L'opera tolstoiana, per quanto immensa e variegata, ha una sua
unità, una chiave di lettura comune: questo punto di unione è
dato dall'analisi della vita umana, alla ricerca di una
giustificazione razionale dell'esistenza; T. infatti cerca il
senso e lo scopo della vita in primo luogo per riuscire a
viverla.
Si può dire che Tolstoj difenda la vita umana come tappa
fondamentale nello sviluppo dello spirito, e muovendosi attorno
all'uomo valorizzi la vita contingente in vita universale.
Ma la sua vita fu caratterizzata oltre che dalla ricerca del
valore universale, dalla lotta tra corporeità e spiritualità: in
questo senso la "conversione" del 1880 non è che il risultato
della crisi, l'enunciazione della nuova religione un modo di
definire un equilibrio stabile.
Lo
stile
Il primo Tolstoj si rifà al realismo russo e al "dettaglio
superfluo" gogoliano, portando la sua analisi a scavare fino
nell'intimo, alla ricerca delle motivazioni inconsce che
spingono l'uomo ad agire. Il particolare, il temporale,
l'accidentale sono modi che però non possono dare un messaggio
universale, e dopo la conversione T. condannerà le sue prime
opere (compreso "Guerra e Pace") arrivando a ripromettersi di
non scrivere più: l'arte però era per T. uno e forse l'unico
modo di affrontare la vita e non tardò molto a ricominciare ad
esprimersi, anche se sotto forme diverse, legate all'esperienza
mistico-razionale della conversione e alla propagazione del
pensiero pseudo religioso che vi stava dietro.
La
religione
L'interesse di T. è infatti legato solo alla morale e
rifugge da una religione mistica o contemplativa: Dio non è
riconosciuto come persona e i Sacramenti sono sbeffeggiati. Nel
tentativo di creare una nuova religione possiamo vedere un altro
legame del Tolstoj maturo col giovane Tolstoj che già nel 1855,
come possiamo leggere nel diario, progettava di fondare una
religione libera dai dogmi, capace di dare beatitudine sulla
terra.
Tolstoj giunge a dire che nell'uomo c'è "un frammento di Dio" e
che è nello scoprire questo e nel fare il bene la vera felicità:
ma se per Dostoevskij la carità era fondamentale per scoprire
Dio, per T. il rapporto col prossimo è un accidente, e la
religione è prevalentemente egocentrica.
a cura di
Gianni Migliarese