Il silenzio dei pacifisti

da Rivista Anarchica on line

Ci avete fatto caso? Per la guerra che i russi hanno scatenato contro i ceceni, con i furiosi combattimenti a Grozny, non si è mosso nessuno. Ma proprio nessuno. Sarà che la Cecenia è lontana, sarà che i ceceni non riscuotono grandi simpatie, sarà che sono famosi per le loro mafie che intrallazzano a Mosca, però questo silenzio è impressionante. Soprattutto se si pensa al "rumore" per la guerra in Kosovo. Allora tutta, ma proprio tutta, la sinistra italiana si è mobilitata: volantini, manifesti, cortei, articoli sui giornali, bandiere americane bruciate... Adesso nemmeno uno straccio di manifestazione, neppure una conferenza stampa. Di bandiere russe bruciate neanche a parlarne. Viene il sospetto che i pacifisti italiani non abbiano superato l'estate e siano tutti morti. Misteri d'Italia.
La stranezza è resa ancora maggiore se si pensa alle analogie tra i due conflitti.
I "ribelli" ceceni vogliono l'indipendenza da Mosca così come i "ribelli" kosovari volevano staccarsi da Belgrado. Una piccola regione (in entrambi i casi) voleva la sua autonomia rispetto al grande stato. E le armate del grande stato sono intervenute per soffocare la rivolta. È la logica che tutti conosciamo. Che dovrebbe far scattare in piedi tutti quelli che si riconoscono negli ideali della sinistra. E invece la sinistra (perfino gli anarchici e i libertari) fa distinzioni poco comprensibili. Perché i serbi vogliono essere dominatori tanto quanto (fatte le debite differenze quantitative) i russi. I ceceni non sono né peggiori né migliori dei kosovari: mafiosi i primi (passate la banale generalizzazione), trafficanti di droga i secondi.
Comunque sempre di guerra si parla e lo slogan che ha avuto tanto successo per il Kosovo (questa guerra è ingiusta perché è una guerra) dovrebbe valere anche per la Cecenia. E invece no, nessuno urla contro l'ingiustizia della guerra. Perché questo diverso atteggiamento? Beh, la differenza tra i due conflitti c'è ed è molto chiara: per difendere i ceceni non sono intervenuti gli americani. E sì, la differenza è tutta qua. Quando ci sono di mezzo gli "odiati yankee" il sangue ribolle e (per non lasciare dubbi) giustamente. È ovvio che il primo obiettivo per chi vuole cambiare la situazione esistente è l'opposizione a chi esercita il maggiore potere in Occidente. E gli italiani fanno parte dell'Occidente. E gli americani (cioè Casa Bianca e Pentagono) sono i padroni dell'Occidente. Fin qui tutto chiaro. Ma gli anarchici, i libertari, vale la pena di ricordarlo in questi tempi di grande amnesia, sono contro tutti i poteri. Quindi contro il potere americano come contro quello russo. Perché come cantava l'amico Fabrizio De André "non ci sono poteri buoni". Eppure si nota un certo "codismo" degli anarchici e dei libertari verso le parole d'ordine della sinistra ex, post, sempre comunista. Misteri d'Italia.
Ma, fatto ancora più incomprensibile, l'attuale dirigenza russa non è certo comunista, i dirigenti di partito sono stati sostituiti da mafio-affaristi (in molti casi sono sempre le stesse persone soltanto riciclate nelle funzioni sociali), l'esercito russo non è più l'armata rossa. Perché allora la sinistra marxisteggiante italiana ha ancora questa reverenza verso il Cremlino? E perché perfino gli anarchici e i libertari vengono influenzati da questa reverenza e si accodano al silenzio della sinistra? E scendono in piazza quando la sinistra marxisteggiante decide che una guerra è ingiusta? Misteri d'Italia.
Arriviamo al nocciolo del problema: gli anarchici sono di sinistra? Fanno parte di "questa" sinistra? La risposta è duplice: sono di sinistra se per sinistra si intende la lotta contro l'oppressione sociale, lo sfruttamento, per l'eguaglianza, per il rispetto (meglio sarebbe dire la completa accettazione ed esaltazione) delle differenze, per la libertà di tutti. Gli anarchici sono di sinistra anche quando sono contro il capitalismo. E non soltanto come sistema economico, ma anche come sistema di dominazione. Ma si possono collocare in "questa" sinistra, quella con cui scendono in piazza? La risposta non può che essere negativa. La critica al "principio di autorità"li differenzia in modo inequivocabile. La critica allo stato come forma istituzionalizzata del dominio li rende estranei al vocabolario di questa sinistra e di tutta la sinistra. Che è statalista. E allora come si può manifestare contro una guerra condotta dagli americani e tacere su quella fatta dai russi?
Ed è poi vero che gli anarchici sono contro "tutte" le guerre? Nel 1936 gli anarchici spagnoli cercarono di costruire una rivoluzione sociale, ma contemporaneamente facevano la guerra contro l'esercito di Francisco Franco. E tanti anarchici (non solo loro certo) accorsero in Spagna per combattere. Cioè per fare una guerra. Sbagliavano? Non sembra.
Altro nocciolo del problema: si deve avere la lucidità per distinguere tra guerra e guerra, senza cadere nello sloganismo, nelle parole d'ordine ripetute per conformismo sinistrese. Meglio lasciare il conformismo (che poi significa ottusità) a questa sinistra. E ovviamente alla destra. Ma agli anarchici, proprio per le idee di cui sono portatori, questa stupidità non è concessa.

Luciano Lanza