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Georges Brassens,
chansonnier libertario
di Mimmo Franzinelli
La produzione poetico-musicale di Georges Brassens (22 ottobre 1921 - 29 ottobre 1981) è a tal punto ampia e variegata da vanificare ogni tentativo di incasellamento in un genere definito e conchiuso. La sua musa, individualisticamente libertaria, si erge per sbeffeggiare conformismi e concezioni sacrali su cui riposa l’ordine sociale, cantando con una punta di gioiosa ed ironica amarezza le mille situazioni dell’esistenza quotidiana. L’impegno di chansonnier, intrapreso nel 1952, è preceduto dalla raccolta poetica
Le taureau par les cornes, di ispirazione squisitamente antimilitarista (stampata nel 1944 per conto dell’autore) e dalla collaborazione militante, nell’immediato dopoguerra, al periodico anarchico «Le Libertaire», con gli pseudonimi di Geo Cédille e di Gilles Colin. Le sue analisi politiche rifuggono dai proclami e dagli sbandieramenti ideologici, per tradursi in una coerente visione di vita, diffidente verso ogni istituzione e protesa alla scoperta dei valori di profonda umanità celati dentro ogni persona. In circa 140 canzoni ha affrontato di preferenza vicende private e storie di vita quotidiana; da questa prospettiva «micro» è agevole risalire alle vicende generali della società e ritrovare forti riferimenti critici contro la guerra, il clericalismo, il conformismo. Punto di forza dell’arte di Brassens è la demistificazione delle ideologie dell’ordine costituito: non già a partire da un dogma, bensì attraverso un approccio fantasiosamente concreto che mostra le miserie celate dietro i paludamenti dell’ufficialità retorica. Brassens è il suggestivo cantore dell’individuo, che con acuta semplicità disvela l’oscena nudità del re. In una delle primissime composizioni, La mauvaise réputation, si rovano dispiegati con matura consapevolezza i motivi dell’individualismo critico, tema ricorrente nell’arco di un trentennio di produzione artistica. Il disinteresse per riti e miti della comunità - dalla festa nazionale alla ricorrenza delle guerre vittoriose - attira inevitabilmente sull’anticonformista la fama di «pessimo soggetto » rendendolo ideale capro espiatorio della bile perbenista. Tra i tanti filoni dell’ispirazione poetica di Brassens, particolarmente attuale pare oggi, negli sconvolgimenti geopolitici dell’Europa e nel dilagare di movimenti della «purezza etnica», la denuncia dell’intolleranza insita nella mentalità localistica. Una canzone per tutte, composta all’inizio degli anni settanta: La ballade de gens qui sons nés quelque art, dedicata alla «gente che dall’alto del campanile scruta con aria sprezzante il resto del mondo: la razza degli sciovinisti, degli esibitori di coccarde, gli stolidi imbecilli nati in qualche posto», schiere di fieri patrioti, ognor pronti al sacrificio supremo: «Non appena le campane a martello rintoccano sulla loro precaria felicità, escono dal loro buco per combattere gli stranieri tutti più o meno barbari, e se ne vanno a morire in guerra, gli stolidi imbecilli nati in qualche posto». Tra i cantautori cimentatisi nell’interpretazione di Brassens nella nostra lingua, Fabrizio De André ha ottenuto larga rinomanza con Il gorilla (produzione d’annata: 1968). Sarebbe opportuno che l’artista genovese raccogliesse in un disco la decina di composizioni creativamente riprese dal collega d’oltralpe. Le traduzioni di Beppe Chierici, letterariamente impeccabili, sacrificano l’arguzia del testo francese ad un italiano ingessato e poco poetico. Nanni Svampa è riuscito nell’improbo compito di ricreare le fascinose atmosfere di Brassens, calate entro il mondo popolare milanese.Discografia Le classiche interpretazioni di Georges Brassens, pubblicate tra il 1965 ed il 1976 in dodici dischi 33 giri della Philips, continuamente ristampati e reperibili anche in Italia, sono ora raccolte in otto compact-disc della medesima etichetta.
Nel 1982 Jean Bertola ha registrato
Les dernières chansons inédites di Brassens, in un doppio disco Philips. I tre microsolco Svampa canta Brassens (in milanese, registrazioni Durium 1965-1971) sono disponibili in due CD, editi da Ricordi nel 1991. Beppe Chierici ha registrato Chierici canta Brassens (Belldisc, 1969) e Beppe come Brassens: Storie di gente per male (Dischi dello Zodiaco, 1976).Indicazioni bibliografiche Nanni Svampa, W Brassens, Gammalibri, 1983; Nanni Svampa - Mario Mascioli, Brassens. Tutte le canzoni tradotte, Muzzio Editore, Padova, 1991.
Hécatombe Au marché de Briv’-La-Gaillarde, A propos de bottes d’oignons, Quelques douzaines de gaillardes Se crèpaient un jour le chignon. A pied, à cheval, en voiture, Les gendarmes, mal inspirés, Vinrent pour tenter l’aventure D’ interrompre l’échauffouré’. Or, sous tous les cieux sans vergogne, C’est un usag’ bien établi, Dès qu’il s’agit d’rosser les cognes Tout l’monde se réconcili’. Ces furi’s, perdant tout’mesure, Se ruèrent sur les donnèrent, je vous l’assure, Un spectacle assez croquignol. En voyant ces braves pandores Etre à deux doigts de succomber, Moi, j’bichais, car je les adore Sous la forme de macchabé’s. De la mansarde où je réside, J’excitais les farouches bras Des mégères gendarmicides, En criant:«Hip, hip, hip, hourra!» Frénétiqu’, l’une d’ell’s attache Le vieux maréchal des logis, Et lui fait crier:«Mort aux vaches! Mort aux lois! Vive l’anarchi’!» Une autre fourre avec rudesse Le crâne d’un de ces lourdauds Entre ses gigantesques fessesQu’elle serre comme un étau. La plus grasse de ces femelles, Ouvrant son corsag’ dilaté, Matraque à grands coups de mamelles Ceux qui passent à sa porté’. Ils tombent, tombent, tombent, tombent, Et, s’lon les avis compétents, Il paraît que cett’hécatombe Fut la plus bell’ de tous les temps. Jugeant enfin que leurs victimes Avaient eu leur content de gnons, Ces furi’s, comme outrage ultime, En retournant à leurs oignons, Ces furi’s, à peine si j’ose Leur auraient mèm’ coupé les choses: } (bis) Par bonheur ils n’en avaient pas! } (bis) Ecatombe Al mercato di Brive-La-Gaillarde per una storia di mazzi di cipolle, alcune dozzine di robuste massaie un giorno si stavano accapigliando. A piedi, a cavallo, in vettura i gendarmi, idea peregrina, arrivarono per tentare l’avventura di interrompere quel parapiglia. Ora, sotto tutti i cieli senza vergogna, è un’usanza ben stabilita che appena si tratta di picchiare le guardie tutti si riconciliano. Quelle furie, perdendo il senso della misura, si avventarono sui piedipiatti dando luogo, vi assicuro, ad uno spettacolo assai divertente. Vedendo quei poveri poliziotti essere sul punto di soccombere, io me la godevo, poiché li adoro sotto forma di cadaveri. Dalla mansarda dove abito incitavo le braccia indomite delle megere gendarmicide gridando:«Hip, hip, hip, urrà!» Frenetica, una di queste attacca il vecchio sergente a cavallo e gli fa gridare:«A morte i piedipiatti, abbasso le leggi, viva l’anarchia!» Un’altra infila con durezza il cranio di uno di quei tangheritra le sue gigantesche chiappe, che stringe come una morsa. La più grassa di queste femmine aprendo il suo corpetto dilatato manganella a gran colpi di mammelle quelli che le passano a tiro. Cadono, cadono, cadono, cadono e, secondo pareri competenti, pare che questa ecatombe sia stata la più bella di tutti i tempi. Infine, giudicando che le loro vittime avevano già ricevuto la giusta razione di botte, quelle furie, come ultimo oltraggio, ritornando alle loro cipolle, quelle furie - oso appena avrebbero anche tagliato loro i «cosi»: } (bis) per fortuna non ne avevano. }(bis)
La traduzione in italiano è a cura di Nanni Svampa e M. Mascioli (Brassens, Muzzio, 1991). Nella versione in dialetto milanese, cantata sempre da Nanni Svampa, l’epico grido anarchico imposto dalle donne in rivolta, contenuto nella quarta strofa, purtroppo scompare. Ecco infatti come suona la stessa strofa nella versione dialettale: Al mercàa de Porta Romana A’n bèll moment vuna la se tacca ai calzón d’on vècc maresciall che ‘l caiss el se sbatt el vosa: "abbass le lègg e cchi le ffa!" Al mercato di Porta Romana A un bel momento una si attacca ai calzoni di un vecchio maresciallo che strilla si sbatte e grida: abbasso le leggi e chi le fa! Peccato!