28

DOCUMENTI INEDITI

EGISTO GORI

a cura di Italino Rossi

 

Nacque a Pistoia il 23 maggio 1893. Appena quindicenne aderì al movimento anarchico e partecipò attivamente a tutte le iniziative del gruppo di Pistoia, di cui fecero parte fra gli altri Virgilio Gozzoli, Tito Eschini, Dino e Alfredo Gori. Antimilitarista ed anti-interventista, Gori venne arrestato assieme ad altri  compagni di fede nel giugno 1914 per aver partecipato alle dimostrazioni contro le compagnie di disciplina ed in favore di Augusto Masetti, episodi che culminarono nella Settimana Rossa. L’accusa contro di lui fu quella di «distribuzione di manifesti sovversivi e di propaganda antimilitarista» e finì con  gli altri di fronte al Tribunale Speciale. Soldato per forza, partecipò alla prima guerra mondiale nel Genio Telegrafisti, distinguendosi per alcuni gesti altruistici. Durante la ritirata, per i continui, furiosi cannoneggiamenti austriaci, una brigata di fanteria venne tagliata fuori da ogni collegamento; spettò ai  genieri addetti alla vigilanza stendere una nuova linea di collegamento. L’azione era particolarmente pericolosa ed i soldati si rifiutarono di eseguirla. Per salvare costoro dalla corte marziale e la brigata dal  completo isolamento, Gori si offerse volontario ed eseguì il nuovo stendimento di linea. Al ritorno sul campo, venne decorato con la medaglia d’argento al valore, ma la sera stessa, per essersi tolta dal petto la medaglia appena appuntata, finì in cella di rigore. Qualche tempo dopo si trovò al centro di un altro grave avvenimento. Alcuni soldati avevano lanciato degli insulti all’indirizzo di un ufficiale, la cui violenta reazione si era estesa a tutti i componenti del plotone dato che i responsabili non si erano fatti identificare.  Gori, sebbene innocente, si assunse ogni colpa finendo così davanti al Tribunale Militare con l’imputazione di insubordinazione ed offese ad un ufficiale. Davanti ai giudici da accusato si trasformò in accusatore denunciando le prevaricazioni ed i soprusi degli ufficiali: il processo venne interrotto e l’accusa ritirata. Col ritorno alla vita civile, Gori riprese il suo posto nella lotta politica. Nominato segretario dell’Unione Sindacale Italiana di Pistoia, divenne corrispondente del suo organo «Guerra di classe». Si mostrò molto attivo nella lotta contro il fascismo ed il 31 luglio 1922 le camicie nere uccisero per errore suo fratello Fabio, anche se la vittima designata era lui, tanto che la sera stessa Gori subì un attentato. La sfida al fascismo diventò per lui una lotta incessante. Licenziato in tronco per motivi politici dalle Ferrovie dello Stato di Firenze, dopo lo sciopero antifascista del 1922, Gori non si scoraggiò: da metalmeccanico si improvvisò falegname, riaprendo la bottega del fratello Fabio appena ucciso. Già prima del 25 luglio ’43 operava nella clandestinità e l’8 settembre insieme agli anarchici di Pistoia, Barba e Bottegone diede subito vita ai primi nuclei di resistenza nel pistoiese. Ricercato in tutto il territorio della Repubblica Sociale Italiana riparò a Firenze in casa di alcuni parenti  e nel capoluogo toscano trovò negli anarchici aiuto e sostegno. Ritornato a Pistoia fece parte del C.N.L. locale quale rappresentante della Federazione Anarchica e dopo la Liberazione tornò con immutato entusiasmo alla lotta politica a favore   dell’anarchismo. Morì a Pistoia il 21 maggio 1965 addolorato per le divisioni ideologiche presenti in quel periodo all’interno del movimento anarchico italiano.

Pseudonimi: Minos Fonti: ACS, CPC ad nomen; memoria del figlio Minos Gori presso l’Archivio Berneri di Pistoia.

Bibliografia su Egisto Gori : Minos Gori, In ricordo di Egisto Gori , in «Umanità Nova», n. 22 , 1965; Italino Rossi, La ripresa del movimento  anarchico italiano e la propaganda orale, Pistoia, 1981.