I VERI OBIETTIVI DELLA PROVA NAZIONALE INVALSI

Tra qualche giorno avranno inizio gli Esami di Stato a conclusione del primo ciclo di istruzione, con la novità di contemplare, oltre al colloquio orale e alle canoniche prove scritte di italiano, matematica e lingue comunitarie, anche una prova nazionale scritta, sotto forma di quiz, riguardante italiano e matematica.

Fioroni, con la circolare n. 32 del 14 marzo 2008, ha voluto lasciare un altro segno indelebile del suo passaggio, imponendo, a quello che un tempo si chiamava esame di terza media, l'effettuazione di un'ulteriore prova, uguale per tutti gli alunni d'Italia, da svolgersi lo stesso giorno (il prossimo 17 giugno), con una durata massima di due ore, predisposta centralmente dall'Invalsi.

Numerosi sono i motivi di dissenso sulle modalità d'effettuazione, sulla filosofia che ne sta alla base e sui reali scopi di un provvedimento di chiara e diretta discendenza morattiana.

In primo luogo, i contenuti su cui verterà tale prova, a causa della loro genericità, risultano di fatto incomprensibili e vaghi, inoltre, la prova nazionale non prevede alternative per gli alunni in situazione di handicap (tranne una versione digitale per la minorazione visiva), né tanto meno per gli alunni stranieri, benché proprio loro, spesso, abbiano una scarsa conoscenza della lingua italiana. Ancor più paradossale risulta il fatto che l' esame a conclusione del primo ciclo di istruzione, realizzato secondo queste modalità, diventa il più pesante, almeno a livello di numero di prove, che un alunno italiano dovrà affrontare in tutta la sua carriera scolastica.

Nella scuola che ha deciso di fare a meno dei "programmi nazionali", sostituendoli (anche se ancora in via provvisoria) con qualcosa di ben più aleatorio quali le "Indicazioni per il curricolo per la scuola dell'infanzia e per il primo ciclo d'istruzione" , dove è teorizzata la personalizzazione e l'individualizzazione degli insegnamenti, risulta estremamente contraddittoria la proposizione di una prova centralizzata, predisposta da un Ente (l'INVALSI) che, per proprio statuto, non può tenere conto delle variabili legate alla composizione socio-culturale del territorio, dell'utenza e né tanto meno degli elementi fondanti (metodologie, strategie, percorsi, scelte di contenuti …) la programmazione attuata all'interno di ciascuna classe.

La fumosa autonomia, che in realtà da anni nelle nostre scuole si manifesta in una vera e propria "autogestione della miseria", viene maldestramente recuperata, dalla circolare ministeriale, nella fase valutativa (il cui onere è chiaramente delegato alle commissioni esaminatrici), quando ciascuna scuola è libera di determinare l'importanza da assegnare alla prova nazionale, paradossalmente, anche nessun peso.

Detto ciò è chiaro che il fine di tale operazione non è, come dichiara la circolare, concorrere "alla conoscenza dei livelli d'apprendimento di talune discipline conseguiti al termine del 1° ciclo dagli alunni sul territorio nazionale", ma, con la scusa di "allineare il nostro sistema di istruzione agli standard internazionali", di stilare una graduatoria nazionale delle scuole medie (al momento, da allargare poi a tutti gli ordini di scuola !).

La posizione in graduatoria determinerà un flusso di finanziamenti pubblici e privati (le famose fondazioni), tendendo a promuovere le scuole ritenute (dai numeri) migliori e ad escludere e penalizzare ulteriormente quelle ritenute peggiori.

La posizione in graduatoria influirà sull' afflusso di alunni, docenti e dirigenti verso le prime, sulla fuga dalle seconde, con la conseguente soppressione di queste ultime (come è stata auspicato dal nuovo ministro della Funzione Pubblica Brunetta), in quanto ritenute poche competitive, oltre che inefficaci ed inefficienti, in una chiara logica aziendalistica che ben poco ha a che spartire con l'idea e la prassi di una scuola pubblica inclusiva e democratica.

 

Dalla valutazione delle scuole a quella dei docenti il passo è breve e benché l'INVALSI (e il ministero) dichiarino che tale valutazione non avrà alcuna ricaduta sui docenti, questo è vero solo perché a questa seconda incombenza provvederà la proposta di legge per la riforma dello Stato Giuridico che è stata appena presentata, il 12 maggio, dalla neo eletta presidente della commissione Cultura  della Camera, on. Valentina Aprea.

A differenza degli anni passati, quando è stato possibile opporre il rifiuto individuale alla somministrazione dei test INVALSI, oggi questa prova è stata resa obbligatoria dalla direttiva e dalla circolare dell'ex ministro Fioroni, ciò nonostante è importante che proprio in questi giorni nelle scuole italiane si parli di questo problema, si alzino delle voci per esprimere liberamente il proprio giudizio negativo su tale proposta, per difendere la professionalità docente, le scelte didattiche e pedagogiche, per continuare la battaglia a difesa della libertà d'insegnamento e della democrazia.

Stefano Lonzar