L'esperienza
didattica è di per se unica. Ognuno di noi ha ricordi, esperienze
vissute, momenti di vita scolastica da poter narrare. Gli insegnanti
dovrebbero prendere l'abitudine di appuntarsi il lavoro fatto su un
quaderno o un diario. E dovrebbero, a mio parere, far fruttare
questa esperienza per se stessi e per gli altri. Anche questo è un
aspetto importante dell'insegnare. In Italia abbiamo pochissimi
esempi di didattica narrata e documentata. Nella mia esperienza di
studente-allievo devo confessare di essere stato molto fortunato.
Soprattutto nella mia ultima esperienza scolastica, quella
universitaria. All'università di Bologna ho conosciuto un vero
maestro, Carlo Doglio. Era il mio professore di Pianificazione e
organizzazione territoriale e nel suo far lezione é riuscito a darmi
gli elementi essenziali per capire cos'è una scuola. Vorrei qui
riassumerli e comparteciparli con chi, prima o poi, leggerà queste
note.
E' maestro colui che sa creare legami
Carlo Doglio aveva reso obbligatoria la frequenza alle sue lezioni.
In una epoca in cui spesso ci si accingeva alla sessione di esame
avendo solo letto sui libri, Doglio aveva chiarissimo la distinzione
fra maestro e libro di testo. Un libro per quanto esauriente possa
essere non potrà mai divenire maestro.Il libro è certamente uno
degli strumenti fondamentali per documentare, per comunicare, per
far riflettere, per informare e formare. Ma non c'è libro che possa
sostituire la persona. E non c'è lettura che possa sostituire la
relazione umana che comunica un vissuto, una esperienza. Per
crescere educativamente bisogna creare relazioni, comunicare con i
gesti, la parola, gli sguardi, gli umori, i sapori, gli odori, le
mani, il tempo. Per questo Carlo Doglio ci voleva presenti e vivi.
Ma anche lui era presente, vivo e attivo. Ricordo con grande
emozione le volte che per discutere e leggere le prime bozze della
tesi di laurea veniva a casa mia. Con grande umiltà saliva sul
locale che da Bologna lo conduceva e Cesena e qui lo vedevo apparire
sulla banchina del secondo binario, sempre accompagnato dal suo
tascapane di cotone verde. Poi a casa mia si discuteva di tecnologie
appropriate e di Perù (erano gli argomenti della mia tesi) e lui
insisteva perché parlassi soprattutto di me, delle mie esperienze di
vita, delle mie impressioni, delle mie idee. E insieme si concludeva
a tavola, con i miei genitori, attorno ad un piatto di erbe e
piadina romagnola. Aveva creato un legame. E, da buon maestro,
questo legame unico lo sapeva creare con tutti gli studenti,
soprattutto con coloro che seguiva nell'avventura della tesi.
L'ultima volta che ho visto Carlo è stato il giorno del mio
matrimonio. Non volevo che mancasse, lui mio maestro e amico, in un
momento di grande gioia quale è stato per me quel giorno.
E'
maestro colui che sa farti vedere gli orizzonti verso cui inoltrarti
Le lezioni che Carlo Doglio teneva presso la facoltà di Discipline
Arti Musica Spettacolo (DAMS) di Bologna e da noi frequentate non
vedevano un unico professore. Per sua scelta aveva voluto che su un
tema così controverso qual è quello della Pianificazione
territoriale non ci fosse un unico punto di vista. Lui anarchico,
libertario, nonviolento, aveva voluto accanto l'allora assessore
comunista all'urbanistica del Comune di Bologna, il professore
PierLuigi Cervellati. Facevano lezione alternandosi nel dialogo,
nella esposizione e nella conversazione. Sullo stesso argomento
emergevano, così, quasi sempre, due punti di vista. Ma non erano i
soli. C'erano anche i rispettivi assistenti, sempre presenti e
sempre stimolati ad intervenire. E' vero maestro non colui che ti
dice qual è la strada da percorrere, ma colui che ti apre gli occhi
e ti fa vedere le tante strade sulle quali tu puoi liberamente
inoltrarti.
E' maestro colui che sa percorre insieme a te un tratto di strada
e si siede alla mensa accanto a te
Carlo Doglio ci portava in strada. Lui professore di Pianificazione
territoriale aveva colto l'importanza del far esperienza concreta.
Sapeva perfettamente che dai libri si apprende in maniera mediata,
non diretta. Così ci ha fatto conoscere una Bologna che forse
nemmeno la quasi totalità dei bolognesi conosce: la Bologna delle
acque, dei canali che passano in mezzo alla città, in buona parte
cementati e tombinati, ma ancora in parte "a cielo aperto". Carlo ci
conduceva la dove esistevano ancora squarci di canali in quella che,
grazie alla presenza di tanta acqua, divenne la prima città
industriale d'Europa. E poi la bolognina, uno dei primi quartieri
popolari pianificati secondo criteri di vivibilità. Si andava
insieme, camminando per strada, soffermandoci per ascoltare
commenti, per far domande, per vedere meglio un dettaglio, gli
ambienti, le case, il verde. E poi, insieme, si andava al convivio.
C'erano i prati di Mugnano, sull'Appennino bolognese, con la
trattoria agrituristica. Non era goliardia. Era la pedagogia della
strada e della tavola. Banalità? Sciocchezze?!! Riflettiamo per un
attimo alla pedagogia di Gesù Cristo. Non era forse stata, anche la
sua, una pedagogia della strada e della tavola? Cosa c'è di più
conviviale della strada e della mensa?
E gli esami ?
Qualcuno si sarà sicuramente già chiesto: si ma poi all'esame, cosa
avete fatto? Non abbiamo sostenuto un esame classico, cioé una
interrogazione fatta a domande e risposte. L'esame è consistito
nella recensione di tre libri a scelta fra quelli consigliati per
quella materia. Devo confessare che nel fare quelle "recensioni" ho
provato per la prima volta una grande difficoltà, ma anche un grande
piacere. Il piacere di chi non è chiamato solo a conoscere e a
ripetere il pensiero e le opinioni di altri, ma ad esprimere un
proprio, personale, individuale pensiero e/o giudizio. Doglio è
stato davvero un educatore, ha cioé aiutato ciascun allievo a venir
fuori, ad emergere nelle proprie potenzialità.
Grazie maestro
Carlo.
Vogliamo ricordare
CARLO DOGLIO
l'uomo- il politico amante dell'anarchia -
il nonviolento - l'amico il professore
|