Profilo di Gaetano Salvemini

a cura di Giampaolo Francesconi

 

fo_salv.jpg (3407 byte) Gaetano Salvemini (Molfetta 1873 – Sorrento 1957) giunse a Firenze, dalla natia Molfetta, nell’autunno del 1890 dove si formò alla scuola fiorentina di Pasquale Villari e di Cesare Paoli e dove nel 1894 discusse la tesi di laurea, per perfezionarsi l’anno successivo in discipline storiche e geografiche. Nell’ambiente accademico dell’Istituto di studi superiori e di perfezionamento, allora uno dei centri culturali e scientifici più vivi ed operosi dell’Italia post-unitaria, a contatto con docenti come Girolamo Vitelli, Cesare Paoli, Achille Coen, Augusto del Vecchio, Pietro Cavazza, Felice Tocco e Pasquale Villari entrò in rapporto con i nuovi metodi della ricerca storica e con la salda coscienza del valore civile dell’insegnamento che questi maestri riuscirono ad impartirgli. In quel periodo di studi universitari approfondì l’interpretazione marxista del divenire storico insieme alle istanze della sociologia positivista, il connubio in qualche modo centrale della sua formazione "fra la storiografia delle antitesi di derivazione villariana e il determinismo economico e sociologico di Achille Loria"(1). Furono anni fondamentali quelli fiorentini, per la sua attività di studioso e per il suo futuro impegno politico, ai quali egli stesso riconobbe più tardi "di dovere tutto quello che [sarebbe] riuscito a fare" in seguito, "ché io arrivai a Firenze nel settembre 1890 che ero un mezzo selvaggio, e lì imparai a lavorare e ad amare il lavoro", quell’ambiente fin de siècle, insomma, al quale attribuiva di aver formato il nucleo centrale della sua mentalità e della sua produzione scientifica.

Gli avvenimenti tumultuosi della crisi di fine secolo, mentre aveva iniziato le sue peregrinazioni d’insegnamento per la penisola, impressero una forte accelerazione all’evoluzione politica ed intellettuale di Salvemini. Dall’influenza delle pagine di Carlo Cattaneo, al crescente interesse per l’impegno politico nelle fila socialiste fino alla riflessione sui problemi del Mezzogiorno, gli interessi storiografici di Salvemini si spostarono progressivamente dal Medioevo alla più recente storia italiana, con un’interpretazione che si scostava dalle immagini della pubblicistica ufficiale, in cui indicava nel conflitto tra le due componenti della vicenda risorgimentale – il partito monarchico, espressione della grande proprietà terriera e quello democratico, più vicino alla borghesia imprenditoriale e delle professioni – una chiave di lettura efficace ed incisiva degli avvenimenti del secondo Ottocento (2).

Dall’inizio del nuovo secolo le tappe principali della biografia salveminiana sono scandite dall’attività di docente – intrapresa nelle Università a soli ventotto anni con la cattedra di Storia moderna a Messina -, dall’attività scientifica, ormai per lo più rivolta alla storia contemporanea, anche se al Medioevo ritornerà con frequenza nella sua lunga attività di studioso (3), e dall’impegno politico. Attraverso l’esperienza dell’"Unità", le sciagure familiari, l’aperta ostilità al Fascismo che gli procurò l’esilio dal 1925 al 1949, anni in cui si stabilì in America insegnando alla Harvard University, ed il definitivo rientro in Italia con la ripresa dell’insegnamento a Firenze tenuto fino a pochi anni prima della morte – avvenuta il 6 settembre 1957 a Capo di Sorrento – la vicenda biografica di Salvemini trascorse tra la militanza politica, l’impegno civile, sempre rivolto all’azione critica delle leggerezze e delle debolezze della democrazia italiana sulla base di una tensione costante verso i principi di libertà, di democrazia e di socialismo e l’attività di studioso, nella quale per larga parte si riflettevano le istanze e le idee che avevano informato la sua azione civile e morale.


1 - E. Artifoni, Salvemini e il Medioevo. Storici italiani fra Otto e Novecento, Napoli, Liguori, 1990, p. 32.

2 - S. Bucchi, La vita e le opere, in G. Salvemini, Dizionario delle idee, a cura di S. Bucchi, Roma, Editori Riuniti, pp. XV-LVI, p. XXI.

3 - Al di là delle lezioni, dei corsi accademici e delle conferenze di argomento medievistico che, a più riprese, anche in anni in cui Salvemini si occupava più da vicino di questioni di storia contemporanea furono presenti tra i suoi interessi, appare estremamente significativo il fatto che nel 1935 coltivasse l’idea di porre mano al progetto di "scrivere un’opera dal titolo quasi testualmente villariano, The First Two Centuries of Florence, probabilmente un riassunto di storia fiorentina per il pubblico anglosassone" (Artifoni, Salvemini e il Medioevo, p. 25, nota 31).

 

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Insegnanti celebri: Gaetano Salvemini

 

Gaetano Salvemini (1873-1957)


 

 

Salvemini insegna Storia e Geografia al Torricelli dal 1896 al 1898. Funge da bibliotecario, accompagna a Firenze gli alunni nella prima gita scolastica della storia del Torricelli. Della sua esperienza a Faenza rimane traccia, oltre che nell'epistolario, nei numerosi scritti che Salvemini ha dedicato al mondo della scuola.

Sull'insegnamento di Salvemini a Faenza, vedi
G.Bertoni, Gaetano Salvemini a Faenza, in "Convegno di studi su Gaetano Salvemini", Faenza, Stabilimento grafico Fratelli Lega, 1973, pp.79-89

 

Qualche documento su Salvemini a Faenza

Il biglietto con cui Salvemini comunica di essere stato nominato al liceo Torricelli e chiede di potersi presentare a scuola con un paio di giorni di ritardo rispetto alla data fissata del 30 ottobre 1896.

Biglietto Salvemini

 

Partecipaziome matrimonio Salvemini

Biglietto di partecipazione alle nozze di Gaetano Salvemini, celebrate a Firenze il 21 ottobre 1897. Rientrato dal permesso matrimoniale,  Salvemini ripartì per Villafranca d'Asti, per rappresentare la scuola al funerale di Paolo Luotto, insegnante di filosofia al Torricelli, che era scomparso dopo breve malattia.

Salvemini avrebbe perso tragicamente moglie e figli nel terremoto di Messina (1908).

 

La lettera in cui Salvemini racconta il funerale di Luotto

Firenze, 26 dicembre ‘97

Pregiatissimo Sig. Preside,
Voglia scusarmi se non Le ho scritto qualche giorno prima per renderle conto della mia spedizione a Villafranca d’Asti. Il viaggio a rotta di collo di andata e ritorno mi aveva esaurito molto più che non credessi e mi lasciò la testa stonata in modo che durante i primi giorni di quiete non ho trovato energia bastante per scrivere.
La sera di lunedì passato, quando ero ancora a Faenza, mi arrivò un telegramma dell’avvocato Brezzi [il suocero di Luotto], che mi annunciava che potevo andar a Villafranca con treno delle 10 30, perché mi avrebbero aspettato. Così mi risparmiai il viaggio in carrozza, che dato il freddo sarebbe stato disastroso.
A Villafranca era tutto pronto per i funerali, quando arrivai ebbi appena il tempo di salutare la povera signora Eugenia istupidita addirittura dal dolore; e poi ci s’incamminò per la chiesa. Credo che non mancasse nessuno dei compaesani del povero Luotto ai funerali; piangevano tutti e si vede che gli volevano molto bene. Povero Luotto! facevano tutti a gara a raccontarmi qualche aneddoto della sua vita, parlavano tutti di Gerolamo Savonarola senza saper chi fosse, e parlavano anche di Luotto come di un insigne giocatore di boccie collo stesso entusiasmo con cui ne parlavano come di illustratore di Fra Girolamo. I cantori nella messa urlavano come tanti indemoniati per dimostrare all’amico il loro affetto. Era un insieme molto commovente, quantunque attraverso alla commozione non fosse facile trattenere di tanto in tanto il sorriso per le forme ingenue e strane con cui tutti mostravano il loro dolore.
C’era tanti fiori, che non si sa donde fossero venuti; il povero Luotto aveva molti amici, e la sua povera Signora era nel suo dolore contenta di vedere che tante persone avevano voluto mostrare con fiori la loro amicizia e la loro stima per il morto.
Di discorsi ce ne furono parecchi; mi pare d’averne contati sette; anch’io dissi due parole a nome di Lei, dei Colleghi e dei discepoli.
La Signora Eugenia e il suo babbo e gli altri di famiglia furono infinitamente commossi della mia presenza; la Signora Eugenia, poi, mi usò tanta gentilezza e trovò nel suo dolore tante piccole attenzioni per me, che io dovevo fare dei grandi isforzi per non piangere. Le confesso che se avessi preveduto tutte le emozioni, che mi aspettavano a Villafranca, non avrei accettato l’incarico di andarvi.
Non mancai di presentare alla Signora Eugenia coi saluti di tutti i Colleghi anche quelli della Sua Signora e della Sua Signorina. È inutile che dica a Lei e agli altri Professori tutti i ringraziamenti, che ebbi l’incarico di comunicare loro. Credo anzi che a quest’ora a Faenza sarà arrivata qualche lettera della famiglia
[segue la distinta delle spese sostenute per il viaggio].
Con mille saluti a Lei e ai suoi Colleghi sono di Lei Dev.mo
Gaetano Salvemini.

[Paolo Luotto, docente al Torricelli dal 1892 al 1897, fu autore di una fondamentale monografia su Girolamo Savonala]

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"Io sto abbastanza bene e lavoro in modo da esserne contento. Il mio insegnamento va a gonfie vele. Su undici alunni della terza liceale, uno solo—il più cretino— è monarchico; uno è socialista; uno repubblicano; due clericali; uno critico ma con forti tendenze verso il socialismo; tutti gli altri repubblicaneggianti. Io, purtroppo, non posso esporre le mie opinioni; e quando andiamo insieme a passeggio lascio che parlino essi e discutano; intervengo solo di tanto in tanto in forma infamemente gesuitica, facendo delle osservazioni e adducendo fatti, che a prima vista dan torto al repubblicano e al socialista e perciò sono accettati con entusiasmo dagli altri; ma le mie parole a poco a poco provocano una fermentazione nella mente di tutti; il socialista diventa più socialista; il repubblicano va passando al socialismo; gli altri si vanno rischiarando; i due clericali diventano più clericali; ma fra un anno non saranno più tali. Se resto in Faenza altri due anni, fra cinque anni tutta la Romagna sarà socialista. I miei scolari mi adorano; se domani il ministero volesse mandarmi via di qui per le mie idee, qui si ribellerebbero tutti. Io non smetto mai per un momento la mia prudenza; i miei scolari non riescono a capire come io la penso; vedono che do ragione e torto a tutti e per questo stanno con me senza sospetto. Tutto questo non so se sia bene o male; certo è ipocrita; ma io devo adattarmi all’ambiente."

(Salvemini a Carlo Placci - Faenza, 29 gennaio 1897)

 

 

"Quanto al Salvemini, io non posso fare altro che ringraziare il Ministero come del più bel regalo che abbia fatto a questo Istituto: è un giovanotto egregio che deve far carriera e presto e che ha saputo acquistarsi subito l’affetto e la stima di tutti".

(dalla relazione del preside Del Seppia al Provveditore, giugno 1897)

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Liceo Torricelli

Altri personaggi celebri

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Bibliografia
di Gaetano Salvemini medievista

a cura di Giampaolo Francesconi

 

Nella bibliografia sono riportate tutte quelle opere – studi, saggi, recensioni, lezioni, dispense accademiche, conferenze – che Gaetano Salvemini dedicò, nella sua lunga attività storiografica, al periodo medievale.

Il criterio al quale ci siamo attenuti è stato quello di redigere una rassegna bibliografica dei lavori editi, sia di quelli pubblicati lui vivente sia di quelli approdati alla stampa dopo la sua morte, questo perché sulla base delle attuali conoscenze dei materiali d’archivio non può essere soddisfatta in pieno una compilazione analitica dell’intera produzione medievistica salveminiana, in particolare per quanto concerne le dispense che Salvemini predispose a più riprese per la didattica. Materiali dei quali non esiste un ambito archivistico che li raccolga organicamente tutti, per cui in attesa di lavori organici di riordino e di sistemazione scientifica, abbiamo ritenuto doveroso rinunciare a qualsiasi desiderio di completezza.

Per la stesura della bibliografia abbiamo seguito un criterio strettamente cronologico, nell’intento di seguire più agevolmente l’itinerario storiografico medievistico salveminiano e di richiamare così continuità e cesure nei suoi interessi di studio. Delle opere si sono riportate tutte le successive edizioni e ristampe con l’obiettivo, nei limiti del possibile, di seguire la storia editoriale delle singole pubblicazioni; in questa prospettiva, abbiamo ritenuto opportuno inserire anche i lavori stampati dopo la sua morte.


1892

  • Recensione a P. Imbart de la Tour, Les élections épiscopales dans l’Eglise de France du IXe au XIIe siècle. Etude sur la décadence du principe électif (814-1150), Paris, Hachette, 1891, "Archivio storico italiano", s. V, IX, 1892, pp. 125-132, ora con il titolo Le elezioni episcopali in Francia (IX-XII secolo), in Idem, La dignità cavalleresca nel comune di Firenze e altri scritti [1972], pp. 3-8.
  • Gli Ordini della giustizia del 6 luglio 1295, "Archivio storico italiano", s. V, X, 1892, pp. 241-261.

1893

  • Recensione a Breve et ordinamenta populi Pistorii anni MCCLXXXIIII, Milano, Hoepli, 1891, e a Statutum potestatis comunis Pistorii anni MCCLXXXXVI, Milano, Hoepli, 1888, entrambi a cura di L. Zdekauer, "Archivio storico italiano", s. V, XI, 1893, pp. 408-432, ora con il titolo Gli statuti di Pistoia alla fine del Duecento, in Idem, La dignità cavalleresca nel comune di Firenze e altri scritti [1972], pp. 9-29.

1894

  • A proposito della nascita di Cangrande della Scala, "Archivio storico italiano", s. V, XIV, 1894, pp. 319-322, ora con il titolo A proposito dell’anno di nascita di Cangrande della Sacla, in Idem, La dignità cavalleresca nel comune di Firenze e altri scritti [1972], pp. 30-32.
  • Vicende storiche della proprietà fondiaria in Sicilia, Palermo, Barravecchia, 1894.

1895

  • L’abolizione dell’ordine dei Templari, in Al prof. Giovanni Marinelli nel XXV anniversario delle sue nozze, Firenze, Ricci, 1895, pp. 49-58, poi "Archivio storico italiano", s. V, XV, 1895, pp. 225-264, poi in Idem, Studi storici [1901], pp. 91-136, ora in Idem, La dignità cavalleresca nel Comune di Firenze e altri scritti [1972], pp. 33-61.
  • Recensione a Il Comune teramano nella sua vita intima e pubblica dai più antichi tempi ai moderni; racconto e studi eseguiti da documenti e da tavole per Francesco Savini, Roma, Forzari e C., 1895, "Archivio storico italiano", s. V, XVI, pp. 385-389, ora con il titolo Storia del comune di Teramo, in La dignità cavalleresca nel Comune di Firenze e altri scritti, pp. 62-65.

1896

  • La dignità cavalleresca nel comune di Firenze, Firenze, Tip. M. Ricci, 1896, poi in Idem, Magnati e popolani in Firenze dal 1280 al 1295, Torino, 1960, pp. 339-482, ora in Idem, La dignità cavalleresca nel comune di Firenze e altri scritti [1972], pp. 101-203.
  • Gli statuti fiorentini del Capitano e del Potestà degli anni 1322-’25, "Archivio storico italiano", s. V, XVIII, 1896, pp. 66-97, ora in Idem, La dignità cavalleresca nel comune di Firenze e altri scritti, pp. 66-90.
  • Recensione a Zur Entstehung der Stadtverfassung in Italien. Eine historische Untersuchung von Lothar von Heinemann, Leipzig, Pfeffer, 1896, "Archivio storico italiano", s. V, XVIII, 1896, pp. 407-415, ora con il titolo Sulla origine della costituzione consolare nei comuni italiani, in Idem, La dignità cavalleresca nel Comune di Firenze e altri scritti [1972], pp. 91-97.

1897

  • Un comune rurale toscano nel secolo XIII, "Rivista di storia e filosofia del diritto", I, 1897, pp. 457-462; II, (fasc. I, pubblicato il 1° agosto 1898), pp. 7-13; III (fasc. II-III pubblicato il 20 gennaio 1899), pp. 74-80, poi, completato e modificato col titolo Un comune rurale nel secolo XIII, in Idem, Studi storici [1901], pp. 1-37, e ora in Idem, La dignità cavalleresca nel comune di Firenze e altri scritti [1972], pp. 274-299.

1898

  • Recensione a Il constituto del comune di Siena dell’anno 1262, a cura di L. Zdekauer, Milano, Hoepli, 1897 e a L. Zdekauer, Il frammento degli ultimi due libri del più antico constituto senese, "Bullettino senese di storia patria", I, 1894, pp. 131-154, 271-284; II, 1895, pp. 137-144, 315-322; III, 1896, pp. 79-92), "Archivio storico italiano", s. V, XXI, 1898, pp. 371-389, ora con il titolo Il Constituto di Siena del 1262, in Idem, La dignità cavalleresca nel comune di Firenze e altri scritti [1972], pp. 204-219.
  • Recensione a R. Davidsohn, Geschichte von Florenz, I, Ältere Geschichte, Berlin, E. S. Mittler und Sohn, 1896, e Idem, Forschunhgen zur älteren Geschichte von Florenz, I, Berlin, E. S. Mittler und Sohn, 1896, "Revue historique", LXVIII, 1898, pp. 354-366, ora con il titolo Sulla storia di Firenze del Davidsohn, in Idem, La dignità cavalleresca nel comune di Firenze e altri scritti [1972] , pp. 220-231.

1899

  • Magnati e popolani in Firenze dal 1280 al 1295, Firenze, Tipografia Carnesecchi e Figli, 1899 ("Pubblicazioni del R. Istituto di studi pratici e di perfezionamento in Firenze, sezione di filosofia e filologia", serie I, 27); poi riedito senza Appendice documentaria a cura di E. Sestan, Torino, Einaudi, 1960 e Milano, Feltrinelli, 1966 (Opere, I/1).
  • Le Consulte della Repubblica Fiorentina del secolo XIII, "Archivio storico italiano", s. V, XXIII, 1899, pp. 61-113, ora in Idem, La dignità cavalleresca nel Comune di Firenze e altri scritti, pp. 232-270.

1900

  • Recensione a U. G. Mondolfo, Pandolfo Petrucci Signore di Siena, Siena, Tip. Cooperativa, 1899, "Archivio storico italiano", s. V, XXV, 1900, pp. 165-167, ora con il titolo Pandolfo Petrucci signore di Siena, in Idem, La dignità cavalleresca nel comune di Firenze e altri scritti [1972], pp. 271-273.

1901

  • Studi storici, Firenze, Tipografia Galileiana, 1901.
  • La teoria di Bartolo da Sassoferrato sulle costituzioni politiche, in Idem, Studi storici [1901], pp. 137-168, ora in Idem, La dignità cavalleresca nel comune di Firenze e altri scritti [1972], pp. 331-350.
  • Le lotte fra Stato e Chiesa nei Comuni italiani durante il secolo XIII, in Idem, Studi Storici [1901], pp. 39-90, ora in Idem, La dignità cavalleresca nel comune di Firenze e altri scritti [1972], pp. 298-330.
  • Iohannis Viterbiensis, Liber de regimine civitatum, prodit curante Caietano Salvemini, Bologna, ("Biblioteca juridica Medii Aevi, III"), 1901, pp. 215-280.
  • Recensione a I. Del Lungo, Da Bonifazio VIII ad Arrigo VII. Pagine di storia fiorentina per la vita di Dante, Milano, 1899, "Revue historique", LXXV, 1901, p. 407 sg.

1902

  • Recensione a G. Arias, Le istituzioni giuridiche medievali nella Divina Commedia, Firenze, Lumachi, 1901, "Bullettino Storico della Società Dantesca Italiana", IX, 5-6, febbraio-marzo 1902, pp. 112-122.

1903

  • Il "Liber de regimine civitatum" di Giovanni da Viterbo, "Giornale storico della letteratura italiana", XLI, 1903, pp. 284-303, ora in Idem, La dignità cavalleresca nel comune di Firenze e altri scritti [1972], pp. 358-370.
  • Recensione a G. Romano, Niccolò Spinelli da Giovinazzo, diplomatico del secolo XIV, Napoli, Tip. Pierro e Veraldi, 1902, "Archivio storico italiano", s. V, XXXII, 1903, pp. 449-456, ora con il titolo Niccolò Spinelli da Giovinazzo, in Idem, La dignità cavalleresca nel Comune di Firenze e altri scritti, pp. 351-357.
  • Recensione a E. masi, Asti e gli Alfieri nei ricordi della villa S. Martino, Firenze, Tip. Barbera, "Bollettino della Società pavese di storia patria", III, fasc. III-IV, 1903, pp. 517-527.

1921

  • Dante e le lotte politiche del suo tempo, in Dante. Raccolta di studi, a cura di A. Reš, Gorizia, G. Paternolli, 1921, pp. 3-8.

1924

  • Recensione a Statuti dell’arte dei Medici e Speziali, a cura di R. Ciasca, editi dalla Camera di Commercio e Industria di Firenze in occasione del secentenario dantesco, Firenze, Vallecchi, 1922, "Archivio storico italiano", s. VII, I, 1924, pp. 130-134.

1936

  • Florence in the Time of Dante, "Speculum", XI, 1936,", pp. 317-326.

1937

  • Recensione a F. Schevill, History of Florence from the Founding of the City through the Renaissance, New York, Harcourt, Brace and Co., 1936, "The American Historical Review", pp. 723-725.

1957

  • Firenze ai tempi di Dante, in Studi in onore di Armando Sapori, I, Milano-Varese, Istituto Editoriale Cisalpino, 1957, pp. 469-482, ora in idem, La dignità cavalleresca nel comune di Firenze e altri scritti [1972], pp. 371-383.

1972

  • La dignità cavalleresca nel comune di Firenze e altri scritti, a cura di E. Sestan, Milano, Feltrinelli, 1972 (Opere, I/2).
  • La caduta dell’Impero romano [ Corso di lezioni inedite tenute in inglese alla Harvard University fra il 1939 e il 1940. Il testo italiano fu redatto da Salvemini negli ultimi anni della sua vita con l’assistenza di Elio Conti] , edito postumo in Idem, La dignità cavallersca nel Comune di Firenze e altri scritti [1972], pp. 385-469.

1985

  • S. Bucchi, Salvemini e Giuliano l’Apostata. Con un inedito di Gaetano Salvemini, "Archivio storico per la Calabria e la Lucania", LII, 1985, pp. 107-143 (inedito pp. 116-143).

1990

  • Firenze nel secolo XII, (lezioni inedite dell’Anno Accademico 1923-24), testo pubblicato postumo in Appendice a E. Artifoni, Salvemini e il Medioevo. Storici italiani fra Otto e Novecento, Napoli, Liguori, 1990, pp. 189-233.

1993

  • Gli ordinamenti di Giustizia del 6 luglio 1295, a cura di G. Salvemini, Appendice XII di Magnati e popolani, Firenze, Carnesecchi, 1899, pp. 384-432, ora ristampato in Florentia Mater. Ordinamenti di Giustizia 1293-1993, a cura di Franco Cardini, Firenze, SP 44 editore, 1993, pp. 383-432.

 

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