I FRATELLI GRACCHI: TIBERIO E GAIO

 

Negli ultimi decenni del II secolo a.C. la questione agraria divenne centrale nella politica romana.

Il problema si complicò con la richiesta del diritto di cittadinanza dei latini e degli italici.

I senatori non volevano cambiare le leggi che avevano portato Roma alla conquista della Spagna, dell'Africa, della Grecia e dell'Asia Minore.

I fratelli Gracchi, educati alla greca, volevano rinnovare lo stato romano. Ma nel loro tentativo valicarono i confini della legalità o almeno così sembrò alla nobiltà romana che reagì violentemente.

Una fine tragica attendeva i figli di Cornelia, i nipoti di Scipione l'Africano.

 

Località: Roma

Epoca: ultimi decenni del II secolo a.C.

 

La famiglia dei Gracchi

Cornelia era figlia di Emilia e di Scipione l'Africano, il vincitore di Annibale (Zama 202 a.C.).

Sposò un grande uomo politico, molto più anziano di lei: Tiberio Sempronio Gracco.

Ebbe dodici figli, tra cui: Tiberio Gracco, Gaio Gracco e Sempronia.

Il marito morì nel 154 a.C. all'età di 66 anni.

Cornelia, vedova a 35 anni, rifiutò di risposarsi con Tolomeo VIII Evergete II, re d'Egitto, per dedicarsi ai figli.

Morì all'età di 79 anni (circa 110 a.C.) a Capo Miseno, dove si era ritirata dopo le disgrazie familiari.

Sempronia si sposò con il generale Scipione Emiliano, figlio di Lucio Emilio Paolo Macedonico, il vincitore del re Perseo di Macedonia (Pidna 168 a.C.). Scipione Emiliano riportò la pace in Africa con la distruzione di Cartagine (146 a.C.) e in Spagna con la conquista di Numanzia (133 a.C.). Non ebbe figli.

Tiberio nacque nel 162. Studiò con il filosofo stoico Blossio di Cuma, che aveva appoggiato il partito democratico e anti-romano a Capua. Apprese la retorica dal greco Diofane, esule politico da Mitilene. Sposò Claudia, figlia del princeps senatus Appio Claudio Pulcher. A 16 anni combattè in Africa con il cognato Scipione Emiliano. A 25 anni salvò un'armata romana intrappolata vicino a Numanzia in Spagna. Ma il suo accordo con gli iberici non venne convalidato dal senato.

Gaio nacque nel 154 a.C. Si sposò con Licinia, figlia di Licinio Crasso Muciano e di Clodia sorella di Pulcher. A 20 anni combattè a Numanzia con Scipione Emiliano. Fu questore in Sardegna a 28 anni. Venne eletto tribuno a 31 anni.

Il problema agrario

Il terreno demaniale era denominato "ager publicus". A metà del II secolo a.C. si estendeva per un totale di circa 55.000 Kmq, di cui 37.000 a sud del Rubicone. Poichè il territorio a sud del Rubicone era di circa 130.000 Kmq il demanio ammontava a circa il 28% del territorio.

I nobili si spartivano queste terre e costituivano grandi fattorie e latifondi. Gli schiavi fornivano mano d'opera a basso costo. I contadini liberi non trovavano più lavoro né terra da coltivare.

La riforma agraria di Lelio

Intorno al 140 a.C. Gaio Lelio, un amico di Scipione Emiliano, e alcuni nobili presentarono un progetto di legge per limitare l'uso dell'agro pubblico e distribuire le terre recuperate ai cittadini più poveri affinché avessero i requisiti necessari per far parte dell'esercito. La proposta provocò scalpore e non ebbe seguito.

La riforma agraria di Tibero Gracco

Nel 133 Tiberio Gracco, che era stato investito della carica di tribuno della plebe il 10 dicembre del 134, riprese i concetti della proposta di Lelio e presentò una legge agraria i cui principali contenuti erano:

- Limite di occupazione: 500 iugeri (125 ettari) per capofamiglia, più 250 iugeri (62,5 ettari) per ogni figlio maschio, fino ad un massimo di 1000 iugeri (250 ettari).

- A ricompensa dell'esproprio i terreni che rimanevano, cessavano di far parte dell'agro pubblico e divenivano di proprietà privata.

- Distribuzione ai cittadini romani poveri della terra espropriata in lotti da 30 iugeri (7,5 ettari), con inalienabilità della assegnazione.

- Commissione triumvirale per la espropriazione e la distribuzione dell'agro pubblico (triumviri agris iudicandis adsignandis) con membri eleggibili annualmente. I primi tre triumviri furono: Tiberio, il fratello Gaio e il suocero Appio Claudio Pulcher.

La proposta non era rivoluzionaria, ma molti nobili si opposero avvalendosi di alcuni rappresentanti della plebe.

Opposizione e deposizione del tribuno Ottavio

Il 31 gennaio 133 a.C. Ottavio, un altro dei dieci tribuni della plebe, pose il veto alla legge.

Allora, nel corso della assemblea delle tribù, Tiberio affermò che quando un rappresentante del popolo tradisce gli interessi del popolo può essere deposto. Il 19 febbraio 133 a.C. in base a tale tesi Ottavio fu deposto e venne eletto un altro tribuno.

La legge agraria entrò in funzione.

Ma la tesi di Tiberio era in contrasto con il pensiero giuridico romano. L'opposizione senatoria divenne più forte sul piano della legalità.

L'eredità di Attalo III

Nel 133 a.C. il re di Pergamo Attalo III aveva lasciato in eredità a Roma il proprio regno. Tiberio sostenne che era compito dei comizi tributi provvedere alla organizzazione dei nuovi territori. Con i proventi si sarebbe potuta finanziare la legge agraria.

Nella tradizione romana la politica estera era sempre stata una competenza del senato. L'azione di Tiberio non fece che portare contro di lui anche quei senatori che fino ad allora lo avevano sostenuto.

Tiberio cominciò ad essere visto come un aspirante alla tirannide e un perturbatore dell'ordine pubblico.

Scipione Nasica uccide Tiberio

Alla scadenza del mandato di tribuno, Tiberio si ricandidò per l'anno successivo. Un fatto che aveva avuto un solo precedente duecento anni prima.

Il giurista Mucio Scevola, fino ad allora favorevole a Tiberio, affermò la illegalità della rieleggibilità dei tribuni.

Il timore che Tiberio attentasse alla repubblica si diffuse.

Alcuni nobili, guidati dal pontefice massimo Scipione Nasica, cugino di Tiberio, decisero di ricorrere alla violenza.

Il giorno delle elezioni, Tiberio si recò in Campidoglio per una riunione dei suoi seguaci. Scoppiarono dei disordini.

Il senato era riunito in un tempio vicino sotto la presidenza di Mucio Scevola. Scevola rifiutò i poteri eccezionali offertigli.

Scipione Nasica si mise a capo di un gruppo di senatori e si recò alla riunione di Tiberio. Tiberio portò una mano alla testa per mostrare che la sua vita era in pericolo. Il gesto venne inteso come una richiesta della corona. I tumulti si intensificarono.

Scipione Nasica, protetto dalla sua carica religiosa, uccise Tiberio, forse personalmente, nei pressi del tempio di Giove Capitolino. Caddero altri trecento seguaci di Gracco.

Il corpo di Tiberio fu gettato nel Tevere. Aveva 29 anni.

Publio Cornelio Scipione Nasica Serapione dovette lasciare Roma per sottrarsi all'ira della folla. Venne inviato come ambasciatore in Asia Minore. Morì a Pergamo un anno dopo (132 a.C.).

Scipione Emiliano, la legge agraria e gli italici

La legge continuò ad essere applicata, anche se tra mille difficoltà.

Scipione Emiliano, che aveva approvato la morte violenta del cognato Tiberio, ritenuto colpevole di attentato allo stato, richiese di limitare il potere della commissione togliendole i casi controversi.

Scipione sollevò anche il problema degli italici che non avrebbero beneficiato della legge agraria, limitata ai cittadini romani, e anzi ne sarebbero stati seriamente danneggiati.

Nel 129 a.C. Publio Cornelio Scipione Emiliano Africano Minore morì alla vigilia del suo intervento in senato sulla questione degli italici e della legge agraria. Forse fu assassinato. Aveva 56 anni.

Fulvio Flacco

Nel 125 a.C. il console Fulvio Flacco propose di estendere la cittadinanza a tutti gli italici. La proposta venne respinta e il console venne inviato in Gallia a difendere Marsiglia dagli attacchi dei celti.

Fregelle

Dopo il rifiuto della proposta di Flacco la città di Fregelle, le cui rovine non sono lontane da Monte Cassino, si ribellò. Il pretore Lucio Opimio la rase al suolo (125 a.C.).

Gaio Gracco tribuno

Nel 123 a.C. Gaio Gracco, fratello di Tiberio, divenne tribuno. Gaio aveva scritto una biografia del fratello ed era stato membro della commissione triumvirale. Il movimento graccano riprendeva dopo dieci anni. Venne restituito nuovamente il potere alla commissione triumvirale.

Grano a prezzo politico

Gaio presentò subito la legge frumentaria:

- distribuzione di grano a prezzi ridotti per i ceti meno abbienti: sei assi e un terzo per ogni moggio, probabilmente la metà del prezzo di mercato;

- finanziamento della legge con i proventi della nuova provincia d'Asia.

La plebe romana passò dalla parte di Gaio.

I cavalieri giudici

Con una legge giudiziaria Gaio rivide la procedura per il reato di peculato nelle province:

- i giurati dovevano provenire dal ceto dei cavalieri, la seconda classe per censo, e non più dai senatori.

I cavalieri, che si occupavano prevalentemente di affari, si schierarono con Gaio.

I cavalieri pubblicani

Gaio fece una legge per concedere a compagnie di pubblicani condizioni favorevoli per l'appalto della riscossione delle tasse nella provincia d'Asia.

I cavalieri ringraziarono per la seconda volta.

Soldati a carico dello stato

Fino ad allora ai soldati veniva data una paga, ma da questa venivano sottratte le spese sostenute dallo stato per varie voci. Gaio eliminò la trattenuta per il vestiario.

La truppa più povera si avvicinò alle posizioni di Gaio.

Cartagine colonia di Gaio

Roma era solita fondare delle colonie a presidio di zone recentemente conquistate. Gaio riprese la tradizione e la estese anche fuori dall'Italia.

In Italia vennero fondate Minervia, presso Scolacium (odierna Squillace), e Neptunia presso Taranto.

Rubrio, un tribuno amico di Gaio, presentò una legge per la colonizzazione di Cartagine, distrutta nel 146 a.C. Grandi lotti di 200 iugeri (50 ettari) potevano soddisfare abbondantemente la richiesta di terra dei contadini. Ma anche i mercanti potevano trovare particolari facilitazioni.

Romani, latini, italici

Nel 125 a.C. era passata una legge che consentiva la rielezione alla carica di tribuno della plebe.

Gaio si ripresentò candidato a tribuno e fu rieletto per l'anno 122 a.C.

Propose una legge per l'assegnazione della cittadinanza romana a coloro che godevano del diritto latino, e la cittadinanza latina agli italici.

La plebe romana non gradì.

Votazioni per sorteggio

Dai tempi di Servio Tullio i romani votavano per centurie a partire da quelle appartenenti alle classi più ricche. Raggiunta la maggioranza assoluta si smetteva di votare. La classi più povere non votavano quasi mai. Gaio propose di modificare l'ordine di votazione.

L'opposizione a Gaio

Il tribuno Marco Livio Druso propose:

- di realizzare dodici colonie in Italia, ognuna con 3.000 uomini, con piena proprietà della terra ed esenzione dal canone di affitto;

- parificare la condizione dei romani e dei latini sotto le armi abolendo le pene corporali per questi ultimi.

Il console Gaio Fannio, portato al consolato da Gaio nel 122 a.C. ma ora schieratosi contro di lui, additò al popolo romano i pericoli che sarebbero derivati dalla estensione della cittadinanza agli italici.

Lucio Opimio contro Gaio

Nell'aprile-giugno del 122 a.C. Gaio si recò a Iunionia Carthago per istituire la nuova colonia con 6.000 famiglie provenienti da tutta Italia.

Nell'estate del 122 a.C. Gaio non venne rieletto.

Il 10 dicembre del 122 a.C. conservava solo il titolo di membro della commissione agraria e della commissione per Cartagine.

Nel 121 a.C. non potendo agire nell'ambito politico legale passò ad altre iniziative. Organizzò una guardia armata personale.

Il senato soppresse la colonia di Cartagine.

Si ebbero scontri tra i seguaci delle due fazioni. Uno dei servi del console Opimio rimase ucciso.

Con il senatus consultum ultimum, un provvedimento emesso per la prima volta, Lucio Opimio ottenne i pieni poteri. Vennero sospese le garanzie di legge.

Nell'aprile del 121 a.C. Gaio fu assediato sull'Aventino con i suoi. Dopo alcuni inutili negoziati venne sconfitto. Fuggì per il Ponte Sublicio. Raggiunse il bosco sacro della ninfa Furrina alle pendici del Gianicolo. Si fece uccidere da uno schiavo. Aveva 33 anni.

Lucio Opimio ristabilì l'ordine arrestando circa 3.000 graccani.

Nel 120 a.C. Lucio Opimio fu citato in giudizio dal tribuno P. Decio Subulone, ma venne assolto.

 

 

Riferimenti bibliografici:

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Storia sociale dell'antica Roma
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Scullard H. H.

Storia del mondo romano
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