“Svuotate gli arsenali, riempite i granai!”

Sandro Pertini

italiano, socialista, Presidente

 

1896

Stella (Savona)

Pertini nasce sotto una buona stella, anzi nasce proprio a Stella da agiata famiglia di proprietari terrieri.

 

1909-1917

Savona - Genova

Studia al liceo "Chiabrera" di Savona e diviene, grazie ad un professore, collaboratore di "Critica Sociale" di Filippo Turati. Si avvicina così al socialismo riformista, un movimento che contribuisce in maniera determinante allo sviluppo dell’Italia del primo Novecento. Quindi si laurea a Genova in giurisprudenza.

 

1917

Isonzo - fronte orientale

Per quanto socialista e neutralista si distingue in azioni di valore.

 

1918 - 1924

Firenze

Si trasferisce presso il fratello Luigi, si iscrive ufficialmente al partito socialista, che in questo tempo è anche il partito dei giovani Togliatti e Gramsci.

Inizia gli studi in scienze politiche che termina nel 1924.

La caparbietà, la determinazione, la volontà sono caratteristiche del giovane avvocato e al contempo studente universitario che si apre all’impegno politico in prima persona.

 

1924 - 1925

Savona

Torna  nella terra natale e moltiplica l’impegno politico dopo il barbaro assassinio di Matteotti. Diventa il bersaglio delle violenze squadriste, anni durissimi di condanne e di pestaggi. Il suo studio di avvocato a Savona viene più volte distrutto, lui bastonato. Il 22 maggio 1925, Pertini viene arrestato a Stella per aver distribuito il foglio clandestino contro violenze e illegalità intitolato: “Sotto il barbaro dominio fascista”. Al Tribunale di Savona rivendica il proprio operato assumendosi ogni responsabilità e si dice deciso, qualunque sia la condanna inflittagli, a proseguire nella lotta antifascista, per il socialismo e la libertà. Il 3 giugno di quello stesso anno viene condannato a otto mesi di detenzione, riesce comunque ad essere liberato e il 9 giugno 1925, alla vigilia dell'anniversario del delitto Matteotti, con l'aiuto di alcuni operai, Pertini appende, sotto la lapide che alla fortezza di Savona ricorda la prigionia di Giuseppe Mazzini, una corona con un nastro rosso e la scritta "Gloria a Giacomo Matteotti". Le violenze e le bastonature fasciste proseguono con maggiore violenza. La più grave, nell'estate del 1926, lo costringe al ricovero in ospedale.

 

1926

Milano

Vengono proclamate le leggi speciali, Pertini viene condannato a 5 anni di confino, si nasconde a Milano. Conosce e diventa amico dei fratelli Rosselli, di Parri, di Turati, di Oxilia, di Ernesto Rossi.

Si organizza dalla Liguria la fuga di Turati che comprenderà di dover abbandonare per sempre l’Italia. Raggiunta la Corsica, Pertini accompagna Turati in Francia, Parri e Carlo Rosselli sbarcano nei pressi di Carrara, arrestati, vengono condannati a dieci anni di confino.

 

1927

Nizza

Pertini passa anche per Parigi e per Marsiglia, ma il richiamo di casa, delle terre amate della Liguria lo porta a stabilirsi nella città più prossima all’Italia. Qui la sua naturale insofferenza, il suo spirito di libertà, lo portano a svolgere i più disparati lavori: taxista, imbianchino, muratore, attore cinematografico del muto. Organizza una radio clandestina che trasmette in Italia almeno sino a casa, a Savona infatti è percepibile, la apre sotto lo pseudonimo di Jean Gauvin. I fascisti premono perché venga zittita, le autorità francesi lo processano e lo condanno ad un mese simbolico, che non sconterà.

 

1929

Pisa - Roma - Santo Stefano

In Aprile incontra in Svizzera, a Ginevra, l’anarchico Camillo Berberi. La polizia politica fascista ne fa entrambi oggetto di note riservate ed urgenti indirizzate a Roma, in una delle quali i due antifascisti vengono definiti testualmente: “…individui assai pericolosi per l’attività criminosa contro il regime, per la capacità a delinquere, per il fanatismo con il quale professano principi antifascisti, per l’odio cieco dal quale sono animati… Disporre ogni possibile indagine per il loro rintraccio ed ogni maggiore vigilanza per poterne seguire le mosse e segnalare ogni eventuale spostamento.” Pertini cita quell’incontro nel suo libro “Sei condanne, due evasioni”.

Favorisca i documenti! Prego! Luigi Rocaglia, cittadino svizzero! Ci segua per accertamenti. Troppo bello sarebbe stato potersi muovere liberamente sotto le spoglie del turista con uno dei soli due passaporti al mondo completamente rossi (l’altro oltre a quello elvetico, era quello sovietico!). Per il resto erano passaporti verdi, i vecchi passaporti verdi.

Pertini fa la conoscenza del Tribunale Speciale. Altezzoso e sprezzante, dicono i fascisti, non ne riconosce la legittimità, ma è condannato a dieci anni di reclusione. Grida: “Viva il socialismo, abbasso il fascimo!” Dopo Regina Coeli per la prima volta è alle isole Ponziane. Santo Stefano. I dieci anni si trasformano in ergastolo, ma i maltrattamenti e il peggioramento delle condizioni di salute fanno immaginare un esito drammatico per il giovane avvocato socialista.

La solidarietà nazionale ed internazionale si muove. Viene deciso il trasferimento nel carcere per i cronici.

 

1930

Turi (Bari)

Viaggio sino a Bari, due anni di detenzione ed una straordinaria amicizia, uno dei momenti più fecondi di condivisione ideale di un mondo più giusto, diverso, migliore. È una fraterna vicinanza di alti ideali dietro feroci sbarre ad accomunare i due, segneranno la storia d’Italia. Lui, Sandro Pertini, l’altro, il segretario comunista, il filosofo, Antonio Gramsci. Trasferito qui dal confino di Ustica in cui ha insegnato a leggere e scrivere ai poveri pescatori di quell’isola, analfabeti da sempre.

 

1932

Pianosa

Le condizioni di Pertini peggiorano e la vicinanza con Gramsci è giudicata negativamente dal regime fascista, Pertini viene trasferito a Pianosa.

La madre, amatissima, Maria Muzio, chiede la grazia. Sandro ne è affranto, si ribella, risponderà duramente, rifiutando qualunque forma di riduzione della pena.

Il dottor Livio Agostani, socialista milanese con abitazione e farmacia in via Ariberto 19 è il solo medico di cui Pertini si fidi, l’ha conosciuto nella clandestinità meneghina. Agostani manda i medicamenti necessari, la tubercolosi sta minando irreparabilmente un polmone del futuro presidente, ma vengono aperti ed eliminati gli involucri, potrebbero contenere messaggi. La polizia è durissima. Pertini è pericoloso.

 

1935

Ponza

Ponza in particolare, ma già le altre esperienze di confino e di carcere suscitano in Pertini un sentimento di comunione profonda con tutti gli antifascisti. I comunisti, impegnati massicciamente nella lotta quotidiana per la libertà e la verità in un’Italia costretta all’orbace. Gli anarchici, non qualche cretinetto con la cresta come qualcuno di oggi, no, persone serie, che hanno fatto dell’idea libertaria, quella della fiaccola cantata da Guccini nella “Locomotiva”, le ragioni di una società libera dal potere, dalle classi e dallo  sfruttamento.

Gli sloveni ed i croati, antifascisti condannati in modo preponderante dal Tribunale Speciale, il legame con questi uomini, profondamente mossi da un desiderio di rispetto dell’altro, da un amore profondo per la loro terra, anche italiana, ma non solo italiana, a partire da Trieste.

A Ponza Pertini fa la conoscenza Joze Srebernic, uomo carismatico, poi guida degli sloveni nella Resistenza, caduto nel 1944.

Questa complessità e pure questa appartenenza ad uno schieramento chiamato a promuovere insieme le ragioni della democrazia, della libertà, non verranno mai meno.

Soprattutto nei lunghi anni del dopoguerra Pertini rimarrà indelebilmente legato a questa esperienza, mai distinguerà le posizioni a sinistra per calcolo politico, anzi si muoverà sempre con un obiettivo chiaro e prioritario, l’unità degli antifascisti e della sinistra.

A Ponza familiarizza con ras Immirù e con il giovane resistente Menghistu che saluterà, trent’anni dopo, quando diverrà presidente della nuova repubblica d’Etiopia, ponendo fine alla monarchia.

Ponza è anche per Pertini terra d’amori, ma nelle lettere a Marion, l’amata sorella, non dimenticherà la giovane fidanzata Matilde Ferrari, detta “Mati”. Lei ha nove anni meno di lui. Si conoscono quando lei ne ha venti e per diciotto anni lo attende, quando comparirà nel ’43 capirà che la loro storia è finita. In un muto dolore si ritirerà a vita privata, spegnendosi, sola e senza mai essersi sposata, negli anni ottanta.

 

1937

Napoli

Pertini a maggio discute con il direttore della colonia di Ponza, Capobianco, il quale lo denuncia per oltraggio e lo pone agli arresti. Si procede con il processo a Napoli. Pertini viene tradotto in barca. Quel giorno di sole e di mare, la sua fierezza, la sua determinazione non vengono meno, ma mostrano per intero la durezza della coerenza. Mentre stanno per attraccare al molo della città partenopea, mentre il sole rosseggia al calare, una barca li affianca, ragazze e ragazzi cantano una canzone rimandata dal magnetofono. Gli occhi di Pertini si gonfiano, in fondo da otto anni è prigioniero, ha 41 anni e gli è negato, per solo amore della libertà, mettere in pratica il titolo, il senso e le parole di quella canzone: “Vivere!”

Il processo si concluderà, per un uomo come lui che ha collezionato già diverse condanne, in assoluzione: il fatto non sussiste, né oltraggio, né resistenza a pubblico ufficiale. Pertini raccoglie la solidarietà degli antifascisti napoletani e degli ambienti vicini a Benedetto Croce, della quale fanno parte, tra gli altri, il suo avvocato difensore Altavilla e lo stesso presidente del tribunale Ricciulli.

L’assoluzione tuttavia non significa libertà, ma semplicemente ritorno al confino di Ponza.

 

1939

Ventotene

Dopo una breve permanenza alle Tremiti, Pertini è confinato sull’isola Ponziana di Ventotene. Incontra nuovamente Ernesto Rossi e fa la conoscenza di Giancarlo Pajetta e Altiero Spinelli.

Il 25 luglio ’43 cade Mussolini.

Pertini si mette subito in movimento, ha di fronte a sé un uomo, Guida che, direttore della colonia penale, è giovane ed ambizioso, non verrà rimosso a fine fascismo, ma passerà al servizio non tanto della Repubblica italiana, ma delle sue trame più oscure. Guida sarà questore nel ’69 a Milano, la morte di Pinelli e l’invenzione della pista anarchica per la terribile strage di piazza Fontana lo vedranno protagonista.

Quando Pertini riceve l’autorizzazione per tornare a Roma, pretende che sia ugualmente riconosciuto lo stesso diritto pure agli altri confinati, anarchici, comunisti, sloveni e croati. Ma il ministero dell’interno non intende procedere in questo senso.

Pertini si convince a partire da solo perché i confinati lo invitano caldamente in questo senso, sono infatti certi che la sua presenza a Roma possa essere determinate, anche per la loro liberà.

 

1943

Roma

Partecipa alla rinascita del PSI ed ogni giorno è al ministero dell’interno sino a quando ottiene la liberazione di tutti i confinati (molti dei quali, soprattutto anarchici – la seconda forza numerica antifascisti e per caduti o presi in carcere o al confino – si erano già allontanati clandestinamente).

Il tempo di una fugace visita a casa, la madre, la sorella, un abbraccio e poi di nuovo a Roma.

Travolto dagli eventi si conquista una medaglia d’oro difendendo la città eterna dai nazisti l’8 settembre a Porta San Paolo

Nell’ottobre del 1943 è con Saragat a Regina Coeli. Riuscirà, sebbene lo aspetti il plotone d’esecuzione, a fuggire, ma il sentimento per Matilde, l’amica abbandonata, è segnato in ogni caso.


«Marion, ti raccomando una creatura buona da me sacrificata alla fede che mi arde nel cuore. Se tu sapessi quanto questa dolce e santa creatura ha per me sofferto, se tu sapessi. Mi ha atteso pazientemente, senza mai nulla chiedere, per diciotto anni; e dopo così lunga attesa, fatta di penose rinunzie ed in cui io arrivai a negarle anche il conforto della mia parola, la povera ragazza mi venne incontro sorridente, lieta, senza una parola di rimprovero, di rammarico; preoccupata solo di me, della mia sorte: Dimmi, dimmi tu quale altra donna avrebbe saputo esser così tenace nel suo amore per un uomo, che in modo così crudele, senza pietà alcuna, la posponeva alla sua fede ed a questa la sacrificava? Creatura d'eccezione, Marion. Io ti esorto a riflettere su questa vita da me stroncata; umile vita, fatta di lacrime nascoste, di rinunzie amare, illuminata solo da un amore profondo. Oh, se tutto questo si leggesse in un romanzo, ci commuoverebbe sino alle lacrime; l'abbiamo invece sotto gli occhi, nella realtà d'ogni giorno che ci circonda, e ci lascia indifferenti. Certo è questo: che Mati sarà sempre un tormentoso rimorso per me» .

 

1944

Torino

Pertini sceglie Milano come luogo della sua azione partigiana ma Pietro Nenni da Roma a volte lo convoca per riunioni del partito. Fatto non facile in tempo di guerra. Nel raggiungere la capitale nel luglio ’44 si trova nel pieno dello scontro per la liberazione della città. Vi partecipa e solo dopo raggiunge Roma e Napoli. Terminati gli incontri vuole rientrare in Lombardia, ma come? Facile per un provetto sciatore che - come sciatore – molto più tardi scierà in compagnia del papà polacco. Quindi prima un aereo sino in Francia e poi attraverso le Alpi, di novembre raggiungendo Torino. Rientrato a Milano prende il comando delle brigate Matteotti.

 

1945

Milano

È Pertini con Leo Valiani ed Emilio Sereni a chiamare la città all’insurrezione nell’aprile del ‘45. Il 25 aprile presso l’arcivescovado incontra Mussolini e chiede ai nazifascisti la resa incondizionata. Con la fascia tricolore scende in strada felice. Una terribile notizia lo raggiungerà in seguito, rendendo in parte cupa quella straordinaria giornata di liberazione, quello stesso 25 aprile, presso il carcere di Flossenburg viene ucciso il fratello Eugenio.

Con la libertà ritrovata Pertini diventa direttore del “l’Avanti” e segretario del PSI.

Il 15 Settembre, al primo congresso della Federazione Anarchica Italiana, è Pertini a portare il saluto dei socialisti in qualità di segretario del PSUP, affermando che “fra il Monimento socialista ed il Movimento libertario vi è l’affinità dell’uguale amore per la libertà”.

 

1946

Roma

Pertini è eletto all’assemblea costituente, contribuisce alla scrittura degli articoli della Costituzione che rendono l’Italia un paese civile e democratico.

Il suo impegno parlamentare e sociale sarà senza sosta. Sempre proteso verso l’unità del partito e della sinistra, sempre indisponibile ad accettare cariche ministeriali ed incarichi di governo.

 

1947

Sicilia

Iniziano gli anni dei molti congressi socialisti. Ai primi di gennaio del 1947 se ne svolge uno importante, presso l’università di Roma, Pertini cerca di tenere insieme il partito, ma Saragat e Silone se ne vanno. Silone ha la titolarità della sezione dell’internazionale Socialista e di fatto la sottrae al PSI riconducendola al PSDI

Il 20 aprile, Sicilia, il Blocco del Popolo (PCI - PSI) vince le elezioni con il 30, 4 %.

Il primo maggio a Portella della Ginestra è fuoco contro i manifestanti, otto morti, e decine di feriti. Pertini denuncia in parlamento e nel paese la violenza mafiosa guidata dalla mafia politica.

Il sindacalista socialista Placido Rizzotto verrà ucciso non molto tempo dopo, nel 1948. Lo sostituirà un giovane sindacalista comunista, Pio La Torre e il capo locale dei Carabinieri sarà Carlo Alberto dalla Chiesa. I due saranno accomunati da un tragico destino negli anni della presidenza Pertini, uccisi anch’essi dalla mafia. Pertini sente fraterno il dolore e la richiesta di giustizia che proviene dalla Sicilia e vi si reca più volte per comizi e commemorazioni.

 

1947

Viareggio

A maggio De Gasperi informa Nenni e Togliatti che la loro presenza al governo non è gradita, non risponde alle “esigenze del paese”. Truman a Washington informa l’ambasciatore italiano che socialisti e comunisti devono essere allontanati dal governo. Un editoriale dell’Unità è intitolato “Ma come sono cretini”, è Togliatti che risponde alla pregiudiziale anticomunista, ma c’è poco da fare, socialisti e comunisti non possono partecipare più alla ricostruzione del paese. Ad agosto il premio letterario va alle “Lettere dal carcere” di Gramsci. Per Pertini e per tutta l’Italia democratica è la riaffermazione delle ragioni di un impegno.

 

1948

Il Fronte Democratico Popolare, che raccoglie comunisti e socialisti, ottiene il 31%, ma la Dc consegue la maggioranza assoluta.

Pertini media nel nuovo congresso del PSI di giugno e salva l’unità del partito tra Nenni (sinistra) e Romita (destra), Riccardo Lombardi diventa direttore del “l’Avanti!”.

Intanto Scelba spara sugli operai, Togliatti viene ferito nell’attentato di luglio, ad agosto Rossellini vince con “Germania anno zero” il festival di Locarno.

Il neorealismo è osteggiato dal governo, Andreotti per conto di De Gasperi attacca De Sica, Zavattini, Fellini, De Seta, Rossellini. Pertini e la sinistra li difendono e con loro difendono la libertà d’espressione artistica.

 

1949

Scelba spara su chi manifesta contro la Nato, così l’Italia aderisce all’allenaza atlantica.

Cade e scompare il grande Torino, di Mazzola, Ballarin, Maroso, Ossola, Loik e Gabetto.

Altro congresso del partito a Firenze, porta all’unità tra nenniani e area di Partini, Romita esce e passa al PSDI. In luglio Pertini e tutti i socialisti, comunisti ed anarchici sono scomunicati da papa Pio XII.

 

1951 – 1952

Pertini è senatore e direttore del “l’Avanti!”

 

1953

Nel ’53 per le lezioni politiche è pronta le legge truffa, un premio per la coalizione che superi il 50% dei voti.

A gennaio e febbraio sono Pertini e Ferruccio Parri a guidare con i comunisti le manifestazioni contro la legge truffa.

A livello parlamentare la legge viene bocciata anche grazie all’Unione Socialista Indipendente, fondata da Cucchi e Magnani, che raccoglie quantI vedono con simpatia la Jugoslavia di Tito, e ad Unione Popolare, un partito ideato dal grande giurista Piero Clamandrei, a cui hanno aderito Tristano Codignola, Antonio Greppi, già sindaco di Milano, Ferruccio Parri. Entrambi questi gruppi entreranno in tempi successivi nel PSI, grazie anche alla mediazione di Pertini.

 

1954

Mentre il governo Segni - Saragat spara sui lavoratori, il Psi appoggia la mozione del DC Benigno Zaccagnini contro la costruzione e l’uso di armi nucleari. Pertini è tra i più ferventi sostenitori della mozione.

 

1955

Sciara (Palermo)

Salvatore Carnevale, giovane messinese e sindacalista socialista viene trucidato e sfigurato, lottava contro il caporalato e la disoccupazione, contro la famiglia Notarbartolo che paga i braccianti per la raccolta di olive e di grano secondo criteri di “amicizia” e non di rispetto per i lavoratori. Sandro Pertini tiene l’infuocata orazione funebre ed è avvocato dei familiari al processo, gli assassini ne usciranno assolti grazie anche al loro difensore: il democristiano Giovanni Leone. Da questo momento un filo terrà legati nello scontro politico e civile questi due uomini che si succederanno al Quirinale.

 

1957

Venezia

È l’anno della ‘500 e del  congresso socialista di Venezia. È un grande congresso, uno di quelli che passano alla storia, in particolare per due avvenimenti, la proiezione in prima mondiale del film “Compagni” di Monicelli e per una lettera di saluto che arriva ai socialisti – sempre scomunicati – dal vescovo di Venezia, il patriarca Angelo Roncalli, l’uomo che un anno dopo diverrà papa Giovanni XXIII.

Nenni al congresso apre alla collaborazione di governo con la DC e pone fine all’alleanza con i comunisti. Pertini guida la sinistra del partito che non vuole rompere con il PCI, viene escluso da tutte le cariche del partito.

Il  Vaticano interviene contro possibili dialoghi tra DC e PSI.

Si sottoscrive la Comunità Economica Europea, che certo sarà la base dell’odierna Unione Europea. L’Italia sta vivendo un momento esplosivo di sviluppo economico, il “Boom” e canta, sulle note di Sanremo ‘58 “Volare”.

 

1960

Genova

Nel ’59 la lira è la moneta dell’anno, una delle più forti valute del mondo, secondo il “Finacial Times”. Segre per la fisica e Salvatore Quasimodo per la letteratura vincono il Nobel. Visconti gira “Il Gattopardo” e intanto la Feltrinelli apre grazie al successo del romanzo altre librerie in Italia, arriva anche “Il dottor Zivago”

DC e MSI denunciano in parlamento Federico Fellini e chiedono il sequestro della “Dolce Vita”

Il cardinale Ottaviani a capo del Sant’uffizio condanna il dialogo con i socialisti che ricorda essere scomunicati e definisce, sulle pagine dell’Osservatore Romano, “novelli anticristi”

Il vescovo Nicodemo di Bari caccia il sindaco socialista e la giunta dalle manifestazioni in onore di San Nicola, ricordando che sono scomunicati dal 1° luglio ’49.

L’Italia tuttavia aspetta le Olimpiadi di Roma, ma si ferma a giugno a Genova.

Il 28 giugno ad una settimana dall’apertura in città del congresso del MSI si svolge una manifestazione di protesta in piazza della Vittoria, Pertini è il solo oratore:

 

“la folla genovese è scesa nuovamente in piazza per ripetere NO al fascismo, per respingere democraticamente, come ne ha diritto, la provocazione e l’offesa. Io nego e tutti voi legittimamente negate la validità dell’obiezione secondo la quale il neofascismo avrebbe diritto di svolgere a Genova il suo congresso. Infatti ogni atto, ogni manifestazione, ogni iniziativa di quel movimento è una chiara esaltazione del fascismo e poiché il fascismo in ogni sua forma è considerato reato dalla carta costituzionale, l’attività dei missini si traduce in una continua e perseguibile apologia di reato.”

 

La polizia ucciderà a Reggio Emilia, giù in Sicilia, ma il congresso neofascista non si terrà e il governo Tambroni sarà costretto a dimettersi.

Intanto per i bacchettoni si chiude un’epoca: Mina canta “Mille bolle blu”, Gino Paoli “Il cielo in una stanza”

 

1964

Papa Giovanni XXIII, ormai scomparso, ha lasciato due grandi eredità, l’enciclica “Pacem in terris” e il Concilio Vaticano II.

I socialisti con Nenni sono entrati al governo con Moro, Pertini vota solo per disciplina di partito, ma è vicino ai compagni che abbandonano il PSI per fondare il PSIUP, sono Basso, Vecchietti, Foa, Lussu, Cesare Musatti, Libertini. 

Da questo momento il suo impegno nel partito si fa marginale, vive con sofferenza le divisioni della sinistra e dei socialisti.

 

1968

Nel 1968 Pertini diventa presidente della Camera, lo sarà per otto anni, primo socialista ad essere investito della terza carica dello stato. Nel ’76 a 80 anni lascerà a Pietro Ingrao il compito.

 

1978

Gli scandali e le proteste travolgono il presidente della Repubblica Giovanni Leone, costringendolo alle dimissioni. Il parlamento sceglie un uomo di specchiata moralità: Sandro Pertini.  Nel discorso di insediamento, commosso, affermerà: “Svuotate gli arsenali, riempite i grani!”

 

 

1978 – 1985

Presidenza della Repubblica

La presidenza è lunga e difficile, le stragi di Stato, ultima quella di Bologna del 2 agosto 1980, il terrorismo e la mafia. La Sicilia diventa terra d’impegno e di lotta e lo Stato paga un tributo altissimo, non solo in politici che Pertini conosce come Pio La Torre, ma in uomini delle forze dell’ordine, Lenin Mancuso, Boris Giuliano, Ninni Cassarà, il generale Carlo Alberto dalla Chiesa, il magistrato Terranova.

La tragedia del bambino di Vermicino, sulla cui buca Pertini si reca a portare una parola, una parola tra lacrime di speranza per il bambino che sprofonda dopo esser caduto senza accorgersi in un pomeriggio di giochi.

Ma è anche la presidenza dei successi, delle aperture, del primo laico, Giovanni Spadolini, presidente del consiglio,  degli accorati discorsi per la pace, del Mundial trionfalmente vinto la notte magica dell’11 luglio ’82 quando – pipa in mano - Pertini salta in piedi ed esclama al terzo gol, quello di Altoblelli, con un labiale divenuto famoso grazie alle telecamere, “non ci prendono più!”.

È anche la presidenza della fermezza, a partire dall’impegno – più tardi realizzato - per il ripristino della festività del 2 giugno, non già giorno di parate militari, ma ricordo del primo voto per le donne italiane, di elezione dell’assemblea costituente che ha scritto la nostra Costituzione.

È la presidenza dell’intransigenza sui valori, quando a Trieste, nella sua unica dolorosa visita da presidente alla città, rinuncia - a malincuore - a visitare la Risiera di San Saba perché non accetta il violento ricatto del sindaco e dell’amministrazione comunale che pretenderebbero una sua presenza anche sulla presunta foiba di Basovizza. Scelta difficile e consapevole, ripagata dal sindaco con il mancato invito ufficiale per l’amico di Pertini e deputato della comunità slovena Albin Skrk.

Pertini si batte poi con determinazione per il rispetto dei diritti umani nel mondo, per la liberazione di Mandela in Sudafrica e contro l'apartheid, contro i regimi militari sudamericani ed il dramma dei “desaparecidos”.

 La sua presidenza è piena di episodi, di umanità, di discorsi di fine d’anno che, lontani  dalla retorica, invitano i giovani, i ragazzi ad avere ideali, a credere in qualcosa e soprattutto nel domani.

Terminerà nel 1985 e lui, il presidente più amato dagli italiani, si spegnerà alla venerabile età di 94 anni nel tardo febbraio del 1990.

 

1990

Epilogo del tutto personale

Quell’anno – il ’90 – avrei fatto la maturità e la notizia della scomparsa di Pertini era giunta la domenica mattina, mi sono recato a scuola il lunedì con una grossa mazzetta di quotidiani, tra quelli anche una copia del “l’Avanti” listata a lutto con la testata nera e una foto di Pertini a colori. “L’Avanti”, il giornale che per ben due volte aveva diretto e che era ormai diventato il bollettino di posizioni politiche lontane, lontanissime, da quella incorruttibile moralità repubblicana che aveva segnato la sua vita.

Pertini viene ricordato in quei giorni stancamente, forse quasi con disagio, una bandiera di onestà e di correttezza che infastidisce una politica degradata a mercimonio di tangenti e corruzione. Tangentopoli diverrà nota a tutti solo due anni dopo.

Oggi - nel 2005 - i giovani in manifestazione, in una canzone che ascoltano e cantano, dei Modena City Ramblers, sanno quando in verità Pertini ha sentito finire la sua epoca, quando ha provato lo smarrimento delle ragioni che oggi forse stiamo ritrovando, ma allora vivevano la più triste parentesi del nostro secondo dopoguerra. La musica e le parole raccontano del funerale di Enrico Berlinguer, di un uomo che aveva fatto della battaglia per la moralità e l’austerità la sua vita, amico di Pertini sin dal 1945, compagni nella campagna elettorale del 1948 per il Fronte Democratico Popolare, allora Pertini era il grande socialista e Berlinguer il ragazzo responsabile mondiale dei giovani progressisti.

La musica e le parole commuovo che, dicono, da quel giorno, Pertini è rimasto impietrito, monumento di coerenza e di onestà da cui continua a vibrare, nelle idee e nei pensieri, un cuore democratico, vivo e appassionato.