Tina, appassionata comunista
di Davide Rossi
Tina Modotti. Una donna straordinaria, una fotografa capace di cogliere il cuore delle immagini, sentimenti rivoluzionari profondi. Operaie messicane, luoghi, masserie, strade, falce e martello e sombrero. Con attenzione per la luce, la forza dei particolari, dei dettagli. Tina è anche comunista, convintamente comunista e morirà comunista. A volerne scrivere una biografia proprio su questo bisognerebbe interrogarsi, di come e perché una donna della sensibilità, dell’intelligenza e dell’umanità di Tina abbia scelto di lottare per la falce e il martello, per il comunismo internazionale a fianco di Mosca. Tina nasce in Friuli nel 1896 e si spegne a Città del Messico nel 1942, lavora in fabbrica che è ancora una ragazza, poi gli Stati Uniti, attrice, e quindi il Messico. Dedicati a Tina circolano oggi due libri: uno a fumetti, piacevole, di Paolo Cossi ed uno molto più spiacevole di Pino Cacucci. Spiace perché Cacucci è in altre occasioni scrittore gradevole, ma in questo caso si lascia trascinare da una incomprensibile simpatia trotzkista che francamente ci pare non solo poco armonica anche con il suo considerarsi libertario, ma pure poco aderente alla realtà degli avvenimenti storici. Certo, i comunisti dell’epoca soffocano in Spagna le energie migliori, certo, chiudono con una picconata in testa l’esistenza di Trotzkij. Non per questo ci pare però che si debba rivalutare un personaggio come Trotzkij, sanguinario negli anni della rivoluzione russa e denigratore della Spagna libertaria. Certo, Tina a volte è a disagio di fronte alla spietatezza del suo compagno Vittorio Vidali, ma non per questo si intenerisce per i trotzkisti, anzi con Vidali lavora ed è agente segreto per i sovietici negli anni trenta. Cacucci dovrebbe poi rileggere - ad esempio - quello che ha scritto Camillo Berneri su Andres Nin ed il POUM, il partito operaio unificato marxista “non può essere definito un partito trotzkista, perché non ha legami diretti e prevalenti né con Trotzki, che lo sconfessa, né con i suoi seguaci che lo attaccano. Vi è nel POUM una piccola frazione che può essere considerata trotzkista, ma la maggioranza dei trotzkisti spagnoli è fuori dal POUM.” Invece, oltre all’immagine del povero vecchio con gli occhialetti e il pizzetto, Cacucci infila a sproposito i trotzkisti nelle vicende spagnole e del POUM. In Spagna avevano ragione gli anarchici, Togliatti e Vidali compiono azioni riprovevoli e di fatto indeboliscono le forze libertarie, le sole che potrebbero contrastare nella forma più decisa Franco, lo stesso anarchico Berneri è ucciso dai comunisti, non certo perché ha scoperto presunti aiuti dell’URSS a Mussolini nella guerra d’Abissinia (vd. Cacucci), ma per il suo impegno politico in prima persona a fianco dei libertari spagnoli. Sull’Etiopia varrà la pena ricordare che alcuni italiani combattono a fianco delle popolazioni locali contro i fascisti italiani e guarda caso sono comunisti. Per questi e per molti altri motivi, in ragione della solidarietà internazionale, Tina resta comunista. Come Frida Kahlo e Diego Rivera. Certo i due entrano in conflitto con il partito nel ’29 e in un primo tempo fanno amicizia con Trotzkij, ma poi se ne allontano e rientrano nel movimento comunista mondiale, anzi, lo svilupparsi del campo socialista nel secondo dopoguerra li vede attivamente presenti nel movimento mondiale dei “Partigiani della pace”. Cacucci anche in questo caso è colpito da amnesia. Frida, donna meravigliosa, pittrice e femminista, realizza quale suo ultimo dipinto terminato – bellissimo - un ritratto di Giuseppe Stalin con lei piccolina in basso a lato e l’ultimo lavoro, non terminato ed ancora sul cavalletto nella sua casa messicana, è un altro ritratto di Stalin.
Ci auguriamo che Cacucci non ripeta in futuro l’errore caro ai trotzkisti di trasformare in trotzkista ciò che non è, come fanno molte buffe opere dedicate a Che Guevara, del quale varrebbe invece la pena di leggere gli scritti piuttosto che portar le magliette, scoprendo così un marxista rigido e conseguente, che amava e riteneva la Corea del Nord di Kim Il Sung … “la nazione più socialista e più ammirevole che avesse visitato”.
Essere comunisti allora significava, come in fondo ancora oggi, al di là di tutto e ben al di là di Stalin, sentirsi fratelli con tutti coloro che in ogni continente lottano per la pace, la giustizia, l’uguaglianza e la libertà.
Ai suoi funerali Tina ha attorno a sé compagne, compagni, artisti, come Frida e Diego. Tra i presenti meritano di essere ricordati due straordinari scrittori comunisti, anch’essi capaci di restare tutta la vita comunisti per le ragioni ideali e profonde che avevano tenuto stretto Tina a quella bandiera rossa: la tedesca Anna Seghers e il cileno Pablo Neruda. Questi scrive quanto oggi si può ancora leggere sulla lapide che regala ombra al riposo di Tina: “… senti crescere la rosa … puro è il tuo dolce nome, pura la tua fragile vita, d’ape, ombra, fuoco, neve, silenzio, … d’acciaio, … un mondo marcia verso dove andavi tu, sorella, … perché il fuoco non muore.”