Francesco Saverio Merlino (1856-1930) è stato un personaggio particolare nella storia del socialismo italiano ed europeo. Giovanissimo aderì al movimento anarchico, di cui ben presto divenne, insieme all’amico Errico Malatesta, uno dei leader più preparati ed influenti. Sul finire dell’800, tuttavia, egli maturò delle profonde critiche a molte delle concezioni anarchiche, finendo per allontanarsi dall’anarchismo anche in seguito ad una famosa polemica a proposito del parlamentarismo e della politica che lo contrappose proprio a Malatesta. Dopo una breve adesione al Partito Socialista, da cui si allontanò deluso dalla logica manovriera e rinunciataria di molti leader del partito, egli rimase per il resto della sua vita un senza partito ed anche se negli anni precedenti il fascismo si riavvicinò al movimento anarchico (del quale, comunque, come avvocato aveva sempre difeso gratuitamente i militanti) lo fece rimanendo un indipendente. Come teorico e intellettuale Merlino ebbe un ruolo di primissimo piano nei decenni a cavallo del passaggio fra l’800 e il 900 ed indubbiamente influenzò sia pensatori come Georges Sorel e Edward Bernstein, dei quali fu a lungo anche corrispondente, che tendenze politiche come il revisionismo marxista (non a caso, pur non essendo egli mai stato marxista, ritroviamo in molti dei cosiddetti "revisionisti" tesi originariamente enunciate proprio da Merlino) o il liberalsocialismo. Per tutta la sua vita Merlino fu "dalla parte giusta", come scrisse Malatesta nel necrologio per l’amico-avversario, e cercò di delineare quali potessero essere le forme di un socialismo non fondato, come il marxismo, su una filosofia della storia, e nemmeno necessariamente legato, come l’anarchismo, a concezioni palingenetiche della rivoluzione e della società da realizzare. Il socialismo che Merlino cercò di teorizzare è infatti un socialismo in cui la giustizia sociale passa anche attraverso la permanenza del mercato e di forme di iniziativa privata -sia questa opera di singoli individui o di cooperative- e si accompagna alla più ampia libertà politica e individuale, mentre l’organizzazione politico-giuridica, radicalmente democratizzata e decentralizzata anche se istituzioni come il parlamento vengono mantenute in forme nuove, ha come suo corollario necessario il fiorire di una molteplicità di associazioni popolari in grado di controllare quanto le istituzioni fanno. Questo socialismo, cui Merlino stesso si riferiva denominandolo "socialismo libertario" o "anarchia possibile", fu abbastanza discusso negli anni a ridosso della vittoria del fascismo, ma con essa venne messo a tacere ed anche nel dopoguerra, complice la predominanza politico-culturale del comunismo marxista sull’intera sinistra, furono pochi ad occuparsene. Fra essi meritano di essere menzionati soprattutto Aldo Venturini, amico di Merlino scomparso da pochi anni, cui si devono le riedizioni degli scritti merliniani e l’edizione critica degli inediti, e lo storico Pier Carlo Masini, anch’egli scomparso di recente. Una riscoperta del suo pensiero sembra invece avviata negli ultimi anni da parte di alcune aree della sinistra (in particolare di quella liberalsocialista e di alcune libertarie), che vedono in esso un riferimento importante ed originale per uscire dalla crisi propositiva e operativa in cui l’intera sinistra versa, incapace com’è, dopo il crollo dell’Unione Sovietica e la crisi del marxismo, di articolare una identità originale in grado sia di fare i conti col suo passato che criticare in maniera seria, ma senza fondamentalismi, l’attuale evoluzione capitalista. Se, infatti, il pensiero di Merlino è per un verso caratterizzato dalla critica al socialismo autoritario di matrice marxista e al rivoluzionarismo insurrezionalista degli anarchici, dall’altro lato esso è anche caratterizzato dalla critica -originale proprio in quanto accompagnata dalle difesa dei meccanismi di mercato, ma non per questo meno radicale- al capitalismo e alle teorie del liberismo economico.
Alla figura e al pensiero di Merlino è stata dedicata una giornata di studi, intitolata "La fine del socialismo. Francesco Saverio Merlino e l’anarchia possibile", tenutosi a Imola il 1° luglio ed organizzata dall’associazione "Arti e pensieri", che vedeva fra i relatori studiosi come Bruno Bongiovanni, Giampietro Berti, Nadia Urbinati. Parte delle molte relazioni presentate durante la giornata erano incentrate sugli aspetti storico-biografici della figura di Merlino mentre altre hanno soprattutto esaminato l’evoluzione del suo pensiero, cercando anche di coglierne il significato e i possibili riverberi nella situazione attuale. Fra queste ultime pubblichiamo qui ampi stralci, non rivisti dagli autori, delle relazioni di Pietro Adamo -storico del pensiero della riforma protestante e della cultura del radicalismo anglosassone-, di Massimo La Torre -insegnante di filosofia della politica e del diritto all’Università di Catanzaro- e di Raimondo Cubeddu -insegnante di filosofia della politica all’Università di Pisa.
Tutte le relazioni, in forma completa, saranno pubblicate in volume nei prossimi mesi.