoscere la mafia. Una bibliografia, a cura di G. R. Lanfranchini e B. Marin, Milano, Strumenti editoriali, 1993.
Nata da un'iniziativa de "La Rivisteria", e' la piu' completa bibliografia sulla mafia - sia pure limitata agli scritti in volume - che sia stata edita in Italia negli ultimi anni. Comincia inevitabilmente ad invecchiare, ma è utilissima per la conoscenza di tutto ciò che è stato scritto sull'argomento fino al 1993.
La mafia. Economia politica società, a cura di E. Morosini e F. Brambilla, Torino, Einaudi Scuola, 1995.
Antologia molto ben curata di scritti sulla mafia, corredata da un'ottima bibliografia e da una completa filmografia.
Di particolare interesse gli ampi brani tratti dal libro di Diego Gambetta, La mafia siciliana. Un'industra della protezione privata, Torino, Einaudi, 1992.
Umberto Santino, La mafia interpretata, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino, 1996.
L'autore, un sociologo dell'Università della Calabria, ha cercato di fare il punto sui diversi approcci al fenomeno mafioso presenti nella letteratura scientifica. Lo scopo dichiarato del libro è quello di creare un maggiore collgamento tra studi di discipline diverse (sociologici, economici, politici, giuridici, criminologici).
Molto utile per le indicazioni bibliografiche, estese anche a quanto è stato scritto in altri paesi sull'argomento. Ad esempio, è possibile farsi una bibliografia essenziale sugli approcci all'economia criminale che sono stati tentati nei paesi anglosassoni.
Marcelle Padovani e Giovanni Falcone, Cose di cosa nostra, Milano, Rizzoli, 1991, anche in edizione economica BUR (Milano, 1993) e in edizione annotata per le scuole (Bompiani, 19..)
E' il libro ideale per iniziare delle letture sulla mafia. E' composto di una lunga intervista che M. Padovani, una giornalista francese, ha fatto al giudice Falcone poco tempo prima della sua morte. Viene considerato come il testamento politico e culturale del coraggioso magistrato siciliano.
Il quadro di Cosa Nostra negli anni Settanta e Ottanta è delineato con straordinaria lucidità, e con benemerita facilità di lettura.
Antonino Caponnetto, I miei giorni a Palermo, Milano, Garzanti, 1993.
Scritto da un magistrato di prima linea, racconta, con un equilibrio davvero sorprendente per chi è così direttamente coinvolto nei fatti, l'esperienza vissuta a fianco di Falcone e Borsellino, nel ruolo di Capo dell'Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo.
Il libro arriva fino alle stragi di Capaci e di via D'Amelio e le pagine sui funerali di Borsellino sono così vive da risultare strazianti anche per il lettore più indifferente.
Nando Dalla Chiesa, Storie di boss ministri tribunali giornali intellettuali, Torino, Einaudi, 1990
Nando Dalla Chiesa, Il giudice ragazzino, Torino, Einaudi, 1992
La facilità di scrittura, la lucidità dell'analisi ed il trasporto di chi ha vissuto direttamente certe pesantissime situazioni sono anche le caratteristiche più evidenti di questi due libri.
Il primo racconta alcune significative storie di quella che siamo oggi abituati a chiamare Prima Repubblica. Interessanti, per quel che ci riguarda, la testimonianza sui "Carusi di Fava" (un gruppo di giovani che ha raccolto l'eredità di Pippo Fava, giornalista catanese ucciso dalla mafia) ed il racconto diretto del processo per la morte del generale Dalla Chiesa (padre dell'autore), con l'episodio molto significativo della testimonianza di Andreotti.
Il giudice ragazzino ricostruisce invece la carriera - anch'essa finita con la morte - del giudice Rosario Livatino, sostituto procuratore di Agrigento che cercava di fare seriamente, e senza compromessi, il proprio dovere.
Da quest'ultimo libro è stato tratto un omonimo film - di Alessandro di Robilant, con ... (1993) - piuttosto ben fatto, ma che si scontra con il fatto che la vicenda è più legata al lavoro sulle carte dei processi che non all'azione: il libro finisce così per essere ben più appassionante.
Corrado Stajano, Un eroe borghese, Torino, Einaudi, 1991
Riferito ad una mafia di alto livello, quella legata a Sindona e alla grande finanza internazionale, il libro racconta la storia di uno dei tanti morti di mafia che conta l'Italia, e tra i più dimenticati: l'avvocato milanese Giorgio Ambrosoli, incaricato di fare da curatore fallimentare della banca privata di Michele Sindona e scontratosi prima con le furbizie dei politici collusi, e poi con il piombo dei sicari venuti dagli USA.
Dal libro è stato tratto un film, di Michele Placido, con ... (1995). Gli autori hanno dovuto raccontare una storia molto centrata su documenti (i conti della banca, gli esposti, le lettere...).
La visione del film è soprattutto l'occasione per rileggere il libro, che è molto bello.
Marco Bettini, Pentito. Una storia di mafia, Torino, Bollati Boringhieri, 1994
L'autore è un giornalista del "Resto del Carlino", ed è dotato di naturali doti di narratore, tanto che il libro si legge come un appassionante giallo. Racconta la vita di un pentito di mafia dall'infanzia alla decisione di collaborare con la giustizia.
L'interesse è tutto sul personaggio, su come abbia vissuto le vicende italiane da una visuale distorta che lo ha condotto ad aderirea Cosa Nostra. Si tratta di una figura di secondo piano nella gerarchia mafiosa, divenuta però importante nel momento in cui la Commissione gli ha affidato l'incarico di uggidere il giudice Borsellino. Una volta arrestato, egli comincerà a collaborare proprio con Borsellino, instaurando con lui un rapporto umano molto intenso, intriso di sensi di colpa e di sentimenti di ammirazione.
Pino Arlacchi, Gli uomini del disonore. La mafia siciliana nella vita del grande pentito Antonino Calderone, Milano, Mondadori, 1992, ora anche in edizione economica Oscar Mondadori, 1994
Resoconto della vita di uno dei primi e più importanti pentiti di mafia, dà un quadro significativo di Cosa Nostra fino all'inizio degli anni Ottanta. L'importanza di Calderone nella gerarchia mafiosa (il fratello Pippo fu negli anni Settanta segretario della Commissione regionale di Cosa Nostra), i suoi rapporti con l'imprenditoria e la politica catanese, sono elementi che rendono il libro molto significativo.
L'autore, docente di sociologia all'Università di Firenze, deputato progressista e membro della Commissione Parlamentare Antimafia, consulente della DIA, è uno dei massimi studiosi di cose di mafia in Italia.
Salvo Vitale, Nel cuore dei coralli. Peppino Impastato, una vita contro la mafia, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino, 1995.
La vita di Peppino Impastato, una vittima della mafia spesso dimenticata, è raccontata con dovizia di particolari da un giornalista che gli fu amico.
Il protagonista era un giovane di Terrasini, militante della sinistra extraparlamentare, ucciso su ordine del boss Tano Badalamenti, infastidito dalle cose che aveva il coraggio di dire dai microfoni di una radio locale. La storia è molto significativa, in quanto racconta anche dell'isolamento nel quale si veniva a trovare chi lottava contro la mafia. Tanto è vero che al momento dell'omicidio l'autorità giudiziaria stava archiviando il caso sostenendo che Impastato era morto mentre preparava un attentato ad una linea ferroviaria, e solo l'intervento volontario di un gruppo di suoi giovani amici, che andò sul posto a raccogliere le prove dell'accaduto che le forze dell'ordine avevano incredibilmente trascurato, fece riaprire il caso.
Claudio Fava, Nel nome del padre, Milano, Baldini & Castoldi, 1996.
Un figlio parla al padre ucciso dalla mafia a distanza di 12 anni dal delitto, e cerca di raccontargli ciò che è accaduto nel frattempo, come egli abbia continuato le sue lotte, con gli stessi mezzi (il giornalismo e la politica).
Claudio Fava riesce a muoversi sempre con equilibrio tra la passione (civile e personale) e l'intelligenza nel capire. In questo libro l'equilibrio è ancora più difficile, perché la storia investe rapporti umani difficili, lacerati da un evento esterno terribile ed irrimediabile come l'assassinio.
Il lettore vi troverà una storia avvincente, lo studioso annoterà alcuni elementi da non dimenticare: tra gli altri, che la procura di Catania, dopo la morte di Pippo Fava, giornalista che tutta la città conosceva per il suo impegno contro la mafia, abbia indagato soprattutto sulla sua vita privata, sui suoi poveri conti bancari, sulla sua famiglia (l'unico telefono messo sotto controllo fu quello del figlio Claudio); e che il sindaco della città, al termine del funerale - nel 1984 e non nella preistoria - si affannava a ripetere che non si trattava di mafia....
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Enrico Deaglio, Raccolto rosso. La mafia, l'Italia, Milano, Feltrinelli, 1993, ora anche in edizione economica, 1995.
Volume ricco di testimoniante interessanti, di storie minori ma ugualmente significative, che descrivono molto bene il clima politico e culturale siciliano - e per molti aspetti italiano - degli anni Settanta e Ottanta.
L'autore, un affermato giornalista, ha il dono di una scrittura molto scorrevole ed affascinante.
Renate Siebert, La mafia, la morte il ricordo, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino, 1995.
Il libro legge in una prospettiva particolare, attenta agli aspetti antropologici della mafia, alcune esperienze di donne coinvolte in vicende di mafia. L'importanza della memoria, il rapporto con la paura della morte e con il lutto sono descritti con molto acutezza.
L'autrice, nata in Germania, allieva di Adorno, da molti anni residente in Italia, è docente all'Università della Calabria, ed attualmente anche assessore alla cultura della provincia di Cosenza.
Giancarlo Caselli, Luigi Ciotti, Gherardo Colombo, Maurizio De Luca, Giancarlo Lombardi, Luciano Violante, Dalla parte di libera, Torino, Edizioni Gruppo Abele, 1955.
Libro presentazione di Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, di cui contiene in allegato lo statuto e gli organi.
Il libro è composto dei seguenti articoli:
Libera significa liberi, di don Luigi Ciotti
Le regole della libertà, Intervista a Giancarlo Caselli
Realizzare la legalità, Intervista a Gherardo Colombo
Per una scuola di consapevolezza, Intervista a Giancarlo Lombardi
La sfida dei valori, Luciano Violante
L'acquisto del volume, dal prezzo di L. 10.000, costituisce una forma di contribuzione a Libera. E' possibile ordinarlo via Internet, inviando un e-mail a Libera.
Nonostante donna. Storie civili al femminile, Torino, Edizioni Gruppo Abele, 1996. Introduzione di Maurizio De Luca. Prefazione di Sandra Bonsanti.
Sei giornalisti hanno raccolto le storie di sei donne impegnate contro la mafia. Le prime cinque storie sono sotto frutto di un'intervista, esposta sotto forma di breve monologo della protagonista.Tina Anselmi, Una solitudine ostinata (testo raccolto da Sandra Bonsanti) è la storia della commissione P2 vista attraverso gli occhi della sua presidente;
Saveria Antiochia, Senza mai lacrime (testo raccolto da Giuliano Gallo) narra di come una donna ha vissuto la morte del proprio figlio poliziotto e ha iniziato una nuova vita alla ricerca di una giustizia per troppo tempo negata;
Rita Borsellino, A testa alta (testo raccolto da Maurizio De Luca) è ancora la vicenda di una parente di una vittima, strappata ad una vita "normale" per dedicarsi con impegno incessante alla sensibilizzazione dei giovani;
Doris Lo Moro, Una normale rivoluzione (testo raccolto da Antonio Roccuzzo) racconta di un magistrato calabrese che sceglie la strada dell'impegno politico per combattere la mafia;
Nora Rizzi, Voglia di vivere (testo raccolto da Guido Ruotolo) è la storia di una preside di scuola media che - tra mille difficoltà, minacce, attentati alle sue scuole - cerca di instaurare con i giovani un rapporto nuovo, che consenta loro di prendere coscienza delle opportunità della propria vita, al di là della camorra. E' forse la storia più interessante, in un contesto scolastico.
L'ultima storia non poteva essere raccontata direttamente dalla protagonista, perché Maria Consuelo Suarez Abriego, giovane magistrato di Bogotà, è morta sotto i colpi dei sicari mafiosi. Eppure Claudio Fava ne "raccoglie" lo stesso il testo, facendo parlare la protagonista in prima persona, dopo morta, in un racconto bellissimo, commovente ma scritto con perfetta misura. Il titolo del racconto è Fiori di Bogotà. Abbiamo sperimentato la lettura in classe ad alta voce di questo testo (dura circa 20 minuti) e forse mai avevamo sentito un così nitido silenzio, una così partecipe attenzione. Riportiamo l'incipit del racconto, per convincere chi legge queste righe a comprare il libro, leggerlo, e rileggerlo più volte in classe, o altrove:
"Il primo colpo è un pugno che spezza il fiato nei polmoni e schiaccia le spalle contro il sedile e ti sembra che sia uno scherzo, un brutto scherzo e hai voglia di dire qualcosa, di fare qualcosa ma senti che le braccia si fanno torpide e le parole ti muoiono in bocca. Il secondo colpo è un chiodo che si conficca dentro il petto e lo ascolti che scava, rompe, piega, frantuma senza fermarsi più. Il terzo colpo è come un ago di ferro: spacca il cuore, dritto, affilato. Poi arriva il quarto colpo. Poi il quinto e tutti gli altri: ma io non ci sono più. Sono morta, ormai. Perduta. Stupita per quelle raffiche che si accaniscono invano sul mio corpo e intanto si alza un ruggito di schegge di vetro e l'urlo delle lamiere che si accartocciano sotto le pallottole e gli sguardi della gente attorno a noi, gli sguardi muti che si riempiono di orrore..."
Dossier Libera n. 1, Il caso Mandalari, a cura di Sandra Bonsanti, Maurizio De Luca, Corrado Stajano, Roma, 1995, dattiloscritto.
Fascicolo edito da Libera in cui sono raccolti documenti e dati sul caso del commercialista palermitano Giuseppe Mandalari, consulente di Riina e di altri boss mafiosi, grande riciclatore di denaro sporco, massone, tessitore di campagne elettorali per alcuni parlamentari di Alleanza Nazionale e Forza Italia alle elezioni del 1994.Molti documenti e pochi commenti. Utile per aggiornare il capitolo sui rapporti tra mafia e politica.
L'alfabeto del cittadino, Firenze, Fatatrac, 1996. Testi di Gastone Tassinari, Mariangela Giusti, Rosaria Bortolone, Vanna Cercerà. Introduzione di Luciano Violante.
Con questo volume l'editore Fatatrac inaugura la collana per una educazione alla legalità "Contromafia". Il primo volume è diretto ai bambini della scuola elementare ed è composto da 21 filastrocche sulle lettere dell'alfabeto che suggeriscono i valori di cittadinanza e di legalità.
Commissione Parlamentare Antimafia
Le relazioni della Commissione Parlamentare Antimafia sono numerose e disponibili in diverse edizioni. Vanno in particolare segnalate quelle del periodo in cui la Commissione era presieduta da Luciano Violante, approvate per altro con il concorso di quasi tutti i parlamentari presenti.
Si tratta di documenti tra i più significativi recentemente pubblicati, proprio perché hanno il tenore dell'ufficialità e denuncianoun sistema di rapporti tra mafia e potere politico che è singolare trovare così ben descritto in un documento parlamentare.
Esistono delle versioni Internet delle relazioni della Commissione. Chi invece preferisse averle in volume, può trovare un'edizione molto economica Laterza sia della relazione sui rapporti tra mafia e politica del 1993 sia di quella sulla camorra dello stesso anno.
Ne esiste un'altra versione, per entrambe, dell'editore Rubbettino (Soveria Mannelli, 1993 e 1994), curate da Orazio Barrese, con i titoli: Mafia politica pentiti e Camorra politica pentiti. Si tratta di volumi decisamente più cari, il che è giustificato dal fatto che ripotano anche le testimonianze dei pentiti di mafia e camorra fatte direttamente alla Commissione, le quali consentono di prendere contatto diretto con un mondo molto lontano dalla nostra comune mentalità.
L'editore Rubbettino ha pubblicato nell'autunno 1994 anche gli atti della relazione della Commissione sulla Mafia al Nord, dalla quale è possibile prendere molte informazioni utili a comprendere come il fenomeno mafioso non sia una caratteristica soltanto delle regioni meridionali.
Commissione Parlamentare Antimafia, Dossier mafia per le scuole. Documenti e materiali raccolti dalla Commissione Parlamentare Antimafia. XI Legislatura, Roma, Camera dei Deputati, 1994.
Interessantissimo volume nel quale sono riportati:
- Ampi brani per delle Relazioni della Commissione su Cosa Nostra (approvata il 6-4-93), la Camorra (del 21-12-93), la 'Ndrangheta (del 12-10-93), Sacra Corona Unita (del 5-10-93) e sulla Presenza della mafia nelle aree di non tradizionale insediamento (del (13-1-94).
- Alcune importanti relazioni delle autorità di polizia preposte alla lotta contro la mafia;
- Alcuni interventi illustri sul problema dei rapporti tra mafia ed economia, ed in particolare quello di Guido Rey (allora presidente dell'Istat) ad un convegno su Mercati illegali e mafie del 1993 (i cui atti sono editi da Il Mulino, Bologna, 1993) e quelli di Carlo Azeglio Ciampi e Antonio Fazio al Forum Economia e criminalità tenutosi presso la Camera dei Deputati il 14 e 15 maggio 1993.
- Alcuni documenti su Edilizia scolastica e questione minorile, tratti dalla relazione della Commissione sulla delinquenza minorile (del 4 agosto 1993) e su atti del Ministero della Pubblica Istruzione e dell'Associazione Italiana dei Giudici per i Minorenni.
Mafia, politica e affari. 1943-91, a cura di Nicola Tranfaglia, Bari, Laterza, 1992
La Commissione Antimafia ha una storia molto lunga, essendo stata istituita per la prima volta nel 1963. Questo libro raccoglie una selezione dei brani più significativi delle sue relazioni e di altri documenti ufficiali (rapporti di polizia, estratti di sentenze). Si tratta di una lettura di un certo impegno (anche economico), che può essere affrontata in biblioteca, magari selezionando solo alcuni dei documenti raccolti, o limitandosi all'introduzione, dello stesso Tranfaglia, dal titolo Maria, politica e affari: una pagina oscura nell'Italia repubblicana, che è molto ben fatta. Lettura faticosa ma utile, per capire come una maggiore attenzione dell'opinione pubblica avrebbe smascherato le responsabilità politiche di alcuni personaggi anche molto in vista nel nostro paese con una ventina d'annidi anticipo, se solo ci si fosse spinti a leggere i documenti ufficiali del Parlamento.
Il volume e' essenziale per la ricostruzione di alcune fasi della storia italiana, a partire dal Dopoguerra.
Luciano Violante, Non è la piovra, Torino, Einaudi, 1994.
Nato dall'esperienza della presidenza della commissione antimafia, il volume si presenta come un manuale completo e molto chiaro per comprendere i vari aspetti del fenomeno mafioso. E' un libro da consigliare se si è alla ricerca di un testo base sul quale studiare.
I suoi pregi migliori sono la chiarezza dell'esposizione e la completezza.
Il libro è costruito intorno a 12 tesi, che costituiscono altrettanti capitoli. Vale la pena di trascriverli: Tesi 1: La mafia è un insieme di organizzazioni con caratteri criminali e politici; Tesi 2: La principale organizzazione mafiosa è Cosa Nostra; Tesi 3: La camorra: un'organizzazione prevalentemente mercenaria; Tesi 4: La 'ndrangheta: una mafia anomala; Tesi 5: La Sacra Corona Unita: una mafia minore e feroce; Tesi 6: Il carcere è il prolungamento naturale del territorio mafioso; Tesi 7: L'intervento statale nello sviluppo delle mafie moderne; Tesi 8: Logge massoniche come tramite del rapporto tra mafia e istituzioni; Tesi 9: Non servono nuove leggi; Tesi 10: La mafia russa, rischi inediti; Tesi 11: La mafia-azienda, un giro d'affari di 69 mila miliardi; Tesi 12: L'antimafia dei diritti.
Luciano Violante, Mafie e antimafia. Rapporto '96, Bari, Laterza, 1996.
Volume molto ricco che raccoglie saggi, articoli di taglio più giornalistico, dati ufficiali e materiale di documentazione. Un utilissimo strumento di lavoro, dunque, che affronta temi emergenti, a volte nuovi anche per chi si occupa da tempo di questi problemi. Per lo studioso, fondamentale la bibliografia molto dettagliata del 1995.Un avvertenza: non abbiamo ancora aggiornato tutto il nostro materiale con il contenuto del libro (ad es. con le statistiche aggiornate). Lo stiamo facendo.
Riportiamo l'indice del volume:
Introduzione di Luciano Violante;
1. Le strategie mafiose nelle fasi di transizione politica
Leonid Fituni, I padrini della nazione. Il ruolo delle mafie nella crisi
russa;
David Scanlan, I narcos e la politica in America Latina: il caso della
Colombia;
Massimo Brutti, Cosa Nostra nella crisi del sistema politico italiano;
Attilio Bolzoni e Giuseppe D'Avanzo, I processi a Giulio Andreotti:
Palermo;
Carlo Bonini, I processi a Giulio Andreotti: Perugia;
Piero Luigi Vigna, Le tracce di chi ordinò le stragi;
Aldo Varano, 'Ndrangheta, neofascismo e massoneria deviata.
2. Le questioni del 1996
Giulio Turone, La lotta contro il riciclaggio;
Vittorio Borraccetti, Indagini e procure antimafia. Un coordinamento
difficile;
Gaetano Pecorella, Diritto di difesa e ruolo degli avvocati nei processi
di mafia;
Enrico Fontana, Le ecomafie;
Carlo Smuraglia, La mafia al Nord;
Dati e documenti
Statistiche della mafia e dell'antimafia;
Cronologia 1995;
ONU, Conferenza mondiale sul crimine organizzato internazionale, Napoli,
21-23 nov. 1994: Dichiarazione politica e Piano globale di intervento
GAFI (Gruppo di Azione Finanziaria sul Riciclaggio, Rapporto annuale
1994-1995 (Estratti)
Principali leggi in tema di mafia e di criminalità organizzata approvate nel
corso della XII legislatura
Principali proposte di legge in tema di mafia e di criminalità organizzata
presentate nel corso della XII legislatura
Scheda di presentazione e Statuto dell'associazione <<Libera, Associazioni,
nomi e numeri contro le mafie>>
Bibliografia 1995;
Gli autori;
Indice dei nomi.
Mafia. L'atto d'accusa dei giudici di Palermo, a cura di Corrado Stajano, Roma, Editori Riuniti, 1986, anche in edizione economica (1992)
Il libro è un'ampia selezione di brani della sentenza ordinanza con la quale il pool antimafia di Palermo, nel 1984, rinviò a giudizio ben 707 presunti mafiosi, in quello che viene definito il "primo maxiprocesso di Palermo", e che rappresenta un punto di riferimento fondamentale nella storia dell'antimafia in Italia.
La lettura consente di capire in modo approfondito da un lato il funzionamento di Cosa Nostra negli anni Settanta, e dall'altro il metodo di lavoro del pool antimafia, il modo con il quale venivano usate le testimonianze dei pentiti, la ricerca dei riscontri, ecc.
Andreotti e Riina: Il patto. Vent'anni di mafia e delitti nell'atto d'accusa della Procura di Palermo, Roma, Edizioni dell'Altritalia,1995.
Breve volumetto di scottante attualità, raccoglie i punti salienti della richiesta di rinvio a giudizio nei confronti del Senatore Andreotti formulata dalla procura di Palermo. Il libro è edito dalla rivista "Avvenimenti", distribuito in edicola ed oggi non più facilmente reperibile. Probabilmente si può ancora avere richiedendolo direttamente alla rivista.
Il titolo indica da quale parte stiano i curatori del volume, decisamente colpevolisti. Tuttavia nel libro è contenuto semplicemente l'atto di accusa dei giudici, senza altri commenti, il che consente di farsi un'idea più diretta del modo di lavorare della procura di Palermo.
Pino Arlacchi, Il processo. Giulio Andreotti sotto accusa a Palermo, Milano, Rizzoli, 1995.
Il libro riassume le tesi dell'accusa contenute nella richiesta di rinvio a giudizio della procura di Palermo nei confronti del senatore Andreotti.
Il lavoro dell'autore è stato anche quello di cercare di inserire le carte del processo nel contesto storico all'interno del quale le diverse vicende sono nate e si sono sviluppate.
Antonio Nicaso, Io e la mafia. Le verità di Giulio Andreotti, Vibo Valentia, Monteleone, 1995.
Il libro, dopo una breve introduzione dell'autore, contiene una lunga intervista al senatore Andreotti sul procedimento giudiziario che lo riguarda. Scritto poco prima dell'inizio del processo di Palermo, consente di chiarire le posizioni della difesa di Andreotti.
Contiene una post-fazione dello stesso Andreotti, nella quale il senatore a vita riassume la sua posizione difensiva.
Emanuele Macaluso, Giulio Andreotti tra Stato e mafia, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino, 1995.
Il libro prende lo spunto dall'inizio del processo Andreotti per ripercorrere la storia dei rapporti tra mafia e politica in Sicilia nel dopoguerra. L'autore - sostanzialmente innocentista in relazione alle accuse penali rivolte ad Andreotti - insiste sulle responsabilità politiche tanto di Andreotti quanto del resto della classe politica siciliana.
Salvatore Lupo, Andreotti, la mafia, la storia d'Italia , Roma, Donzelli, 1996.
L'autore sfugge al dilemma tra colpevolezza o innocenza di Andreotti, che è compito dei processi e dei giudici risolvere, e si sofferma sul ruolo storico e politico di Andreotti in relazione alla politica siciliana e quindi alla mafia. Un libro prezioso per la lucidità e la competenza con cui affronta problemi complessi.
Felice Cavallaro, Il caso Contrada (fra Stato e Cosa Nostra), Soveria Mannelli, Rubbettino, 1996. Prefazione di Emanuele Macaluso.
Il libro ricostruisce, con dovizia di particolari, l'andamento del processo Contrada, il vice-questore di Palermo condannato in primo grado a 10 anni di carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso.
L'autore, giornalista siciliano del Corriere della Sera che da molti anni si occupa di fatti di mafia, è innocentista: ritiene che non vi fossero prove sufficienti per condannare Contrada. Espone la sua tesi con serietà e passione, e non fa discendere da ciò alcuna delegittimazione della procura di Palermo, che ha sostenuto l'accusa in quel processo.
Il libro è interessante proprio per questo: perché dimostra che si può criticare la procura di Palermo senza denigrarla, ci si può preoccupare con giusta passione dei diritti degli imputati senza ritenere che i magistrati siano degli aguzzini, si può non essere d'accordo con i pubblici ministeri in un processo e rimanere grati al lavoro che per nostro conto svolgono al rischio della loro vita.
Salvatore Lupo, Storia della mafia, Roma, Donzelli, 1994.
Si tratta del volume più completo e documentato sulla storia della mafia dall'Unità d'Italia ad oggi. E un po' arduo da leggere, ma è sicuramente prezioso per chi voglia davvero approfondire l'argomento: con impegno, ma con notevole soddisfazione.
Christopher Duggan, La mafia durante il Fascismo, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino, 19..
Volume essenziale per capire i diversi aspetti dell'intervento del prefetto Mori in Sicilia e la politica del Fascismo contro la mafia. Scritto da un giovane (all'epoca) ricercatore inglese è frutto di un lavoro molto serio e di lunga durata.
Con un introduzione di Dennis Mack Smith.
Proprio recensendo questo libro, Leonardo Sciascia lanciò l'infelice polemica sui "Professionisti dell'antimafia". Di quella polemica, a distanza di anni, si potrà tuttavia salvare un punto: che la lotta alla mafia non può che essere combattuta nel rispetto dello stato di diritto, senza alcuna scorciatoia autoritaria, come la storia del rapporto tra mafia e Fascismo - così ben delineata da questo libro - ampiamente dimostra.
Pino Arlacchi, La mafia imprenditrice, Bologna, Il Mulino, 1983
Il libro cerca di ripercorrere la storia della mafia dagli anni Cinquanta agli anni Settanta. E' oggi un po' datato, ed in parte lo stesso autore ha cambiato posizione su alcuni punti.
Risente in particolare del fatto di essere stato scritto prima del maxiprocesso di Palermo e quindi delle testimonianze di Buscetta e di altri pentiti che hanno consentito di riscrivere la storia della mafia su basi informative molto più robuste.
Tuttavia resta prezioso per alcuni passaggi chiave, ed in particolare per i rapporti con il potere politico siciliano negli anni Cinquanta e Sessanta, per la definizione di "mafia imprenditrice" che molto successo ha avuto in seguito, per l'accuratezza con la quale vengono per la prima volta in Italia delineati alcuni aspetti economici del potere mafioso.
Luciano Violante, I corleonesi. Mafia e sistema eversivo, Roma, L'Unità, 1994.
Libro - scritto sotto forma di intervista a Giuseppe Caldarola - e' molto documentato sulla mafia degli anni Settanta e Ottanta, ed in particolare - come suggerisce il titolo - sull'ascesa al potere in Cosa Nostra delle famiglie corleonesi di Liggio e Riina.
E' di difficile reperimento in quanto è stato pubblicato come supplemento economico al quotidiano "L'Unità".
Fabrizio Calvi, La vita quotidiana della mafia dal 1950 ad oggi, Milano, Rizzoli, 198.
Il volume, non straordinario sul piano scientifico ma di piacevole lettura, cerca di ricostruire le carriere di alcuni boss, anche minori, per entrare nella mentalità e nella vita di tutti i giorni degli uomini di Cosa Nostra. La principale fonte utilizzata da Calvi è la testimonianza di Buscetta, pubblicata in occasione del maxiprocesso.
L'autore è un giornalista francese, di chiara origine italiana.
Mario Centorrino, L'economia mafiosa, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino, 1986
Mario Centorrino, I conti della mafia, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino, 1993
Mario Centorrino, Economia assistita da mafia, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino, 1995
L'autore è un professore di economia dell'Università di Messina, che si dedica da molti anni al tema dei rapporti tra mafia ed economia. Dei tre libri, il primo pone le basi di un'analisi economica della mafia, il secondo fa il punto e un po' di necessaria chiarezza sulle cifre che diverse fonti producono relativamente all'ammontare dell'economia criminale in Italia, il terzo infine propone alcuni aggiornamenti dei discorsi già sviluppati in precedenza e soprattutto cerca di definire gli effetti della mafia sull'economia locale.
La tesi fondamentale di Economia assistita da mafia è che il sottosviluppo economico va considerato più un effetto della mafia che non la sua causa.
Ada Becchi, Guido Rey, L'economia criminale, Bari, Laterza, 1994
Scritto in forma di dialogo intervista, necessita di qualche conoscenza di base di economia per essere letto con profitto, ma è molto chiaro e interessante. Ha anche il pregio di affrontare i problemi dei rapporti tra mafia ed economia a 360 gradi.
Gianni Piazza, La città degli affari, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino, 1994
Interessante studio sui rapporti tra mafia e politica in un'amministrazione locale. L'autore ha infatti studiato gli appalti gestiti dal Comune di Catania per venti anni, cercando di vedere quante e quali imprese sono state più spesso affidatarie di lavori, quali tecniche amministrative sono state adottate dalle diverse giunte comunali, quali personaggi politici e uomini d'affari sono stati coinvolti in questa gestione. Ne esce un quadro molto preciso, utile per chiunque si voglia occupare di amministrazione locale anche in regioni di non tradizionale insediamento mafioso. Richiede discrete competenze giuridiche per essere letto.
Isaia Sales, Leghisti e sudisti, Bari, Laterza, 1993
Il libro non ha come tema centrale quello della mafia, ma trattando di problemi più generali della politica del Sud, si sofferma anche sul problema della criminalità organizzata. Viene qui segnalato perché è tra i libri più acuti nel mettere in evidenza certe abitudini politiche che oggi definiremmo da "Prima repubblica", ma la cui conoscenza è essenziale per gettare le basi di un nuovomodo di far politica in Italia.
Presentazione di Nicola Tranfaglia
Fabio Castillo, I cavalieri della cocaina, Castrovillari (CS), Teda Edizioni, 1992 (ed. originalne, 1987)
Il libro ha avuto in Italia poca diffusione, ed è un peccato perché racconta con dovizia di particolari ed uno spessore narrativo notevole la storia del narcotraffico colombiano dalle origini (quando riguardava soprattutto le droghe leggere) alla metà degli anni Ottanta.
Per noi questa storia è doppiamente utile: perché oggi i narcos colombiani hanno stretti rapporti con la criminalità italiana, ed in particolare con la 'ndrangheta, e perché alcuni momenti della storia colombiana, con la loro tragicità, sono molto vicini a quanto anche in Italia abbiamo vissuto.
Leonardo Sciascia, Il giorno della civetta, Torino, Einaudi, 1961, in edizione economica Einaudi Tascabili, Torino, 1990.
E' il più classico romanzo sulla mafia scritto in Italia, ed è anche una storia appassionante ed una lettura piacevole, come quasi sempre i libri di Sciascia.
Narra la storia di un omicidio irrisolto, del conflitto di un carabiniere venuto dal Nord con la mafia in un piccolo centro della Sicilia, delle difficoltà che esistevano nel fare indagini di mafia in Sicilia negli anni Cinquanta.
Recentemente è stato criticato da Pino Arlacchi, perché, a suo dire, dà un'immagine quasi "mitica", e dunque "positiva" del boss mafioso protagonista. Una rilettura del libro, tuttavia, ha confermato i nostri ricordi: il romanzo non solo è bello, ma anche ben fatto sul piano della ricostruzione storica e politica.
Dal romanzo e' stato tratto un film (nel 1968) di Damiano Damiani, con Giuliano Gemma e Claudia Cardinale, che e' uno dei piu' classici film sulla mafia italiani.
Leonardo Sciascia, A ciascuno il suo, Torino, Einaudi, 1966, riedito a Milano, Adelphi, 1988
Ha la struttura classica del giallo. Scritto in modo magistrale, narra dell'omicidio di due notabili in un piccolo comune siciliano. La trama, cosi' come ne Il giorno della civetta, si sviluppa tra due chiavi diverse di interpretazioni del delitto: l'onore ferito di un marito tradito, o gli interessi mafiosi?
Dal romanzo e' stato tratto nel 1967 un bellissimo film di Elio Petri, con un'interpretazione impareggiabile di Gian Maria Volonte'.
Leonardo Sciascia, Il mare color del vino, Torino, Einaudi, 19..
Raccolta di racconti ambientati in Sicilia, dove spesso si trovano delle tracce di un ambiente permeato da elementi mafiosi. Di particolare interesse il breve racconto intitolato Filologia, nel quale due personaggi - che si scoprirà essere due appartenenti alla mafia - discutono sull'origine della parola mafia.
Sebastiano Vassalli, Il cigno, Torino, Einaudi, 1993.
Il libro ricostruisce il caso dell'omicidio Notarbartolo, forse il primo "omicidio eccellente" della storia della mafia, avvenuto nel 1893. Si tratta di un libro coraggioso, se non altro perche' scritto da un autore piemontese, alla ricerca - secondo quanto piu' volte ha dichiarato - delle origini storiche del carattere degli italiani.
Sul piano letterario, probabilmente non è tra le prove migliori di Vassalli (è un romanzo solo bello, mentre altri suoi sono straordinari), ma sul piano della ricostruzione della storia politica e sociale siciliana e' molto convincente, mostrando come il problema dei rapporti tra mafia e politica abbia radici molto antiche.
Cosa Nostra
Cosa Nostra è l'organizzazione
mafiosa più importante d'Europa e tra le più importanti del
mondo. Ha una struttura gerarchica, paramilitare, con precise
regole di comportamento. Sul territorio esercita funzioni di
sovranità ed impone una fiscalità illegale generalizzata, il
cosiddetto" pizzo". Le sue principali sedi sono in Sicilia
(Palermo, Trapani, Marsala, Agrigento, Catania), ma ha
ramificazioni, oltre che in molte regioni italiane, negli Stati
Uniti, in Canada, in Germania, in Svizzera, in Francia, in Gran
Bretagna ed in Russia. Conta circa 5000 affiliati ed almeno
20.000 fiancheggiatori. Il vertice è costituito dalla "Cupola",
una sorta di commissione che raccoglie i capimandamento . Gli
attuali capi di Cosa Nostra appartengono al gruppo dei
Corleonesi , i viddani, così definiti dai mafiosi di Palermo per
i loro modi rozzi e violenti: Totò Riina, Bernando Provenzano,
Leoluca Bagarella. Questa organizzazione è responsabile di
omicidi che hanno scosso tutto il mondo civile, come le stragi
di Capaci e D'Amelio, nelle quali, tra gli altri, hanno perso la
vita i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ha
scritto Luciano Violante, ex presidente della commissione
parlamentare antimafia : "La mafia si comporta come un potere
politico totalitario : ha ucciso politici, magistrati,
poliziotti. Ma ha ucciso anche giornalisti : ed è questo il
segno più evidente del totalitarismo. Solo lo stalinismo e il
nazismo hanno ucciso chi combatteva con lo strumento del
pensiero e delle parole". |
I Boss di Cosa Nostra
"Sono
a conoscenza che la Regione (la Commissione regionale,
l'organismo più importante di Cosa Nostra in Sicilia, nda) è
attualmente formata da Salvatore Riina e Bernardo Provenzano, da
Giuseppe Madonia, da Angelo Barbero da Catania e da Benedetto
Santapaola. Il numero uno è sicuramente Totò Riina e subito dopo
viene Giuseppe Madonia. Questi due membri della Regione mi sono
stati anche indicati come Rappresentanti Mondiali a Palermo, nel
senso che vi è un altro organismo più in alto che comanda tutte
le famiglie di Cosa Nostra sparse nel mondo...". Così il 30
giugno del 1992 il pentito Leonardo Messina rivela ad un pool di
magistrati la struttura e gli uomini di Cosa Nostra. Un
organismo aggiornato che consente l'operazione Leopardo, con
l'arresto di centinaia di mafiosi, e contribuisce alla cattura
di Madonia e infine di Riina. Oggi a capo di Cosa Nostra ci
sarebbe Bernardo
Provenzano
che molti credevano morto. S'è rifatto vivo dopo l'arresto di
Riina con una lettera inviata al presidente del Tribunale di
Palermo. Fotografie vecchie di 30 anni lo descrivono come un
tipo biondo e tarchiato. Nessuno da allora lo ha più visto, ma
tutti i pentiti sono concordi nel definirlo una belva assetata
di sangue, proprio come Riina, del quale è stato compagno di
giochi e di nefandezze. La sua morte era stata data per certa
nell'aprile del 1992 quando la moglie, Saveria Palazzolo,
ricomparve in paese assieme ai tre figli dopo un'assenza di
dieci anni. Come se non fosse successo nulla in tutto quell'arco
di tempo, la donna riaprì la vecchia casa e riprese a vivere in
mezzo alla gente, lasciando di stucco tutti, compresi i
rappresentanti delle forze dell'ordine. Accanto a Provenzano,
fino al 20 maggio del 1996, c'era Giovanni
Brusca,
considerato il capo dell'ala militare di Cosa Nostra. Figlio di
Bernardo, ex componente della "commissione" nella sua qualità di
boss della famiglia di san Giuseppe Iato, è accusato di crimini
orrendi come la strage di Capaci (fu lui ad azionare il congegno
che fece saltare in aria il giudice Falcone, la moglie e gli
uomini della scorta), gli attentati a Roma, Milano, e Firenze e
l'omicidio di Giuseppe Di Matteo, 11 anni, figlio di un
collaboratore di giustizia, strangolato e dissolto nell'acido.
Trentasei anni, latitante dal 1990, è stato arrestato assieme al
fratello Vincenzo nell'agrigentino mentre alla televisione stava
vedendo il film di Michele Placido sulla strage di Capaci. Dopo
la cattura di Brusca, oltre a Provenzano, capo indiscusso
dell'ala "politica" di Cosa Nostra, alla macchia resta Pietro
Aglieri,
a cui spetta il compito di ricucire le fila e di rilanciare la
mafia sfiancata dagli attacchi concentrici dei pentiti.
Le stragi di Capaci e di via
D'Amelio hanno costituito uno spartiacque nella lotta contro la
mafia. Molti mafiosi, tra cui boss del calibro di Totò Riina,
Giuseppe Madonia e Nitto Santapaola sono finiti in galera,
tantissimi altri invece hanno cominciato a collaborare con la
giustizia, dando ai giudici un filo da tirare che ha smagliato
tutto un tessuto di amicizie e interessi. Sono stati chiamati in
causa personaggi di primo piano, come l'ex presidente del
Consiglio
Giulio Andreotti, l'ex presidente
della prima sezione della Corte di Cassazione, Corrado Carnevale
e l'ex capo dei servizi segreti in Sicilia ,Bruno
Contrada Palermo Corleonesi (Bernardo Provenzano), Madonia (San Lorenzo), Greco (Ciaculli), Vernengo e Marchese (Corso dei Mille), Fidanzati (Arenella), Aglieri (S> Maria del Gesù) Trapani Agate (Mazara del Vallo), Evola (Castellammare). Agrigento : Grassonelli (Porto Empedocle), Di Caro, Ferro (Canicattì), Ribisi, Allegro (Palma di Montechiaro), Caruana e Cuntrera (Siculiana). Gela Madonia, Jocolano. Catania Santapaola, Ferrera, Pillera, Garozzo, Pulvirenti (Misterbianco). Messina Costa, Garofalo, Milone (Barcellona). Capo d'Orlando Bontempo, Scavo, Galati, Giordano.
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La 'Ndrangheta
La 'ndrangheta
è oggi una delle organizzazioni criminali più potenti. Non priva di
rapporti con uomini politici e servizi segreti deviati, è meno
esposta, rispetto a Cosa Nostra, alle infiltrazioni esterne ed al
fenomeno del pentitismo, ma soprattutto ha ramificazioni in mezzo
mondo : dalla Lombardia, al Piemonte, dalla Valle d'Aosta alla
Liguria, dalla Toscana al Veneto, dall'Emilia Romagna alla Francia,
dalla Germania alla Russia, dalla Spagna alla Svizzera, dalla
Bulgaria all'ex Jugoslavia, dalla Bolivia agli Stati Uniti, dal
Canada all'Australia. Una delle più efficaci definizioni sulla mafia
calabrese l'ha data Julie Tingwall, sostituto procuratore dello
Stato della Florida a Tampa : "È invisibile, come l'altra faccia
della luna". Se alla capacità di mimetizzarsi, soprattutto
all'estero, si aggiunge la sottovalutazione del fenomeno,
soprattutto in Italia, si può capire come la 'ndrangheta sia
riuscita a prosperare, quasi indisturbata. Fino a qualche anno fa,
infatti, molti la ritenevano un'accozzaglia di criminali, dedita al
pizzo ed ai sequestri di persona. Secondo una recente relazione
della Dia, la Direzione Investigativa Antimafia, conta 155 cosche e
circa 6.000 affiliati. Il rapporto tra popolazione/affiliati ai clan
è del 2,7%. Nelle altre regioni il rapporto è rispettivamente di
1,2% in Campania, 1% in Sicilia e del 2% in Puglia. |
Sacra Corona Unita |
E' stata battezzata la quarta mafia e, secondo
alcuni dati resi noti dall'Osservatorio sui fenomeni criminali
dell'Eurispes, conta 47 clan e 1561 affiliati. È un'organizzazione
minore rispetto alle altre mafie, per presenza sul territorio e per
giro d'affari. Quasi tutti i suoi capi conosciuti sono stati
arrestati.
Le origini |
Camorra |
È l'unico fenomeno
mafioso che ha origini urbane. Pervasiva, controlla in modo
ossessivo il territorio ed ha un altissimo rapporto di integrazione
con gli strati più poveri della popolazione. Ha solidi legami con
gli ambienti politici come dimostra l'alto numero di richieste di
autorizzazione a procedere nei confronti di parlamentari campani
(tra i più noti gli ex ministri Antonio Gava e Cirino Pomicino).
Attualmente in Campania opererebbero complessivamente circa 111
famiglie ed oltre 6.700 affiliati. Insediamenti della camorra sono
segnalati in Olanda, Germania, dove opererebbe il gruppo
Licciardi-Contini-Mallardo, in Romania (Alfieri), in Francia, con il
gruppo che fu di Michele Zaza, in Olanda e Scozia (La Torre), in
Spagna e Portogallo, dove sono presenti i "Casalesi" ed a Santo
Domingo, dove opererebbe un gruppo del clan Bardellino. Le origini La Camorra nasce, agli inizi del secolo scorso, nella città di Napoli. In un archivio di polizia è stata trovata la documentazione di un "processo" svoltosi davanti al tribunale della camorra, la cosiddetta "Grande Mamma", risalente al 1819 . La camorra è stata più volte utilizzata dalla politica, sin dal secolo scorso : dai Borboni contro i liberali, prima ; dai liberali contro i Borboni dopo. Costituitosi lo Stato Unitario, è stata chiamata più volte in campo per condizionare risultati elettorali. È l'unica organizzazione criminale che su espresso invito è addirittura riuscita a far parte di un corpo di polizia . Nel corso della sua storia, ha avuto un andamento carsico. Ha scritto la Commissione Antimafia nel 1993 : "La sua duttilità, la sua stretta integrazione con società, politica ed istituzioni, le hanno consentito, in momenti di difficoltà lunghi periodi di mimetizzazione nella più generale illegalità diffusa che caratterizza la vita dei ceti più poveri di Napoli al termine dei quali è emersa con forza". Un importante studio di fine Ottocento (G. Alongi) la considera un relitto storico. Nel 1915 l'allora capo della camorra Del Giudice la dichiara sciolta ed il fascismo si vanta della sua soppressione. |
La Struttura della Camorra
La camorra è costituita da un insieme di bande che si compongono e si scompongono con grande facilità. Questa struttura pulviscolare, come scrive ancora la commissione antimafia nella sua relazione sulla Camorra (1993) è stata sostituita da una organizzazione gerarchica solo in due occasioni negli ultimi decenni. "Prima, nella seconda metà degli anni Settanta, dalla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo e poi, verso la fine degli anni Settanta, dalla Nuova Famiglia di Bardellino-Nuvoletta-Alfieri, sorta, d'intesa con Cosa Nostra, per contrastare Cutolo, e perciò modellata sugli stessi caratteri dell'organizzazione cutoliana. Nel 1992 Alfieri tentò di costruire un'organizzazione unitaria, secondo lo schema siciliano, chiamata significativamente Nuova Mafia Campana". Tutti gli esperimenti sono cessati dopo pochi anni. Spiega la commissione anti-mafia : "La Nco è finita nel 1983, per l'indebolirsi delle alleanze politiche, la riduzione delle fonti di finanziamento ed i colpi ricevuti dagli avversari. La Nuova Famiglia cessò nello stesso periodo per il venir meno della ragione dell'alleanza dopo la sconfitta di Cutolo. La Nuova Mafia Campana fu più un'aspirazione che una realizzazione". A differenza di Cosa Nostra e della 'ndrangheta, nella camorra non ci sono particolari criteri di selezione, né strutture rigide o rituali di iniziazione. L'unico a delineare uno statuto ed a dare all'organizzazione una gerarchia interna è stato Cutolo . Lui nella Nuova Camorra Organizzata era il "Vangelo", i componenti della direzione strategica erano detti "santisti", "sgarristi" e "capizona", mentre alla base c'era i picciotti. La cerimonia di affiliazione (o "fedelizzazione") doveva rafforzare lo spirito di gruppo soprattutto nei giovani chiamati a contrastare l'espansione di Cosa Nostra che, come avvertiva Cutolo, voleva colonizzare la camorra. |
Operazione CHEQUE TO CHEQUE
1 GIUGNO 1996 : Una trentina di ordinanze di custodia cautelare in carcere con l'accusa di associazione per delinquere, traffico di armi e di materiale radioattivo, oro e titoli di credito sono state eseguite nei confronti di cittadini italiani e stranieri nell'ambito dell'inchiesta "Cheque to cheque", condotta dalla Procura di Torre Annunziata sulle organizzazioni internazionali dedite al riciclaggio di danaro. Nel corso dell'operazione dei carabinieri sono state eseguite oltre duecento perquisizioni in tutta Italia ed invitate una ventina di informazioni di garanzia. Tra i destinatari vi sarebbero il leader dei nazionalisti russi Vladimir Zhirinovski, l'arcivescovo di Barcellona Ricard Maria Charles, il notaio di Basilea Hans Keung, Licio Gelli ed il figlio Maurizio, nonché il presunto trafficante di armi Saud Omar Mugne, imprenditore di origine somala residente in Italia. Quest'ultimo sarebbe ritenuto collegato con vicende che hanno portato all'omicidio della giornalista della Rai Ilaria Alpi ed alla strage di Loockerbie. Gli ordini di custodia cautelare emessi dal gip Tommaso Mirando sono complessivamente 32, di cui 13 riguardano cittadini stranieri residenti in Germania, Slovenia, Canada, Francia, Austria, Olanda e Svizzera. Sono stati inoltre notificati 31 avvisi di garanzia per reati che vanno dal riciclaggio di denaro, al traffico di armi e materiale radioattivo, all'intermediazione valutaria abusiva, al contrabbando di titoli di credito. Tra i destinatari delle informazioni di garanzia figura il professore di diritto economico dell'Università di Barcellona, Ignazio Sala. Le perquisizioni eseguite, circa 150, sono state compiute tra l'altro nelle abitazioni di Gelli e nelle sedi della società "Scifco", e della impresa "Edilter" di Bologna, collegate a Said Omar Mugne.
Il leader dei nazionalisti russi Zirinowski è accusato di traffico di materiale radioattivo (mercurio rosso, osmio e plutonio), fornitigli da alcuni trafficanti della Bielorussia. L'arcivescovo di Barcellona è accusato di intermediazione valutaria abusiva, per la vendita di 100 milioni di dollari attraverso lo Ior, la banca vaticana, realizzata con l'intermediazione del professore Sala e del notaio Keung. Tra i destinatari delle ordinanze di custodia figura Rodolfo Meroni, socio dello studio Meroni-Muller-Lanter di Zurigo, legato all'agente della Cia Roger D'Onofrio, arrestato nei mesi scorsi nell'ambito della stessa inchiesta. Gli sviluppi dell'inchiesta "cheque to cheque" sono basati, in particolare, sulle rivelazioni di Francesco Elmo, un "faccendiere" arrestato nell'ottobre 1995, legato al Sismi e al colonnello Mario Ferraro. Collaborazione è stata offerta anche dal maggiore dell'Esercito Pierangelo Quinti, coinvolto nell'inchiesta, da Enrico Urso e da Riccardo Marocco. Questi sarebbero intermediari che il "ramo italiano" dell'organizzazione utilizzava per il riciclaggio e la vendita di oro e valuta. L'inchiesta ha messo in luce una "rete" di rapporti finanziari internazionali realizzati attraverso un meccanismo denominato "Roll Program".
10 GIUGNO 1996 - Trenta grammi di osmio (metallo raro utilizzato anche per costruire testatenucleari); documenti ritenuti «interessanti»; conti correnti per circa tre miliardi di lire. E' quanto hanno sequestrato i carabinieri nell'agenzia 2 della Banca di Roma di Mestre, nell'ambito dell'inchiesta «Cheque to cheque» sul traffico internazionale di armi e riciclaggio. Il sequestro era stato disposto dai pm del tribunale di Torre Annunziata Paolo Fortuna e Giancarlo Novelli. Sia i conti correnti sia le cassette con l'osmio sarebbero intestate al latitante Lorenzo Mazzega e al trafficante internazionale di armi Nicolas Oman, l'uomo che secondo gli inquirenti avrebbe avuto contatti con il leader nazionalista russo Vladimir Zhirinovsky. Gli sviluppi dell'operazione sono collegati alle rivelazioni del faccendiere Francesco Elmo, che da mesi sta collaborando con i magistrati della procura di Torre. Sarebbe stato Elmo a fare riferimento all'osmio, materiale che avrebbe notato durante la permamenza nel castello di Bland, in Slovenia, dove si trovavano Oman e il leader nazionalista russo. Tra il materiale sequestrato vi sono anche 14 carte di credito e documenti relativi alla donazione di un gruppo elettrogeno alla Croazia attraverso un centro della Caritas. Un decreto di sequestro di tutti gli eventuali depositi bancari in Italia che potrebbero riferirsi a Oman e a Mazzega è stato trasmesso dai pm all'Abi, l'agenzia interbancaria italiana. 24 GIUGNO 1996: Dodici ordini di cattura internazionali sono stati emessi dai magistrati della Procura di Torre Annunziata nell'ambito dell'inchiesta "Cheque to cheque" sul traffico di armi, valuta e materiale radioattivo. Si tratta di provvedimenti di "arresto provvisorio" nei confronti di persone gia' coinvolte nelle indagini che, in attesa di estradizione, saranno eseguiti attraverso le autorita' di diversi Paesi. Tra i destinatari figurano l'avvocato svizzero Rodolfo Meroni, il notaio viennese Franz Helm, lo sloveno Nicholas Oman ed il canadese Dennis Moorby.Cosa Nostra negli Stati Uniti
GENOVESE : È la famiglia mafiosa più forte d’America. Conta circa 300 affiliati. Il boss è Vincent "Chin" Gigante, 68 anni, ex braccio destro di Vito Genovese. Dopo l’arresto di Gotti, boss della famiglia Gambino, è quella sua la voce più autorevole in seno a Cosa Nostra americana. Il quartier generale della famiglia è a Manhattan, presso il Triangle Civic Improvement Association nel Greegwich Village.. ATTIVITÀ : Estorsioni, appalti, raccolta dei rifiuti (New York e New Jersey), controllo dei porti di Newark ed Elizabeth e del Fulton, il mercato del pesce. La famiglia Genovese è coinvolta anche nel gioco d’azzardo, usura, traffico di droga (New York, nella parte nord del New Jersey e nel Connecticut). In calo l’influenza che aveva sul sindacato dei muratori e dei carpentieri e sul Jacob K. Javits Convention Center, storico crocevia degli intrecci politico-mafiosi. GAMBINO : Conta circa 200 affiliati. Il boss John Johnny Boy Gotti, Sr., 55 anni, sta scontando una condanna all’ergastolo in un carcere di massima sicurezza dell’Illinois. A farne le veci, a capo della famiglia, sarebbe il figlio, John Jr., 32, che vive a Massapequa (Long Island). Tre sarebbero i capiregime : Peter Gotti, 54, di South Ozone Park, Queens ; Nicholas Corozzo, 56, di Brooklyn e Jack D’Amico, 62, di Lower Manhattan. Due i quartier generali: il Bergin Hunt and Fisch Club (lato sud della 101st Avenue ed il famigerato Ravenite Social Club, sito al 247 di Mulberry Street, nella Little Italy, dove l’Fbi, attraverso una serie di intercettazioni ambientali, ha raccolto molte prove che hanno poi confermato in sede dibattimentale le accuse di Sammy Gravano contro John Gotti. ATTIVITA’ : La famiglia Gambino è coinvolta nel gioco d’azzardo, usura, traffico di droga (New York City e nella periferia nord, New Jersey, Connecticut e Long Island). In calo l’influenza della famiglia sul racket delle assunzioni, sul trasporto dei rifiuti solidi urbani e dei generi alimentari, nonché sul sindacato dei camionisti. BONANNO : Conta circa 100 affiliati. Joseph C. Massino, 53 anni, sarebbe il capo. Suo vice sarebbe invece Salvatore A. Vitale, 48, di Dix Hills (Long Island) mentre James Tartaglione, 59, svolgerebbe funzioni di consigliere. ATTIVITÀ : La famiglia Bonanno è coinvolta nel gioco d’azzardo, usura, traffico di droga e videopoker. Il potere di questa organizzazione mafiosa, secondo le autorità americane, sarebbe in crescita. LUCCHESE : Conta 50-60 affiliati. Vittorio Amuso, 61 anni, attualmente in carcere, dove sta scontando una condanna all’ergastolo, è il boss. A fare le sue veci sarebbe Joseph DeFede, 62, coadiuvato da Steven Crea (vicecapo ad interim), 48. ATTIVITÀ : La famiglia Lucchese è coinvolta nel giro dell’usura, traffico di droga, estorsione nel settore dell’edilizia. In calo la sua influenza nel settore dei trasporti industriali, controllo degli aeroporti, ma anche nel gioco d’azzardo e nell’usura nel New Jersey. COLOMBO : Conta circa 50-60 affiliati. Carmine Persico Jr., 63 anni, condannato all’ergastolo, detenuto, è il capo. Al suo posto ci sarebbe ora Andrew T. Russo, 62, di Old Brookville (Long Island), mentre Vincenzo Aloi, 62, sarebbe il consigliere della famiglia. ATTIVITÀ : La famiglia Colombo è coinvolta nel grosso giro del gioco d’azzardo e dei prestiti ad usura nell’area di Brooklyn, Queens e Long Island. È attiva anche nel traffico di droga. |
20 GIUGNO 1996: La mafia russa
investe in occidente, ed in particolar modo in Italia, gli ingenti proventi
delle sue attivita' criminose. I suoi boss occupano posizioni strategiche
nella finanza, nel commercio e nell'industria. Secondo una ricerca della
Confcommercio, illustrata dal presidente Bille', la mafia russa tra il 1993
ed il 1995 avrebbe investito in Italia almeno 18-20.000 miliardi di lire,
mentre sarebbero circa 800 mila i miliardi investiti nel mondo occidentale.
Gli investimenti di mafia, 'ndrangheta e camorra, nel 1995, sarebbero stati
di circa 70-80 mila miliardi.
La Mafia messicana |
Per anni sono stati
i corrieri dei narcos colombiani. A loro spettava il compito di
eludere la sorveglianza dei yankee lungo quella striscia di terra
che separa il Messico dagli Stati Uniti. Duemila miglia di confine:
una brughiera, attraverso la quale passava di tutto. Oggi, dopo i
duri colpi subiti dai cartelli di Medellin e Cali, le organizzazioni
criminali messicane si sono messe in proprio e, come ha sottolineato
di recente il capo della Drug Enforcement Agency, Thomas
Constantine, costituiscono un'autentica minaccia per gli Stati
Uniti. Hanno in mano il mercato delle
metamfetamine, un tempo controllato dalle bande di motociclisti
americane. Ma fanno affari anche con la cocaina, l'eroina e la
marijuana. Attraverso il Messico passano ogni anno il 70 per cento
della cocaina ed il 50 per cento della marijuana distribuite negli
Usa. Cifre da capogiro, secondo le stime del National Narcotics
Intelligence Consumers Committe. Dilagante è anche il fenomeno della
corruzione. L'organizzazione più rappresentativa - una sorta di sindacato - è la cosiddetta "Federazione" : bisogna, comunque, dire che nella mafia messicana le alleanze si saldano e si rompono a seconda delle circostanze e degli interessi. Frequenti e sanguinosi sono gli scontri tra bande rivali. Quattro le organizzazioni più potenti : Il clan di Tijuana, che ha sede nell'omonima città nella baia della California Norte. Comandano i fratelli Arellano-Felix, Benjamin, Francisco e Ramon. Tra le organizzazioni criminali messicane, è quello più violento. Tra le sue vittime anche il cardinale Juan Jesu Posadas-Ocampo, ucciso nel 1993 all'aeroporto di Guadalajara. In quello stesso anno, in un'altra guerra di mafia che ha interessato questo gruppo e scoppiata a San Diego, in California, per il controllo del mercato delle metamfetamine, sono state uccise in pochi mesi 26 persone. Il cartello di Sonora è controllato da Miguel Caro Quintero ed opera nel territorio compreso tra Hermosillo, Agua Prieta, Guadalajara e Culiacan, con addentellati anche negli stati messicani di San Luis Potosi, Sinaloa e Sonora. Rafael Quintero, fratello del boss, è attualmente in carcere in Messico per concorso in omicidio in relazione alla morte dell'agente speciale della DEA Enrique Camarena, torturato ed ucciso da uomini legati al cartello di Sonora. La zona di influenza di questo gruppo si estende anche alla California, Arizona, Texas e Nevada. Ha contatti con le maggiori organizzazioni colombiane. Il cartello di Juarez è guidato da Amado Carillo Fuentes, il più potente trafficante di droga messicano. Questo gruppo è legato ai Rodriguez-Orejuela (cartello di Cali) e attraverso forme di parentela ai fratelli Ochoa (cartello di Medellin). Per anni, il cartello di Juarez ha trasportato droga negli Usa per conto dei narcos, anche attraverso l'uso di aeromobili. Nel 1989 alcuni corrieri di questo cartello vennero arrestati dalla DEA che, in quella circostanza, sequestrò a Sylmar (California) 21 tonnellate di cocaina per un valore di circa 12 milioni di dollari. Il gruppo del Golfo, che ha la sua base in Matamoros, nello stato di Tamualipas, è guidato da Juan Garcia Abrego. Nel 1993 la DEA ha ricevuto alcune segnalazioni sulle attività di questo gruppo che avrebbe esportato negli Usa più di 30 tonnellate di cocaina, spingendosi a nord fino al Michigan, al New Jersey, allo stato di New York. Ai primi di ottobre del 1994 la polizia messicana ha arrestato Humberto Garcia Abrego, fratello del boss, per droga. Con lui in carcere sono finiti altri esponenti del gruppo del Golfo. Juan Garcia Abrego è stato invece arrestato il 14 gennaio 1996 dalle autorità messicane ed estradato negli Usa (Texas) dove deve rispondere dell'accusa di traffico di cocaina ed altri reati. |
La Mafia dei muscoli |
Taglieggiatori di professione. Violina Hristova, cronista di nera dello Standard News di Sofia, li ha definiti "Wrestlers Mafia": sono ex pugili, ex lottatori, ex poliziotti, ex uomini dei servizi di sicurezza che alle pistole preferiscono le mazze da baseball. Sono circa 4.000 ed oltre all'industria della "protezione", si occupano anche di droga e di riciclaggio di denaro sporco, senza disdegnare forme di corruzione nei confronti di funzionari pubblici e appartenenti alle forze dell'ordine. Secondo alcune stime, la mafia dei muscoli controllerebbe l'80% dei locali notturni e il 70% dei posti dove si pratica il gioco d'azzardo. Ed in almeno sei casino' avrebbe partecipazioni azionarie. |
BOGOTÀ 16 settembre: Dopo 67 mesi di detenzione è ritornato oggi in libertà il narcotrafficante colombiano Fabio Ochoa Vazques - uno dei cinque capi dell’ormai dissolto Cartello di Medellin - , che era stato condannato a una pena di poco più di 8 anni di carcere. Lo scorso luglio erano stati rilasciati anche i suoi fratelli Jorge Luis e Juan David che, a loro volta, dopo essersi costituiti nel 1990 ammettendo i loro reati, hanno ottenuto una riduzione della metà delle rispettive condanne. I tre Ochoa erano considerati tra i capi del Cartello di Medellin, quando capo indiscusso era Pablo Escobar, il quale prima di essere ucciso in un conflitto a fuoco con la polizia, aveva come luogotenente Gonzalo Pablo Gacha. Tutti e tre i fratelli hanno scontato la pena nel carcere di massima sicurezza di Envigado, all’estrema periferia di Medellin, a 473 chilometri di Bogotà. |
11 GIUGNO 1996 : La polizia ha arrestato Luis Enrique "Miki" Ramirez Murillo, considerato il leader del cartello della Costa Atlantica, una delle più importanti organizzazioni del narcotraffico colombiano. Al momento dell’arresto avvenuto nella notte a Bogotà - ha reso noto il comandante della polizia, generale Rosso Josè Serrano - il boss era accompagnato da sette guardie del corpo. Ramirez, 48 anni, legato a suo tempo al defunto leader del cartello di Medellin, Pablo Escobar, era successivamente passato dalla parte dei suoi avversari del cartello di Cali, per poi operare nelle regioni di Caquetà, Amazonas e Putamayo dove ha finito per imporsi come capo dell’organizzazione della Costa Atlantica. Nel corso della conferenza stampa, il generale Serrano ha affermato che il dossier di Ramirez "è talmente grande che può essere paragonato solo a quello di Escobar", poiché era riuscito "ad infiltrare i suoi uomini in molti organismi di sicurezza e ad utilizzare un’imprecisata quantità di imprese intestate a prestanome per occultare le sue vaste attività malavitose". |
Le Triadi cinesi |
Le triadi - da non
confondere con le "tong" o le altre organizzazioni criminali
asiatiche (vietnamiti, street gangs, come la famigerata
Ghost Shadows ) - oggi
costituiscono una seria minaccia per le forze dell'ordine in molti
paesi. Le loro principali basi sono in Hong Kong e in Taiwan.
Quattro i principali gruppi : Chiu Chao, Wo, 14k e Big Four. Il Chiu
Chao comprende quattro sindacati : Fuk Yee Hing, Sun Yee On, Gain
Yee e Yee Kun, dei quali il secondo (Sun Yee On) è quello più
potente e più forte ad Hong Kong. Il 14K, i cui affiliati sono di
origine cantonese, è il principale rivale del Sun Yee On, ha grosse
ramificazioni in Taiwan ed è, da sempre legato, al partito
Kuomintang. Una delle sue principali risorse è il traffico di
eroina. Il gruppo Wo, anche esso con affiliati di origine cantonese,
raggruppa alcune potenti organizzazioni, come la Wo On Lok, la Wo
Shen Wo, la Wo Yung Yee, la Wo Hop To, la Wo Laik Wo e la Wo Shen.
Molto attivi in Cina ed a Hong Kong sono anche il gruppo Ching e i
Big Circle (quest'ultimi non sono una vera e propria triade, ma ne
hanno mutuato alcune caratteristiche). Altri gruppi - di origine
taiwanese - comprendono la United Bamboo, Four Seas Gang, Tien Dao
Mon e Chao Tong. Secondo una stima della Royal Hong Kong Police
Force (RHKP), a Hong Kong oggi opererebbero circa 30 triadi con un
esercito da 70.000 a 120.000 affiliati. |
Le attività delle triadi cinesi
Gioco d’azzardo, prostituzione, racket e soprattutto traffico di droga sono le principali attività cui si dedicano i mafiosi cinesi. Trafficando con l’eroina proveniente dal Triangolo d’oro le Triadi impiantano basi in Europa, in Canada e negli Stati Uniti. Le loro filiali più importanti nel mondo hanno sede a Manchester, Perth, Vancouver e San Francisco (le quattro città del Dragone), ma anche a Vienna e Budapest. |
La Yakuza
Un esercito di
90mila uomini, presenti oltre che in Giappone, negli Usa
(California e Hawaii), nell'America del Sud, in Europa, nelle
Filippine, nel sud-est asiatico ed in Australia (Queensland),
con un giro d'affari annuo stimato in quasi 1.500 miliardi di
yen, circa 22mila miliardi di lire. Da secoli la Yakuza domina
il Sol Levante, graziata da un'impunità che ha permesso la sua
crescita incontrollabile. |
Le attività della Yakuza
Traffico di droga (anfetamine), gioco d'azzardo e riciclaggio del denaro sporco sono le voci più ricche del bilancio della Yakuza. Altre attività nella quale questa organizzazione è coinvolta sono il mercato del sesso (prostituzione, pornografia), quello cinematografico, il traffico di armi, l'usura, l'estorsione. Importantissimo è il capitolo dedicato agli investimenti ( va detto che il riciclaggio del denaro sporco in Giappone non è punito dalla legge). Oggi le maggiori entrate della Yakuza provengono dalle attività lecite avviate con i proventi dei vari traffici. Molti sono gli interessi della Yakuza nella Comunità economica europea. Nel 1980 un gruppo legato alla mafia giapponese ha acquistato una grossa quantità di azioni della compagnia francese dei petroli e della banca Paris-Bas. Contatti tra le mafie italiane e la Yakuza sono stati segnalati nei paesi dell'Est europeo, dopo il crollo del muro di Berlino. Intensi continuano ad essere gli intrecci con gli ambienti politici. |