Lettera ai professori,ma questa volta, forse, don Milani non c’entra
di Simonetta Frau
Le riflessioni che seguono possono rappresentare un contributo per distinguere le specificità dell’insegnamento elementare da quello superiore attraverso gli occhi di chi, dopo un lustro di Scuola Elementare, tornerebbe ad insegnare ai “piani superiori” ma trasformata profondamente dalle lezioni apprese al “piano terra” .
Cari colleghi,
ironia della sorte! Sono entrata di ruolo lo stesso giorno sia per l’insegnamento nella Scuola Elementare che per quello della lingua e letteratura inglese alle Superiori.
I due diplomi, la Laurea in Letterature Straniere, le quattro abilitazioni hanno dato i loro frutti: e allora perché sto piangendo appoggiata allo stipite di questa porta di ufficio ministeriale?
la sede del liceo disponibile dista più di 100 chilometri, la scuola elementare invece la raggiungo a piedi in qualche minuto e c’è un figlio piccolo da seguire, un secondo matrimonio da costruire, una nuova casa, un quartiere nuovo dove ambientarsi…
Per ragioni pratiche la scelta è obbligata, ma non c’è niente da fare: la vivo come una retrocessione dalla serie A alla serie C ! (la serie B sono le scuole medie).
Non ho mai messo piede in una classe elementare, il ruolo è arrivato col concorso a cattedra.
Per quasi 20 anni ho insegnato Inglese e Spagnolo a centinaia di adolescenti ed adulti ,in ogni tipo di istituto e di quartiere di Roma.
Ricordo le ragazze violente e fragilissime del carcere minorile; i ragazzi del centro addestramento dell’ALITALIA che, già in tuta blu, timbravano il cartellino per abituarsi alla disciplina, mangiavano a mensa con operai supersindacalizzati che guardavano con sospetto quei ragazzini che li spingevano verso la pensione. I “figli di papà” ricchi , annoiati, viziati , iscritti a costosi istituti privati dove le rette potevano arrivare al doppio dei nostri stipendi da fame (come da regolare contratto!). Gli adulti ,di nuovo sui banchi, un po’ stretti e scomodi, per la Licenza Media, o per quel diploma che serviva ad arrivare dietro al bancone della “reception”del grande albergo dove , se conosci le lingue ,ti tiri via dal servizio ai piani.
Che motivazioni forti, che belle teste razionali c’erano nelle multiclassi dei corsi per i diplomati degli Istituti Tecnici: c’erano posti di lavoro in ballo, posti veri!
Che fatica stare dietro ai ritmi di quegli studenti che andavano dai 18 ai 30 anni ,quanti complicati termini tecnici macinati insieme!
Il Preside consigliava: “Più rigore per favore. Tiri su i capelli, indossi talleur e tacchi. non deve sembrare così giovane: dia del Lei agli studenti e vedrà che andrà meglio”.
Ha funzionato all’epoca e per tanti anni ancora ho dato del Lei ai miei studenti : forma di rispetto verso di loro (come andavo dicendo) o forma di difesa per me ? forse la seconda ragione è la più vera.
Cari professori :quanto Inglese e quanto Spagnolo ! Nei film, nei testi, nelle canzoni, nelle poesie…
Tutti i miei cari autori: Joyce, Donne, Shakespeare, Machado, Cervantes, Neruda…tutto sprecato. Davanti alla lettera di incarico mi chiedo : a cosa serviranno , a chi serviranno?
Firmo la lettera di rinuncia alla cattedra per le Superiori e mi presento il giorno dopo per prendere servizio nel mio Circolo Didattico. Scelgo il “posto comune” e non quello di “specialista”di lingua : se devo proprio essere una maestra ,sarò una “vera” maestra!
Penso che la collega Alessandra non ricordi con piacere i suoi primi giorni in classe con me: devo averle fatto una pessima impressione! “Rompiscatole, poco collaborativa”, avrà pensato .
Il primo grande ostacolo: il lavoro di equipe, le due ore settimanali della “programmazione“ in “interclasse”, il confronto forzato con le colleghe.
“La Scuola Elementare è soprattutto una scuola di metodo e didattica- diceva la mia vecchia amica maestra (dagli anni ’60 e per quatto decenni ) - voi professori non sapete neanche cosa voglia dire trasmettere conoscenza perché non avete una formazione specifica , lo imparate “sul campo” ,se siete portati per il mestiere ,altrimenti rovinate generazioni di studenti”.
Ma io ,cari colleghi, io volevo solo chiudere la porta dell’aula come avevo fatto per anni, gestire la mia lezione senza troppe interferenze e confronti : sapevo cosa fare e, dopo qualche giorno, mi sarei organizzata.
Mi infastidivano le ore di “compresenza” quando la mia collega ed io ci affiancavamo durante la lezione : spesso, durante il primo anno, dimenticavo addirittura di presentarmi secondo quel tipo di orario.
Ma ,col tempo , che risorsa si è rivelato invece quello spirito collegiale, lo scambio continuo di esperienze che affina tecniche didattiche sempre più efficaci .
Sindacalmente parlando poi ,lavorare a stretto contatto si è rivelato utile quando è stato necessario prendere posizioni decise per migliorare le condizioni di lavoro o rigettare cambiamenti imposti dall’alto e non sempre desiderati.
Non è stato uno scherzo passare da un orario settimanale di 18 ore ,alle 24 della Scuola Elementare (18 ore frontali , 4 di compresenza , 2 di programmazione). Rispetto alle Medie, lo stipendio è più magro e l ‘orario di servizio lievita addirittura di un terzo.
Ma le maestre ormai sono quasi tutte laureate, ora è d’obbligo la Laurea : perche’ non il “ruolo unico” allora? La differenza e’ data dall’eta’ degli alunni?
Ho iniziato in una prima classe e mi sono abituata ad abbassare lo sguardo (data l’altezza dei miei piccoli allievi) e ad alzare la voce (cosa che ,con i ragazzi ,facevo molto di rado ).
i rapporti con le famiglie dei bambini sono diventati molto frequenti. Luca mangia poco, è distratto. I genitori di Riccardo si stanno separando :per questo è nervoso. Sara si isola non gioca con i compagni. Ilaria quando scrive inverte le lettere: sarà dislessica? Che si può fare per Gaia che è così caotica ? Paolo non tiene il ritmo ,sarà da segnalare per il sostegno?
Quanta attenzione , quanta cura dedicano le maestre ai piccoli: sacrosanto!
All’inizio guardavo i genitori con fastidio e timore , apprensivi e noiosi a volte , ma andavano necessariamente ascoltati per cogestire al meglio la situazione della classe. Quei genitori però si sono rivelati alleati in diversi momenti critici del nostro Istituto : da loro sono arrivati idee, collaborazione, denaro .
Basti ricordare il ruolo che hanno avuto ,nella battaglia per il tempo pieno.
Cari professori, i rapporti con le famiglie degli studenti delle superiori si limitano al minimo , due tre colloqui all’anno sul rendimento dei ragazzi che hanno problemi di disciplina o inserimento.
Con un certo senso di colpa ricordo qualche studentessa di liceo che aveva scelto di abortire, un paio di ragazzi che si erano suicidati, qualcuno che “si calava” il sabato sera oppure beveva fino a farsi male. Noi insegnanti , come le famiglie, lo venivamo a sapere sempre dopo ,quando ormai era troppo tardi.
Ci si confortava a vicenda : “Non possiamo sostituirci alla Famiglia , la Scuola ha un’altra funzione.”
Non era vero: gli adolescenti hanno bisogno dei professori quanto i bimbi hanno bisogno delle maestre perche’ sempre meno la famiglia riesce ad essere il ”primo ente educativo”.
Ogni anno, per i primi 3 anni, ho compilato (e poi stracciato) la richiesta di mobilità per le superiori, poi non l’ho più presentata.
La Scuola è sempre stata il mio grande amore, vengo da una famiglia di intellettuali e di insegnanti, ma la soddisfazione ,la motivazione professionale e l’allegria che da la Scuola Elementare non l’avevo mai trovata.
Cari professori, Alessandra ed io abbiamo portato la prima A alle soglie della Scuola Media, abbiamo dato a quei bambini il massimo: ancora oggi penso che di più non potevamo proprio fare.
Per loro ho ripreso la chitarra e rispolverato quel po’ di musica che avevo studiato, le tecniche pittoriche e plastiche che conoscevo .
Quanto hanno letto, ascoltato, scritto, cantato ,disegnato quei bambini!
Degli alunni della Scuola Elementare si dice che “assorbono come spugne”: è vero!
Ma ho l’impressione che questo possa costituire un alibi per chi ha a che fare con fasce di età superiore.
Con gli studenti delle superiori invece si “regna” col loro consenso, non essendoci più ormai nessun deterrente utilizzabile contro comportamenti assenteisti o vandalici e nessun incentivo alla partecipazione ,allo studio.
Negli anni settanta e ottanta ai professori sono state tolte di mano quelle poche “armi” che avevano ( non è carino chiamarle così, ma colloquialmente nei corridoi le chiamavamo così, come se gli studenti fossero “ nemici” e le lezioni una” guerra”).
Gestire una trentina di diciottenni senza la possibilità di far rispettare delle regole, senza degli strumenti disciplinari o selettivi (mi riferisco al tetto minimo di frequenza, al voto di condotta, agli esami di riparazione…) implica delle motivazioni fortissime da parte degli studenti (quali?) ed un carisma da parte dell’insegnante pari a quello del mitico professore del film “L’attimo fuggente”( ma non siamo tutti così geniali ed istrionici).
Di questo ha scritto il prof. Domenico Starnone (anche Premio Strega ormai) e, se non avete letto i suoi testi sulla scuola, vi prego di farlo perché ne vale la pena: sono spesso divertenti e sempre molto veri.
So che, da anni , i Ministeri investono sullo studio delle cause della disaffezione allo studio, dell’abbandono scolastico, dei “disturbi dell’attenzione”, del “bullismo” .
Pare che lo studente medio si annoi moltissimo a scuola , esiste una ricetta contro lo sbadiglio degli adolescenti? Sarà forse un rimedio che ha a che fare con un coinvolgimento maggiore dei ragazzi , con l’uso di linguaggi e testi adeguati all’età .
Mi chiedo perché mai un bambino di dieci anni ,che a Giugno studiava sul suo sussidiario ,a Settembre ,in prima media ,dovrebbe decifrare quei testi forse adatti ad universitario.
Ma chi li scrive, chi li adotta quei libri carissimi e cervellotici?
In certi Istituti Comprensivi ,usciti dal plesso elementare, nelle classi della Scuola Media il colore scompare di colpo dalle mura delle classi (disadorne) ,dai corridoi (squallidi e disadorni anche quelli) ,riappare solo all’esterno dove le sigle dei “writers” imbrattano e costringono ogni anno a sborsare milioni per la pulizia.
Che ne è della musica che da sempre è la passione degli adolescenti, il loro linguaggio preferito ? Quanto spazio ha nelle scuole? Se non è in cima ai pensieri degli insegnanti , è però in cima ai pensieri dei nostri teneri e tormentati utenti-discenti, sarebbe un mezzo per raggiungerli nella galassia dove essi vivono, nei loro “teen-years”.
Cari professori,la grande lezione della Pedagogia moderna è che il bambino apprende giocando e divertendosi.
La cultura che si trasmette nella Scuola Elementare è veicolata dalla fantasia. dal gioco, dal movimento, dal canto, dal “fare” di gruppo, dal colore .
Quando si esce da questo territorio si entra ,a soli dieci anni e come per iniziazione, nel territorio “altro” dove il sapere viene trasmesso “ ex-catedra” (le cattedre si usano anche da noi) ,da insegnanti più o meno simpatici o preparati ( come da noi) attraverso quali canali però ? Nei Licei, nei Tecnici, nei Professionali , si arriva al cuore alla mente di quel giovane pubblico? Come si fa? Voi ci riuscite ancora cari colleghi? Buon lavoro