Ecco l'esperanto
a cura di Luigi Tadolini
Leggete pure, subito, tenendo presente che:
- l'accento tonico cade sempre sulla penultima sillaba: si dirà
perciò telegráfo, telefóno.
- la pronuncia della maggior parte delle lettere è uguale a quella
italiana. Però: per pronunciare la c dolce (come in cielo,
cigno) la lettera deve avere un soprasegno, così - Se non c'è questo segno
la c si pronuncia come z di azione, marzo. Similmente per
la g: ardeno = giardino. Senza il soprasegno il suono è duro come
in ghiro, garante. Attenzione quindi che il gruppo gn (pugno,
regno) non si pronuncia all'italiana, ma a lettere ben distinte: pu-g-no,
re-g-no. Anche la s se ha il soprasegno () diventa un suono forte,
come sh inglese, come scena o scemo in italiano. Se no è soltanto
una bella esse marcata come quella dei bolognesi.
Allora coraggio:
Anarckiismo kaj Esperanto havas komunajn celojn. Zamenhof mem, atoro de
la lingvo internacia, indikis esperantan celon tiel: "frateco kaj justeco
inter la popoloj". iuj anarkiistoj devus koni esperanton. Per i falas la
lingvaj diskriminacioj kaj la malamikecoj naciismaj.
(celo = scopo, finalità; mem = stesso; tiel = così; iuj = tutti; per = per
mezzo di; i = esso; falas = cadono)
Ed ora attenzione a poche regole che non conoscono mai eccezioni
- C'è un solo articolo, la, per il singolare e per il plurale, per
il femminile e per il maschile (del resto come in inglese)
- Tutti i sostantivi terminano sempre in o
- Tutti gli aggettivi terminano sempre in a
- Il plurale si ottiene facendo seguire alle due terminazioni precedenti una
j (perciò oj, aj), che non sposta l'accento
tonico.
- Il femminile si ottiene per mezzo del suffisso in, messo prima
delle terminazioni precedenti (frato = fratello; fratino = sorella)
- Il complemento oggetto o "accusativo" si indica con la desinenza n.
Allora proviamo:
la frato = il fratello; la fratoj = i fratelli
la fratino = la sorella; la fratinoj = le sorelle
frata = fraterno; frate = fraternamente
Frataj salutoj = fraterni saluti
La komunaj celoj de la internaciaj movadoj = gli scopi comuni dei movimenti
internazionali;
mi atendas vian fraton morga matene = io aspetto tuo fratello domani
mattina;
Mi sendas al vi, karaj kamaradoj, fratajn salutojn = io mando a voi, cari
compagni, fraterni saluti
Pronomi personali
io = mi; tu = vi; egli = li; ella = i; esso = i; noi = ni; voi = vi; essi,
esse = ili
Con la determinazione aggettivale a si fanno i possessivi:
mia, via, lia, ia, ia, nia, via, ilia
Pronomi personali, pronomi e aggettivi possessivi nel complemento oggetto
(akuzativo) vogliono la desinenza n.
Lia patro kaj ia patrino estas liberecanoj = Il padre di lui e la madre di
lei sono libertari;
Mi renkontis vian amikon kun liaj kamaradoj = Ho incontrato il tuo amico con
i suoi compagni.
Verbi
Ci sono solo 12 terminazioni grammaticali invariabili, valide per
tutte le persone, per il singolare e per il plurale. Attenzione:
I tre tempi fondamentali, cioè il presente, il passato e il futuro, sono
indicati con queste terminazioni:
as - per il presente = mi legas, ili legas
is - per il passato = vi legis, ni legis
os - per il futuro = li legos, i legos
Analogamente, le stesse vocali a, i e o sono utilizzate
per indicare gli stessi tre tempi anche nelle desinenze dei participi attivi
e passivi (ant, int, ont - at, it, ot)
Skribanta (presente) = scrivente
skribinta (passato) = che ha scritto
skribonta (futuro) = che scriverà
Legata (presente) = che é letto
Legita (passato) = che è stato letto
Legota (futuro) = che sarà letto
I tempi composti si formano con il solo verbo ausiliare esti
(essere). L'ausiliare italiano avere non esiste in esperanto.
Io ho scritto = Mi estas skribinta
Noi abbiamo sentito bene = Ni estas bone adintaj (alla lettera: noi siamo
coloro che hanno bene udito)
Le altre tre terminazioni verbali sono:
us - per il condizionale: mi amus = amerei
u - per l'imperativo: venu! = vieni, venite!
i - per l'infinito di tutti i verbi: legi, skribi, ami, batali,
paroli = leggere, scrivere, amare, combattere, parlare.
Numerali
0 = nulo 6 = ses
1 = unu 7 = sep
2 = du 8 = ok
3 = tri 9 = na
4 = kvar 10 = dek
5 = kvin
Decine e centinaia si ottengono semplicemente unendo i numerali
così:
11 = dek-unu, dekunu
12 = dek-du, dekdu
17 = dek-sep, deksep
invece:
20 = dudek (due dieci)
30 = tridek
90 = nadek
99 = nau-dek-nau, naudeknau
100 = cent
1000 = mil
1979 = milnaucentsepdeknau
Come per i pronomi, aggiungendo la desinenza aggettivale a, si
ottengono gli ordinali:
unua = prima
la unua = il primo
dua = secondo
tria = terzo
kvara = quarto
deka = decimo
Per i multipli si ricorre al suffisso obl:
duobla = doppio
triobla = triplo
dekobla = decuplo
Per i frazionari invece al suffisso on:
duono = metà
unu triono = un terzo
tri kvaronoj = tre quarti
Ma la ricchezza dell'Esperanto risiede nell'uso dei prefissi
(che si mettono prima) e dei suffissi (che si pongono dopo) le
radici dei nomi, degli aggettivi o dei verbi, per modificarne in modo sempre
costante il senso, offrendo così la possibilità di creare e di conoscere un
numero praticamente infinito di vocaboli.
Fra i prefissi citiamo:
bo - serve ad indicare la parentela acquisita: da frato (fratello) avremo
bofrato (cognato); bofratino (cognata). Bopatrino (suocera).
dis - (simile all'uso italiano) indica dispersione, divisione, separazione:
semi (seminare), dissemi (disseminare); dispecigi poton (fare a pezzi un
vaso).
ek - indica il momento iniziale di un'azione. Vidi (vedere), ekvidi
(scorgere). Dormi (dormire), ekdormi (addormentarsi).
mal - indica il contrario di quanto espresso dalla radice. Varma (caldo),
malvarma (freddo). Fermi (chiudere), malfermi (aprire). Lumo (luce), mallumo
(buio).
re - (come ri in italiano) denota ripetizione dell'azione. Veni (venire),
reveni (ritornare). Rekonstrui (ricostruire).
Fra i suffissi ricordiamo:
ad - indica l'azione che continua nel tempo: pensi (pensare), pensadi
(meditare). Parolo (parola), parolado (discorso). E così marteladi,
telefonadi, studadi.
a - denota l'oggetto o l'azione nella sua concretezza: bela (bello), belao
(una beltà). Konstrui (costruire), konstruajo (una costruzione)
an - indica il seguace, l'affiliato, il membro o l'abitante di...: kristano,
luterano, respublikano, Parizano, Amerikano, Klubano.
ar - indica: raggruppamento, assieme di...: homo (uomo), homaro (umanità);
tupo (gradino), tuparo (gradinata); vorto (parola), vortaro (vocabolario).
ebl - come l'italiano ibile-abile (visibile, potabile); kredi (credere),
kredebla (credibile); videbla (visibile); trinki (bere), trinkebla
(potabile); manebla (mangiabile).
ec - denota astrattezza, la qualità astratta (cfr. con a): vera (vero),
vereco (verità); e così beleco, riceco, blankeco.
eg - indica il più alto grado di...: blankega (candido), bonega (ottimo);
peti (chiedere), petegi (supplicare).
ej - indica il luogo destinato a...: lerni (imparare), lernejo (scuola);
herbo (erba), herbejo (prato); kuiri (cuocere), kuirejo (cucina).
em - indica propensione, tendenza, abitudine...: laborema (laborioso);
timema (timoroso), drinkema (beone); da babili (chiacchierare), babilema
(ciarliero).
er - denota uno degli elementi di un tutto: neo (neve), neero (fiocco di
neve); fajro (fuoco), fajrero (scintilla).
et - indica il minor grado di..., diminutivo (è il contrario di eg), varma
(caldo), varmeta (tiepido); montoj kaj urboj (monti e città), montetoj kaj
urbetoj.
ig - rende transitivi i verbi intransitivi: halti (fermarsi), haltigi
(arrestare); bruli (bruciare), bruligi (accendere). Dopo radici non verbali
denota "far diventare, rendere": blankigi (imbiancare); mortigi (uccidere);
morti (morire).
i - indica il "diventare, farsi"...: ruii = arrossire (da rua, rosso); la
larmoj baldausekios = le lacrime si asciugheranno ben presto (ios sekaj =
diverranno asciutte).
il - denota lo strumento per...: trani (tagliare), tranilo (coltello); balai
(spazzare), balailo (scopa).
ind - indica ciò che è degno di, meritevole di...: ladinda (degno di lode),
admirinda (ammirevole).
ist - indica il mestiere, la professione o anche il seguace di dottrina
filosofia o scuola: farmaciisto, dentisto, da teli (rubare), telisto
(ladro), esperantisto, marksisto, anarkiisto.
ing - denota l'oggetto nel quale è introdotta una parte di un altro oggetto:
kandelingo è il candeliere, cigaringo è il bocchino, plumingo è il
portapenna.
uj - denota il "contenitore": monujo = portamonete (mono = denaro), inkujo =
calamaio (da inko, inchiostro).
ul - indica individuo, persona caratterizzata da quanto espresso dalla
radice: ibo (gobba), ibulo = un gobbo; virga (vergine), virgulo, virgulino =
un vergine, una vergine.
Ed ecco, in esperanto, una corretta definizione di Anarchia:
ANARKIO = Socia kaj politika doktrino, kiu bazias sur principio de absoluta
individua libereco kaj sur la forigo de ia tata regado. "Nek servistoj, nek
mastroj!" estas la devizo de la nuntempaj batalantoj por anarkio.
N.B. In Esperanto esiste la vocale u e la semivocale u. Poiché la nostra compositrice non dispone del secondo carattere tipografico, il relativo soprasegno è stato sostituito da quello della tilde spagnola