Nel quadro della tua vita, in quanto
persona che comincia ad avere capacità critica in relazione alla società
in cui vive, quali sono gli aspetti che ti hanno più influenzato?
In primo luogo ho dovuto liberarmi dalla mia formazione borghese e
liberarmi dai miei obblighi di medico. Era stata la mia famiglia, in cui
c’erano molti medici, professori (nonni, zii e altri parenti), a
determinare la mia formazione. Io fui portato ad essere un medico. Ho
cercato di esserlo secondo la loro volontà, ma nello stesso tempo ne ho
approfittato per avere una buona formazione scientifica.
Ho acquisito conoscenze scientifiche sul corpo umano abbastanza grandi,
ma non mi sono interessato molto alla medicina in sé, sebbene avessi
dentro di me una passione per l’osservazione del comportamento delle
persone, che mi portava ad una certa invidia nei confronti degli
scrittori e una certa volontà di poter scrivere come gli autori che
leggevo.
La politica, la vedevo dal punto di vista partitico e subito la detestai
sin dall’inizio della mia vita. Ho vissuto, durante questa mia
formazione, in due dittature molto lunghe. La prima di Getœlio Vargas è
durata 15 anni e successivamente la seconda, quella dei militari è
durata altri 15 anni. Oggi, io ho 70 anni, e metà della mia vita l’ho
passata in un quadro di dittature molto violente. Quella di Getœlio
Vargas fu molto più violenta di quella dei militari. Ma il Brasile non
ha memoria della sua storia. Le cose vengono dimenticate, ma è un dato
di fatto che furono terribili.
Io ero studente delle scuole medie superiori e cominciai ad avere
coscienza del bisogno di libertà quando l’abbiamo persa. Ero studente e
non avevamo libertà di leggere, di partecipare a iniziative e mi ricordo
di molte corse in strada, fuggendo dalla polizia. Le nostre scuole erano
invase per arrestare un professore o un alunno. Nel momento che
succedeva tutto questo, a casa mia sembrava che non stesse accadendo
niente, perché loro avevano aderito alla vita borghese e ai governi
autoritari.
Cominciò ad esistere un conflitto dentro di me e una differenza di
visione su quello che avrebbe dovuto essere la vita sociale. Loro
avevano una visione di crescita, di opulenza, di ricchezza, mentre io
avevo la necessità di approfondire la mia conoscenza. Io volevo capire
meglio, sentivo una grande passione per la conoscenza, ma ancora non era
spuntata in me una capacità critica.
Io soffrivo la violenza della dittatura. Io avevo molta rabbia nei
confronti della polizia, dell’esercito, del dittatore, ma tutto questo
era un qualcosa che era al di sopra delle mie forze. La cosa cominciò ad
essere più profonda, la mia coscienza diventò più chiara, quando mi fui
laureato in medicina e vinsi una borsa di studio dell’UNESCO e continuai
i miei studi di ricerca, abbandonando la parte clinica. Andai a fare
ricerca nel "Collège de France" a Parigi. Lì mi sono formato con un
ricercatore straordinario. Il "Collège de France" era la scuola di
Claude Bernard. La metodologia scientifica della ricerca, ebbi modo di
conoscerla molto da vicino. Io facevo ricerca sulla conduzione nervosa.
Lavoravo in Brasile, nell’Istituto di Biofisica con il professore Carlos
Chagas Filho e lui studiava il pesce elettrico, che ha nel suo corpo
veri e propri condensatori. È un materiale di ricerca straordinario.
Arrivando a Parigi io ebbi un’esplosione. La scienza mi ha interessato
sempre. L’apprendistato nel "Collège de France" fu una cosa
meravigliosa, ma percepì che c’era spazio per molte altre cose. Per
coincidenza andai ad abitare in un hotel dove viveva un brasiliano che
faceva teatro e anche persone che studiavano teatro. Cominciarono a
portarmi con loro, a conoscere il campo delle arti. Cominciai a
frequentare il teatro, a partecipare a molte discussioni su arte e
cultura con queste persone, principalmente Sabato Magaldi, un grande
studioso di teatro che recentemente è stato eletto nell’Accademia
Brasiliana di Lettere, uno dei maggiori critici teatrali che il Brasile
abbia avuto. In quel momento frequentava i corsi alla Sorbonne sulla
cultura teatrale. Ma erano molte persone. Cominciai a frequentare teatri
e presi la strada del mondo dell’arte e della cultura. E in questo mondo
io percepì una critica molto maggiore all’organizzazione dello Stato, al
funzionamento della società. Alcuni autori, che cominciai a leggere e a
vedere in scena, come Bertolt Brecht, furono alcuni dei primi contatti
critici in relazione all’organizzazione sociale, e si riveleranno molto
importanti.
Avevo già letto Marx - soprattutto "Il Capitale" - e altri autori che
criticavano il capitalismo. Vivendo a Parigi, lontano dalla mia
famiglia, lontano dall’ambiente dove mi ero formato, da quel mondo
borghese, mi cominciai a formare una coscienza socialista.
Consultorio e fabbrica
Dopo torni in Brasile e, secondo quanto mi risulta, inizi una
relazione stretta con il Partito Comunista. Questa affermazione è
corretta o no?
La cosa molto curiosa è il fatto che mai ho accettato il Partito
Comunista. Le idee marxiste si avvicinavano a me e io le consideravo
interessanti. L’analisi di Marx sul capitalismo io la ritenevo molto
interessante. Ma quando cominciavo a leggere le proposte del marxismo
per un’organizzazione sociale nuova avevo molte critiche da fare, io
sentivo il rancido autoritario.
Quando tornai in Brasile mi sposai. Mio padre morì e io non potevo
continuare a fare ricerca, dovevo andare a lavorare per sostenere la mia
famiglia, l’antica e la nuova. Fu una vita molto dura. Dovetti
riprendere il lavoro in clinica. La medicina doveva essere il mio aiuto.
Trovai un impiego come medico di fabbrica. Fu il periodo nel quale ho
conosciuto il proletariato. Fu un periodo nel quale potei comprendere la
crisi tra capitale e lavoro. In quel momento la teoria marxista cominciò
a prendere corpo e la critica sociale apparire più attiva. Subito dopo,
cominciai a far teatro, cominciai a sentire una gran voglia di scrivere.
Mio padre era morto e percepì che era lui a bloccarmi nella creazione
letteraria e artistica. Fu in quel momento che scrissi il mio primo
spettacolo teatrale, in quanto ero legato al Teatro Arena di São Paulo,
un teatro che ha prodotto una rivoluzione. Il Teatro Arena fu il primo
teatro del Brasile che introdusse la questione operaia, fu la prima
volta che un operaio diventò protagonista. Fino ad allora gli operai non
andavano in scena, in quanto questa era invasa dalla borghesia.
Il mio primo pezzo si chiamava "Quarto de Empregada". Inserii due
lavoratrici domestiche come attrici principali. Praticamente prima le
lavoratrici domestiche passavano il panno per la polvere, rispondevano
alle chiamate, ecc. Io collocai, insieme al personale del Teatro Arena,
il problema della domestica nel Brasile come qualcosa di importante al
di sopra. Mi incorporai in questo gruppo. Al mattino lavoravo in
fabbrica affrontando il problema del proletariato, mettendo in pratica
le conoscenze marxiste, ammettendo pratiche d’un socialismo che non
sapevo bene cos’era. Fino a che un giorno capitò tra le mie mani
Bakunin, verso la fine degli anni ’50, inizio anni ’60. Quando cominciai
a leggere Bakunin io avevo già percepito che il mio socialismo era
anarchico e che non era marxista, perché io non tolleravo
l’autoritarismo, né l’organizzazione di uno Stato autoritario ecc. E
Bakunin combatteva questo. A partire da lì cominciai a studiare, a
studiare l’anarchismo. Cominciai a frequentare il Centro di Cultura
Sociale. Cominciai ad avere amici anarchici. Fino a quel momento i miei
amici erano tutti marxisti, in quell’epoca facevamo discussioni
terribili. Discutevamo molto, producevamo insieme teatro, ma la mia
formazione era differente dalla loro. Fu a partire da lì che cominciai a
produrre teatro e ad essere coinvolto nella medicina sociale. Sentivo di
aver bisogno di un’azione politica più seria. Pensavo che il teatro era
poco.
Alla fine degli anni ’50 mi ero appassionato alla psicanalisi. Cominciai
a leggere cose di Freud, che non capivo molto bene, ma credevo che
avesse una profondità molto grande, una serietà immensa. Pensai che
c’era una rivoluzione incredibile dentro la psicologia dell’epoca.
Quando lessi della scoperta dell’inconscio, quando vidi collocare la
questione della sessualità nell’infanzia, l’importanza che Freud dava
alla libido nella prima infanzia, ritenni tutto ciò molto
rivoluzionario. Aprii un consultorio per lavorare nel pomeriggio e di
mattina lavoravo in fabbrica per sostenere la mia famiglia (avevo
intanto già risolto il problema di mia madre e dei miei fratelli). Mia
moglie mi aiutava, anche lei era medico e già avevamo due figli. Allora
io potei pagarmi la mia formazione di psicanalista. Fu una formazione
carissima. Tutto quello che io guadagnavo andava nelle mani del mio
analista viennese. Confesso che fu una delle formazioni più difficili,
perché io non sono riuscito a capire le idee di Freud. La sua scoperta
scientifica era perfetta, ma non sono mai riuscito a capire il suo
apparato.
So che sei stato vittima della dittatura. é dopo la dittatura che
cominci ad essere uno scrittore? Negli anni ’50 o in un altro periodo
storico?
Abbandonai la psicanalisi e cominciai a criticarla per il suo
elitarismo, per essere molto costosa, per essere solo per clienti
ricchi. Cominciai a capire che i miei clienti erano tutti ricchi,
inviati dalla società di psicanalisi e io non volevo vivere molto
ricco. Così nel 1962, ruppi con la psicoanalisi e cercai di lavorare
nel giornalismo, fino a creare un giornale "Brasil Urgente". Fu un
giornale fortissimo, molto coraggioso, in quella epoca, fatto assieme ai
padri domenicani, che esercitavano una influenza molto grande
nell’opposizione di sinistra della politica brasiliana.
Ora io non ero più medico, né psicanalista. Volevo entrare in azione,
non volevo essere uno spettatore, volevo essere un lottatore, un
giornalista. Scrissi un romanzo molto difficile da essere pubblicato, si
chiama Cléo e Daniel che finì per uscire nel 1966 e fu il punto
di partenza per il resto della mia vita. Ma tornando un poco indietro,
il giornale che avevo fatto era molto violento, era contro
l’organizzazione politica dello Stato. Denunciavamo tutto questo nel
giornale quando arrivò il golpe militare nel 1964.
Prima di ciò, quando avevo abbandonato la medicina e la psicanalisi, ero
coinvolto nell’ambiente anarchico, nel senso che volevo sapere se loro
erano contro un intervento armato, contro una lotta armata. Rimasi
disperato perché loro non volevano la lotta armata. Cercai alcuni
compagni marxisti e non marxisti. In quella fase stavano organizzando
"Azione Popolare", che nacque dall’Azione Cattolica Marxista-Leninista
(della Gioventù dell’Università Cattolica). Ma in questa transizione,
che non era ancora comunista (io non volevo aggregarmi al PC), con
questo gruppo di Azione Popolare, cominciammo a fare un lavoro di
coscientizzazione dei giovani sulla possibilità del golpe militare.
All’improvviso arrivò il golpe militare, più presto di quanto ci
aspettavamo. Lo attendevamo per maggio o giugno, ma fu in marzo. Tra le
prime cose che fecero fu l‘invasione e la distruzione del giornale, io
fui arrestato subito dopo e anche i miei colleghi.
Iniziarono una persecuzione molto estesa nei confronti delle persone che
militavano in queste organizzazioni. Io ero già sposato, avevo figli e
fu una vita orribile, perché mentre nella prima dittatura si
verificavano solo scontri per strada, ora no. Loro credevano che noi
eravamo i nemici, tutti quelli che reagivano alla dittatura erano
considerati comunisti. Siccome volevano avere l’appoggio nord-americano,
sia per le armi, sia per comprare navi, sia per ottenere denaro, avevano
bisogno di dire che stavano combattendo i comunisti. Nella realtà, il
Presidente della Repubblica1 di allora stava facendo alcune
aperture sociali, proponendo una riforma agraria, cose che avevano a che
vedere con il socialismo, ma lui non era un comunista, era un
latifondista, era un uomo contraddittorio. La gioventù era quella che
voleva il socialismo.
Fui arrestato e rilasciato varie volte, pensavano che quando mi
rilasciavano mi sarei incontrato con gli altri compagni.
Continuai a lavorare facendo teatro. Scrissi un romanzo nel 1966, dopo
una prigione terribile, nella quale persi il controllo emozionale. Non
potevo cercare nessun psicologo né psichiatra, perché nessuno di loro
dichiarava la sua ideologia. Se io avessi cercato uno per dirgli che ero
stato torturato dalla polizia, avrebbero alzato subito il telefono per
denunciarmi. In quell’epoca c’era una paranoia terribile, genitori che
denunciavano i figli, figli che denunciavano i genitori, fidanzati che
denunciavano la fidanzata e viceversa. Era una situazione molto
pericolosa.
Fu in questo momento che mi venne l’idea che avrebbe dovuto esistere una
psicologia socialista, al servizio delle persone che erano socialiste,
affinché queste avessero con chi parlare quando c’era bisogno.
Sono passato in 12 prigioni e sotto tutti i tipi di tortura. Ma ci fu
una tortura che mi ha segnato completamente e mi avrebbe lasciato
lesioni per tutta la vita, si chiamava "telefonata" ed erano i colpi
violenti che loro ci davano simultaneamente sulle nostre orecchie, con
le due mani.
Ripetevano questo dieci o dodici volte al giorno ed era orribile. Era un
dolore lancinante e cadevamo subito. In conseguenza a ciò le mie due
retine rimasero per anni appese a un filo. Dieci anni dopo mi caddero.
Adesso da un occhio non vedo più e dall’altro molto male.
Le torture furono difficili da affrontare, fu una lotta molto grande,
lontano dalla mia famiglia, non sapendo nulla di loro e loro di me. Ma
c’era un certo eroismo, perché credevamo nella lotta per la libertà
contro la dittatura. In questa epoca ho prodotto molto e ho approfondito
le mie conoscenze, la mia cultura libertaria si è formata in queste
prigioni, in questi contatti e fin" per essere anche la mia arma.
La mia opzione anarchica
Tra i libri che hai scritto in questo periodo, quali furono i più
importanti?
In questo periodo non scrissi molti libri. Uscì "Cléo e Daniel" che
ebbe un successo incredibile. Ma infelicemente sono stato derubato da
una casa editrice marxista che non mi pagava i diritti d’autore.
Tiravano 50 mila copie e mi dicevano che ne avevano tirato solo 5 mila.
A quel punto facevo solo giornalismo. C’era una grande lista di
sovversivi. Se un padrone dava lavoro ad un giovane sovversivo diventava
anche lui responsabile. Così nessun padrone offriva un lavoro. Io potevo
sopravvivere solo perché mia moglie era medico e lavorava. Io inviavo
articoli ad un mio amico, Samuel Viner, che riusciva a pubblicarli con
vari pseudonimi e mi pagava in nero. La mia sopravvivenza era molto
difficile. Il libro che uscì era un libro molto singolare perché non
parlava di politica, non si poteva. Lo scrissi in carcere sui fogli di
giornale che mandavo a mia moglie, che poi lo faceva dattilografare.
Feci un libro sull’amore. Dicendo che l’amore era impossibile in
Brasile. Scrissi un Romeo e Giulietta. Era una visione politica della
società brasiliana che la faceva finita con l’amore. Questo libro smosse
molto la gioventù. Ancora oggi vende come negli anni ‘60. Coinvolse
molto dal lato dell’ingiustizia sociale.
Il libro che venne in seguito fu "Utopia e Paixão". È un libro che
scrissi quando mi caddero le due retine, stavo cieco nell’ospedale.
Allora io conversavo con un mio amico che registrava le conversazioni
senza che io lo sapessi. Più tardi mi diede i nastri registrati a
partire dai quali io scrissi il libro. È un libretto dove ho cominciato
il mio lavoro di comunicazione libertaria anarchica.
In quale anno è uscito questo libro?
All’inizio degli anni ’70.
Nella sua apertura per la prospettiva libertaria anarchica, questo
libro è l’inizio di tutta la trasformazione del tuo pensiero libertario?
C’è un altro libro che io scrissi dove feci la prima dichiarazione
pubblica aperta della mia opzione anarchica. Dove spiegai cosa era
l’anarchismo per la popolazione. Si chiamava: "Viva eu, viva tu, viva o
rabo de tatù". Nel frattempo l’ho ritirato dalla circolazione perché
considero che è ormai ultrapassato. Fu a partire da lì che ruppi con
tutti i miei compagni marxisti. Il libro "Utopia e Paixão" venne solo
dopo. Da lì in avanti i miei libri sono esclusivamente anarchici,
contengono storie, vari assunti, ma l’obiettivo, la base, è la
discussione sul socialismo libertario.
Quando si costituisce concretamente la SOMA in vari Stati del
Brasile?
La SOMA ebbe un momento preciso. Fu nel 1970. Nella mia formazione
per diventare psicanalista mai mi parlarono di Wilhelm Reich. Era
semplicemente omesso, per loro non era mai esistito. Dopo il 1970 stavo
in Europa per ragioni politiche, per prendere contatti politici (io non
fuggii mai dal paese avendo paura dell’azione politica). Uscii dal
Brasile per portare cose buone. Sempre quando fui all’estero fu per
stabilire contatti e raccogliere denaro, comprare armi per sostenere la
rivoluzione contro i militari.
Stavo in Europa e andai ad assistere ad uno spettacolo di teatro, perché
a me il teatro continuava a piacere. Anche durante la dittatura io ho
creato con gli studenti dell’Università Cattolica un teatro, nel quale
mettemmo in scena un’opera di João Cabral de Melo Neto, "Morte e Vida
Severina". Per la buona riuscita presi uno studente di architettura e
gli chiesi di musicare il poema: questo ragazzo si chiamava Chico
Buarque de Holanda. Fu un successo immenso in Brasile, fu una grande
sfida. Le critiche che i militari facevano ai giovani !!! Lo spettacolo
fu di una creatività immensa. Fummo in vari paesi e nello stesso
Portogallo (Lisbona, Sintra e Porto). In Francia vincemmo il Festival
Internazionale di Nancy. Fu una delle esperienze più ricche che feci.
Queste rappresentazioni aprivano spazio per discutere di politica. Il
pezzo di allora parlava della miseria. In Portogallo si era nell’epoca
di Salazar. Gli studenti portoghesi venivano al teatro e lo spettacolo
finiva sempre con l’invasione della polizia, perché si parlava contro
Salazar, si parlava contro quello che si voleva. La censura non poteva
fare niente. Feci un pezzo teatrale senza usare parole percepibili come
una critica contro la dittatura, si dimostrava il conflitto tra il
fonema "A" che è aperto e il fonema "O" che è chiuso. I reazionari erano
gli "O" e gli studenti erano le "A". La rappresentazione era una specie
di espressione culturale che quasi non si faceva in Brasile. Fu un
successo fantastico anche per le musiche di Chico Buarque.
Tornando indietro, io stavo in Europa e andai a vedere uno spettacolo
del Living Theatre diretto da Julien Beck. Era un teatro anarchico
nord-americano che non restò negli Stati Uniti perché non voleva pagare
imposte. Girò per il mondo ottenendo successo tremendo, perché attuava
una forma completamente rivoluzionaria. Io restai affascinato.
Intervistai allora Julien Beck e mi disse che la sua arte di
rappresentazione era semplice perché loro studiavano Wilhelm Reich. Io
domandai chi era e lui mi rispose che era un dissidente e discepolo di
Freud. Mi portò a casa sua e mi diede da leggere una serie di libri di
Wilhelm Reich e altri.
Iniziai allora a studiarlo in quella circostanza stessa in Europa per
mano di un direttore di teatro. Restai completamente affascinato e
cominciai a studiare tutta la psicologia di quel periodo e percepì che
non avevo conosciuto niente di uguale. Lessi molto, ritornai in Brasile
e volevo vedere se c’era qualche lavoro su Wilhelm Reich. In Brasile non
c’era niente, del resto c’erano poche cose sulla bio-energetica.
Decisi allora di creare una tecnica, una pratica terapeutica che potesse
essere utile, soprattutto, alla gioventù e soprattutto essere utile a
chi aveva una visione critica del capitalismo generatore di nevrosi.
Furono allora circa 10 o 12 anni di studi e ricerche, dopo i quali
iniziai a praticare la tecnica con studenti di psicologia. Creai allora
un gruppo di terapia. La SOMA è principalmente questo, una tecnica
derivata dall’opera di Wilhelm Reich. È una terapia che crede che la
nevrosi "viene da fuori per dentro", ossia noi siamo nevrotizzati dalla
società, nelle dinamiche di potere che si determinano tra noi e le
persone della nostra famiglia, le persone della nostra scuola, della
società, in una lotta ideologica permanente. Il desiderio di libertà e
autonomia è essenziale all’essere umano. Ma per mantenere il controllo
sociale autoritario, le persone sono castrate in questo desiderio di
libertà, di autonomia. In questa lotta quelli che perdono restano
nevrotici. Cominciai allora a fare terapia di gruppo. Solo di gruppo, e
non individuale, perché Reich diceva che se la nevrosi è un prodotto
sociale, allora per una persona liberarsi di ciò deve avvenire dentro un
gruppo sociale. La relazione individuale è insufficiente per poter
percepire il fenomeno sociale della genesi della nevrosi. Tuttavia, e
questo è altrettanto importante, non mi fermai solo a Reich. Analizzai
anche Frederic Perls, ex-psicanalista analizzato da Reich, che andò in
Africa del Sud per creare un Centro di psicanalisi, ma rinunciò. Si
sposò con una fisica che lavorava nella Gestalt, negli studi di Gestalt
fisica. Cominciò a studiare con lei ed ebbe una intuizione meravigliosa
nel percepire che se non si sanno organizzare le Gestalts psicologiche,
come si riesce ad organizzare quelle fisiche, le persone non riescono ad
avere un proprio equilibrio, le persone si squilibrano, perdendo il
controllo gestalt della propria esistenza quotidiana.
La Gestalt, secondo i fisici è uno stadio di attenzione selettiva.
Per esempio, dal lato psicologico, se si sta guardando un paesaggio solo
con mare e cielo, la sua attenzione è rivolta solo al mare e al cielo.
Se sorge all’improvviso una barca, la figura su cui si sposta
l’attenzione diventa la barca, il resto è lo sfondo che finisce in
secondo piano. Quando la barca passa, la figura della sua attenzione
torna ad essere, un’altra volta, il mare e il cielo. Noi andiamo
mutando. Daremo più attenzione a quello che ci interessa. Un nevrotico è
una persona che perde il controllo delle Gestalts. Per esempio,
qualcuno che deve pagare un conto e che ha il denaro, ma non paga il
conto; è il caso di qualcuno che ha bisogno di dire che ama, ma non ha
il coraggio, non riesce a dirlo e continua a soffrire; è qualcuno che ha
bisogno di lavorare per mantenersi ma che non lavora.
La scoperta dell’antipsichiatria
Attraverso la terapia possono risolversi le Gestalts che sono aperte
in ciascuna persona incominciando a chiudere prima quelle che sono più
piccole fino ad arrivare a quelle che sono grandi e chiudere anche
quelle. La metodologia della Gestalt ha cominciato ad essere utilizzata
nella SOMA, e con questa applicazione abbiamo constatato che una terapia
che durava 4 o 5 anni, passò a durare al massimo un anno. Fu una
soluzione metodologica fantastica2.
Successivamente cominciammo a studiare l’anti-psichiatria che fu
scoperta da Gregory Bateson, antropologo nord-americano che fece
ricerche straordinarie e che vennero più tardi disseminate. Emersero
varie persone che passarono a sviluppare l’anti-psichiatria, come David
Cooper e Ronald Laing in Inghilterra e Franco Bassaglia in Italia.
Questo movimento si allargò nel mondo intero, arrivando alla conclusione
che la psichiatria era una farsa. Dimostrarono che la schizofrenia può
essere curata, determinando cosìla svolta dell’anti-psichiatria. Per
loro la psichiatria non si prende cura degli schizofrenici, mantenendoli
internati con violenza, facendoli soffrire con trattamenti multipli.
Nell’Università di Palo Alto, in California, un gruppo di specialisti,
durante anni, studiò famiglie dove appariva la schizofrenia in gioventù.
La schizofrenia è qualcosa che viene riprodotto nei figli dai genitori,
attraverso un meccanismo di riproduzione. Questo meccanismo è qualcosa
di difettoso che chiamiamo "Doppio Vincolo", che consiste nella tecnica
di affermare e negare simultaneamente, nel dire si e no nello stesso
tempo, creando nella testa delle persone una grande confusione che darà
luogo ad una forte dipendenza, perché se le persone non percepiscono, si
sentono incapaci di risolvere da soli i loro problemi. Si resta, poi,
dipendenti, ciò che porta al disinteresse, angoscia e abbandono della
vita quotidiana.
In questa università californiana si misero insieme antropologi,
psicologi, studenti di psicologia con l’obiettivo di analizzare un
congiunto di famiglie con problemi schizofrenici. Portarono le persone
schizofreniche all’università e li curarono. Guarirono completamente in
un anno, nonostante il loro quadro di referenza fosse schizofrenia,
firmato da psichiatri di fama. Evitarono di applicare la tecnica del
"Doppio Vincolo", di affermazione e negazione in simultanea. Fecero un
trattamento nella famiglia in modo che i genitori smettessero di
applicare il "Doppio Vincolo".
Constatarono che il "Doppio Vincolo" è la tecnica più efficace di
controllare i figli: ad un figlio che è irrequieto si applica il doppio
vincolo e lui diventa buono. Però, i genitori non sanno che stanno
pregiudicando profondamente la vita dei figli.
Un’altra scoperta meravigliosa fu che è l’amore responsabile di tutto
questo. Come esempio, prendiamo una famiglia che aveva quattro figli, di
cui uno diventa schizofrenico e gli altri tre no. L’educazione è stata
uguale per tutti. Quello che è schizofrenico è quello che realmente ama
i genitori e anche i genitori lo amano molto. In una relazione poco
amorosa questo non succede. Una relazione amorosa, una dipendenza
affettiva molto grande segna molto, è propiziatoria del "Doppio
Vincolo", mentre senza amore non funziona.
Queste tre o quattro grandi "tecniche/teorie rivoluzionarie" a
livello di psicologia, come si coordinano con la prospettiva anarchica?
Queste furono le tecniche psicologiche, però mancava ancora una
tecnica. Più tardi ne avrei scoperto un’altra: il massaggio
bio-energetico. Creai esercizi bio-energetici per muovere energia che
ristagna - secondo la teoria reichiana la nevrosi si manifesta sotto
forma di una corazza. Per questo ho applicato all’incirca 30 esercizi.
Mancava ancora un esercizio che si rivelasse buono per farlo durante la
terapia, ma essenzialmente dopo la terapia. Ossia il cliente dovrebbe
farlo per il resto della vita.
Fu a quel punto che ho scoperto la "capoeira" di Angola, capoeira madre,
scoperta dagli schiavi qui in Brasile. Mi resi conto che la capoeira era
fondamentale. La lotta di capoeira è un massaggio bio-energetico
straordinario. Ho anche scoperto che nessuna terapia è sufficientemente
buona se non insegna al cliente a lottare, se non prepara la personalità
ad affrontare la vita con uno spirito di lotta. Essendo la capoeira una
lotta e la persona sentendosi capace di lottare, nel momento che
apprende la capoeira, una persona affronta la vita con molto più
coraggio, più preparata per qualsiasi specie di lotta, fisica e
psicologica. Incorporammo allora la capoeira. La pratica era pronto.
Mancava l’essenziale. No, non mancava. Già esisteva dall’inizio: la
coscienza politica.
Chi è che produce il sintomo?
Il sintomo proviene dalla società, proviene dalle relazioni umane, le
persone accumulano ansia e depressione. Ma chi è che produce la
depressione, le fobie? Reich ha dimostrato che ciò che provoca questo è
il conflitto di potere, è il conflitto per avere più forza sugli altri,
è il conflitto per avere la proprietà sugli altri, di dominare gli
altri. È quello che esiste nei sistemi autoritari (monarchia, dittatura
e in alcune democrazie). È qualcosa che sempre è esistito.
C’è bisogno che le persone prendano coscienza che sono nevrotizzati
dentro la "piaga" di cui parlava Reich. Le persone amano il loro padre,
la loro madre e questi ricattano i figli e dominano i figli. Si riceve
la nevrosi attraverso una lotta politica per il potere in famiglia, di
una lotta per il potere nella scuola, nella vita sociale (c’è la
polizia, lo Stato, l’esercito), di una lotta politica nel matrimonio
dove esistono regole differenti per gli uomini e le donne ecc... Era
necessario stabilire chi era la causa del sintomo. Determinandosi
cosìche la causa era l’autoritarismo nelle relazioni umane, risultò
evidente che c’era bisogno che una persona prendesse coscienza che non
poteva uscire dalla sua nevrosi se non avesse acquisito un’altra
coscienza che combattesse la piaga capitalista.
Quando Reich ancora viveva pensava che il marxismo, impiantandosi
nell’Unione Sovietica dopo il 1917, avrebbe reso possibile lo sviluppo
del socialismo nel mondo e che questa sarebbe stata la grande arma per
combattere gli effetti nevrastenizzanti del capitalismo. Come si sa non
è andata cos". Lui ebbe il tempo di vedere che in URSS tornarono
indietro rispetto a tutti i suoi progetti (libertà sessuale "verso"
repressione sessuale, amore libero ecc.) e impiantarono la dittatura del
proletariato. Allora, del sogno socialista che poteva sovrapporsi al
capitalismo rimane solo l’anarchismo.
Quando un cliente inizia a praticare SOMA deve passare per una cura
psicologica e allo stesso tempo acquisire una coscienza libertaria, per
poter affrontare la sua lotta durante la vita intera.
Dopo che queste tecniche sono state sviluppate, qual’è stata la
loro accettazione? Quanti gruppi si sono formati? Come si sono diffuse
queste pratiche nel tessuto sociale brasiliano?
È stata una lotta terribile. Essendo la SOMA un lavoro corporale e in
gruppo, le tecniche analitiche che lavorano individualmente o che non si
mischiano con gruppi reagirono per un problema di mercato. Loro non
sanno che la nevrosi sta nel corpo. Loro non hanno letto Reich. Allora
hanno reagito attraverso il potere. La psicanalisi è lo strumento
ufficiale del borghese capitalista per risolvere i suoi problemi
psicologici. È qualcosa di inodore, di insipido. Può farsi durante 5, 10
o più anni. Il borghese ha la consolazione di incontrare chi lo ascolta.
Siccome ha i soldi per pagare allora è qualcosa che sembra dare
sollievo. Poi è passato ad essere l’arma ufficiale.
La SOMA è apparsa come qualcosa di concreto, reale, con veri contatti,
movimenti. Per questo si inizia una campagna diffamatoria realizzata per
terapeuti analisti. Ho potuto comprovare questo solo quando la Folha de
São Paulo pubblicava la mia foto in un supplemento in cui si accusavano
le terapie alternative di essere ciarlatanesche e affermavano che
l’unica terapia che era positiva ed efficace era la psicanalisi. Siamo
stati designati come ciarlatani. Quando uscì questo supplemento si capì
che c’era un potere della psicanalisi sulla Folha de São Paulo.
Poi venimmo a sapere di altri casi. Noi non rispondemmo mai a ciò. Una
volta, in una conferenza con 1.000 persone a Porto Alegre, un
giornalista mi domandò se era vero che nella SOMA io mi ero "scopato"
tutte le mie clienti. Io risposi che ciò era infamante, perché in realtà
avevo "scopato" solo con quelle piacevoli. Provocai una risata e così
smontai la domanda. C’è stata una ripercussione molto negativa nelle
famiglie e nell’ambiente scientifico. Ma io non ho mai ricevuto per
iscritto una critica, né da parte di psichiatri né di alcuno ed è più di
15 anni che esiste questa terapia.
Quanti gruppi esistono oggi?
Abbiamo gruppi in 8 Stati del Brasile. In São Paulo ci sono cinque
gruppi, a Rio de Janeiro tre. Penso che abbiamo 15 gruppi in
funzionamento (con una media di 20-30 persone per gruppo). La fascia
d’età va dai 17 ai 25 anni, nonostante partecipino persone di età
maggiore.
La nostra rivista
Oltre la SOMA come terapia, sappiamo che curate l’edizione di
libri, la pubblicazione del bollettino/rivista "Tesão", produzioni di
video e altri eventi. Come coordinate tutto ciò?
Ho pensato in una certa fase che dovevo presentare al pubblico quello
che era la SOMA in termini scientifici. Scrissi tre volumi a partire dal
libro "SOMA-Uma terapia Anarquista". Il primo volume "A alma e o Corpo"
espone tutti i fondamenti scientifici della SOMA; il secondo volume "A
Arma è o Corpo" affronta le tecniche di applicazione delle sessioni,
spiega come si pratica la SOMA, e il terzo volume "Corpo a Corpo"
costituisce una sintesi dei primi due.
Con questi tre libri qualsiasi persona ha tutte le informazioni
(bibliografiche, scientifiche ecc.) su che cosa è la SOMA.
A partire da un dato momento abbiamo sentito la necessità di avere,
anche, un centro di coordinamento. Abbiamo una sede qui in São Paulo,
che chiamiamo "Casa da SOMA". È una casa dove 13 gruppi praticano
capoeira ininterrottamente durante tutto il giorno. Qui produciamo anche
la rivista/bollettino "Tesão" (senza periodicità certa, pubblichiamo
quando possiamo, quando abbiamo disponibilità finanziaria per questo, ma
esce 3 o 4 volte per anno). Promuoviamo anche molti dibattiti e
conferenze. Organizziamo un corso permanente "Pedagogia Libertaria",
essendo un mezzo di migliorare la pedagogia nel gruppo per liberarsi di
questo autoritarismo generatore di nevrosi. Questo corso ha già compiuto
tre anni. Abbiamo già pubblicato un primo libretto intitolato
"Pedagogia Libertaria".
Quest’anno parteciperemo per la prima volta ad un incontro nazionale
sulle terapie che hanno avuto origine da Wilhelm Reich. Sarà realizzato
in agosto del 1997 e sarà patrocinato dall’Università Cattolica di São
Paulo.
Nel frattempo stanno per essere aperte più case di SOMA.
Essendo Roberto Freire una persona dalle molte sfaccettature e
avendo scritto molte cose - romanzi, manuali, novelle per la TV ecc. -
so che adesso stai avviando una nuova avventura che è un incontro con il
giornalismo: cioè la pubblicazione della rivista "Caros Amigos". Parlaci
di questo progetto.
La televisione è una grande passione, è un grande strumento di
comunicazione. Avevo pensato (ingenuamente?) che le idee anarchiche
potessero passare da l", ma mi ingannai. La televisione impedisce
violentemente la comunicazione. L’unico difetto che la televisione ha, è
di non essere mia, perché se fosse mia sarebbe un grande strumento di
coscientizzazione per una società più giusta. Di fatto io ho lavorato in
alcune telenovelas, ho prodotto alcuni capitoli di "Malu Mulher". Il
giornalismo è stato una grande passione, ma dovetti lasciarlo per
dedicarmi alla SOMA e alla militanza politica. Ho 70 anni, in termini di
salute mi sento un po’ stanco, vedo molto male e il cuore è affaticato.
Allora ho cominciato lentamente a pensionarmi. Ho smesso con la SOMA, ma
ho cinque assistenti. Ho pensato che la mia vita stava finendo. Ad un
certo istante alcuni amici mi hanno contattato per creare una rivista
dove potessimo esprimere in libertà il nostro pensiero libertario.
Abbiamo lavorato durante sei mesi, investito senza padrone. Siamo stati
noi quattro che abbiamo finanziato la nostra rivista con i nostri
risparmi. Abbiamo rischiato e la rivista è uscita.
Ha avuto una ripercussione molto buona, è molto carina, molto
interessante. Sembra che abbiamo scoperto uno spazio all’interno della
stampa brasiliana. Lavorare per la rivista è stato come una
resurrezione. Mi sono risentito giovane. Sono tornato a sentire
un’allegria molto grande per il lavoro e sono arrivato alla conclusione
che tutto quello che ho fatto nella vita, l’ho fatto solo per
convinzione, quando sentivo passione. Zé Maria è uguale (ripone una
grande passione in tutto quello che fa) e anche i miei compagni della
rivista. Stiamo facendo giornalismo con passione, che è una cosa
meravigliosa. Fare giornalismo in modo burocratico, giornalismo di
funzione, appena notiziario, è orribile come trascinare la pancia.
Abbiamo già fatto tre numeri della rivista, il terzo esce a giorni. Del
primo numero pubblicato in 50 mila copie ne abbiamo venduti 30 mila. Del
secondo abbiamo aumentato le vendite di oltre il 10 per cento,
vendendone già 35 mila. Se continua ad andare tutto bene, speriamo un
giorno di vendere 100 mila copie e a quel punto diventiamo "ricchi".
Stiamo persino combinando di passare un Natale e l’Anno Nuovo a Lisbona,
con Zè Maria, se questo accade.
Una buona notizia è che abbiamo inviato 5 mila copie a Lisbona, come
test per vedere se interessa ai lettori portoghesi.
È una sensazione molto buona fare una rivista dove possiamo dire quello
che vogliamo e pensiamo. E tutte le persone che scrivono nella rivista
dicono quello che pensano. Abbiamo 30 collaboratori e mai abbiamo detto
a loro quello che dovevano o non dovevano scrivere. Non c’è alcuna
censura, non c’è alcuna falsariga.
Noi conosciamo le persone, sappiamo che nessun fascista, nessun
capitalista borghese scriverebbe sulla rivista. Sono persone libertarie,
alcuni anarchici come me. Le idee anarchiche escono dall’analisi della
realtà, dalla critica della realtà. La finalità della rivista è di
comunicazione popolare. Noi scriviamo con il cuore, con la testa e con
le "palle" anarchiche.
L’accettazione della rivista è un indice molto grande dell’interesse per
l’apertura anarchica che abbiamo.
Bene, Roberto, terminiamo ringraziandoti immensamente per la tua
disponibilità a concedere questa intervista alla rivista Utopia.
J.M. Carvalho Ferreira
1- João Goulart, leader del PTB (Partido Trabalhista
Brasileiro) ed erede politico di Getœlio Vargas, assunse la presidenza
della repubblica nel settembre del 1961. Nel 1963 tentò di mettere in
pratica una serie di riforme di base, come la riforma agraria e la
regolamentazione delle rimesse all’estero dei profitti delle
multinazionali. Fu deposto nel 1964 dal golpe militare appoggiato dagli
Stati Uniti.
2- "La Gestalterapia, come è utilizzata nella Soma,
consente alle persone nevrotiche di sbloccarsi e favorisce lo sviluppo
del potenziale umano di ciascuno dei clienti. La confrontazione nel
gruppo, la focalizzazione sul presente e l’esperienza corporale ed
emozionale vissuta collettivamente, provocano catarsi, aumentano le
scoperte interiori e sviluppano in poco tempo grande fraternità"
(Roberto Freire, SOMA-Uma Terapia Anarquista, vol.1, Rio de Janeiro, Ed.
Guanabara, p.62
Roberto Freire e la SOMA
Roberto
Freire è nato nel 1927 nella città di São Paulo. Laureato
alla Facoltà Nazionale di Medicina di Rio de Janeiro, si è
dedicato alla ricerca scientifica nell'Istituto di Biofisica
a Rio de Janeiro e nel College France a Parigi.
Più
tardi si è dedicato al teatro, mettendo in scena diverse
opere. Il suo maggiore successo teatrale è stata la
sceneggiatura del poema "Morte e Vida Severina" di João
Cabral de Melo Neto, con musiche di Chico Buarque de
Holanda, per la quale ha ricevuto il premio del Festival
Mondiale del Teatro Universitario di Nancy in Francia.
Come
giornalista Roberto Freire ha lavorato nei giornali "O
Estato de São Paulo" e "Ultima Hora" e nella rivista
"Realidade". Negli ultimi anni è stato editore-direttore
della rivista "Caros Amigos".
A
partire dall'inizio degli anni '70 ha scritto "SOMA, una
terapia anarchica", libro in più volumi.
Su questa tecnica, creata e sviluppata a partire dagli
insegnamenti di Wilheim Reich, ha scritto altri tre libri:
"A Alma e o Corpo", "A Arma è o Corpo", "Corpo a Corpo".
Oltre
questi testi di carattere scientifico nel campo della
psicanalisi, Roberto Freire ha pubblicato diversi saggi
psicologici e politici ("Viva eu, Viva tu, Viva a Rabo do
Tatù", "Utopia e Paixão" (con Fausto Brito), "Sem Tensão não
hà Solucão", "Ame e de Vexame", "A Farsa Ecológica",
"Tesudos de Todo o Mundo, Univos!"), quattro romanzi ("Cleo
e Daniel", "Coiote", "Os Cúmplices" e "Liv Tatziu" edito
l'anno scorso"), due libri di racconti ("Histórias Curtas",
"Grossa I e II"), un libro di teatro "3/4" con testi di
"Quarto de Empregada", "Quarto de Estudante", "Quarto de
Hotel") e, infine, cinque libri per ragazzi ("As aventuras
de João Pão", "Um Menor Abandonado: Moleques de rua,
Domadores, Mágicos e Ladrões", "O Milagr da Santa Chorona",
"Aevolta dos Meninos", "A Fórmula da Esperança").
Cos'è la
SOMA?
La SOMA è
una terapia di gruppo e corporale, basata sull'opera di
Wilhelm Reich. É nata a partire da una ricerca su come
sbloccare la creatività.
I partecipanti dei gruppi sono stimolati a lavorare il corpo
come strumento di libertà. Esercizi teatrali, giochi ludici,
scherzi infantili, sensibilizzazione, comunicazione,
percezione, emozione.
É attraverso la SOMA che possiamo conoscerci meglio e
trasformarci. La SOMA funziona per mezzo di dinamiche di
gruppo autogestite, con "capoeira angola"1
tecniche bioenergetiche e gestalts.
Oggi è praticata solamente attraverso il "Collettivo
Anarchico Brancaleone", del quale Roberto Freire fa parte,
in sette città brasiliane.
La "Casa da Soma", sede nazionale del Collettivo, è in: Rua
Doutor Cândido Espinheira, 541 Perdizes, São Paulo tel.
0055-(0)11-864-7046
La corrispondenza può essere inviata a:
Caixa Postal 70513, 05013-990 São Paulo - SP
1 La
capoeira è un "gioco", "una danza popolare", che deriva
da una lotta di autodifesa utilizzata dagli schiavi neri
deportati in Brasile, basata esclusivamente su movimenti del
proprio corpo e su colpi ispirati al modo di difendersi e
attaccare degli animali nella foresta.
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Altre 3 domande
Paradigma
- Quali sono le sue previsioni e opinioni rispetto l'attuale
sistema capitalista mondiale?
Roberto Freire
- Il capitalismo è arrivato ad una situazione estrema in cui
si
trova
quasi senza uscita: l'egoismo, la competizione, il dominio e
il potere attraverso il denaro, l'impunità, la corruzione e
la miseria, la quale sta aumentando nel mondo. Adesso il
problema maggiore è la disoccupazione, che solo cresce,
(...)
Paradigma
- Lei pensa che questa fase del capitalismo, nella quale
emergono i suoi difetti, è una buona opportunità per la
rivincita del socialismo, dell'anarchismo o dello stesso
comunismo?
Roberto Freire
- Molti si stanno convincendo che non c'è via d'uscita che
non sia il socialimo, ma non quello autoritario come fu il
socialismo dell'Unione Sovietica. Il capitalismo continuerà
aumentando le ingiustizie nel mondo e la sofferenza della
maggioranza della popolazione. Allora, a coloro che studiano
e pensano e a chi può accedere a queste informazioni, è il
socialismo - il vero socialismo libertario - l'ideologia che
gli si offre.
Il socialismo realizzato dal basso in alto, senza
autoritarismo e gerarchia.
Paradigma
- Non è impossibile avere una rivoluzione o trasformazione
sociale senza spargimento di sangue?
Roberto Freire
- No, io penso il contrario, se tu produci un cambiamento
sociale attraverso rivoluzioni sanguinose, tu devi
installare un potere attraverso lo Stato stesso. Uno Stato
armato, potente, minaccioso, sarebbe in pratica il
socialismo autoritario così come realizzato in Unione
Sovietica. Affinché ci sia un socialismo non autoritario c'è
bisogno di una trasformazione della coscienza delle persone. |
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