Il "riformismo rivoluzionario" di
Saverio Merlino"
di Mirko Roberti
Un'intelligenza critica tra marxismo e anarchismo.
Il basilare dilemma socialista in un tentativo originale di mediare, in una
sintesi eclittica e personale, le opposte istanze.
Un esempio emblematico di revisione e critica
dell'anarchismo è rappresentato dal pensiero e dall'opera di Francesco
Saverio Merlino. (Napoli 1856 - Roma 1930). Illuminante ed emblematico
perchè la parola che segna il passaggio dalle sue posizioni anarchiche
rivoluzionarie e quelle riformiste (peraltro estremamente originali) esprime
ancora oggi un modello generale denso di temi e di elaborazioni.
Tale modello, suscettibile di analisi e di interpretazioni, ci documenta
infatti i motivi e gli sviluppi di questa revisione, permettendoci di
comprendere e di valutare il confronto tra la tesi rivoluzionaria e quella
riformista. L'inestricabile nesso, a volte contraddittorio, tra riforma e
rivoluzione, democrazia e socialismo, stalinismo e federalismo, presente
nella sua dottrina, riassume per intero l'inevitabile posizione di una
critica che è passata dal campo interno a quello esterno dell'anarchismo.
L'interesse e l'attualità dell'intelligenza critica del pensiero di Merlino,
la sua grande onestà etica ed intellettuale, la sua stessa non comune
esperienza di agitatore e di propagandista ci permettono una lettura
estremamente affascinante del suo itinerario ideologico. La contemporanea
presenza di più proposte di per sè contraddittorie, che noi metteremo a
confronto, è dunque non solo peculiare alla sua personale ricerca, ma
rappresenta, come dicevamo, un modello generale capace di assumere per
intero il confronto e lo scontro tra la proposta riformista e quella
rivoluzionaria. Questo conflitto, drammaticamente tacitato nell'elaborazione
merliniana, dovrà al contrario, nella nostra lettura, esserne esaltato per
poterne cogliere tutta la ricchezza di spunti, intuizioni, temi e proposte
perse nella memoria non solo della cultura accademica e ufficiale, ma anche
di quella rivoluzionaria.
I sistemi socialisti e il problema del "valore"
La ragione teorica che sta alla base del nucleo centrale del pensiero di
Merlino (la differenza, cioè, tra sistemi socialisti ed essenza del
socialismo) è la stessa che sorregge la sua impostazione critica, il suo
esame di revisione non solo del marxismo e dell'anarchismo, ma anche dei
vari sottosistemi inerenti ad essi: comunismo, individualismo, mutualismo,
ecc. Secondo il Merlino, nessuno di essi può esprimere compiutamente il
contenuto del socialismo, che trascende l'ambito di una sua definizione
formale, per coagularsi invece in una tendenza generale verso la libertà e
l'uguaglianza.
Sotto questo aspetto anche marxismo e anarchismo, assunti come sistemi e
dottrine, non sfuggono a tale insufficienza storica. Le critiche mosse ad
entrambi sono ovviamente di natura diversa Come diversa è la propensione
ideologica merliniana che le sottintende, spostata palesemente verso una
aperta simpatia per il socialismo libertario), non però il nucleo centrale
di tali critiche, che rimane il più delle volte comune.
Uno dei più significativi di tali nuclei di "doppia critica", proprio per la
sua contraddittorietà, è dato dal problema del valore nel campo economico.
Attraverso l'analisi di esso, Merlino conclude per l'impossibilità di una
attuazione pratica sia del collettivismo autoritario, sia del comunismo
anarchico.
Scrive Merlino "Noi concepiamo la società futura al di fuori di tutte le
regole dell'economia politica e dell'aritmetica capitalistica. Lo scambio,
la rimunerazione, la ripartizione dei prodotti secondo le opere, la ricerca
del criterio esatto per attribuire unicuique suum, è l'utopia di
oggi. Non si può valutare ciò che appartiene a ciascun individuo nel
prodotto variabile e indivisibile del lavoro collettiva. Nè l'economia
politica nè Marx sono riusciti ad oggettivare il valore, che è un
rapporto formantesi caso per caso fra una cosa e un bisogno. Laddove la
produzione è collettiva, la rimunerazione del lavoro non può essere che
collettiva e organizzata in modo da soddisfare i bisogni". (1). Questa
classe critica comunista-anarchica all'economia politica e quindi anche al
marxismo, basata sulla concezione dell'invisibilità del lavoro sociale,
permette al pensiero merliniano di sviluppare ed approfondire la sua analisi
del collettivismo autoritario. Il suo sbocco sarà però contraddittorio,
perchè il Merlino non arriverà alla negazione comunista anarchica del
valore"... non so rassegnarmi a considerare come parte integrante dei
principi anarchici "la negazione del valore, il quale è un fenomeno
naturale..." (2), nè accetterà la proposta collettivista autoritaria di
oggettivare il valore attraverso il tempo-lavoro (3).
La soluzione di Merlino si basa sull'equità dei campi e quindi sulla
possibilità di sviluppare tale legge in una società egualitaria. "Cessando
le sopraffazioni, scemando le ineguaglianze sociali si viene determinando il
valore, cioè un rapporto di equivalenza tra le cose, che corrispondono non
alla volontà e ai capricci individuali, ma ai bisogni universali e
permanenti degli uomini. Certo questo rapporto è sempre inquinato dalle
ineguaglianze e preponderanze di classe, oggi, per esempio, dalla prevalenza
della classe benestante sulla classe operaia... Solo in una società
egualitaria il valore potrà essere determinato sulla secondo l'utilità
rispettiva delle cose in rapporto ai bisogni generali. Il che prova un'altra
cosa: che lungi dal cessare di funzionare in una società socialista, la
legge del valore vi si perfezionerà" (4).
La proudhoniana "costituzione del valore" è fatta propria dal Merlino (5),
anche se liberata dal sistema mutualista; la contraddittorietà cui
accennavamo prima si riferisce invece alla manifesta fuga ideologica e
politica nella critica dell'anarchismo. Infatti, mentre per criticare il
collettivismo autoritario, gli argomenti sono, per così dire, di natura
"scientifica", l'impossibilità di "oggettivare il valore" ecc., gli
argomenti per criticare il comunismo anarchico sono al contrario di natura
squisitamente politica e ideologica. La caricatura del comunismo
anarchico, fatta dal Merlino nel suo "Pro e Contro il Socialismo"
(6), sbocca in una vera critica alla concezione anarchica della società
umana "io credo che il vizio capitale dell'anarchismo sta nel concetto di
società umana, che per glu uni (individualisti) è evanescente, è addirittura
un mito; per gli altri (i comunisti) è troppo vaga e vacua o almeno manca di
forme concrete e determinate, è non solo una visione di una società lontana,
molto lontana (ciò che basterebbe del resto ad escludere che possa da essa
ricavarsi il programma di un partito d'azione), ma sfugge ad ogni esame e ad
ogni critica (7)".
Questo passaggio contraddittorio della contestazione scientifica alla scelta
ideologica risulta ancor più evidente nel rapporto fra lotta di classe e
lotta rivoluzionaria.
Lotta di classe e lotta rivoluzionaria
Merlino primo teorico "revisionista" del marxismo in Europa (8), esclude
la progressiva polarizzazione delle classi nella società capitalistica
profetizzata dal marxismo, per accostarsi, al contrario, ad una concezione
che vede un avvicinamento ed una integrazione fra le classi sociali.
All'ipotesi "catastrofica" tipica del marxismo dell'età della Seconda
Internazionale, egli afferma che "le classi hanno, tutte e ciascuna,
interessi particolari e divergenti e interessi comuni e convergenti. Le
differenze tra di esse si vanno attenuando. Le classi si avvicinano, non si
allontanano. Crescono le classi intermedie (9)". Anche qui abbiamo una
felice intuizione sulla non proletarizzazione delle classi intermedie, ma
tale constatazione non si esplica in una scelta rivoluzionaria, ma
nell'abbandono di tale proposta considerata velleitaria e a volte
controproducente
Se da una parte, dunque, vi è l'esigenza di superare l'equazione lotta di
classe uguale socialismo e lotta di classe uguale rivoluzione, dall'altra
essa si cristallizza nella proposta di un socialismo cooperativistico e nel
rifiuto, non assoluto ma preponderante, del processo rivoluzionario. "La
rivoluzione non è un capitolo dell'evoluzione, nè è un semplice episodio. Ma
non bisogna dimenticare che la sua stessa forma violenta è di ostacolo al
progresso, che essa cova in sè i germi della reazione, e che l'umanità
progredisce non in grazia delle rivoluzioni o delle contro-rivoluzioni, ma
malgrado esse" (10).
L'abbandono dell'alternativa rivoluzionaria porta il pensiero merliniano a
formulare una strategia basta sull'alleanza tra classe operaia e piccola
borghesia, tra masse sfruttate e classi produttive intermedie. Egli afferma
che "l'alleanza naturale del proletariato è con la piccola e media borghesia
contro l'alta borghesia, che è quella che realmente gode i frutti del male
di tutti nell'attuale ordinamento sociale" (11). Alla visione riduttiva e
semplicistica della società divisa tra classe capitalistica e classe
operaia, egli oppone una visione più complessa e articolata, dove la
pressione della dipendenza di classe è più sfumata e agisce sia direttamente
dal vertice della piramide sociale sia in progressione gerarchica sfumata
dal vertice alla base. "Gli schiavi degli uni - egli afferma - sono i
padroni degli altri" così che " gli inferiori agiscono sotto la pressione
che viene dall'alto, premendo a loro volta sui sottoposti" (12).
Ma a questa realistica costatazione dei rapporti di forza tra le classi, non
si accompagna anche una "lettura" che scorga oltre alla reciproca dipendenza
e coadattamento, la contemporanea presenza di un conflitto antagonistico
latente e potenziale capace di trasformarsi in progetto rivoluzionario. Su
questa traccia Merlino è portato ad abbracciare progressivamente una fede, a
nostro avviso, acritica, nel "progresso" e nell'identificazione tra il suo
sviluppo e quello della libertà e dell'eguaglianza. E sarà sempre su questa
traccia che Merlino verrà ad identificare socialismo e democrazia.
Dall'intreccio complessivo di queste concezioni, l'ideologia merliniana
perderà la parte più cospicua e feconda del patrimonio teorico
dell'anarchismo, l'analisi, cioè, dei rapporti formali e
proporzionali tra le classi, la scoperta bakuniniana che lo sviluppo
storico cambia la natura e la composizione sociale delle classi, non le
loro distanze. Sul tema del rapporto tra classi e stato, questa perdita
teorica e ideologica diverrà più chiara e palese.
Lo stato riformato
Il processo di riproduzione della disuguaglianza, attraverso la
costituzione gerarchica delle classi, e la sua inevitabile concretizzazione
nell'organismo statale, il rapporto logico ed interdipendente tra classi e
stato, tra potere e sue articolazioni non si ricompone interamente
nell'esposizione teorica di Merlino. Nella logica del suo riformismo la
separazione tra di esse si ingigantisce, significativamente, a nostro
avviso, in modo tale da permettergli di formulare delle giuste analisi,
accompagnate da proposte operative contraddittorie.
Vi è tutta dispiegata, da una parte, la teoria anarchica sulla natura di
ogni potere e la proposta, dall'altra, di poterlo mitigare, con
garanzie democratiche e costituzionali. Questa tensione, tra comprensione
scientifica e proposta politica, risulta evidente, per esempio, rispetto
alla teoria marxista della "dittatura del proletariato". Egli anticipa tutta
la potenzialità dominante raccolta in essa "supposto anche che la classe
operaia si impossessi del potere in qualunque modo, chi lo eserciterebbe
davvero in suo nome sarebbe un piccolo numero di persone che tenderebbe a
divenire nuovamente classe dirigente" (13). Non solo, ma riprendendo la
geniale intuizione di Bakunin sull'inevitabile sbocco tecno-burocratico del
marxismo, la comprensione merliniana riuscirà a delineare a grandi tratti la
sua configurazione sociale e politica.
L'emergere della "nuova classe" si sviluppa sul terreno dell'amministrazione
e della divisione del lavoro. I nuovi dirigenti "organizzeranno il lavoro, i
pubblici servizi, una amministrazione e una burocrazia - anche troppa! - e
sapranno introdurre, per mezzo di imposte od altro, nella distribuzione dei
prodotti del lavoro, distinzioni ed ineguaglianze corrispondenti a quelle
che passeranno tra le loro rispettive funzioni e quelle degli umili
lavoranti manuali" (14). Ma a questa comprensione non fa seguito una
soluzione rivoluzionaria, bensì riformista, sviluppata in aperta
contraddizione con le premesse analitiche.
Al Merlino riformista che identifica stato e società e stato e governo,
proponendoci il male minore "Bisogna rassegnarsi a subire alcuni mali",
correggendo la forma autoritaria del governo "Ora lo Stato non è altro; e la
questione non è se esso debba essere mantenuto, ma come deve essere
costituito" (15), rispondiamo con il Merlino anarchico e rivoluzionario
"Questo è il problema da risolvere: Disorganizzare il governo per
organizzare l'economia, o più generalmente, disorganizzare lo Stato
per organizzare la società" (16).
L'individuazione dell'aspetto tecnico e scientifico inerente alle funzioni
dominanti, l'impossibilità di dividere o svuotare il loro significato
politico rispetto all'uso della loro gestione non costituiscono, nel
riformismo merliniano, norma di trasposizione valida per interpretare anche
il meccanismo del potere democratico e parlamentare. Così se da una parte la
sua critica al marxismo coglie per intero la sua natura storica, sapendone
ben individuare gli sviluppi pratici di nuovo dominio e sfruttamento,
dall'altra la sua "difesa" del sistema parlamentare e democratico, la sua
proposta di purificarlo dalle manipolazioni politiche e clientelari, risulta
oggi penosamente utopistica.
Tutto il criticismo merliniano teso a demistificare il suffragio universale
"la grande mistificazione del secolo", a riconoscere, nell'istruzione
gerarchica e non sindacabile della delega, il meccanismo di un nuovo potere
("Il deputato o consigliere (...) da qualunque classe provenga, foss'anco
dalla classe operaia, si emancipa da quella classe, e va a formare da tutti
i suoi colleghi una classe a sè" (17)), si infrange e si arresta
nell'illusione posteriore di allargare le basi ideali della democrazia,
vivificandola attraverso la partecipazione popolare. Il groviglio di
contraddizioni che pervade le proposte operative di Merlino, fa riferimento
all'autenticità delle sue intenzioni ideologiche, che non abbandonano la
meta finale del socialismo, l'abolizione delle classi. La praticabilità di
esse, però, si sposta ora non più sul terreno delle possibilità
storico-materiali, ma sul terreno di una pura intenzionalità etica.
Strategia materialistica e tensione etica, grande patrimonio
dell'anarchismo, subivano ora un rovesciamento nella elaborazione
merliniana, per cui la strategia, basata sulla pura intenzionalità etica,
era ecletticamente ed empiricamente alla ricerca di fondamenti e di
occasioni materialistiche.
L'essenza del socialismo
Abbiamo detto sopra che il nucleo centrale del pensiero di Merlino, è
rappresentato dalla distinzioni tra sistemi ed essenza del socialismo, tra
forma e contenuto. L'anima di questa essenza è l'etica socialista, che
diventa, nell'ideologia merliniana, la scienza della giustizia. Questa
concezione, mutuata in gran parte da Proudhon, acquista nella ricerca e
nella prospettiva di Merlino un significato ancora una volta
contraddittorio.
La costruzione del socialismo, nota giustamente Merlino, non scaturisce
automaticamente dalla lotta di classe, esso è un progetto che viene posposto
coscientemente nello sviluppo storico "La questione è morale e giuridica,
non economica. Credere di derivare la necessità del socialismo da una
dottrina economica, dall'analisi dei fattori della produzione del valore, è
stato l'errore del quale, secondo noi, Marx ha trascinato i socialisti di
tutte le scuole" (18). La tensione etica trascende dunque la sua
costituzione formale: essa rappresenta una ricerca morale che esula dal
campo dottrinale e scientifico.
Lo sbocco non solo logico, ma anche ideologico, di tale premessa è
rappresentato dal comunismo anarchico "ognuno dà secondo le sue forze e
ricava secondo i suoi bisogni", che è oggetto invece, da parte di Merlino,
di una sarcastica critica. La riduttività delle norme giuridiche, presentate
in tale ordinamento, nota il Merlino, e l'insufficienza delle sue forme
istituzionali, rappresenta una organizzazione sociale "amorfa" tendente alla
paralisi (19).
Ma l'alternativa della sua proposta è palesemente contraddittoria, perchè il
meccanismo giuridico che egli propone per realizzare scientificamente
l'etica socialista, è un involucro formale molto rigido, ovviamente, del
comunismo anarchico. La fusione merliniana tra giustizia retributiva (di
istanza collettivista) e giustizia distributiva (di istanza comunista) salva
solo in parte l'artificiosità del suo impatto strutturale. A questa
contraddizione segue subito un'altra di maggior spicco e rilevanza.
Il rapporto tra sistema ed essenza del socialismo, tra forma e contenuto,
nel quadro della distinzione merliniana, se da una parte ha permesso la
felice intuizione dell'autonomia del progetto socialista rispetto allo
sviluppo storico, dall'altra ha impedito una comprensione del legame
esistente tra questo rapporto e quello più generale tra fini e mezzi. La
analogia, infatti, tra essenza e fini del socialismo, e sistemi e mezzi di
esso, non può essere sottovalutata, sia all'interno della metodologia
riformista, sia di quella rivoluzionaria.
Abbiamo qui di nuovo un abbandono notevole della speculazione
critico-storica dell'anarchismo: la possibilità di individuare e di
definire, oltre alla loro descrizione storico-sociale, i rapporti formali e
proporzionali che presiedono ad ogni costituzione gerarchica ed autoritaria.
Il processo rivoluzionario tendente alla sua abolizione deve esprimere e
sviluppare rigorosamente, nella forme metodologiche, tutte le sue
premesse finalistiche: come il fine del socialismo ne condiziona i mezzi,
così l'essenza ne condiziona i sistemi. E se è vero, in parte, che la
tensione etica del progetto socialista trascende i sistemi che hanno una
maggiore condizionalità temporale, è altrettanto vero che la loro importanza
non si riferisce alla loro capacità costitutiva, ma bensì regolativa. Del
resto lo stesso Merlino dovrà riconoscere che "le forme del socialismo
possono essere adoperate a distruggerne l'essenza" (20). Certo,
aggiungiamo noi, solo quelle che non sviluppano rigorosamente il suo
obiettivo finalistico.
Progresso storico e possibilità progettuale
I termini del conflitto tra riformismo e rivoluzione sono stati delineati
in questi cento anni di storia del socialismo. Termini di conflitto perchè
il riformismo sta al "progresso storico", come la rivoluzione sta alla
possibilità progettuale di dominarlo. Nell'area attinente al campo del
riformismo vanno inseriti anche tutti quei movimenti "rivoluzionari" che
hanno riprodotto nel loro processo di sviluppo, con forme storico-sociali
diverse, i rapporti formali e proporzionali che
costituiscono geometricamente l'impianto strutturale di ogni organizzazione
autoritaria. L'ideologia merliniana nella ricerca di un equilibrio tra
scelta rivoluzionaria e scelta riformista, ha rappresentato questo conflitto
in tutta la sua dimensione teorica, perchè costruita su una esperienza
storica diretta, vissuta in prima persona.
Ma il riformismo di Merlino tutto personale, meditato e sofferto, va
inquadrato nell'area cui accennavamo poc'anzi. La sua peculiarità sta nella
drammatica contraddizione presente tra i fini perseguiti e i mezzi
propugnati. Perchè mentre i fini erano sinceramente libertari ed egualitari,
i mezzi attingevano, al contrario, nel campo democratico e progressista,
troppo incline ad assecondare la storia invece di correggerla.
Ora la concezione metodologica di ogni riformismo si basa su una ipotesi
strategica dedotta da una immagine della realtà, così come essa si presenta
e si evolve "spontaneamente". Il suo "realismo", contrapposto all'utopismo
rivoluzionario, non vede nessuna alternativa storico-sociale, se non
ripetendo nel suo processo di sviluppo, tutti i tratti di questa immagine.
Nel caso di Merlino, la contraddizione sta nel rapporto tra la recezione
passiva di essa, propria del riformismo, e la costruzione attiva richiesta
dall'obiettivo finale, propria del processo rivoluzionario. Tale processo,
carico di innumerevoli possibilità progettuali, si realizza in una prassi
che riconosce la realtà per quel tanto che la trasforma. Nessuna
possibilità di vedere attuato il socialismo attraverso una prassi
riformista, nessuna possibilità di dichiararsi "riformista rivoluzionario"
(21). L'essenza del socialismo non sta nel progresso storico, dimensione del
riformismo, ma nella possibilità progettuale, dimensione della rivoluzione.
Mirko Roberti
1) F. S. Merlino, Concezione critica del socialismo libertario, Firenze 1957, pag. 9-10.
2) F. S. Merlino, ivi, pag. 141.
3) F. S. Merlino, Revisione del marxismo, Bologna 1945, pag. 55 e ss.
4) F. S. Merlino, ivi, pag. 52.
5) Per l'influenza di Proudhon su Merlino si veda, F. S. Merlino, Abrégé des ouvres de Proudhon, Paris, 1897.
6) F. S. Merlino, Pro e contro il socialismo libertario, Milano 1897, pag. 212 e ss.
7) F. S. Merlino, Revisione..., op. cit. pag. 201.
8) Cfr. quanto scrivono Aldo Venturini e P.C. Masini nell'introduzione a La concezione... op. cit. pag. XVIII.
9) F. S. Merlino, Il socialismo senza Marx, Bologna 1974, pag. 289.
10) F. S. Merlino, Il problema economico e politico del socialismo, Milano 1948, pag. 218.
11) F. S. Merlino, Revisione..., op. cit. pag. 75.
12) F. S. Merlino, Pro e contro..., op. cit. pag. 89-90.
13) F. S. Merlino, ivi, pag. 25.
14) F. S. Merlino, Revisione..., op. cit. pag. 32.
15) F. S. Merlino, Il problema..., op. cit. pag. 272.
16) F. S. Merlino, Concezione..., op. cit. pag. 202.
17) F. S. Merlino, Socialismo e Monopolismo?, Napoli-Londra 1887, pagg. 269-270.
18) F. S. Merlino, Revisione..., op. cit. pag. 45.
19) F. S. Merlino, Formes et essence du socialisme, Paris 1898, pagg. 152-168.
20) F. S. Merlino, Pro e contro..., op. cit. pag. 43.
21) F. S. Merlino, Il socialismo senza Marx, op.cit pag. 571.
Socialismo
senza Marx
Sotto il titolo suggestivo "Il socialismo senza Marx", Aldo
Venturini ha raccolto e ordinato, in un disegno organico per temi e
argomenti gli scritti "revisionisti" e "critici" di Francesco
Saverio Merlino. Revisionisti e critici perchè prodotti dopo la
"svolta" operata dal Merlino nel 1897, svolta che lo vide passare,
dopo vent'anni di militanza anarchica, al campo socialista e
parlamentare. In questa raccolta non sono presenti quindi gli
scritti e i volumi del periodo anarchico. Pur non potendo fare un
confronto, che risulterebbe estremamente interessante, tra quest'ultimo
periodo e quello cosiddetto "revisionista", il volume offre comunque
la possibilità al lettore di comprendere i termini di un dibattito
in parte ancora attuale. Il volume di circa 700 pagine, costa Lire 8.000. E' in vendita nelle maggiori librerie e può essere richiesto all'editore Massimiliano Boni di Bologna (via Marco E. Lepido, 203/24). |