di Annarosa Fioretta
(Presidente del Mlal di Verona)
Sono già passati 10 anni da quella indimenticabile vigilia di Natale (22 dic. 88), quando la voce roca del vescovo Dom Moacyr Grechi, dei Servi di Maria di Rio Branco (capitale dello stato dell'Acre, nell'Amazzonia occidentale) annunciava che i "nuovi Re Erodi della storia avevano parlato più forte dei pronunciamenti di pace e di giustizia di Chico Mendes". La mano assassina dei latifondisti aveva silenziato la voce del leader dei popoli della foresta. Eppure è ancora molto vivo il ricordo della corsa frenetica a Xapuri (paese di Chico), le rogne legali e il riconoscimento del corpo, il pellegrinaggio della gente semplice, di personalità politiche e sindacali, il bombardamento dei giornalisti internazionali, le diatribe per la successione e i primi difficili passi di una organizzazione rimasta "orfana" troppo presto.
La prima volta che ho incontrato Chico era una grigia giornata d'inverno e quel suo caldo sorriso contrastava con il colore plumbeo del cielo e l'umidità della stagione delle piogge. Mi ha subito dato il benvenuto con le poche parole d'italiano che tutti gli stranieri sanno: "Buon giorno, anche tu italiana ladra ma brava gente?". L'intensità del suo sguardo, la forza della sua stretta di mano, il calore delle relazioni che creava facilmente intorno a sé, la stima degli uomini, l'amicizia di molti compagni di strada ... non sono solo ricordi, che ho ancora la fortuna di ravvivare, ma sono anche valori che a poco a poco hanno inciso e cambiato la mia vita.
Figlio di un seringueiro, Chico era nato nella foresta e come tutti aveva
imparato il lavoro di raccogliere il lattice dell'albero della gomma a nove
anni. Nella foresta non ci sono scuole e Chico aveva imparato a leggere a
scrivere grazie ad un intellettuale che era sfuggito dalla dittatura e si
era rifugiato in casa Mendes. Dai Servi di Maria, vicini al messaggio
sociale di Papa Giovanni, che percorrevano i sentieri della foresta e
visitavano le capanne ("desobrigas": visita annuale per "togliere
l'obbligo", almeno una volta a Pasqua...) aveva imparato che nella politica,
oltre ad avere idee chiare, è importante anche l'attenzione umana verso le
persone.
Nella foresta il lavoro è duro e pericoloso: "bisogna alzarsi alle due o
alle tre del mattino e la presenza delle pantere, dei serpenti e di insetti
velenosi richiede professionalità e organizzazione" diceva. Ma era sempre
meglio che nelle città, invivibili e caotiche dove "bisogna pagare tutto,
anche l'acqua che il buon Dio ci ha dato gratuitamente".
Chico, l'uomo che è poi diventato un personaggio internazionale, simbolo del
"progresso senza distruzione dell'ambiente", il mito di una militanza nata
nelle comunità di base e poi cresciuta nel sindacato e nel partito, sapeva
che le idee sono importanti ma producono risultati solo se elaborate e
vissute insieme agli altri.
E i primi risultati non tardano ad arrivare: nel piccolo e sperduto paesino di Xapuri arrivano le prime televisioni, lui è chiamato a Washington per parlare al Congresso americano. Non ha soldi e quando la hostess gli offre uno spuntino, timidamente si azzarda a chiedergli "quanto costa, perché ho solo pochi cruzeiros...". Semplice e curioso, guardava tutto con gli occhi dell'utopia e della speranza che un giorno anche i suoi seringueiros avrebbero potuto arrivare lì. Quando gli raccontavo che in molti allevamenti italiani, l'alimentazione è controllata da un computer, si rammaricava che i nostri animali stessero meglio dei suoi compagni.
Io sono arrivata in Acre nel Gennaro dell'82 per collaborare in un
progetto che appoggiava l'organizzazione dei seringueros (i raccoglitori del
lattice della gomma) e dei colonos (i contadini, piccoli produttori espulsi
dai latifondisti del sud del Brasile e immigrati al Nord). E per sette anni
ho vissuto con Chico avvenimenti, che solo dopo la sua morte sono riuscita a
capire meglio e ad elaborare. Durante le lunghe camminate nella foresta, le
riunioni sindacali, la nascita del PT (Partito dei lavoratori, attualmente
rappresentato da Lula), i difficili equilibri interni del Consiglio
nazionale dei seringueiros, le lunghe intermediazioni con gli Organismi
Internazionali riflettevamo sui rischi economici, ambientali e culturali del
mercato occidentale che voleva aprirsi una strada per arrivare più
rapidamente al Pacifico, una strada che collega il Brasile al Perù... ci
domandavamo come rafforzare un movimento popolare dove la stragrande
maggioranza non sapeva né leggere e né scrivere... ci chiedevamo come far
convivere la nostra azione non violenta ("empate": azioni di resistenza
pacifica, che mettevano in prima fila donne e bambini, contro le azioni
armate dei latifondisti e della polizia) con la violenza delle strutture
contro cui ci battevamo. La lungimirante visione del "piccolo uomo della
foresta" ha trasformato una lotta originariamente sindacale e mirata a un
microsistema ("seringal") in una grande battaglia internazionale contro la
distruzione del pianeta.
Dall'agosto '78. Chico Mendes non usciva mai da solo di notte, in casa
viveva barricato e i suoi itinerari erano generalmente sconosciuti: piccole
scappatoie per sfuggire a una morte annunciata e, purtroppo, non
risparmiata! Il rimorso di aver sottovalutato le minacce dei latifondisti e
la complicità di tutti i grandi è ancor oggi un rimpianto che il tempo e lo
spazio non hanno lenito.
Le date salienti della lotta1944 - Nasce a Xapurí, nello stato amazzonico dell'Acre, Francisco Mendez Filho, detto "Chico". Figlio di serigueiros, impara presto anche lui il mestiere di raccoglitore della gomma. 1970 - I militari incentivano lo sfruttamento dell'Amazzonia e i latifondisti del sud invadono le regioni di Acre e Rondonia iniziando i grandi disboscamenti. Chico diventa sindacalista e si impegna in politica nel Movimento Democratico Brasiliano (Mdb) 1975 - Nasce il Movimento di resistenza dei seringueiros con l'obiettivo di impedire la distruzione della foresta. Inizia la lotta empate che consiste nell'occupazione pacifica, da parte di uomini, donne e bambini degli accampamenti e dei macchinari dei fazendeiros. 1976 - I potenti si oppongono con la violenza facendo assassinare Wilson Pinheiro da Sousa, leader del movimento. 1981 - Mendez partecipa alla nascita il Partito dei Lavoratori (PT) oggi rappresentato da Lula. 1985 - Viene organizzato il Primo incontro nazionale dei serigueiros e creato il Consiglio nazionale. Chico Mendez ne è il direttore. 1987 - Chico riceve a Washinton il premio Global 500 dell'Unep, l'organizzazione dell'Onu per la tutela dell'ambiente. 1988 - A Xapurí, sulla soglia di casa, Chico viene assassinato da due latifondisti che l'avevano già minacciato d morte. Aveva 44 anni. 1998 - Il movimento dei serigueiros, diventato oggi "Movimento dei popoli della foresta" grazie all'alleanza tra serigueiros e indios, lancia una campagna a dieci anni dlla morte i Chico. E la lotta continua. |
Il pensiero di Chico in pilloleLa donnaIl rispetto e la valorizzazione della donna, soprattutto della donna della foresta era un punto centrale del pensiero dei Chico. Tant'è che le donne dell'Amazzonia hanno saputo superare i confini degli stati ed hanno realizzato incontri coinvolgendo le vicine della Bolivia, del Perù, dell'Ecuador e del Venezuela. E una di loro oggi è stata eletta in senato per difendere l'Amazzonia e i suoi popoli (la senatrice Marina da Silva). Le riserve estrattiveUna sorta di spazi "condominiali", dove nessuno diventava mai proprietario ma dove tutti, secondo l'occupazione tradizionale della terra, avevano il diritto di "estrarre" prodotti come il lattice, sementi oleose, essenze medicinali, ecc., per sé e la famiglia. Chico sapeva bene che la sua gente avrebbe avuto grandi difficoltà a resistere alla mondializzazione del mercato, che stabiliva i prezzi della sua foresta a New York o alla tecnologia internazionale che carpiva i segreti della biodiversità dell'Amazzonia. Secondo lui solo organizzandosi in comunità si sarebbe potuto resistere. L'alleanza dei popoli della forestaIn generale, i brasiliani sono molto bravi in inglese, viaggiano (chi può) negli Stati Uniti e imitano il look inglese. Chico, invece, ha cercato di costruire la dimensione internazionale facendo prima di tutto alleanza con i popoli indigeni dell'Amazzonia e dell'America Latina, spesso assopiti o comprati dal capitale internazionale. E ci è riuscito, infatti oggi esiste un "Movimento internazionale dei popoli della foresta" che continua a lavorare e, a dieci anni dalla sua morte e proprio a suo nome ha rilanciato una campagna per il rispetto dell'Amazzonia. |