Nasce a Certaldo (FI) il 17
luglio 1897 da Eusebio e Maria Mancini, casalinga Anarchica, viene arrestata
dopo i fatti di Certaldo del 28 febbraio 1921 e tenuta in carcere per un anno1
. Assolta per insufficienza di prove al processo del 1925, si stabilisce a
Roma, insieme al suo compagno, l’anarchico Giacomo Bottino. Nuovamente
imprigionata al principio del 1927 per aver raccolto fondi in favore dei detenuti
politici, viene condannata dal Tribunale speciale, il 23 luglio
Ancora a Roma il 29 ottobre 1929, Ida si prodiga per incoraggiare il fratello Egisto, che sta scontando una pena di 20 anni di reclusione nel carcere di Alessandria: “Coraggio, Egisto caro, tutto passa, la vita è una continua lotta, a disperarsi non si ottiene niente, anzi ci si rimette tanto di salute, speriamo sempre bene, la speranza non ci abbandona mai. Non prenderti pensieri per me, io saprò adattarmi senza sacrificio perché penso: sarebbe una vergogna lamentarmi io, pensando alla tua situazione che, poverino, ti sei fatto già molti anni proprio ingiusti, chi sa quanti dolori e tribolazioni ti son costati! E ancora non sei al termine, perché dovrei disperarmi per questa seconda pena inflittami, che di fronte a te, la mia sorte sarebbe una villeggiatura?” Relegata a Lipari, Ida presenta ricorso contro la misura di polizia, ma l’appello viene respinto. Trasferita a Ponza il 2 agosto 1930, vi rimane fino al marzo 1932, quando viene rimessa in libertà e può partire alla volta di Paola (Cosenza), dove si riunisce a Giacomo Bottino. Iscritta fra gli antifascisti da arrestare in determinate circostanze e sottoposta a libertà vigilata per 3 anni, è considerata, nel 1934, “avversaria irriducibile” del regime fascista e nel 1937 è sorvegliata rigorosamente perché “serba immutati i suoi principi anarchici”. Nel 1938 è “ritenuta pericolosa in linea politica perché professa apertamente” le sue idee politiche e nel 1939 viene fermata prima di una visita di Mussolini nella città di Cosenza. Tre anni dopo è ancora “vigilata attentamente”. Dopo la liberazione, si trasferisce con la famiglia in Brasile, ove Giacomo Bottino viene ucciso, nel corso di una banale lite, da un rissoso confinante. Ritornata nuovamente in Italia, a Roma, ospite della sorella Ines, nel 1973 avanza domanda al governo italiano affinchè le vengano riconosciuti i benefici di legge previsti per i perseguitati politici antifascisti e razziali e i loro familiari superstiti. Nel 1975, accogliendo l’istanza, la Repubblica Italiana, riconosce i suoi diritti e concede ad Ida un assegno vitalizio di benemerenza ed uno di reversibilità di Giacomo Bottino. Muore a Niteròi, località vicino a Rio de Janeiro, il 22 ottobre 1989 all’età di 92 anni.
Angelo Pagliaro