Biografia
Louise Michel nacque il 29 maggio del 1830 a Vroncourt (Haute-Marne) in
Francia da una relazione tra una domestica, Marianne Michel, e un
castellano, Etienne Demahis. Il padre (alcuni ritengono che il padre in
realtà fosse Laurent, figlio di Etienne), la educò alle idee illuministe di
Rousseau e di Voltaire e quando morì (Louise aveva 15 anni) fu per lei un
duro colpo; 5 anni dopo morì anche la moglie del padre e da quel giorno
cambiò la sua vita: fu cacciata dal castello e dovette portare il cognome
della madre.
La sua infanzia fu ricca di stimoli: suonava il piano, dipingeva, amava la
natura, gli animali e, in particolare, i gatti. Da fanciulla era grande,
magra, irsuta e cosparsa di graffiature. Questo ritratto può considerarsi
come quello fedelmente corrispondente alla sua figura fisica per tutta la
vita.
Fin da giovane si cimentò con la penna e intrattenne una fitta
corrispondenza con Victor Hugo il quale le dedicò la poesia Viro Major.
Iniziò a scrivere una "Storia universale" e dei racconti. A sei anni lesse
le pagine delle "Parole di un Credente" di Lamennais e "le bagnò di lacrime"
(come racconta Planche, op. cit. p.17). "A partire da quel giorno, io
appartenni alla folla, e dovevo salire di tappa in tappa, attraverso tutte
le trasformazioni del pensiero, da Lamennais stesso fino all'anarchia".
I sentimenti che la dominarono durante l'infanzia, l'adolescenza e la prima
giovinezza, furono "l'odio verso l'impero e la monarchia, la compassione per
gli umili e i deboli, l'amore per gli animali, la sete di sapere".
Già all'età di 12-13 anni ebbe due pretendenti ma li respinse. Disse in
seguito: "Non ho voluto essere razione di carne per l'uomo".
Louise iniziò a frequentare un seminario per insegnanti a Chaumont e si
diplomò nel 1852. Nel gennaio 1853 incominciò la sua carriera di istitutrice
a Audeloncourt, dove ogni allievo pagava una retta mensile.
Diventò direttrice di una scuola libera, perchè per essere istitutrice
comunale, avrebbe dovuto giurare fedeltà all'impero. Louise adottò il metodo
sperimentale e le classi miste; (ricordiamo che di lì a poco la scuola
elementare sarebbe diventata obbligatoria e gratuita).
La prima volta che ebbe problemi con l'ordine costituito fu quando paragonò,
Napoleone III, sulle colonne di un giornale di Chaumont, a Domiziano
imperatore romano. In questa occasione il prefetto disse: "se non fosse così
giovane potrebbe essere spedita a la Cajenne" e lei rispose che avrebbe
aperto una scuola laggiù risparmiando il costo del viaggio.
Trasferitasi a Parigi frequentò una scuola popolare in Via Thevenat dove
diede delle lezioni di letteratura e di geografia. Nella stessa scuola si
riuniva il gruppo "I diritti delle donne", frequentato dalle femministe
Jules Simon, Andrè Leo e Maria Deraismes. Il gruppo rivendicava la stessa
educazione per uomini e donne e lo stesso salario. Nel 1868 diventò
segretaria della "Società democratica di miglior morale", che tendeva ad
evitare che le donne si mantenessero con la prostituzione.
Fu la tesoriera di un Comitato di soccorso ai profughi russi il cui
presidente era V. Hugo. Aderì anche all'Internazionale dei Blanquisti.
Sostenne il giornale "Libero pensiero", discusse sulla religione e la
rivoluzione ventura: "Quando verrà l'ora e gli uomini esiteranno, allora
saranno le donne che marceranno in prima fila e io ci sarò".
In seguito all'assassinio del giovane Victor Noir, ad opera del principe
Pierre Bonaparte, in Louise si acuì l'odio verso la monarchia e da allora
portò abiti maschili, una cappa, un cappello e un pugnale per difendersi e,
sulla tomba di Noir, Louise giurò di portare il lutto per tutta la vita.
Intanto il 19 giugno 1870 Napoleone III dichiarò guerra alla Prussia, il 4
settembre crollò l'impero e fu proclamata la Repubblica.
Andrè Leo e Louise andarono insieme a migliaia di manifestanti al municipio
e reclamarono armi per andare a liberare Strasburgo.
Louise intanto si esercitava al tiro a segno al luna park.
Le donne parigine si organizzarono costituendo comitati e L. Michel fu una
delle più attive organizzatrici fino a diventare presidente del "Comitato di
vigilanza della guardia nazionale della XVIII circoscrizione" (comitato di
base).
Lei fece parte sia di quello maschile che di quello femminile e disse:
"tutti appartenevano alla rivoluzione... non si chiedeva di che sesso fosse
uno quando si trattava di compiere il proprio dovere". In questo comitato
conobbe Theophile Ferrè, molto più giovane di lei, di cui pare fosse
segretamente innamorata, e lo stimò per il suo coraggio e la sua passione
per la rivoluzione.
Durante l'assedio di Parigi Louise aprì un laboratorio di cucito e ne curò
la contabilità.
Il 22 gennaio 1871 vi furono scontri abbastanza duri e Louise per la prima
volta prese il fucile e non lo lasciò più fino alla caduta delle ultime
barricate nel maggio 1871. Dirà: "La prima volta che si difende la propria
causa con le armi, si vive la lotta così intensamente che si diventa come un
proiettile".
Lo stesso giorno molti patrioti e guardie nazionali rivoluzionarie
protestarono contro l'incuria del governo, nella speranza di proclamare la
Comune. (Ciò avverrà il 28 marzo, alla fine delle elezioni). Il 1 aprile il
governo di Versailles dichiarò guerra alla Comune di Parigi. L'esercito era
composto da 35000 uomini, 3000 cavalli e 5000 gendarmi. Louise in
quell'occasione indossò la divisa della guardia nazionale e fece parte del
61° battaglione.
Quando i versagliesi andarono a casa a cercarla e presero sua madre per
fucilarla, lei si consegnò per fare liberare la madre e rimase con i
condannati alla fucilazione attendendo il suo turno. Fu condotta al campo di
Satory e da questo trasferita a Versailles alla prigione "dei cantieri",
dove in una sola notte impazzirono sette donne.
Il 28 giugno iniziò il processo e durante gli interrogatori Louise ammise di
essere stata infermiera nel reparto ambulanze, riconobbe gli scopi della
Comune, confermò di volere l'abolizione della istituzione clericale.
Al secondo interrogatorio non negò niente, poichè seppe che Theophile Ferrè,
imprigionato anch'egli, doveva essere fucilato; disse "sono accusata di
essere complice della Comune! Certo che lo sono perchè la Comune voleva
prima di tutto la rivoluzione sociale che è ciò che desidero ansiosamente; è
un onore per me essere una delle autrici della Comune, che peraltro non ha
niente a che fare con omicidi e (°)incendi dolosi. Volete sapere chi sono i
veri colpevoli? La polizia".
Il 28 novembre Ferrè fu fucilato e il giorno successivo Louise fu trasferita
ad Arras.
Subì l'interrogatorio davanti alla corte marziale e fu accusata di:
- attentato con intenzione di rovesciare il governo;
- istigazione alla guerra civile;
- detenzione di armi e uniformi al momento della rivolta nonchè uso delle
armi;
- false dichiarazioni in scritti privati al fine di occultare la propria
identità;
- uso di documenti falsi;
- concorso nell'uccisione di ostaggi;
- concorso in arresti illegali.
In quella occasione apparve vestita di nero e disse:
"Non voglio difendermi e non voglio essere difesa, appartengo completamente
alla rivoluzione sociale e mi dichiaro responsabile delle mie azioni", alla
fine del processo aggiunse: "Bisogna escludermi dalla società, siete stati
incaricati di farlo, bene! L'accusa ha ragione. Sembra che ogni cuore che
batte per la libertà ha solo il diritto ad un pezzo di piombo, ebbene
pretendo la mia parte!"
Fu condannata alla deportazione. Trasferita alla prigione centrale di
Auberive (dipartimento della Marna) vi restò 20 mesi.
Nell'agosto del 1873 iniziò il viaggio sulla "Virginia", una fregata a due
vele che impiegò 4 mesi per arrivare in Nuova Caledonia (il 10 dicembre
1873).
Durante il viaggio divenne anarchica e disse: "sono quindi anarchica perchè
solo l'anarchia può rendere felici gli uomini e perchè è l'idea più alta che
l'intelligenza umana possa concepire, finchè un apogeo non sorgerà
all'orizzonte". Fece amicizia con i Canachi, conobbe Daoumi il quale voleva
"apprendere quello che sanno i bianchi" e lei rispose che voleva apprendere
quello che sanno i Canachi. Iniziò così uno scambio di conoscenze, lei
apprese la lingua canaca, insegnò loro a leggere e scrivere e aprì una
scuola per 15 figli di deportati.
Nel 1878 appoggiò la rivolta dei canachi che fu stroncata duramente.
L'11 luglio 1880 arrivò l'amnistia. Ritornò in Francia il 9 novembre alla
stazione di Saint Lazàre accolta da migliaia di persone. Iniziò presto a
fare conferenze. Fondò la "Lega delle donne" e disse "vogliamo che le donne
imparino quali siano i loro diritti e quali i loro compiti, vogliamo che
l'uomo non consideri la sua compagna come schiava ma come uguale a lui".
Il 9 marzo 1883 partecipò ad una manifestazione di disoccupati durante la
quale furono assaltate le panetterie, ma solo contro di lei fu emesso un
ordine di comparizione e fu condannata a 6 anni di carcere. Fu portata
dapprima a Saint-Lazàre e poi nel carcere di Clermont.
Il 12 dicembre 1884 le fu concesso di vedere la madre paralitica e, a causa
dell'isolamento in carcere, alla sua vista, ebbe delle allucinazioni e pensò
che volessero seppellire la madre viva. Le somministrarono un calmante e
pian piano ritornò in sè. Fu in seguito a questo episodio che cercarono di
farla passare per pazza.
Scontata la pena, iniziò un ciclo di conferenze. Il 23 gennaio 1888, durante
una conferenza all'Eliseo, subì un attentato da un uomo pagato da un prete.
Una volta deviarono addirittura il treno su cui viaggiava e imbastirono
anche una serie di false accuse da cui riuscì a salvarsi.
Nel 1890 andò a Londra dove conobbe Malatesta, Emma Goldmann, Kropotkin,
Bakunin e Pietro Gori. Fondò nel 1895 il giornale "Libertario" con Sebastian
Faure. Nel 1902 ritornò in Francia e un anno dopo riprese i suoi giri di
propaganda. Fece conferenze dal titolo: "Ciò che vogliono gli anarchici" e
"Che cos'è l'anarchia". Nel 1904 a Tolone contrasse una polmonite acuta.
Negli ultimi anni raccolse denaro per i moti rivoluzionari in Italia, per
l'indipendenza cubana, per la rivoluzione spagnola; inoltre lavorò per
l'internazionale antimilitarista.
Morì il 29 maggio del 1905 a Marsiglia per una congestione polmonare, fu
seppellita al cimitero di Levallois salutata da centinaia di migliaia di
persone.
(°)
Le donne, che erano trovate di notte con il petrolio per le lampade, erano
chiamate "petroleuses" e condannate come incendiarie.
L. Michel donna libertaria
Louise nasce a Vroncourt, piccolo borgo dell'alta Marna da Etienne
Demahis e da Marianne Michel. Etienne è sposato con Carlotta ed ha un
figlio, Laurent. Carlotta, di idee abbastanza aperte, accetta che Marianne e
Louise restino al castello, amando quest'ultima come una figlia. Il padre e
Carlotta le consentono una libertà fisica assoluta, per cui riceve una
educazione non sessista, diversa da quella che hanno le bambine alla sua
età.
Il padre è attento ai suoi giochi e le trasmette l'amore per la lettura. Le
spiega i primi libri, le racconta le scene della rivoluzione, le trasmette
l'odio per l'impero, la compassione per gli umili e i deboli, l'amore per
gli animali, la sete di sapere. Louise ricorda: "mi spiegava i diversi libri
che leggevamo insieme...".
Dal lato materno è circondata dall'affetto di molte donne: Marianne, la
madre, una donna semplice e bella che adorerà tutta la vita, la nonna
materna e la zia Vittoria, il cui misticismo la influenzerà profondamente.
Louise ha un'educazione atipica, infatti più tardi dirà: "Le fanciulle
allevate nella scempiaggine sono disarmate... non ho mai capito perchè ci
sia un sesso di cui si cerca di atrofizzare l'intelligenza come se ce ne
fosse troppa".
Per 15 anni vive un periodo felice,fino a quando scopre di essere figlia
illegittima. A 20 anni viene allontanata dal castello per questioni di
eredità.
Queste esperienze acuiranno la sua sensibilità circa la condizione femminile
e segneranno le sue scelte di donna: "Ovunque l'uomo soffre nella società
maledetta, ma nessun dolore è paragonabile a quello della donna".
"E' necessario che una donna abbia mille volte più calma degli uomini,
davanti ai più orribili avvenimenti. Non può lasciarsi scappare nel dolore
un moto oltre l'ordinario. Gli amici, ai quali suscita pietà, i nemici,
animati dall'odio, sono ben felici di mandarla in qualche casa di cura. Io
ho verificato sempre con pena che noi siamo una casta a parte, resa tale
attraverso i secoli. Quando noi abbiamo del coraggio diventa un caso
patologico".
Forse è tale coscienza che sottrae Louise al ruolo tradizionale attribuito
alle donne.
Ella sceglie di non sposarsi e di non avere figli: "Io ho giurato di non
sposare mai; la vita maritale mi fa orrore".
Ad un pretendente dice che se vuole sposarla deve uccidere l'imperatore:
"rischiate la vostra vita, perchè io rischio la mia libertà".
Pare che abbia amato un solo uomo, Theophile Ferrè, molto più giovane di lei
senza essere corrisposta.
"Non ho voluto essere razione di carne per l'uomo nè dare schiavi ai
Cesari".
Louise rileva come l'oppressione e la considerazione di donna-oggetto
attraversino le donne di tutte le classi sociali.
"Mercati dove si vendono le belle figlie del popolo mentre quelle dei ricchi
sono vendute per la loro dote... L'una la prende chi vuole. L'altra la si dà
a chi vuole".
Louise dopo la cacciata dal castello va a vivere ad Audeloncout nel paese
materno. Da questo momento la sua vita sarà dedicata al lavoro di
istitutrice, allo studio e alla politica.
Apre una scuola libera, segue i corsi di Chaumont, anche quelli fino ad
allora frequentati solo da maschi - matematica, scienze naturali e fisica -
scrive sul giornale di Chaumont attirandosi le prime ire.
Louise ha scelto di non vivere la condizione femminile, ma è sempre
circondata da donne. Lascia la madre e si trasferisce a Parigi dove va a
lavorare, insieme alla sua amica Giulia, dalla signora Vollier, che sarà per
lei una seconda madre piena di attenzioni e tenerezza. Sorveglia che Louise
si nutra, che curi il suo aspetto fisico poichè, assorbita com'è solo da
attività intellettuali, è aliena da ogni civetteria.
La madre le invia regolarmente qualche risparmio.
Una debolezza di Louise è l'acquisto di libri. La signora Vollier deve
pagare con i soldi riservati alla pigione una cambiale che Louise ha fatto
per acquistare i libri.
Con i soldi dell'eredità apre una scuola a Montmartre. Anche qui a Parigi la
sua vita trascorre tra il lavoro, l'attività intellettuale e le riunioni
politiche.
Abbiamo visto come Louise influenzata dalle idee paterne è una repubblicana
che combatte per la caduta dell'impero. In questo periodo si lega d'amicizia
con le femministe Maria Deraismes, Andrè Leo e con George Sand, della cui
figlia è istitutrice.
Prende parte al gruppo "i diritti delle donne" che attacca i valori
patriarcali. Ancora più attiva è la sua partecipazione ad un'associazione
femminile per il lavoro.
Louise, a contatto con uomini progressisti, ha modo di rilevare quanti
pregiudizi avevano nei confronti della donna: "gli uomini più progressisti
applaudono all'idea di uguaglianza dei sessi. Ho potuto constatare che come
prima e come sempre ancora gli uomini, senza volerlo, vuoi per abitudini o
vecchi pregiudizi, vogliono sì aiutarci, però si accontentano solo di
sembrarlo. Prendiamoci allora il nostro posto e non aspettiamo d'averlo".
"Durante il periodo delle lotte per l'avvento della repubblica, poi per la
difesa della "Comune", tutti appartenevamo alla rivoluzione; non si chiedeva
di che sesso fosse uno quando si trattava di compiere il proprio dovere ".
Però Louise è sempre presente a tutte le iniziative di quel periodo prese
solo dalle donne. Ricordiamo, tra le tante, la barricata fatta solo da donne
per difendere la Comune.
Louise rileva il coraggio delle donne: "Le donne, quando vale la pena di
combattere, non si tirano indietro. Il vecchio lievito della rivolta che è
in fondo al cuore di tutte fermenta rapidamente". In questo periodo si
considererà una combattente, non una donna. Tuttavia denuncerà la misoginia
di certi rivoluzionari durante la Comune.
Nel viaggio verso la Caledonia, Louise diventa anarchica. Ha modo di
ripensare a distanza tutti gli avvenimenti e si rende conto che il POTERE
corrompe anche gli animi più nobili.
In Caledonia approfondisce i suoi studi scientifici e si dedica
all'educazione dei bambini Canachi.
Osserva le dure condizioni della donna anche in questa isola e dirà: "Ho
visto laggiù in Caledonia gli uomini che caricavano le loro donne come si
carica un mulo".
Qui ha modo di riflettere e di confutare varie argomentazioni circa
l'inferiorità della donna, espresse anche da anarchici come Proudhon, per il
quale "esse possono essere solo massaie o cortigiane". "Non è vero forse che
la vanità stupida mette tra gli argomenti circa l'inferiorità delle donne,
la maternità o altre circostanze che impaccerebbero nel combattimento?".
Vediamo quindi come Louise anticipi tante riflessioni del recente movimento
femminista.
Louise attribuisce la responsabilità del perdurare di tali condizioni anche
alla donna "costretta a ricorrere all'astuzia, alla dominazione occulta, che
sono le armi degli schiavi".
Al ritorno dalla Caledonia dedicherà la sua vita alla propaganda anarchica
in giro per l'Europa: la rivoluzione imminente pone tutto in secondo piano.
In questo periodo muore la madre e la sua amica Maria Ferrè, che l'aveva
molto sostenuta con le sue lettere, quando era in esilio.
Conosce Emma Goldman e con lei conclude che la richiesta di uguaglianza è
una "stupidaggine se porta le donne a governare". Quindi per questo non la
vediamo più partecipare alle lotte delle donne che in quel periodo sono
impegnate ad ottenere gli stessi diritti degli uomini. "State tranquilli noi
non siamo tanto stupidi perchè questo significherebbe perpetuare
l'autorità... I vostri titoli, bah, non ci piacciono gli stracci, fatene
quel che volete, sono troppo rappezzati, troppo striminziti....quel che
vogliamo è la scienza e la libertà..... tenete questi abiti smessi, non ne
vogliamo".
Dichiarazione di Louise Michel "Perché sono diventata anarchica"
Anarchica, sono diventata quando siamo stati deportati in Caledonia
e dovevamo sopportare i tormenti fisici.
Questo non ci impressionava, però. Nella nostra coscienza saremmo stati dei
veri criminali se avessimo agito diversamente da come abbiamo fatto.
Piuttosto avremmo dovuto rimproverarci di non esserci strappati il cuore dal
petto, perchè in certe circostanze l'autocommiserazione è tradimento.
In ogni caso ci tenevano in gabbie come tigri e leoni, affinchè noi ci
pentissimo della nostra giusta lotta per la libertà. Volevano anche prendere
ulteriori precauzioni contro "malfattori" come me.
Nel corso di quattro mesi non vedemmo che cielo e acqua e solo di rado
appariva all'orizzonte la vela bianca di una nave, come un uccello: queste
immagini di estensioni immense mi toccavano profondamente. Avevamo molto
tempo.
Dondolati dal ritmo leggero delle onde che si alzavano a volte come se due
braccia le avessero prese e poi riscaraventate nelle profondità del mare,
come la pasta nella madia.
E il vento, che suonava tra le vele, cadeva ad intervalli molto brevi in
bassi immensi, per poi rilanciarsi con un fischiare stridente; la nave
gemeva tra le onde.
Eravamo esposti agli elementi e c'era tempo per pensare.
Dato che paragonavo continuamente le cose, gli avvenimenti e le persone e
poichè ho visto i nostri compagni della Comune all'opera, sono arrivata ben
presto alla conclusione che addirittura gli onesti, una volta al potere,
sono tanto incompetenti quanto i bricconi dannosi e vedevo l'impossibilità
che la libertà si potesse associare con un potere qualsiasi. Il potere è
maledetto: ecco perchè sono anarchica.
Sentivo che una rivoluzione che prendesse una forma governativa qualsiasi
non potesse essere che un'apparenza ingannevole potendo segnare solo un
passo, ma non in grado di aprirsi completamente al progresso.
Sentivo che le istituzioni del passato, che sembravano già svanite,
rimanevano, solo con un'altra etichetta e che tutto nel vecchio mondo
giacesse incatenato e rappresentasse perciò un tutt'uno che dovesse crollare
nel suo insieme per lasciare spazio ad un mondo nuovo, felice, libero sotto
i cieli.
Io sono quindi anarchica perchè solo l'anarchia può rendere felici gli
uomini e perchè l'idea suprema che possa essere pensata dalla ragione umana
è l'idea anarchica.
Così come passano le epoche seguiranno progressi ancora sconosciuti. Non
sanno poi tutti che ciò che può sembrare utopia ad una o due generazioni,
potrebbe già verificarsi per la terza generazione?
Solo l'anarchia può rendere l'uomo cosciente perchè solo essa lo rende
libero, essa sarà allora il passo compiuto da un branco di schiavi verso una
società umana.
Per ogni uomo, raggiunto il potere, lo stato non è che l'immagine speculare
di se stesso, lo guarda come un cane guarda l'osso che sta masticando e solo
per il suo vantaggio lo difenderà.
Così come il potere rende duro, egoistico e crudele, allo stesso modo la
schiavitù umilia. L'anarchia sarà quindi la fine della miseria spaventosa di
cui da sempre soffre l'umanità. Essa sola non sarà una ripresa delle
sofferenze; sempre di più attirerà i cuori colmi di giustizia ed autenticità
per la lotta.
L'umanità vuole vivere e si rivolge all'anarchia nella lotta disperata per
evitare l'abisso: questa sarà una scalata dura. Qualunque altra idea però,
assomiglia alle pietre che scivolano via e all'erba che si calpesta scalando
la montagna.
E non dovremmo combattere solo in modo coraggioso ma anche ragionevolmente.
E' arrivato il tempo che l'ideale, più grande e più bello di tutte le
finzioni che lo hanno preceduto, si avveri in piena grandezza, affinchè il
popolo privato dei suoi diritti non abbeveri più col proprio sangue quella
chimera ingannevole.
Sì, per questo sono anarchica.
Pedagogia Libertaria
Abbiamo avuto modo di rilevare dalla biografia che L. Michel fu
educatrice; vediamo quale fu il percorso in questo ambito.
Dal testo di F. Planche "La vita ardente e intrepida di L. Michel", leggiamo
che Louise ricevette un'educazione di tipo illuministico, basata sui
principi di Voltaire e Rousseau. Etienne Demahis era un volteriano, un
illuminista convinto ed è colui che sicuramente ha formato la fanciulla.
Alla morte dei nonni, Louise si trasferì dal paese di origine in un altro
paese, per prendere il brevetto di istitutrice; le riuscì piuttosto
difficile adeguarsi all'educazione ufficiale che ella confrontava con quella
fino ad allora ricevuta, perchè "l'educazione ufficiale non ha altro
obiettivo che il diploma, preso il quale vi accorgete di non saper nulla".
Quando cominciò la sua carriera, Louise lavorava come istitutrice e poi
direttrice di una scuola libera, perchè per essere istitutrice di una scuola
comunale avrebbe dovuto giurare fedeltà all'imperatore Napoleone III.
Ciò che è rilevante per quell'epoca (e lo è ancora adesso) è la metodologia
utilizzata da L. Michel; riportiamo qui alcuni passi tratti dal libro di F.
Planche: "ella rifugge dall'aridità di un insegnamento prettamente libresco,
adotta il metodo sperimentale, al quale rimane attaccata per i felici
risultati avuti, specie presso i Canachi di Caledonia".
Ella condusse i suoi allievi a contatto diretto con la realtà perchè
potessero verificare di persona ciò che si afferma in teoria.
E quando Louise fu deportata in Nuova Caledonia volle entrare in contatto
coi Canachi, abitanti originari di quelle isole, fino ad allora considerati
temibili tagliatori di teste e per loro organizzò corsi di istruzione.
Quando lasciò la Nuova Caledonia, i Canachi in lacrime, accorsero a
centinaia per salutarla e chiederle di tornare.
Sempre nel corso della sua carriera di insegnante L. Michel si occupò dei
disturbi psichici, "...non tentò soltanto di applicare metodi pedagogici
diversi con bambini normali, ma volle aiutare anche quelli malati, fu molto
avanti rispetto al suo tempo, pubblicando nel 1861 un opuscolo intitolato
"Bagliori nel buio: non più idioti, non più folli". ("Lueur dans l'ombre:
plus d'idiots, plus de fous"). Riuscì a convincere alcune colleghe delle sue
idee e fondarono un'associazione, dedicando parte del loro tempo libero ai
malati di mente".
Così si espresse Clemenceau, giornalista dell'epoca: "Non posso dire che la
scuola fosse del tutto corretta, nel senso di come la si intende alla
Sorbonne. Insegnavano in modo confuso e secondo metodi sconosciuti, però
insegnavano".
Dopo questo breve excursus riguardante la prassi di L. Michel come
insegnante vorremmo passare ad una osservazione più generale della pedagogia
libertaria dove ritroveremo, naturalmente, Louise insieme ad altri pensatori
anarchici suoi contemporanei.
A coloro che si avvicinano all'area libertaria per curiosare, per osservare,
per capire cosa vogliono gli Anarchici, capiterà sicuramente di notare che
una delle tematiche spesso affrontate è la pedagogia. Questa brutta parola,
che riduce i bambini a degli appartenenti ad una categoria di minorati
psichici e fisici, nel panorama libertario assume (fortunatamente, diciamo
noi) una valenza alquanto diversa, se non altro per la capacità di mettersi
e mettere tutto continuamente in discussione e almeno questo lo dobbiamo ai
bambini.
Essenzialmente si parte da una critica alla scuola come istituzione tesa a
creare "cittadini modello", ovvero dei robot funzionali in tutto e per tutto
alla struttura piramidale della società.
Questa critica si può' dire che parta con W. Godwin (1756 - 1836); egli
visse in un'epoca in cui l'istruzione pubblica era uno degli obiettivi
sociali più avanzati, ciò nondimeno seppe evidenziare che i principali
strumenti/obiettivi del potere sono il governo e l'educazione. Il più
efficace strumento è l'educazione poichè, egli dice: "il governo dipende
sempre dall'opinione dei governati". Secondo Godwin l'educazione statale
sarà sfruttata per sostenere il patriottismo sciovinistico ed il potere
politico ed economico dello Stato.
E sull'onda di questa analisi, F. Ferrer Guardia, alla fine del XIX sec.,
dirà che la scuola comincia a funzionare come appendice della nuova economia
industriale; Ferrer nel 1901 aveva fondato a Barcellona la sua prima "Scuola
Moderna" proprio al fine di sottrarre i fanciulli al meccanismo perverso
dell'istruzione pubblica. Insieme ad altri (L. Tolstoj, P. Kropotkin, L.
Michel, E. Reclus, ecc...) aveva fondato nel 1887, la "Lega per l'educazione
libertaria", con la quale intendeva sostenere i principi dell'educazione
integrale.
Per educazione integrale si intende che ad ogni individuo si deve dare la
possibilità di sviluppare le sue capacità fisiche ed intellettive.
Perchè ciò possa avvenire, il fanciullo deve poter operare liberamente le
sue scelte.
Questo teorizzava anche M. Stirner (1806 - 1856), concordando con Rousseau.
Secondo Stirner l'individuo deve far dipendere la conoscenza e le credenze
dai suoi bisogni e desideri; ciò farà la differenza tra "uomini liberi" ed
"uomini educati"; allo stesso modo L. Tolstoj aveva evidenziato la
differenza che c'è tra "educazione" e "cultura". Un'attenta analisi di come
avviene questa divisione è proposta da I. Illich (1926), il quale dice: "la
scuola ha alienato l'uomo da ciò che apprende" ed ancora dice: "Ad ogni
latitudine, sotto ogni regime e comunque venga propinata, l'istruzione
inculca nell'allievo l'idea che l'istruzione stessa non ha valore se non si
acquista a scuola e che ciò che conta è avere "titoli" per riuscire nella
vita e che è più importante apprendere cose "sul" mondo che non trarre il
proprio sapere "dal" mondo. Ciò trasforma l'apprendimento e da un'attività
ne fa un prodotto di un'istituzione sempre più burocratizzata che invece di
rispondere ad una domanda genera maggiore dipendenza da essa
Tentativi concreti di praticare queste teorie sono stati operati anche negli
ultimi cinquant'anni; ricordiamo, ad esempio, negli anni '40, il "free
playground" (campo-giochi libero), caratterizzato dalla presenza di
materiale poco strutturato che i bambini potevano utilizzare per costruire e
successivamente distruggere, per riutilizzare poi nuovamente e diversamente;
citiamo ancora, negli anni '50 e '60 le "free schools" ed in particolare
l'esperienza di Summerhill, dove si è cercato di costruire un ambiente
adatto all'autosviluppo dell'individuo.
Esponente delle "free schools" è P. Goodman, che porta avanti anche un
discorso di decentralizzazione, a tutti i livelli, delle strutture urbane e
tecnologiche, in netto contrasto con quella che lui chiama "compulsory
Miseducation" (La diseducazione obbligatoria) operata nella scuola
tradizionale, dove l'individuo viene vistato, classificato, abilitato e poi
restituito alla società.
Goodman suggerisce che in alcuni casi si faccia a meno anche delle aule e si
preferiscano i luoghi autentici della vita quotidiana - strade, negozi,
musei, fabbriche ecc. - e che si faccia anche a meno degli insegnanti poichè
una persona che svolge un determinato lavoro è sicuramente più in grado di
spiegare le cose di quanto possa fare il "tuttologo" in classe.
Il rischio delle sperimentazioni pedagogiche libertarie è che esse (le loro
forme, non il contenuto) tendono ad essere continuamente recuperate,
banalizzate: di esse vengono utilizzate le tecniche nuove, migliori, che
rendono la scuola più piacevole, ma non per questo meno autoritaria perchè
l'obiettivo -il cittadino modello- rimane sempre lo stesso.
Ipotesi: senza pensare di fare un ghetto per bambini libertari "assai",
possiamo provare a fare i nostri lavori e coltivare i nostri hobby insieme
alle persone piccole?
Poesie
L'opera poetica di L. Michel non può essere considerata un elemento
accessorio o "decorativo" del suo essere rivoluzionaria e donna.
Poeti come Victor Hugo o come Paul Verlaine ne avevano intuito e
riconosciuto anche il valore letterario.
Ad una lettura odierna il verso della Michel appare ridondante ed enfatico;
tuttavia questa carica retorica può essere compresa, se si riesce ad
immaginare la drammaticità degli eventi vissuti.
Presentiamo alcune poesie tradotte per la prima volta in italiano.
LA DANZA DELLE BOMBE
Amici, grandina la mitraglia
avanti tutti! Voliamo! Voliamo!
Su di noi ringhia
il tuon della battaglia...Cantiamo amici!
Salve Versailles, salve Montmartre.
Guai a voi! Ecco i leoni!
La madre delle rivoluzioni
nella sua piena vi travolgerà.
Avanti, avanti sotto le rosse bandiere!
Vita o tombe!
Oggi son tutti belli gli orizzonti.
Confiderem, fratelli, le madri nostre
a coloro che ci seguiranno.
Su di noi niente lacrime amare!
Noi canterem morendo.
Così nell'immensa lotta,
Montmartre amo i tuoi figli.
La fiamma è nei loro occhi ardenti
e sono all'agio lor nella tormenta.
Avanti, avanti sotto le rosse bandiere!
Vita o tombe!
Oggi son tutti belli gli orizzonti.
E' uno splendente sorgere di stelle.
Sì, tutto oggi dice: Speranza!
Il diciotto marzo gonfia le vele.
O fiore, digli: a rivederci ancora!
Aprile 1871
CANTO DEI PRIGIONIERI
L'inverno qui non ha mai presa,
i boschi sonvi sempre verdi;
dall'oceano, la fresca brezza
soffia sui tristi deserti
e sì profondo è il silenzio
che l'insetto che s'agita
solo turba la calma dell'aere.
Di sera, su queste spiagge lontane,
s'alza talora un dolce canto:
son delle povere conchiglie
che lo sussurran schiudendosi.
Nelle foreste, gli oleandri,
fremon d'amore sotto il vento.
Guardate, dalle onde alle stelle,
spuntar questi erranti biancori!
Vi son flotte a vele gonfie
nelle profondità immense.
Quei lucor fosforescenti
guardate uscir dal sen dell'onde
nella notte a illuminare i mondi!
Vienici in salvo, naviglio leggero,
issa a bordo il prigioniero!
Qui, nei ferri, egli soccombe;
peggio è la galera della morte.
Nei nostri cuori sopravvive la speranza
e se rivedremo la Francia
sarà per combattere ancora!
Ecco la lotta universale:
nell'aria aleggia la Libertà.
Alla battaglia ci chiama
il clamor del diseredato!...
... L'aurora ha schiacciato l'ombra densa,
e si leva il mondo nuovo
all'orizzonte insanguinato!
Questo poema fu pubblicato per la prima volta sul giornale "L'Ere
nouvelle" nel 1887.
SERA D'ESTATE
Nelle belle sere d'estate, leggera è l'ombra e dolce
la brezza va cantando, sull'onda e sulla schiuma,
o notte! O sogno! Che rossignolo!
Un caldo soffio empie le piane e le montagne;
riposa il viaggiatore e l'ala delle falene
nel volo suo lo sfiora appena.
Dorme l'onda sulla riva e nell'erba l'insetto;
il viaggiator messo ha la testa sul covone,
o calma dei mari! Pace dei campi!
Dormite, o prati! O boschi! Dormite, o vaste onde!
In cielo, in terra e nei mari profondi
nessun rumor nè d'ala nè di venti.
A quest'ora di sera, con acri effluvi
sale l'odor di stoppie, nelle piane strappate;
sotto l'ardor del sole d'estate
si culla il sogno con capriccioso volo;
sul greto come un canto, a caso se ne va
spingendo il vol suo in libertà.
Ma i niaulì (*) nella tormenta torti
più della canapa possente hanno un profumo
più forte eppur più dolce
simile ai noccioli dalle api gravati
cade in mille briciole una polvere d'oro
ai piè degli alberi dal bianco tronco.
Le prime tre strofe furono pubblicate nel 1867, la quarta fu aggiunta in
Nuova Caledonia.
(*) Alberi esotici
CANTO INTERNAZIONALE
I
In piedi, dannati della terra!
I despoti impauriti,
sentendo un crater sotto i loro passi,
si son stretti al passato.
La loro lega, folle ed assassina
vorrebbe al vermiglio orizzonte
spegner la luce ardente
che il nuovo sole spande.
Rit.
In piedi, in piedi, dannati della terra!
Quei che negli umani carnai son schiacciati.
In piedi, in piedi, forzati della miseria!
uniamoci Latini, Slavi e Germani.
II
Che la Terza Repubblica
si venda allo zar boia;
che una folla arcilunatica
lo sterminatore adori!
Poichè tutto deve svanire
poco importa! E' finita,
ovunque i popoli in miseria
si destan dandosi la mano.
III
Bravi borghesi che Cesar vi conservi.
Cesare dalle grandi braccia o minute;
Papa o Repubblica bastarda;
le campane suonan la vostra fine,
Re dell'oro orridi e feroci.
Le fanciulle che voi uccidete
avran domani nozze rosse,
suonate a martello campane suonate.
IV
I tiranni voglion la guerra
per scannare le loro greggi;
per cementare ogni frontiera
come le tombe da consacrare.
Ma viene il tempo d'Anarchia,
ove, nell'acquietarsi immenso,
lupi di Francia e di Siberia
umani lupi faran digiuno di sangue.
"Chant international", pubblicato nel giornale "Père Peinard" il 3
dicembre 1893.
A DEI NEMICI
Sono il leon morente, superbo e solitario,
che la caccia insegue sin sulla sua rocca;
sono il giglio spezzato, tutto di polvere coperto
dalla tempesta e dal vento, e che con piede volgare
calpestano l'errante capra ed il pastore ignorante.
Son l'aquila ardita, che vede crollare il nido suo
nell'orrida tormenta, e che da luogo più alto
dei lampi ascolta il tuono,
troppo in alto esiliata per rigettare a terra
quegli indignati pianti che il fuoco dissecca.
Grazie, poichè m'avete dato l'orrore della terra;
ho trovato per fuggirvi la via dell'azzurro.
Poco m'importano gli strepiti vostri, la vostra folle collera.
Vedo, ben oltre voi, un'intera falange
di fieri riformatori, dalla fronte superba e pura.
Il loro sogno è anche il mio; è grande e sublime.
Ovunque lo inseguo! I loro cuor son generosi
e freddi i vostri; me ne vado in vetta
intorno a voi tutto è sempre crimine e notte.
Me ne vado a combattere e morire con loro.
Parigi, gennaio 1862
SOTTO I NIAULI'
Ai chiari di luna
superbi i niaulì
dai tronchi bianchi
si torcono sull'erbe alte
tormentati dal vento.
Là, da profondità sconosciute,
i cicloni salgono alle nuvole,
e l'aspro vento del male
piange tutte le notti,
geme attorno alla solitudine
dei proscritti.
Sotto i niaulì, alberi delle tribù
ascoltiamo le ondate confusi mormorii.
L'aurora dovrà apparire,
ogni notte promette il mattino,
per chi la veglia non è che un sogno.
I flutti rotolano,
il tempo scorre,
il deserto diventerà città.
Sulle rive solitarie
battute dal mare
si agiterà l'umanità.
Noi appariremo alle altre età
come noi vediamo ora
davanti a noi queste tribù
dette selvagge
i cui balli girano in tondo
e da queste razze dette primitive
mescolandosi al vecchio sangue umano
usciranno le forze attive
di domani.
L'uomo cresce con il grano.
Sui niaulì gemono i cicloni,
suonate, o venti del mare, le vostre antiche canzoni
Nuova Caledonia
LA MANIFESTAZIONE DELLA PACE
Van nella notte marciando
in file ininterrotte
lungo i "boulevards":
la pace! La pace!
Seguiti dalla truppa servile
o libertà
non verrà mai il tuo giorno?
Il selciato colpito da lance
risuona sordamente. Il brigante
vuol ritardare un po' la sua caduta.
Ha bisogno di guerra, se pure
la Francia dovesse soccombere.
Maledetto,
senti gli uomini che passano?
E' la tua fine!
Tu li vedi nell'incubo?
Van per Parigi come fantasmi.
In questa Parigi
di cui berrai il sangue?
E la marcia scandita
con ritmo strano
attraverso la rissa
un gregge avanza. E Cesare il brigante
centuplica la sua falange.
Per colpire la Francia affila il suo coltello.
Si vuol la rissa
si vuol la guerra.
Popoli schiavi costretti
a darvi l'un l'altro la morte
invece insieme ci batteremo
contro i tiranni di sempre.
Bonaparte e Guglielmo avran la stessa sorte.
Attività Letteraria
Louise Michel , scrittrice, esordì giovanissima: all'età di 11 anni
iniziò una Storia Universale; a 16 descrisse, nelle Cattiverie di Elena, i
suoi difetti e ciò che considerava biasimevole nella sua vita di fanciulla;
a venti anni incominciò a collaborare ai giornali di Chaumont meritando
l'appellativo di "Musa di Audelancourt", dal nome del paese dove aveva
iniziato la sua attività di istitutrice. Molti giornali, anarchici e non,
ospitarono sue collaborazioni: "Il Libertario", "La Sociale", "I Tempi
Nuovi", "Lo Stendardo", "La Rivoluzione Sociale".... fogli dalla vita più o
meno breve che se non erano costretti al silenzio dagli apparati repressivi,
chiudevano comunque per mancanza di soldi.
I primi romanzi di Louise, permeati da una vena di misticismo, manifestano
l'influenza della zia Vittoria.
Il colpo di Stato del 1851 fu decisivo per l'inizio della sua rivolta
interiore. Quando si trasferì a Parigi, studiò i fanciulli con disturbi
psichici e scrisse Bagliori nel buio : non più idioti non più folli.
Collaborò in quel periodo al "Grido Del Popolo", denunciando i violenti
mezzi coercitivi usati dal potere imperiale.
Nel periodo dei corsi che tenne in via Hautefeuille, scrisse La Saggezza di
un pazzo e Il sogno dei sabati ebrei, una saga mitologica con tutti i
personaggi della storia, della poesia, e delle leggende che le erano
maggiormente piaciuti.
Del 1886 è Trattenimenti per ricreazioni infantili che pare sia stato
scritto da lei, anche se è firmato Louise Quitrine. Poi scrisse Attraverso
la vita, una raccolta di versi con illustrazioni e, nel 1872, apparvero Il
libro di Capodanno e Racconti di fanciulli.
La miseria, del 1881 (1000 pagine), fu scritto dalla signora Tynaire, fino
alla pagina 466 e il restante da Louise.
Nel 1883 scrisse il dramma in 5 atti Figlia del popolo.
Poi Il bastardo imperiale, di 800 pagine, il cui personaggio principale è
Bakunin e in cui si parla della rivoluzione russa, dei complotti,
dell'esilio, della prigione.
Nel 1883 (o 1886?) scrisse I contadini, romanzo a sfondo storico. In Ricordi
e avventure della mia vita raccontò i tentativi dei provocatori che
cercarono di ucciderla.
Seguirono La donna attraverso i secoli, La scomunicata, La coscienza, Il
libro dei morti. Compose anche un melodramma Nadine nel 1882.
Scrisse in prigione I microbi umani, romanzo scientifico.
Un giorno vendette il (°)manoscritto Ventimila leghe sotto i mari a Jules
Verne. Suo è anche Nautilus, che Verne completò soltanto.
Ricordiamo I soffi, di cui non conosciamo la data, nè l'editore.
In cento dispense apparve, nel 1888, Il gallo rosso e Delitti dell'epoca.
Sempre in dispense apparvero Le letture enciclopediche.
Nel 1884 Racconti e leggende e nel 1885 Leggende e canti canachi e Le
oceaniche.
Del 1898 è La Comune, l'unica opera di cui conosciamo la traduzione in
italiano; ad essa seguirono Il mondo nuovo, Prometeo, che fu rappresentato a
teatro solo a Londra, poichè in Francia, un precedente lavoro di Louise
(Nadine), per i forti contenuti politici, aveva suscitato reazioni
contrastanti; sostenitori entusiasti e oppositori irriducibili talvolta
erano giunti allo scontro che aveva portato alla sospensione delle
rappresentazioni. Per questi motivi, l'attrice Sarah Bernardt, malgrado la
sua amicizia con l'autrice, si rifiutò di interpretare, nel Prometeo il
ruolo femminile principale.
Sempre di questa epoca sono Le memorie e Le prigioni, che non fu mai
pubblicato. Di molti altri lavori rimangono alcuni frammenti.
Secondo Louise "l'artista e lo scrittore, hanno una missione sociale da
compiere e l'opera deve essere un'azione, il romanzo deve essere scritto in
un linguaggio semplice e accessibile al popolo; vanno messi in buona luce i
rivoluzionari e stigmatizzati i poliziotti, i militari, i preti, i giudici,
ecc." A tale spirito sono improntati i suoi romanzi popolari.
(°)
Louise Michel gli diede il proprio manoscritto in cambio di soldi.
(Notizia tratta da F. Planche, op. cit., pag. 235)