Io e Adriano

Non ci credo che Adriano Sofri sia il mandante dell'uccisione del "commissario finestra" Luigi Calabresi, mentre sono sempre stato convinto che conosce l'area politica responsabile della sua morte, perché altrimenti non ne avrebbe rivendicata politicamente la paternità alla sinistra. Probabilmente é proprio quello che non gli viene perdonato, ed in questi dodici anni lo hanno sempre perseguitato nella speranza che spifferasse qualche informazione utile alle indagini.
Conosco Adriano dal 1967 quando lavoravo a Piombino ed ero militante del Potere Operaio pisano di cui Sofri era leader indiscusso. Erano gli anni nei quali la polizia ed i carabinieri avevano ripreso a sparare contro i manifestanti, operai e braccianti, uccidendo gente disarmata che chiedeva lavoro o che solidarizzava con questi. Ad Avola e Battipaglia lo Stato uccise dei braccianti che chiedevano lavoro; alla Bussola della Focette, l'ultimo dell'anno 1968 - '69, i carabinieri spararono per impedire di lanciare uova e pomodori, ed uno di noi, Soriano Ceccanti, fu colpito da una pistolettata dei carabinieri che lo immobilizzò per tutta la vita. Adriano Sofri era là quella sera di Capodanno ed il sottoscritto era vicino a lui quando tolse di mano la macchina fotografica ad un tizio che voleva riprendere (bastò questo gesto perché i carabinieri caricassero e poi sparassero), io posso testimoniare che nessuno di noi era preparato allo scontro e tanto meno armato, perché i dirigenti del Potere Operaio pisano non avevano mai dato indicazioni in tal senso. Ricordo al contrario che ci furono tentativi di infiltrazione "bombarola" anche nel 1968 e che a Piombino fu fatta esplodere una bomba al commissariato tentando di attribuire la paternità al sottoscritto, e quindi al Potere Operaio, per bloccare il lavoro di agitazione e intervento politico alle fabbriche ed alla scuola; anche in quella circostanza respingemmo il tentativo di attribuire certi metodi violenti per screditarci.
Non dico tutto questo per rifarmi una verginità alla quale non tengo, o per buonismo politico, perché personalmente ero e sono convinto che occorra rispondere colpo su colpo senza vittimismi a chi ha chiaramente intenti omicidi e prende l'iniziativa in tal senso per soffocare delle giuste rivendicazioni, ma per affermare che nel Potere Operaio pisano guidato da Adriano Sofri ho imparato a fare un intervento politico e non ad usare armi esplosivi; tantomeno mi riesce credere che questa forma mentis, che al massimo poteva prevedere di scendere in piazza con dei bastoni per rispondere ai manganelli della polizia, si possa fare un balzo tale da commissionare un omicidio politico.
Non ci credo, non mi convince la logica processuale dei vari pubblici ministeri del "processo Sofri" e questo ben oltre ogni pretesa prova o chiamata di correo.
Collegandomi invece al processo e facendo riferimento alla deposizione di Marino quando afferma che, accompagnato Pietrostefani, ricevette da Sofri mandato ad uccidere Calabresi, alla fine del comizio per Franco Serantini a Pisa, penso che mente spudoratamente, e non tanto perché disse che quel giorno non pioveva (mentre ricordo benissimo l'acqua come testimoniano le foto dell'epoca) e che Pietrostefani conosciutissimo a Pisa e latitante non poteva essere presente in quella piazza piena di poliziotti in borghese, ma perché parlai prima di Adriano Sofri ed ebbi modo di ascoltare tutto il suo intervento.
Ricordo nettamente l'impressione negativa che mi fece il suo discorso per l'involuzione politica, per niente sessantottina ma socialisteggiante, che prefigurava la sua sollecitazione successiva a fianco di Martelli.
Eppure quel comizio a Pisa di fronte al collegio frequentato dal nostro compagno anarchico Franco Serantini massacrato dalla polizia sul Lungarno Gambacorti e poi lasciato morire senza cure idonee del Dott. Mammoli , medico del carcere pisano, avrebbe potuto dare a Sofri un facile ed immediato spunto per suggerire ai compagni metodi concreti per punire i responsabili morali di morti come Pinelli o Serantini. Sofri non dette questo tipo di suggerimento che avrebbe potuto essere comprensibile e giustificabile anche fuori di una logica lottarmatista, perché non rientrava nella sua forma mentis tutto sommato legalitaria e statalista come ha dimostrato in questi dodici anni di iter processuale e come purtroppo sta avvenendo in gran parte del movimento anarchico italiano.
Sofri non ha capito che lo Stato non lo assolverà mai perché per la proprietà transitiva dell'uguaglianza ) se lui è innocente, lo sono anche Bompressi e Marino; questo significherebbe ammettere un grave e costoso errore giudiziario, ed un cialtrone come Marino senza un mandante eccellente non sarebbe più credibile.

Gianni Landi
(San Piero a Sieve)