Liberi per essere felici
di Francesco Codello
L'esperienza della scuola libertaria di Summerhill
Essere dalla parte del bambino, è la norma alla quale gli educatori e i
genitori, secondo Neill, devono attenersi - Educare nella libertà è la
premessa per formare una società di eguali.
>Il problema educativo è sempre stato per gli anarchici uno tra i più importanti cui il movimento, organizzato e non, ha dedicato numerosi sforzi. Molti tra i suoi maggiori teorici (se esiste un teorico anarchico) hanno scritto e spesso praticato delle esperienze libertarie in questo settore fondamentale per ogni società, soprattutto per una società anarchica. Se l'anarchismo è contrapposizione costante e continua tra autorità e libertà, è altresì vero che la seconda non può che essere pratica costante e quindi non miraggio utopico verso cui tendere in un secondo tempo, magari con mezzi che la negano o che non ci possono portare verso di essa perché contraddittori e autoritari. Da queste irrinunciabili premesse discende il vivo interesse per il "programma educativo", inteso nella dimensione di "educazione permanente" e non staticizzata.
I recenti avvenimenti della politica scolastica italiana, in particolare l'inserimento dei decreti delegati nella scuola, l'assorbimento istituzionale in funzione di ammodernamento di esperienze, teorie e tentativi che fino a qualche anno fa potevano essere definiti in contrapposizione rivoluzionaria alla politica conservatrice e reazionaria delle istituzioni educative, ci obbligano a porre in maniera "nuova" e sempre più attenta questo problema fondamentale dell'educazione. La progressiva crisi della famiglia, patriarcale prima, mononucleare ora, causata da un trapasso violento da una civiltà contadina a una industriale, dall'inurbamento e dalle migrazioni interne di milioni di contadini dalle campagne alle metropoli industriali, ha accentuato il ruolo svolto dalla scuola in una società di massa.
Ecco alcuni elementi per giustificare e per impostare un discorso alternativo sull'educazione nella sua accezione anarchica e quindi antiautoritaria, totalmente liberatrice e anti-dogmatica.
"Cosa farebbe a un ragazzo che marina la scuola?" - A Pretoria ho risposto: "Ucciderei il suo direttore". Questa risposta, ad una domanda così comune, farebbe impallidire il più "moderno" pedagogista. Forse proprio perché Neill non è un pedagogista (perlomeno non lo è nel senso ricorrente del termine), può rispondere in questo modo a una domanda del genere.
Analizzare oggi la sua esperienza assume un profondo significato per chi, come noi, è alla ricerca continua di nuovi mezzi educativi da contrapporre a quelli autoritari dominanti il nostro panorama pedagogico. È importante anche perché ci permette di puntualizzare un discorso educativo in generale, e sulla scuola in particolare, dato il continuo estendersi della scolarizzazione di massa e l'importanza che assume la scuola nell'opera di indottrinamento di milioni di individui, vista la progressiva crisi della famiglia come unico veicolo di condizionamento socio-politico, caratteriale e psicologico.
"Il fine della vita è la felicità. Il male della vita è tutto ciò che limita o distrugge la felicità. Felicità significa sempre bontà: l'infelicità portata agli estremi limiti significa persecuzione contro gli ebrei, torture, o guerra nazionalistica". Scopo della vita è dunque per Neill, la felicità che esiste solo dove opera l'amore, dove amare significa la capacità di approvare non di punire o di inveire. A Summerhill "... i ragazzi hanno il senso di essere amati e approvati. È anche una riprova che il bambino nasce buono... e rimane buono quando ogni occasione di odiare e di temere è abolita". Neill è convinto quindi della naturale bontà del bambino, il quale è provvisto di un atteggiamento potenzialmente ricco di amore e di interesse per la vita. Questa fiducia nella bontà della natura umana si concretizza in Neill in un impegno preciso: l'abolizione di ogni forma di oppressione che possa snaturare o reprimere la sua essenza. Il suo impegno si tradusse quindi in una scuola "... nella quale fosse concessa ai bambini la libertà di essere loro stessi. Per questo dovevamo rinunziare a qualsiasi disciplina, indirizzo, consiglio, ammaestramento morale, istruzione religiosa. Siamo stati chiamati coraggiosi, ma questo non richiede coraggio: richiede quello che noi avevamo: una completa fiducia nel bambino come creatura buona, non cattiva". La sua fiducia nella naturale bontà e libertà del bambino non resta, come ad esempio in Rousseau, una enunciazione teorica, ma da "scommessa-intuizione" diventa pratica della bontà e della libertà. In altri termini, la sua esperienza pratica (Summerhill) diventa la dimostrazione scientifica della sua intuizione filosofica. Teoria e prassi in Neill si fondono armonicamente ricomponendo quindi la personalità umana e liberandola dalla schizofrenia sociale che la avvolge.
La creazione di personalità autenticamente libere, che gestiscono direttamente la loro esistenza è il compito cui si dedica il nostro autore. Nella sua opera di educazione integrale egli non si dedica esclusivamente allo sviluppo delle qualità intellettive, ma ricompone la personalità dell'educando stimolando anche la sua sfera emotiva. "Nella società moderna riscontriamo una sempre maggior distanza tra intelletto e sentimento. Le esperienze dell'uomo moderno sono in gran parte mediate dal pensiero e non riflettono una percezione di ciò che il cuore sente, l'occhio vede, l'orecchio ascolta. In effetti questa separazione tra intelletto e sentimenti ha condotto l'uomo di oggi ad uno stato mentale pressoché schizoide che lo ha reso quasi incapace di percepire alcunché in maniera autentica, immediata".
Questa istruzione integrale è la garante di una società di liberi ed uguali in cui non esista nessuna forma di autorità. Per dirla con Bakunin: "I fanciulli, come gli uomini maturi, diventano saggi per le esperienze che fanno da sé, mai per quelle fatte dagli altri" quindi "... da un punto di vista positivo intendiamo per libertà il pieno sviluppo di tutte le facoltà che si trovano nell'uomo e, da un punto di vista negativo, l'assoluta indipendenza della volontà di in ognuno di fronte a quella degli altri".
Conseguentemente alla sua visione filosofica dell'uomo, la concezione politica di Neill, è rivolta alla creazione di una società in cui non esista né lo sfruttamento né l'oppressione dell'uomo sull'uomo. Anche se la politica non occupa che una piccola parte del suo pensiero e della sua azione possiamo delinearne comunque i cardini essenziali. Egli afferma: "... che l'avvenire del mondo è il socialismo di qualche specie. Questo maledetto sistema della proprietà privata che noi chiamiamo capitalismo è destinato a morire, sta già morendo e nella creativa società del futuro la sincerità e il criterio dei valori avrà una grande importanza. Se in tutte le scuole ci fosse un autentico autogoverno... la nuova generazione affronterebbe la vita con un alto grado di moralità civica e un criterio di valori diretto all'essenziale".
Neill si fa sostenitore quindi di un socialismo autogestito (come potremmo dire oggi) profondamente libertario, in cui il il valore dominante sia la libertà dell'individuo "limitata" solo dalla medesima libertà dell'altro. La sua profonda avversione per la politica ufficiale non gli impedì di realizzare una nuova forma di società attraverso la scuola di Summerhill: esperienza sociale e quindi politica (non partitica) di un mondo di cui libertà, uguaglianza, autogoverno costituiscono le fondamenta e i principi essenziali.
"Il bambino plasmato, condizionato, represso, disciplinato - il suo nome è Legione - vive in ogni angolo del mondo. Vive nella nostra città dalla parte opposta della strada. Siede nel banco noioso di una scuola noiosa; più tardi sarà seduto davanti alla scrivania ancor più noiosa di un ufficio, o starà al banco di una officina. È docile, fedele all'autorità, timoroso delle critiche e fanatico nel desiderio di essere normale, convenzionale e corretto. Accetta senza porsi domande quel che gli viene insegnato e trasmetterà tutti i suoi complessi, le sue paure e le sue frustrazioni ai figli". L'esplicazione di un metodo nuovo e progressivo passa in Neill attraverso una critica radicale al metodo scolastico tradizionale perché esso è "... basato su quel che l'adulto crede che il bambino dovrebbe essere e dovrebbe imparare.... È ovvio che una scuola che costringe i bambini, per natura attivi, a stare seduti sui banchi a studiare una quantità di materie per la maggior parte inutili, è una cattiva scuola, quando si tenga in considerazione la psicologia del bambino". Si tratta quindi di capovolgere i termini classici del rapporto tra il bambino e la scuola, cioè di "... adattare la scuola al bambino invece di adattare il bambino alla scuola". La scuola tradizionale diventa od è una buona scuola qualora "... si ammetta che è desiderabile avere una popolazione di cittadini docili, privi di spirito creativo, fatti per una civiltà in cui il metro del successo è la ricchezza e il livello medio di vita la schiavitù del salario".
"Il primo comandamento al quale deve ubbidire ogni genitore e ogni maestro è questo: Tu devi essere dalla parte del bambino". Più avanti Neill con un esempio ci chiarisce praticamente, cioè nelle situazioni spicciole di ogni giorno (che però hanno la loro grossa importanza) che cosa ciò significhi: "Se mentre sto verniciando una porta Robert passa e getta della mota sulla vernice fresca io lo strapazzo senza complimenti perché egli è uno dei nostri e quel che io dico non ha molta importanza. Ma se Robert fosse uno arrivato da poco da una scuola che egli odia e il suo buttar mota fosse un tentativo di rivolta contro l'autorità, mi metterei con lui a gettar mota perché la sua salvezza è assai più importante della mia porta". Questo perché: "Se nei rapporti col bambino non si fa appello all'autorità e alla morale il bambino sente che si è dalla sua parte, perché l'autorità e la morale hanno rappresentato per lui, sempre, i poliziotti che limitavano la sua attività". In altri termini la libertà presuppone l'uguaglianza e viceversa. Non vi può essere nessuna libertà dove non esiste l'uguaglianza, non vi può essere nessuna uguaglianza senza la libertà. Questo concetto costituisce uno dei presupposti fondamentali del metodo di Neill.
Un altro dei problemi fondamentali che ogni educatore (come qualsiasi individuo) deve affrontare è il rapporto mezzi-fini. L'uso di mezzi diversi o contrapposti al fine perseguito conduce inevitabilmente o a una sostituzione dei fini o a una scomparsa dell'obiettivo finale che viene risucchiato nella pratica continua e progressiva di nuovi mezzi.
Neill risolve questo problema sia nel campo educativo sia in quello sociale nel modo più corretto possibile. Se obiettivi finali dell'educazione devono essere la libertà, la felicità, la bontà del bambino non possiamo adeguarvi che dei mezzi che contengono (cioè che siano conseguenti a) questo fine. Infatti "la verità ultima è che l'odio genera odio e l'amore genera amore, e mai un bambino fu guarito se non dall'amore". Ma "si può dare amore ad un bambino soltanto se si è rimasti noi stessi bambini. La tragedia dei grandi è che sono cresciuti e hanno dimenticato la loro fanciullezza".
Comunque il fondamento su cui si regge tutta l'opera di Neill è la libertà che non va però confusa con la licenza: "Quando un bambino è fin da piccolo educato in clima di libertà non passa attraverso lo stadio della falsità e della insincerità". Infatti, afferma Neill che quando i ragazzi arrivano nella scuola di Summerhill sono generalmente sfacciati, ineducati, ma pian piano essi perdono la falsità che sta alla base di questi atteggiamenti. "Perdono allora anche il falso rispetto per ciò che credono sia autorità, e in sei mesi diventano ragazzi normali, sani, che dicono quello che pensano senza indolenza e odio".
A Summerhill i ragazzi svolgono anche un lavoro manuale che è (secondo Neill), un momento fondamentale per lo sviluppo armonico ed integrale del bambino in quanto, come dicevamo prima, ricompone una personalità che la divisione sociale e gerarchica del lavoro ha spezzato a vantaggio di una divisione classista degli individui. In questo quadro va visto anche l'enorme interesse che a Summerhill viene dedicato al teatro. Le commedie, i drammi, le scenette vengono scritte, interpretate dai ragazzi e dalle ragazze e solo raramente gli insegnanti consegnano qualche trama ai bambini. Il teatro per Neill ricopre una notevole importanza in quanto sviluppa un senso di padronanza di sé ed evita poi che si reciti nella vita.
Di conseguenza lo studio non è qualche cosa che viene imposto dall'alto, ma è sempre in rapporto alle facoltà e ai gusti individuali. Logicamente quindi "I libri sono il materiale meno importante in una scuola. Tutto quello di cui un bambino ha bisogno è leggere, scrivere e far di conto; il resto consisterà di arnesi, argilla, sport, teatro, pittura, e... libertà".
Tutto il metodo di Neill, oltre che sulla libertà, si basa sull'autogoverno. Infatti una scuola in cui non ci sia l'autogoverno non è una scuola progressiva, visto che non ci può essere progresso senza che i bambini si sentano completamente liberi di decidere della loro vita sociale. Neill mette in guardia sulla necessità dell'autogoverno perché: "quando c'è un capo non c'è libertà e questo è ancor più vero per il capo benevolo che per quello autoritario. Il ragazzo che abbia spirito critico si ribellerà a un capo autoritario, ma un capo benevolo lo ridurrà semplicemente ad essere lui stesso molle ed impotente".
Ci sono, secondo Neill, due modi distinti e contrapposti per trattare la questione sessuale: uno è quello religioso o morale secondo il quale il sesso è peccato sporco, ecc.; l'altro è quello di essere realisti e trattarlo liberamente. Oggi, le persone più progressiste tra i maestri, i genitori ecc., trattano il sesso solo come semplice fatto anatomico e fisiologico. "I genitori non ammetterebbero mai una lezione che esponesse la parte emozionale del sesso, o una lezione che parlasse con naturalezza del piacere che si trae dal rapporto sessuale". La paura morale è una paura fatta di gelosia: "Gli uomini maturi vogliono che i giovani siano morali perché vogliono tenere per sé le cose migliori della vita. È la sola ragione del moralismo. Tutte le altre sono evasioni. La sessualità è il più grande piacere del mondo, ed è represso appunto perché è il più grande piacere del mondo". In pratica sono i genitori (che rappresentano l'autorità) a far diventare la sessualità un complesso: "Freud ci ha reso familiare l'idea che la sessualità è presente fin dall'inizio della vita, che il bambino prova un piacere sessuale nel succhiare il latte materno e che gradualmente la zona erogena passa dalla bocca ai genitali. Così la masturbazione del bambino è una scoperta naturale, dapprima non molto importante perché i genitali non danno un piacere così forte quanto la bocca o anche la pelle. È il divieto dei genitori che rende la masturbazione un così grande complesso, e più rigoroso è il divieto più profondo è il sentimento di colpa e più grande la spinta a indulgerlo".
A Summerhill sono quasi inesistenti i complessi di colpa per la masturbazione e la curiosità morbosa per il sesso. Dai primi mesi che i ragazzi vivono in questa comunità vengono informati non solo di dove i bambini vengono ma anche come si fanno. La mancanza di tabù, sensi di colpa, di inibizioni fa sì che in sedici anni di esperienza pratica non si sia mai presentato, a Summerhill, un caso di omosessualità. "Questa assenza di omosessualità è della più grande importanza. Suggerisce (l'idea) che l'omosessualità è una forma avanzata di masturbazione.... Ci si masturba con l'altro ed egli divide la colpa con noi, alleggerendo così la nostra responsabilità". Per Neill quindi la masturbazione è alla radice dell'intero problema sessuale visto che quando essa è permessa conduce il ragazzo o la ragazza alla eterosessualità. Per ogni educatore (ogni individuo) è fondamentale risolvere questo problema non reprimendolo ma lasciandolo al suo naturale sviluppo nella libertà. È chiaro che lo sviluppo non può essere naturale (che non significa normale) se non nella libertà totale. "La libertà di masturbarsi significa: bambini soddisfatti felici, pieni di entusiasmo e che non hanno molto interesse alla masturbazione. Il divieto di masturbarsi significa: bambini disgraziati, infelici, spesso portati a raffreddori, e malattie epidemiche, che odiano se stessi e di conseguenza gli altri". Sicuramente la C.E.I. e Paolo VI negli anni di studio che li hanno portati all'elaborazione del documento sulla sessualità non hanno letto Alexander Neill.
La religione è vista da Neill come una facile scappatoia per i problemi individuali, che viene cercata dall'uomo per la paura primitiva di ciò che non si conosce. Nella sua visione quindi la religione è creata dall'uomo per difendersi da ciò che non può capire. L'educazione religiosa e il misticismo sono nefandi per lo sviluppo del bambino perché gli offrono un modo pericoloso di sfuggire alla realtà. Questa fuga non è temporanea ma sviluppa la tendenza "... a vivere una fuga continua, ponendo tutta la sua energia vitale nella sua teosofia, nel suo spiritualismo, nel suo cattolicesimo, nel suo ebraismo".
Inoltre il misticismo rende il bambino pieno di odio poiché insegnandogli che certe cose sono peccato, il suo amore per la vita può trasformarsi in odio. Concludendo Neill afferma: "Personalmente non ho nulla contro chi crede in un Dio, non importa quale. Sono contrario a chi pretende che il suo dio sia l'autorità che gli permette di imporre delle restrizioni allo sviluppo e alla gioia dell'umanità. La lotta è fra chi crede nella teologia e chi non ci crede; è fra chi crede nella libertà dell'uomo e chi crede nella soppressione di questa libertà".
Non abbiamo preteso, in questo articolo, di esaurire la problematica educativa ma solo cercato di dimostrare, attraverso il pensiero di Neill, alcune tematiche proprie dell'anarchismo.
Su Neill potremmo discutere all'infinito: sulla validità del suo esperimento come azione politica, sulle condizioni particolari in cui la sua esperienza si è concretizzata, sui limiti imposti dalla "situazione reale". Resta il fatto che il suo lavoro è un'accusa spietata alla scuola, alla famiglia, allo stato, alla chiesa, affinché trionfino la libertà e uguaglianza.
Non è nichilismo. È soprattutto un'accusa alla scuola come istituzione, più o meno progressista perché essa è il luogo in cui si pratica e si teorizza la divisione gerarchica del lavoro, in pratica dove si perpetua e si invoca la disuguaglianza. I suoi libri sono una poesia continua che deve continuare.
Bakunin amava ripetere di esser un amante fanatico della libertà. Anche noi.