Confederacion National

de Trabajo (1936)

 

                                                                                                  Concezione Confederale del

Comunismo Libertario
 

 

 

 

PRESENTAZIONE

 

 

Abbiamo ritenuto opportuno presentare questo storico documento come utile compendio a quanti, nella carenza di materiali riguardanti la Rivoluzione spagnola del ‘36, simpatizzanti, militanti del sindacalismo di base, semplici lettori e compagni desiderino confrontare le idee guida, gli aneliti, le speranze e le proposte concrete che l’anarco‑sindacalismo iberico rivolgeva al proletariato tutto alla vigilia appunto degli eventi rivoluzionari.

Il Congresso della CNT del 1936 traccia a grandi linee la concezione confederale del Comunismo libertario e lo fa con la mozione che in questo opuscolo abbiamo editato. In tale mozione si ha una sintesi di due tendenze all’interno dei sindacati; l’una più chiaramente sindacalista rappresentata da militanti come De Santillan e l’altra a favore delle Comuni sostenuta da Urales ed Isaac Puente, medico rurale assassinato dai fascisti ed autore tra l’altro di un importante saggio sulla nuova società comunista libertaria.

Le realizzazioni delle collettività, organismi che superavano il concetto stesso di Comune e di sindacato, le socializzazioni, le libere federazioni a livello provinciale e regionale nel solco tracciato dal lavoro di preparazione e di maturazione sociale e sindacale dei militanti della CNT stanno a dimostrare la giustezza della proposta Comunista libertaria e delle idee anarchiche.

Ma riteniamo che l’importanza del documento (o di altre testimonianze sulla rivoluzione libertaria spagnola a sessanta anni dall’evento) non sia meramente di documentazione storica: la sua attualità è per noi evidente e così dovrebbe essere per tutti coloro che di fronte al crollo del comunismo autoritario, al fallimento del riformismo politico di origine marxista, alla situazione di sfruttamento planetario da parte del capitalismo, al dominio statale e all’integralismo religioso, intendano operare per la liberazione dell’uomo.

La mozione CNT del 1936 sul Comunismo Libertario è davanti ai nostri occhi, è scritta con il linguaggio di allora, con i condizionamenti e con le speranze dei luoghi e dell’epoca, sta a noi, agli sfruttati agli studenti, ai salariati, ai lavoratori dei campi, agli impiegati nelle cooperative, agli immigrati, ai sottoccupati ed ai diseredati di tutto il mondo riscrivere con l’azione diretta, con l’autogestione delle lotte, il programma di un mondo libero, di riscrivere insomma per l’oggi la mozione sul Comunismo Libertario.

 

Il Circolo Culturale “Errico Malatesta”

F.A.I. – Livorno

 


 

 

 

 

 

Concezione Confederale del

Comunismo Libertario

 

 

Premessa

 

È noto a tutte le delegazioni presenti a questo Congresso che all’interno della CNT si esprimono con un dinamismo ben marcato due modi di interpretare il senso della vita e la base della costruzione dell’economia post‑rivoluzionaria. Questa pluralità di tendenze obbedisce, senza dubbio, a ragioni dottrinali e filosofiche che, influendo sulla psicologia dei militanti, danno origine a due forme di pensiero non amalgamabili, le cui energie potenziali si sforzano di promuovere degli orientamenti dando voce alle due correnti.

Premesso ciò, se in questa mobilitazione di energie confede­rali non si insinuerà una pretesa anche naturale di egemonia, non vi saranno problemi. Tuttavia questa aspirazione spirituale, te­nace e costante, non mancherà forse di svilupparsi con nuova forza all’interno dei nostri quadri, provocando con le polemiche seri pericoli alla unità che con questa mozione cerchiamo di promuovere. Con la serenità e la coscienza necessarie per com­prendere ed assumere la responsabilità storica e trascendente del momento, la Commissione ha dovuto ricercare la formula che compendi lo spirito ed il pensiero delle due correnti articolando le basi della nuova vita. Dichiariamo quindi:

  1. Che posando la pietra angolare dell’architettura di questa mozione abbiamo cercato di costruire con un austero senso di armonia su questi due pilastri: individuo e sindacato, permettendo così lo sviluppo parallelo di queste due correnti e concezioni.
  2. Poniamo come garante dell’armonia il riconoscimento implicito della sovranità dell’individuo. Con questa autonomia, che rivendica la libertà al di sopra di ogni disciplina limitatrice, dovremo articolare le varie istituzioni che le necessità della vita impongono gettando le basi per questa relazione.

Ed è così che, socializzata la totalità della ricchezza della società e garantito il possesso (per l’uso ) degli strumenti di lavoro, cioè resa uguale per tutti la facoltà di produrre (facoltà convertita in dovere per tutti gli individui che vogliono consumare come ci impone l’istinto di conservazione della vita), si concretizzerà il principio anarchico del libero accordo con il quale gli individui definiscono tra loro l’oggetto, l’ampiezza e la durata dei patti. L’individuo, cellula con personalità giuridica, entità miliare delle successive articolazioni che la libertà e le facoltà della Federazione andranno a creare, costituirà così la trama e la base della società a venire.

Dobbiamo considerare che strutturare con precisione matematica la società del futuro sarebbe assurdo giacché sovente tra la teoria e la pratica vi è un abisso. Per questo non cadiamo nell’errore dei politici che presentano soluzioni definitive per tutti i problemi, soluzioni che nella pratica falliscono rovinosamente perché pretendono di imporre un metodo per tutti i tempi senza tener conto dell’evoluzione della vita umana.

Non faremo ciò noi che abbiamo una visione più elevata dei problemi sociali. Tracciando le norme del Comunismo Libertario non le presentiamo come un programma unico che non permetta trasformazioni. Esse verranno, logicamente, e saranno le necessità e le esperienze stesse che le indicheranno.

Per quanto possa sembrare un po’ al di là del mandato conferitoci dal Congresso, crediamo necessario puntualizzare più concretamente il nostro concetto di rivoluzione e le premesse più importanti che a nostro avviso possono e debbono fondarlo.

Si è troppo tollerato il luogo comune secondo il quale la rivoluzione non sarebbe altro che l’episodio violento mediante il quale si abbatte il regime capitalista. Questo in realtà è solo il fenomeno che realizza uno stato di cose che nella coscienza collettiva da tempo ha preso corpo. La rivoluzione ha difatti il suo inizio dal momento stesso che, constatando la differenza esistente fra lo stato sociale e la coscienza individuale, questa, per istinto o per analisi, si vede costretta a reagire contro di esso. Per questo, detto in poche parole, concepiamo che la rivolu­zione inizia:

Primo. Come fenomeno psicologico contro uno stato di cose che cozza con aspirazioni e necessità individuali.

Secondo. Come manifestazione sociale quando questa reazione individuale prende corpo nella collettività e si confronta con le istituzioni del sistema capitalista.

Terzo. Come organizzazione quando sente la necessità di creare una forza capace di imporre la realizzazione delle sue finalità.

Questi fattori esterni meritano poi dì essere puntualizzati:

a) Negazione dell’etica che è alla base del regime capitalista.

b) Distruzione del sistema dal punto di vista economico.

c) Abbattimento della sua espressione politica abbia essa la forma del regime democratico o quella della sua ultima espressione, il capitalismo di Stato, poiché il comunismo di Stato non è niente altro che questo.

L’insieme di questi fattori convergenti in un punto ed in un momento dato determina l’apparizione del fatto violento che deve aprire la via al periodo veramente evolutivo della rivoluzione.

Considerando che viviamo il preciso momento in cui la convergenza di tutti questi fattori genera questa possibilità piena di promesse, abbiamo creduto necessario redigere una mozione che, nelle sue linee generali, stabilisca i primi pilastri dell’edificio sociale che ci ospiterà nel futuro.

 

 

Concetto costruttivo della Rivoluzione

 

Crediamo che la nostra rivoluzione debba organizzarsi su basi strettamente egualitarie. La rivoluzione non può fondarsi né sul mutuo appoggio, né sulla solidarietà né sul così arcaico luogo comune della carità. In ogni caso queste tre formule che, attraverso i tempi hanno apparentemente voluto rimediare alle deficienze delle società primitive nelle quali l’individuo appariva impotente di fronte ad un concetto del diritto arbitrario ed imposto, debbono rifondarsi e concretizzarsi in nuove norme di convivenza sociale che trovano nel Comunismo Libertario la loro più chiara interpretazione: dare ad ogni essere umano tutto quello di cui necessita senza che nella soddisfazione delle sue necessità abbia altre limitazioni che quelle imposte dal buon funzionamento della nuova economia.

Se tutte le strade orientate verso Roma portano alla Città Eterna, tutte le forme di lavoro e di distribuzione orientate verso la concezione di una società egualitaria condurranno alla realizzazione della giustizia e dell’armonia sociale.

Di conseguenza crediamo che la rivoluzione debba basarsi sui principi sociali ed etici del comunismo libertario. Essi sono:

Primo. Dare ad ogni essere umano secondo le sue necessità senza che nella soddisfazione delle stesse abbia altre limitazioni che non siano quelle imposte dal buon funzionamento dell’economia.

Secondo. Sollecitare da ogni essere umano il massimo sforzo per sostenere le necessità della società tenendo conto delle sue caratteristiche fisiche e morali.

 

 

Organizzazione della nuova società dopo l’evento rivoluzionario.

Le prime misure della rivoluzione

 

Terminato il periodo violento della rivoluzione, vengono dichiarati aboliti: la proprietà privata, lo Stato, il principio di autorità e, conseguentemente, le classi che dividono gli uomini in sfruttati e sfruttatori, oppressi ed oppressori.

Socializzata la ricchezza, le organizzazioni dei produttori, ormai libere, si incaricheranno della amministrazione diretta della produzione e del consumo.

Stabilita in ogni località la Comune libertaria, porremo in essere il nuovo meccanismo sociale. I produttori di ogni ramo o mestiere, riuniti nei loro sindacati e nei posti di lavoro, determineranno liberamente la forma con la quale quest’ultimo deve essere organizzato.

La Comune libera requisirà tutto quello che deteneva la borghesia, ossia viveri, vestiti, calzature, materie prime, strumenti di lavoro, ecc. Questi utensili di lavoro e materie prime dovranno passare nelle mani dei produttori affinché essi li amministrino direttamente a beneficio della collettività.

Prima di tutto le Comuni si incaricheranno di alloggiare con il massimo delle comodità tutti gli abitanti di ogni località, assicurando assistenza agli ammalati ed educazione ai ragazzi.

In accordo con il principio fondamentale del Comunismo Libertario che prima abbiamo illustrato, tutti gli uomini validi si appresteranno a compiere il dovere volontario che diviene un vero diritto quando l’uomo lavora liberamente di concorrere alla vita della collettività in relazione alle loro forze e capacità mentre la Comune farà fronte alle loro necessità.

Naturalmente bisogna fin da ora comprendere che i primi tempi della rivoluzione non risulteranno facili e che sarà necessario che ognuno apporti il massimo di energie e consumi solo quello che le possibilità della produzione permettono. Ogni periodo costruttivo esige sacrificio ed accettazione individuale e collettiva di sforzi tendenti a superare le difficoltà e a non creare ostacoli all’opera di ricostruzione della società che di comune accordo realizzeremo.

 

 

Piano organizzativo dei produttori

 

Il Piano economico di organizzazione, nelle varie branche della produzione nazionale, si conformerà ai più stretti principi di economia sociale amministrata direttamente dai produttori attraverso i loro diversi organi di produzione designati nelle assemblee generali delle varie organizzazioni e da esse controllate in ogni momento.

La base (sul luogo di lavoro, nel sindacato, nella Comune, in tutti gli organi regolatori della nuova società) sarà il produttore, l’individuo come cellula, come pietra angolare di tutte le creazioni sociali, economiche e morali.

L’organo di relazione all’interno della Comune e sul luogo di lavoro sarà il Consiglio di laboratorio e di fabbrica che tratta con gli altri centri di produzione.

L’organo di relazione da sindacato a sindacato (associazione di produttori) saranno i Consigli di Statistica e di Produzione che si federeranno fra loro fino a formare una rete di relazioni costante e stretta fra tutti i produttori della Confederazione iberica.

In agricoltura, la base sarà il produttore nella Comune che godrà di tutte le ricchezze naturali nel suo ambito geo‑politico.

L’organo di relazione sarà il Consiglio agricolo di cui faranno parte tecnici e lavoratori delle associazioni dei produttori agricoli, incaricati di orientare l’intensificazione della produzione segnalando le terre più adatte alle varie colture secondo la loro composizione chimica.

Questi Consigli agricoli stabiliranno la stessa rete di relazioni dei Consigli di laboratorio, di fabbrica, di produzione e di Statistica dando corpo alla libera federazione basata sia politicamente che geograficamente sulla Comune .

Tanto le Associazioni di produttori industriali come le Associazioni di produttori agricoli si federeranno nazionalmente – fino a quando la trasformazione sociale si sarà realizzata solo in Spagna – se, portati a questa scelta dallo stesso processo di lavoro al quale si dedicano, lo considerino conveniente per il fruttuoso sviluppo dell’economia e così pure si federeranno quei servizi le cui caratteristiche propendano a questo per facilitare le relazioni logiche e necessarie fra tutte le Comuni libertarie della penisola.

Riteniamo che con il tempo la nuova società riuscirà a dotare ogni Comune di tutti gli elementi agricoli ed industriali necessari alla sua autonomia d’accordo con il principio biologico che afferma che l’uomo – in questo caso la Comune – è tanto più libero quanto meno ha bisogno degli altri.

 

 

Le Comuni libertarie ed il loro funzionamento

 

Dobbiamo poggiare l’espressione politica della nostra rivoluzione su tre concetti: L’UOMO, LA COMUNE, LA FEDERAZIONE.

All’interno di un piano d’attività interamente organizzato a livello peninsulare, l’amministrazione sarà assolutamente a carattere comunale.

La base di questa amministrazione sarà conseguentemente la Comune. Queste Comuni saranno autonome e saranno federate regionalmente e nazionalmente per la realizzazione degli obiettivi di carattere generale. Il diritto all’autonomia non escluderà il dovere di adempiere agli accordi di convivenza collettiva non condivisi solo per scelte superficiali ma accettati sino in fondo.

Così, per esempio, una Comune di consumatori si impegnerà a rispettare quelle norme di carattere generale che, dopo libere discussioni, avranno trovato l’accordo della maggioranza.

Invece quelle Comuni che, refrattarie all’industrializzazione, accettino altre forme di convivenza, come i naturisti ed i nudisti, avranno diritto ad una amministrazione autonoma, libera da compromessi di carattere generale. Nella misura in cui queste Comuni naturiste/nudiste, o altri tipi di Comuni, non riusciranno a soddisfare tutte le loro necessità, per limitate che siano, i loro delegati ai congressi della Confederazione iberica delle Comuni autonome libertarie potranno concertare accordi economici con il resto delle Comuni agricole e industriali.

In conclusione proponiamo:

Per quanto riguarda la distribuzione della produzione e affinché le Comuni possano essere rifornite al meglio, potranno essere creati quegli organismi supplementari atti allo scopo. Per esempio: un Consiglio Confederale di Produzione e Distribuzione con rappresentanti diretti delle Federazioni Nazionali di Produzione e del Congresso Annuale delle Comuni.

 

 

Compiti e funzionamento interno della Comune

 

La Comune dovrà occuparsi di ciò che interessa l’individuo. Dovrà occuparsi di tutti i lavori di manutenzione ed abbellimento della città, dovrà gestire gli alloggi per i propri abitanti, e gli articoli e prodotti messi a disposizione dai sindacati o associazioni di produttori. Si occuperà anche dell’igiene, della statistica comunale e delle necessità collettive, dell’insegnamento, degli ospedali e della conservazione e perfezionamento dei mezzi locali di comunicazione. Organizzerà le relazioni con le altre Comuni e si incaricherà di stimolare tutte le possibili attività artistiche e culturali.

Per adempiere pienamente a queste funzioni verrà nominato un Consiglio Comunale al quale saranno integrati rappresentanti dei Consigli Agricoli, Sanitari, Culturali, di Distribuzione e di Produzione e di Statistica.

La procedura di elezione dei Consigli Comunali verrà regolata con un sistema che dovrà considerare la densità della popolazione, tenendo conto che occorrerà del tempo per decentralizzare politicamente le metropoli costituendo in esse Federazioni di Comuni.

Tutti questi incarichi non avranno nessun carattere esecutivo né burocratico. A parte coloro che disimpegnino funzioni tecniche o semplicemente di statistica, gli altri adempieranno lo stesso al loro compito di produttori, riunendosi in Commissioni al termine delle giornate di lavoro per discutere le questioni di dettaglio che non necessitano del referente delle Assemblee Comunali.

Le Assemblee avranno luogo ogni volta che sia necessario per gli interessi della Comune su richiesta dei membri del Consiglio Comunale o per decisione degli abitanti stessi.

 

 

Relazioni e scambio dei prodotti

 

Come abbiamo già detto, la nostra organizzazione è di tipo federalista ed assicura la libertà dell’individuo all’interno dei gruppi e della Comune, quella delle Comuni all’interno delle Federazioni e quella di quest’ultime nelle Confederazioni.

Procediamo quindi dall’individuo alla collettività mantenendo i suoi diritti al fine di conservare intatto il principio di libertà.

Gli abitanti di una Comune discuteranno fra loro dei propri problemi interni: produzione, consumo istruzione, igiene e quanto altro sia necessario per assicurarne lo sviluppo morale ed economico. Quando si tratti di problemi riguardanti tutta una contrada o una provincia devono essere le Federazioni a deliberare nelle riunioni e nelle assemblee nelle quali saranno rappresentate tutte le Comuni. I delegati delle varie Comuni porteranno in queste riunioni i punti di vista da esse adottati.

Per esempio, se si tratta di costruire strade, collegando fra loro i paesi di una contrada oppure si tratta di questioni di trasporto e scambio di prodotti fra le diverse contrade agricole ed industriali, è naturale che tutte le Comuni espongano il loro parere dato che dovranno prestare il proprio concorso alle varie realizzazioni.

Per i problemi a carattere regionale sarà la Federazione regionale che porrà in pratica gli accordi risultanti dalla volontà sovrana di tutti gli abitanti della regione. Così tutto è iniziato dall’individuo, continuato dalla Comune, terminato poi dalla Federazione e per ultimo dalla Confederazione.

Nello stesso modo tutti i problemi di tipo nazionale verranno discussi dato che i nostri organismi andranno a collegarsi fra loro. Le relazioni a carattere internazionale saranno regolate dall’organizzazione nazionale in contatto diretto con il proletariato di altri paesi attraverso i suoi organismi rappresentativi legati come il nostro all’Associazione Internazionale dei Lavora tori, AIT.

Per lo scambio dei prodotti da Comune a Comune, i Consigli Comunali si metteranno in relazione con le Federazioni Regionali delle Comuni e con il Consiglio Confederale di Produzione e Distribuzione richiedendo ciò di cui hanno bisogno ed offrendo quello che a loro eccede.

Per mezzo della rete di relazioni stabilita fra le Comuni ed i Consigli di Produzione e di Statistica costituiti dalle Federazioni Nazionali dei Produttori tutti questi problemi si semplificano e si risolvono.

Per quanto concerne l’aspetto comunale del problema degli scambi, a risolverlo basteranno le carte di produttore distribuite dai Consigli di Fabbrica e di Laboratorio che daranno diritto all’acquisizione dei beni necessari. La carta di produttore costituisce un titolo di scambio che sarà soggetto a due principi regolatori: primo, che sia non trasferibile; secondo, che si adotti un procedimento mediante il quale sulla carta si registri il valore del lavoro per unità di giornata e questo valore abbia un anno di validità al massimo per l’acquisto dei prodotti.

I Consigli comunali distribuiranno carte di consumo agli elementi inattivi al lavoro.

D’altronde non possiamo fissare una norma assoluta. Bisogna rispettare l’autonomia delle Comuni, le quali, se lo credono conveniente, potranno stabilire un altro sistema di scambio interno sempre tenendo conto che questi nuovi sistemi non dovranno ledere in nessun caso gli interessi di altre Comuni.

 

 

Doveri dell’individuo verso la collettività.

Concetto di giustizia distributiva

 

Il Comunismo libertario è incompatibile con qualsiasi regime di correzione, ciò implica la sparizione dell’attuale sistema di giustizia costrittiva e quindi degli strumenti di castigo (carceri, presidi, ecc.).

Questa Commissione ritiene che il determinismo sociale è attualmente la causa principale dei così detti delitti e per conseguenza scomparse le cause che originano il delitto, nella maggioranza dei casi, esso dovrebbe cessare di esistere. Così noi consideriamo:

  1. Che l’uomo non è malvagio per natura e che la delinquenza è il risultato logico dello stato di ingiustizia sociale in cui viviamo.
  2. Che assicurando le necessità dell’uomo, dandogli anche la possibilità di un’educazione razionale ed umana, quelle cause debbono sparire.

Per questo riteniamo che quando l’individuo non adempie ai suoi doveri tanto nel campo morale come nei suoi compiti di produttore, saranno le assemblee popolari che, con spirito armonico, troveranno la soluzione giusta caso per caso.

Il Comunismo Libertario affiderà quindi la sua azione “correttiva” alla medicina ed alla pedagogia unici mezzi preventivi riconosciuti dalla scienza. Quando un individuo, vittima di fenomeni patologici, recherà danno all’armonia che deve regnare fra gli uomini, la terapia pedagogica s’incaricherà di curare il suo squilibrio e stimolare in lui il senso etico di responsabilità sociale che un’eredità malsana gli ha negato.

 

 

La famiglia e le relazioni sessuali

 

Non dobbiamo dimenticare che la famiglia fu il primo nucleo civilizzatore della specie umana. Che essa ha adempiuto ammirevolmente a compiti di cultura morale e solidarietà. Che essa è rimasta in vita nella sua evoluzione all’interno del clan, della tribù, del villaggio e della nazione ed è da supporre che esisterà per molto tempo ancora.

La rivoluzione non dovrà agire violentemente sulla famiglia, eccetto in quei casi di famiglie mal assortite nelle quali si riconoscerà e promuoverà il diritto alla loro divisione.

Siccome la prima misura della rivoluzione libertaria consiste nell’assicurare l’indipendenza economica degli essere umani, senza distinzione di sesso, l’interdipendenza dovuta a ragioni di inferiorità economica, che costituisce la regola nel regime capitalista, sparirà con esso. È dunque inteso che i due sessi saranno uguali tanto nei diritti come nei doveri.

Il Comunismo Libertario proclama l’amore libero, senza altra limitazione che quella della volontà dell’uomo e della donna, garantendo ai figli la protezione della collettività e preservando quest’ultima dalle aberrazioni umane con l’applicazione dei principi biologici‑eugenetici.

Così pure per mezzo di una buona educazione sessuale, iniziata nella scuola, si tenderà alla selezione della specie d’accordo con le finalità dell’eugenetica in modo che le coppie procreino coscientemente figli sani e belli.

Per quanto riguarda i problemi di indole morale che l’amore può presentare nella società comunista libertaria, come quelli che originano dalle contrarietà amorose, la comunità e la libertà non hanno che due metodi per il normale sviluppo delle relazioni umane. Per quello che volesse l’amore per forza o brutalmente, se i consigli ed il rispetto del diritto individuale non fossero sufficienti, bisognerà ricorrere all’allontanamento. Per molte infermità si raccomanda di cambiare acqua ed aria. Per la malattia d’amore, divenuta tale trasformandosi in caparbietà ed accecamento, bisognerà affidarsi al cambiamento di Comune allontanando l’infermo dall’ambiente che lo acceca e lo rende pazzo, anche se è poco probabile che queste esasperazioni si producano in un ambiente sessualmente libero.

 

 

La questione religiosa.

 

La religione, manifestazione soggettiva dell’essere umano, sarà riconosciuta fino a che rimarrà limitata al santuario della coscienza individuale, ma in nessun caso potrà essere considerata come forma d’ostentazione pubblica né di coazione morale od intellettuale.

Gli individui saranno liberi di concepire quelle idee morali che ritengano convenienti, ma tutti i riti dovranno scomparire.

 

 

Della pedagogia, dell’arte, della scienza, della libera sperimentazione

 

Il problema dell’istruzione dovrà essere affrontato radicalmente. In primo luogo l’analfabetismo andrà combattuto energicamente e drasticamente. Si restituirà la cultura a coloro che ne furono spossessati come dovere di riparazione sociale da parte della rivoluzione considerando che, così come il capitalismo è stato l’accaparratore e detentore della ricchezza sociale, le città sono state accaparratrici della cultura e dell’istruzione.

Restituire la ricchezza materiale e la cultura sono gli obiettivi base della nostra rivoluzione. Come? Espropriando il capitalismo sul piano materiale, dando la cultura a coloro che ne sono carenti sul piano morale.

Il nostro compito pedagogico dovrà dividersi in due tempi. Abbiamo un’opera pedagogica da realizzare immediatamente dopo la rivoluzione sociale ed un’opera umana in generale all’interno della nuova società. Nell’immediato bisognerà organizzare nella popolazione analfabeta una cultura elementare consistente per esempio nell’insegnare a leggere, a scrivere, contabilità, fisica, igiene, il processo d’evoluzione e rivoluzione, la teoria dell’inesistenza di Dio, ecc. Questa opera può essere realizzata da un gran numero di giovani colti i quali la compieranno prestando per un anno o due un servizio volontario culturale debitamente controllati ed orientati dalla Federazione Nazionale dell’Insegnamento, la quale immediatamente dopo la proclamazione dei Comunismo Libertario si farà carico di tutti i centri docenti valorizzando gli insegnanti di professione ed il volontariato.

La Federazione Nazionale dell’Insegnamento scarterà tutti coloro che intellettualmente e moralmente saranno incapaci di adattarsi alle esigenze di una pedagogia libera. Si terrà conto, per la designazione dei professori per l’insegnamento primario e secondario, delle capacità dimostrate praticamente.

L’istruzione come misura pedagogica per educare una nuova umanità sarà libera scientifica ed uguale per i due sessi, dotata di tutti gli elementi necessari per esercitarsi in tutti i rami dell’attività produttiva e del sapere umano. L’igiene e la puericultura avranno un posto preminente nella preparazione della donna alla maternità. Così pure verrà dedicata un’attenzione particolare all’educazione sessuale base per lo sviluppo della specie.

Riteniamo funzione primaria della pedagogia quella di aiutare la formazione di un uomo capace di giudizio proprio. (Parliamo di uomo come genere umano). Per far questo sarà necessario che il maestro coltivi tutte le facoltà del ragazzo con lo scopo che esso consegui lo sviluppo completo di tutte le sue possibilità.

All’interno del metodo pedagogico messo in atto dal Comunismo Libertario rimarrà definitivamente bandito ogni sistema di sanzioni e ricompense dato che in questi metodi alligna il germe di tutte le disuguaglianze.

Il cinema, la radio, gli strumenti pedagogici – libri, disegni, proiezioni – saranno eccellenti ed efficaci coadiuvanti per una rapida trasformazione intellettuale e morale delle generazioni attuali e per lo sviluppo delle personalità dei bimbi e degli adolescenti che nasceranno e cresceranno nella società comunista libertaria.

A parte l’aspetto semplicemente educativo dei primi anni di vita, il Comunismo Libertario dovrà assicurare a tutti lungo tutta la loro esistenza l’accesso ed il diritto alla scienza, all’arte ed alle ricerche di ogni ordine e tipo compatibili con le attività produttive strettamente necessarie, al fine di garantire equilibrio e salute allo sviluppo dell’essere umano.

I produttori, nella società comunista libertaria, non si divideranno in manuali ed intellettuali, ma tutti saranno manuali ed intellettuali allo stesso tempo. L’accesso alle arti ed alle scienze sarà libero perché il tempo che vi sarà impiegato apparterrà all’individuo e non alla comunità dalla quale potrà “liberarsi”, se lo desidera, una volta conclusa la sua giornata di lavoro.

Vi sono necessità di ordine spirituale parallele a quelle materiali che si manifesteranno con più forza in una società che sarà in grado di soddisfare le necessità primarie emancipando quindi moralmente l’uomo.

L’evoluzione è una linea continua, anche se a volte non retta, e l’indivìduo avrà sempre aspirazioni, voglia di godere di più. di superare i propri pad.ri, di superare i suoi simili e se stesso.

Una società basata sul libero esame e sulle libertà d’espressione della vita umana non potrà soffocare sotto nessun pretesto di ordine materiale o generale tutte queste ansie di superamento, di creazione artistica, scientifica, letteraria; non le farà fallire come succede ora, ma al contrario le incoraggerà, le coltiverà ritenendo che non di solo pane vive l’uomo e che sarebbe ben disgraziata l’umanità che di solo pane vivesse.

Non è logico supporre che gli uomini, nella nostra nuova società, non avranno più il desiderio di distrarsi. A questo scopo, nelle Comuni libertarie, verranno destinate giornate dedicate allo svago per tutti designate dalle assemblee scegliendo date simboliche della storia o della natura. Così pure verranno dedicate delle ore del giorno alle manifestazioni teatrali, al cinema, alle conferenze culturali che daranno gioia e divertimento a tutti.

 

 

Difesa della rivoluzione

 

Dobbiamo ammettere la necessità di una difesa delle conquiste rivoluzionarie perché riteniamo che in Spagna vi siano più possibilità rivoluzionarie che in qualsiasi altro paese vicino.

È probabile che il capitalismo di questi paesi non si rassegnerà a vedersi spossessato degli interessi che nel corso dei tempi ha conseguito in Spagna.

Per tanto, fino a che la rivoluzione sociale non abbia trionfato internazionalmente, verranno adottate le misure necessarie per difendere il nuovo assetto sociale, sia contro il pericolo di un’invasione straniera che per evitare la contro‑rivoluzione all’interno del paese. Un esercito regolare costituisce il pericolo maggiore per la rivoluzione, poiché sotto la sua influenza si forgerebbe la dittatura che le darebbe fatalmente il colpo mortale.

Nei momenti di lotta, quando le forze dello Stato, nella sua totalità o in parte, si uniscono al popolo, esse danno il loro apporto per vincere la borghesia, dominata la quale il loro compito terminerà.

Il popolo in armi sarà la maggiore garanzia contro ogni tentativo di restaurazione del passato regime attraverso forze interne od esterne. Esistono migliaia di lavoratori che hanno sfilato nelle caserme e che conoscono la tecnica militare moderna.

Che ogni Comune abbia le sue armi ed i suoi elementi di difesa fino a che, a rivoluzione ormai consolidata, esse non verranno distrutte e convertite in strumenti di lavoro. Raccomandiamo la conservazione di aerei, carri armati, camion blindati, mitragliatrici e cannoni anti‑aerei poiché dal cielo verrà il pericolo d’invasione straniera.

Se arriverà questo momento, il popolo si mobiliterà rapidamente per far fronte al nemico, tornando poi i produttori ai posti di lavoro una volta compiuta la loro missione difensiva.

Questa mobilitazione generale si indirizzerà alle persone di ambo i sessi atte alla lotta e che si appresteranno ad essa disimpegnando i molteplici compiti necessari al combattimento.

I quadri di Difesa Confederale, estesi fino ai Centri di Produzione, saranno gli elementi più validi per consolidare le conquiste della rivoluzione e nella formazione degli elementi per la difesa della stessa. Per tanto dichiariamo:

Il disarmo del capitalismo implica la consegna delle armi alle Comuni che rimarranno responsabili della loro manutenzione e che saranno incaricate, a livello nazionale, di organizzare efficacemente i mezzi difensivi.

Sul piano internazionale dovremo svolgere un’intensa propaganda fra il proletariato di tutti i paesi perché esso levi la sua energica protesta promovendo agitazioni di solidarietà di fronte a qualsiasi intento d’invasione da parte dei rispettivi governi. Nello stesso tempo la nostra Confederazione Iberica delle Comuni Autonome Libertarie aiuterà moralmente e materialmente tutti gli sfruttati del mondo a liberarsi per sempre dalla mostruosa tutela del capitalismo e dello Stato.

 

 

Parole conclusive

 

Ecco qui terminato il nostro lavoro, ma prima di giungere alla fine riteniamo di dover insistere, in questa ora storica, sul fatto di non credere che questa mozione debba essere qualcosa di definitivo che serva come norma immutabile di fronte ai compiti costruttivi del proletariato rivoluzionario.

La pretesa di questa commissione è molto più modesta. Sarebbe sufficiente che il Congresso vedesse in questo lavoro le linee generali del piano iniziale che il mondo produttore dovrà condurre, il punto di partenza dell’umanità verso la sua liberazione totale.

Che tutti coloro che sentono in essi intelligenza, audacia e capacità migliorino la nostra opera.