di Matteo De Cesare
Non si può avviare una seria riforma della scuola italiana senza la partecipazione attiva degli insegnanti e la definizione della loro dignità professionale. Alla domanda, quindi, relativa al destino di questa istituzione non si può rispondere se non discutendo della funzione docente.Interpreti di questa esigenza, l’UNICOBAS SCUOLA e l’associazione culturale l’ALTRASCUOLA hanno organizzato un convegno sul tema della riforma e in particolare sulle discutibili procedure finalizzate ad accertare la professionalità degli insegnanti E’ superfluo ricordare, sottolineano i promotori di questa iniziativa, che un dibattito sulla capacità professionale dei docenti non possa prescindere da una valutazione globale delle finalità della scuola italiana e della giusta interpretazione da dare all’ipotesi dell’autonomia. Intellettuali, giornalisti, politici ed insegnanti si sono confrontati in proposito nell’aula magna dell’I.P.S.I.A. Duca d’Aosta a Roma. Fra gli interventi più attesi e discussi, quello di B. Vertecchi ( direttore del C.E.D.E. ) e la relazione del prof. Lucio Russo ( ordinario di calcolo delle probabilità all’Università di Tor Vergata ) autore del famoso saggio: Segmenti e Bastoncini -Feltrinelli Editore-. Mentre il primo si è soffermato sulla necessità di individuare ipotesi,a suo avviso attendibili, per valutare il lavoro didattico, il secondo ha messo in evidenza la necessità di approntare un piano di studi di ordine nazionale (contrariamente alla logica dell’autonomia didattica) e l’urgenza di rivedere i programmi entro una prospettiva più organica ed adeguata alla domanda culturale del momento.Da più parti è stata riproposta, infatti, la questione dei tanto discussi programmi ministeriali ed è stata ribadita l’opportunità del confronto con le riforme di G. Gentile e di G. Bottai. Il confronto della storia della filosofia con quella della scienza, della storia della lingua con la produzione letteraria e della totalità degli itinerari linguistici con la storia civile, come storia della formazione della coscienza e della cultura europea, questa la proposta della rivista l’Altrascuola- definisce l’orizzonte teorico entro il quale è possibile pensare il futuro della scuola italiana Più che parlare di metodi e procedure didattiche si dovrebbe pensare a prospettive pedagogiche di respiro culturale, coerenti dal punto di vista teorico e sensibili allo sviluppo democratico della nostra comunità nazionale. Ritrovarsi e confrontarsi in questo itinerario politico e culturale significherebbe per gli insegnanti rivalutare la loro professione, sempre però entro una prospettiva ce non cede alle lusinghe di una sedicente autonomia didattica, che potrebbe significare e promuovere la balcanizzazione della nostra cultura nazionale. In questo progetto si potrebbe anche pensare a un discorso di valutazione del lavoro didattico, ma resta molto difficile se non impossibile- disegnare la mappa del merito degli insegnanti. Questo ovviamente, in una logica specificamente qualitativa e non di natura quantitativa, qual è quella che presiede alla proposizione dell’asfittico disegno dell’aumento dell’offerta formativa; il più delle volte un coacervo di proposte che scimmiotta goffamente la perversa logica del capitalismo assistito e che si traduce nella legalizzazione(anche nel mondo della scuola) del potere camarille, organiche agli interessi di coloro che monopolizzano il potere politico e il denaro pubblico.