Anarchismo e pluralismo
di Francesco Codello

da Rivista Anarchica on line

Perché il pluralismo è un valore fondante dell'anarchismo.

 

Uno dei tratti salienti dell'idea anarchica, che ne caratterizza in modo qualificante la natura, è il suo essere pluralista. Il pluralismo come concezione filosofica si sostanzia nell'idea che non vi sono culture uniche né tantomeno è possibile racchiudere lo sviluppo della storia in una concezione dualistica.
Con questo si vuol dire che sono possibili sempre altre vie che rappresentano altri possibili percorsi che l'uomo può intraprendere nel corso della sua esistenza.
Ma in tutto ciò non si riconosce solo l'idea anarchica ma anche quella liberale, mentre ne sono escluse le filosofie fondamentaliste e quelle di origine hegeliana (marxismo compreso).
Ma l'anarchismo attribuisce a questa concezione dei significati più ampi e anche diversi da quelli dell'ideologia liberale.
Innanzitutto il pluralismo libertario si connota attraverso l'intreccio con la concezione della libertà che oltre ad essere "libertà di" (chance) è anche "libertà da" (dai limiti costruiti alla libertà stessa). L'anarchismo è pluralista al suo interno vale a dire che, dati i medesimi diritti e doveri fondati sull'idea bakuniniana della libertà individuale che si realizza solo attraverso la stessa libertà degli altri, e acquisito il concetto kropotkiniano del naturale e decisivo sentimento e ideale di solidarietà e mutuo appoggio, considera la società non riconducibile ad una sintesi né politica, né economica, né culturale (Proudhon), ma la diversità naturale prelude alla conseguente pluralità della società. Insomma il pluralismo è insito nella natura delle cose e non un costrutto filosofico e politico. Ancora una volta l'anarchismo è essenzialmente una estremizzazione positiva dell'idea di libertà nella diversità.
Ma proprio quella dimensione della "libertà da" lo qualifica ulteriormente rispetto alla teoria liberale proprio perché non ritiene possibile alcuna vera pluralità se non fondata sull'assenza della disuguaglianza in quanto si tratterebbe piuttosto di una cristalizzazione di differenze sociali determinate e perpetuate dal potere e dalla gerarchia. Questo costituirebbe una non pluralità perché sarebbe solo un'uguaglianza tra disuguali.

 


 Un'idea comune di anarchia
 

L'anarchismo però non può che essere pluralista al suo interno, vale a dire che le opzioni diverse all'interno di uguali sono non solo possibili ma anzi inevitabili pena la fine della libertà, dunque della pluralità e della molteplicità.
Allora è sufficiente che vi sia una negazione del potere perché ci sia il riconoscimento nella comune idea di anarchia?
A me pare proprio di no.
Se così fosse invece ogni forma di rifiuto del dominio, o per essere più precisi della gerarchia che viene prima del dominio, potrebbe essere considerata come espressione di per se dell'anarchismo. Invece, dal mio punto di vista, ciò, pur essendo indispensabile, non è sufficiente. Occorre anche che alla rottura con l'immaginario sociale dominante segua la consapevolezza della connessione e della necessaria coerenza tra mezzi e fini. Ma non basta. È indispensabile anche che al fondo di questa rottura vi siano dei sentimenti positivi di amore e un'etica della responsabilità. Solo con queste premesse ritengo praticabile il pluralismo all'interno dell'anarchismo e quindi conseguentemente nella società.
In altre parole ritengo che la molteplicità sia possibile solo in presenza di quest'etica anarchica che si fonda sull'estensione del concetto di libertà (che abbiamo visto sopra) a quello del rispetto, nel senso che il rispetto di se stessi si può realizzare solo attraverso il medesimo rispetto degli altri.
Il pluralismo anarchico è pertanto una esaltazione della diversità come coronamento dell'uguaglianza di libertà e di autonomia mentre il pluralismo liberale è una istituzionalizzazione ed una perpetuazione della disuguaglianza e quindi dell'illibertà.
Essere pluralisti significa, secondo una prospettiva libertaria, considerare che scopi e finalità, anche incompatibili fra di loro, di esseri umani diversi sono tanti ma non illimitati, perché, come sostiene giustamente Isaiah Berlin, "la natura degli uomini, per quanto varia e soggetta a mutamenti, deve pur sempre possedere un qualche carattere intrinseco, generale, ché altrimenti non si potrà più dirla umana" (I. Berlin, Il legno storto dell'umanità, Adelphi, Milano, 1994, p. 124).
Vale a dire che pur in una varietà ampia di scopi esiste uno specifico dell'umano negando il quale non si può più parlare di umanità. Nella concezione più radicale del pluralismo liberale vi è la convergenza con il relativismo, vale a dire che non esistono valori oggettivi, ma che tutto è accettabile perché tutto comunque prodotto dall'umano, anche se condizionato da tempi storici, culturali, economici, politici, psicologici.
Per quanto mi riguarda penso che mentre il pluralismo per essere tale, secondo una prospettiva libertaria, deve compiersi attraverso la pratica della libertà, così come l'ho prima espressa, vale a dire che la libertà non ha limiti ma si sostanzia nella medesima libertà altrui, così il relativismo è accettabile, sempre da un punto di vista libertario, solo in quanto non diventa indifferenza etica.

 


 Una moderna etica anarchica

 

L'anarchismo quindi è pluralista in quanto si fonda sulla libertà e relativista fin quando non si sostanzia nella presunta neutralità.
Ecco perché l'anarchismo in conseguenza di ciò è anche portatore di valori, come la libertà e la solidarietà, che pur esprimendosi in modi e forme diverse nel corso della storia, rappresentano l'essenza stessa del suo essere. Questi valori, intesi nella loro accezione anarchica, sono l'impulso naturale che l'uomo riconosce nella sua storia e nella sua natura e, attraverso la consapevolezza razionale ed emozionale e la coscienza della sua volontà (Malatesta), estende all'intera umanità.
Il pluralismo libertario non gerarchizza le forme sociali e i valori di cui sono portatrici ma al contempo non azzera i comportamenti umani dentro un relativismo etico che per sfuggire alla logica dell'oggettività (azione positiva) esprime un'indifferenza totale che nega la natura stessa di ogni libertà e solidarietà.
In altre parole voglio dire che, come giustamente fa notare Kropotkin nella conclusione dell'Etica (di quella parte a noi conosciuta), una moderna etica anarchica non può risolversi né nell'accettazione delle prescrizioni sociali tramandate attraverso l'educazione, né tantomeno può realizzarsi e compiersi sulla base di ogni singola libertà avulsa da un contesto comunitario di regole e di principi comunemente e liberamente condivisi. Il pluralismo anarchico è l'insieme delle risposte autonome di singoli e di gruppi che riconoscono che l'origine di questa coscienza etica ha una natura profonda che si sviluppa nell'uomo per ragioni psicologiche oltre che culturali.
Senza coscienza non vi può essere compimento dell'umanità dell'uomo e senza pluralismo culturale e sociale non vi può essere libertà nella diversità. Ma senza valori fondanti non vi è pensiero anarchico ma piuttosto fondamentalismo religioso, assolutismo etico, totalitarismo dell'indifferenza.
Affermare con forza la natura pluralista dell'anarchismo non significa riconoscere ugual diritto di albergare sotto a questa protezione teorica ad ogni forma di ribellismo, di nichilismo, di negazione.
Ciò che fa si che il pluralismo sia un valore fondante dell'anarchismo è la sua natura di espressione delle pluralità di forme e risposte culturali, sociali, emozionali che si realizzano compiutamente solo attraverso i valori della libertà e della solidarietà che sono la ragion d'essere dello stesso anarchismo. Non è infatti possibile che una idea possa sopravvivere alla sua negazione e neppure che un movimento (inteso in senso esteso e pragmatico) possa affermare le proprie ragioni negando nei fatti i presupposti che lo hanno determinato.

 Francesco Codello