Ma la fede… hai mai
vissuto un sentimento di
fede, e poi di perdita della
fede?
– Beh, ho avuto paura
dell’inferno, come tutti i
bambini. Ma non ho mai
avuto veramente la fede.
Anzi sì, ebbi una volta
una fede. Sai eravamo disgustati.
Io ero stato segnato
dal surrealismo,
già dai 17 anni. Andavo a
Place Blanche e lì conobbi
Crevel prima e in seguito
Breton, Peret… tutti
quanti. Non prendevo
mai la parola perché ero
timido, e poi perché ero
molto più giovane di
loro. Provavo disgusto,
come tutti loro: tutta questa
generazione era disgustata
dalla guerra del
’14-’18, che fu una macelleria
atroce; tutti i Paesi
in guerra erano disgustosi.
Tutti quanti erano
lì a volersi spartire il
mondo. Era atroce. Tra le
prime cose che hanno fatto
saltare il coperchio di
questa situazione c’è stata
la rivoluzione russa; e
allora noi votavamo comunista
– e il comunismo,
per me, è un
sottoprodotto del Cristianesimo.
– Va bene, hai votato comunista,
come molti altri
dello stesso gruppo surrealista,
ma non mi pare
che tu sia mai stato comunista.
– Per me una cosa è rimasta
viva. Per me sono
rimasti vivi Bakunin, i
marinai di Kronstadt.
Sono Lenin, Trotsky,
Tukacevski che hanno
decimato i marinai di
Kronstadt. L’anarchia è
un’etica, è un modo di
comportarsi nella vita;
non è un sistema politico,
è la paura del potere.
Henri Cartier-Bresson intervistato
da Ferdinando
Scianna su «La Repubblica
», 17 settembre 1998.