ANARCHICI A CARRARA

In nessun’altra località come a Carrara, l’antifascismo
anarchico ha avuto simili radici popolari e tanta influenza
sociale.

Fin dal suo sorgere, il movimento operaio locale era stato
fortemente influenzato dal socialismo libertario, a tal punto
che Carrara divenne fin dai primi anni del secolo un importante
centro di propaganda anarchica.

Furono soprattutto le lotte anarcosindacaliste dei lavoratori
delle cave - che organizzati dall’anarchico Alberto Meschi
ottennero per primi in Italia le sei ore e mezza di lavoro - ad
indicare ai lavoratori la validità dell’attività politica degli
anarchici: e così Carrara fu sempre in prima linea nelle lotte
di popolo contro il militarismo, contro la tracotanza padronale,
contro la repressione di stato e quindi oppose fin dall’inizio
decisa resistenza al fascismo. L’intera provincia del carrarino
con quelle vicine di La Spezia, Pisa e Livorno, fu uno degli
epicentri del terrorismo squadrista. Basti ricordare la
sparatoria contro un gruppo di anarchici da parte di una
squadraccia fascista appoggiata dai carabinieri, a Carrara
(giugno 1921). E poi lo sciopero generale nella stessa città in
risposta all’aggressione fascista contro il compagno Alberto
Meschi, allora segretario della Camera del Lavoro (18 ottobre
1921), ed il ferimento sempre da parte delle camice nere
dell’anarchico Bonnelli a Bedizzano (Carrara). Tanti simili
episodi costellano l’opposizione antifascista dei lavoratori
della zona, che sempre portarono il loro aiuto anche agli altri
centri vicini assaliti dai fascisti, come durante i fatti di
Sarzana, in seguito ai quali una cinquantina di anarchici furono
processati sotto l’imputazione di "associazione a delinquere"
(19 gennaio 1922).

Durante il ventennio della dittatura fascista l’opposizione
popolare al fascismo si mantenne viva, anche se non vi furono
episodi clamorosi a testimoniarla (a parte il fallito attentato
al duce degli anarchici carraresi Lucetti e Vatteroni.

la formazione Lucetti

Quando, all’indomani dell’8 settembre 1943 seppero che i
tedeschi stavano disarmando i soldati italiani nella caserma
Dogali di Carrara, molti anarchici (fra cui Del Papa, Galeotti,
Pelliccia, ecc.) si recarono sul posto e riuscirono ad
impossessarsi di molte armi, formando squadre di partigiani.

La partecipazione degli anarchici alla Resistenza propriamente
detta assunse proporzioni determinanti nel carrarino, più che in
qualsiasi altra zona d’Italia. Non si tratto infatti né della
presenza d singole individualità né fu caratterizzata
dall’adesione degli anarchici a formazioni partigiane non
anarchiche, in maniera disorganica. Fu veramente un fenomeno di
massa, che coinvolse la grande maggioranza della popolazione e
che vide in prima fila sempre formazioni anarchiche.

Dal settembre 1943 i compagni stesero una valida rete di
contatti che comprendeva anche Sarzana ed altri centri, ed il
primo rastrellamento operato dai carabinieri e dalla milizia fu
appunto attuato contro i primi tentativi organizzati di
resistenza anarchica. Ma l’azione repressiva non sortì l’effetto
sperato, poiché il movimento di resistenza era saldamente
radicato; furono compiuti alcuni arresti fra gli anarchici. Dopo
meno di due mesi comunque fu rapito il figlio del direttore
delle carceri di Massa, ed in cambio della sua liberazione fu
ottenuta la scarcerazione dei compagni arrestati.

Ricostituita la sua piena organicità, il movimento anarchico si
sviluppo ulteriormente sia in città sia nei piccoli centri,
prendendo contatti con gli altri raggruppamenti antifascisti. La
formazione anarchica Gino Lucetti si trovò ad operare nella
stessa zona di altre formazioni; si stabilì di costituire un
comando unificato della Brigata Apuana pur lasciando autonomia
alle singole componenti politiche (anarchici, comunisti, ecc.).
Questa decisione fu conseguente alla necessità, fortemente
sentita, di coordinare tecnicamente le operazioni belliche
contro i nazifascisti, che - con il progressivo stabilizzarsi
della Linea Gotica - si erano fatti ancora più numerosi e più
spietati nel reprimere il movimento partigiano. In generale i
rapporti fra la Lucetti e le altre formazioni erano buoni, anche
se la recente traumatizzante esperienza della guerra di Spagna
spingeva ad una grande diffidenza nei confronti dei comunisti,
ed in particolare della loro formazione Giacomo Ulivi.

l’episodio di Casette

Quanto questa diffidenza non fosse infondata lo dimostra
l’episodio di Casette, finora assolutamente inedito, e
sconosciuto al di fuori della cerchia di coloro che vi
parteciparono. Si avvicinava l’inverno del ’44, e la situazione
era veramente difficile sia a causa della crescente repressione
nazifascista sia per il mancato arrivo degli aiuti alleati. In
compenso Radio Londra continuava a trasmettere inviti ai
partigiani a tornarsene a casa, per trascorrervi l’inverno. Ma
le vendette nazifasciste attendevano chi fosse tornato a casa
dai monti e dalle valli, per cui i partigiani preferirono
restare alla macchia, preparandosi alla prossima primavera. Fu
stabilito di cercare di superare la linea Gotica attraverso i
monti, e di cercare di riparare a Lucca, città tenuta dagli
alleati.

In un’unica colonna si trovarono a marciare partigiani della
Lucetti e quelli comunisti della formazione Giacomo Ulivi, con i
rispettivi comandanti Ugo Mazzucchelli (che ci ha narrato questo
episodio di Casette) e Guglielmo Brucellaria. Quando giunsero
nei pressi di un ponte che, vicino al paesino di Casette,
congiunge due vallate, i comandanti comunisti chiesero con
insistenza agli anarchici di prendere la testa della colonna, e
di passare per primi sul ponte. Era notte fonda, e quando Ugo
Mazzucchelli per primo si accinse ad attraversare il ponte, il
cupo silenzio dell’oscurità fu rotto dal crepitare infernale di
una mitraglia, che, posta in una casamatta antistante il ponte,
poteva fortunatamente colpire solo una parte del ponte.

Così il nostro compagno, e altri anarchici, poterono mettersi in
salvo, contrariamente a quelle che certamente erano le speranze
dei comunisti. La loro precedente insistenza fece subito sorgere
gravissimi interrogativi fra gli anarchici, che stesero un duro
rapporto al comando unificato della Brigata Apuana: questi
interrogativi ebbero una precisa risposta quando si venne a
sapere con certezza che i dirigenti comunisti sapevano con
anticipo della presenza di una mitraglia in quella casamatta, ma
sul tutto venne subito steso il silenzio più assoluto, con la
solita giustificazione della necessità dell’unità (sic!)
antifascista.

la difesa di Carrara

Oltre alla Lucetti, operarono nel carrarino la formazione
anarchica Michele Schirru, parallela alla Lucetti, la divisione
Garibaldi Lunense, formata soprattutto da anarchici e la
formazione Elio Wockievic, il cui vicecomandante, l’anarchico
Giovanni Mariga, fu talmente valoroso da vedersi concessa la
medaglia d’oro al valor militare, che naturalmente rifiutò per
restare coerente alle idee anarchiche.

Sia sulle Apuane sia nella pianura costiera operarono
costantemente numerosi raggruppamenti anarchici, che ovunque si
trovarono ad affrontare la criminale repressione nazifascista.
Il carrarino fu infatti teatro di alcune delle stragi più
efferate commesse dai tedeschi e dai loro servi repubblichini:
basti pensare ai massacri delle popolazioni del paesino di
Sant’Anna di Stazzena (560 morti, 12 agosto 1944), di Vinca (173
morti, 24 agosto 1944) e di San Terenzo Monti (163 morti, 19
agosto 1944). E l’elenco non finisce certo qui. In questa
tragica realtà di guerra, distruzioni e rappresaglie, gli
anarchici del carrarino ebbero il grande merito di organizzare e
di difendere la vita della popolazione nella città di Carrara.
Soprattutto i compagni si incaricarono di assicurare il regolare
flusso degli approvvigionamenti, e di far funzionare l’Ospedale,
continuando nel contempo la lotta armata contro il nemico.

Indispensabili erano i fondi, ed il loro reperimento resta una
delle pagine più belle scritte dagli anarchici carraresi. Il
metodo adottato fu quello d convocare i ricchi possidenti, e di
obbligarli a versare ingenti somme ai partigiani, sotto la
minacci delle armi e dietro regolare... ricevuta di versamento!
Di questa anzi venivano stilate tre copie una per il versatore,
una per il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) ed una per il
compagno Ugo Mazzucchelli, comandante della Lucetti, presso la
cui sede avvenivano queste convocazioni.

Così fu possibile aiutare le famiglie più bisogno se,
finanziarie le formazioni partigiane e l’Ospedale, rinsaldando
quella forte unita fra popolo e partigiani anarchici, che resta
la lezione più importante della resistenza anarchica nel
carrarino.