Maria Montessori: un itinerario biografico e
intellettuale (1870-1909) di Paola Trabalzini |
9. Educazione igienica e salute psichica
In Il metodo Montessori commenta il lavoro presso la Scuola Magistrale Ortofrenica scrivendo: «rimasi così due anni a preparare, con l’aiuto di colleghi, i maestri di Roma ai metodi speciali di osservazione e di educazione dei fanciulli frenastenici, non solo; ma, ciò che più importa, [...] mi misi a insegnare io stessa ai bambini e a dirigere l’opera delle educatrici dei frenastenici ricoverati nel nostro istituto. Più che una maestra elementare, -continua la studiosa- senza turni di sorta, io ero presente o insegnavo direttamente ai bambini dalle otto del mattino alle sette di sera senza interruzione: questi due anni di pratica sono il mio primo e vero titolo in fatto di Pedagogia»[1].
Testimonianza dell’insegnamento svolto da Montessori presso la Scuola Magistrale Ortofrenica è dato dal Riassunto delle lezioni di didattica[2] in cui è esposto il programma educativo per il recupero dei degenerati, consistente nella realizzazione pratica del principio espresso al Congresso Pedagogico di Torino e per il quale il recupero dei deficienti è questione pedagogica, oltre che medica. Prima di iniziare l’educazione intellettuale Montessori riteneva infatti necessario preparare il bambino a riceverla e ciò significava mantenere il benessere del corpo quando già esisteva e cercare di ristabilirlo se fosse venuto meno[3]. Questo scopo lo si raggiungeva attraverso l’educazione igienica che secondo la studiosa quando veniva rivolta al recupero dei bambini frenastenici acquisiva talvolta il significato di educazione medica, ossia l’aspetto curativo, mirante a stimolare, sollecitare e riattivare le funzioni alterate o la sensibilità intorpidita, diveniva preponderante rispetto a quello preventivo.
L’educazione igienica doveva essere assicurata attraverso la retta alimentazione, il controllo delle funzioni fisiologiche ed in questo senso assumeva anche il significato di educazione alla cura di sé. I comportamenti dei bambini frenastenici che gli adulti definivano come “cattiverie” potevano infatti provenire da disturbi intestinali o dall’incubazione di qualche malattia infettiva. Le “cattiverie” nei bambini anormali avevano cause fisiologiche, perciò era necessario recuperare la funzionalità del corpo e il benessere fisico affinché la successiva educazione intellettuale potesse aver successo. In seguito all’esperimento delle Case dei Bambini, la studiosa indicò nel disagio psicologico la causa delle “cattiverie”, ritenendo che l’educazione intellettuale dovesse essere preceduta dal ristabilimento dell’igiene psichica del fanciullo. Nel primo capitolo di L’autoeducazione nelle scuole elementari Montessori ricorda in particolare il contributo dell’igiene al miglioramento della vita fisica dell’infanzia. Con l’igiene si era iniziato a combattere la mortalità infantile, ad evidenziare i danni della fatica scolastica, quali la scoliosi e la miopia, e dunque l’inadeguatezza dell’ambiente scolastico, e più in generale urbanistico, alle esigenze del bambino. L’igiene e le cure mediche avevano liberato il corpo del fanciullo dagli ostacoli che gl’impedivano di crescere e contribuito alla sua salute fisica, ma altrettanta attenzione doveva essere rivolta per Montessori, riformatrice dell’educazione, agli aspetti emotivi e psicologici della vita infantile mirando a stabilire l’igiene psichica attraverso la liberazione delle capacità costruttive del bambino[4].
Per la studiosa di Chiaravalle quindi il bambino doveva essere considerato nella sua individualità ed unità psico-fisica e nel programma di rieducazione praticato nell’istituto medico-pedagogico al recupero fisico Montessori faceva seguire l’educazione muscolare, l’educazione dei sensi e l’insegnamento della lettura e della scrittura. Per quest’ultimo aspetto la studiosa marchigiana elaborò però un metodo originale «essendo un tale particolare dell’educazione, assolutamente manchevole ed imperfetto così nelle opere di Itard, come quelle di Séguin»[5]. La dottoressa proseguiva poi con l’insegnamento della storia, geografia, aritmetica e terminava con l’educazione morale. I risultati ottenuti con questo metodo erano tali che i bambini frenastenici ottenevano i medesimi risultati di quelli normali agli esami pubblici. Nacque allora nella studiosa l’idea che il metodo utilizzato con i deficienti se applicato ai bambini normali avrebbe potuto dare ottimi risultati; ci collochiamo quindi con l’esperienza presso la Scuola Magistrale Ortofrenica alle origini del metodo montessoriano[6].
[1] M. Montessori, Il metodo, 1909, p. 28.
[2] M. Montessori, Riassunto delle lezioni di didattica date in Roma nella Scuola Magistrale Ortofrenica, Roma, Laboratorio Litografico Romano, 1900, poi ripubblicate come secondo Allegato in M. Montessori, L’autoeducazione nelle scuole elementari, già cit., pp. 639-675.
[3] Ivi, p. 639. Montessori aveva presente la lezione di Séguin che nel suo libro su l’idiozia faceva precedere l’analisi del metodo, da lui ideato, da una parte relativa all’igiene dell’idiota, dando consigli sull’alimentazione, sull’abbigliamento e il tipo d’abitazione più adatti. Per cui la lezione di Séguin ben si accordava con la disciplina che Montessori riteneva stesse assumendo nel suo tempo grande importanza: l’educazione igienica, considerata dalla coltura positivista strumento di elevazione morale del popolo e mezzo di prevenzione e profilassi sociale.
[4] Roberto Mazzetti si sofferma sul rapporto tra igiene fisica ed igiene psichica nel testo Maria Montessori nel rapporto tra anormali e normalizzazione, Roma, Armando, 1963, pp. 29-31. L’autore considera l’esperienza educativa d’igiene fisica condotta con i bambini anormali quale punto obbligato di passaggio perché la pedagogista giunga all’intuizione dell’igiene psichica nel primo capitolo di L’autoeducazione nelle scuole elementari. Ma già nella prima edizione di Il metodo Montessori evidenzia che si è erroneamente ritenuto che «l’educazione naturale dei piccoli bambini dovesse essere soltanto fisica, - ma anche lo spirito ha la sua natura - e la vita spirituale è essa che domina l’esistenza umana in tutte le età. I nostri metodi -continua la dottoressa - prendono in considerazione lo sviluppo psichico spontaneo nei bambini e lo aiutano con mezzi dedotti dall’osservazione e dall’esperienza» (pp. 278-279). E sempre nel 1909 nell’opuscolo dal titolo Corso di pedagogia scientifica, che raccoglie le lezioni della studiosa tenute nell’agosto del 1909 a la «Montesca», Montessori scrive: «Come abbiamo fede nell’igiene per salvarli [i bambini] e rafforzarli nel corpo, così dobbiamo aver fede nell’igiene della psiche per renderne forte lo spirito» (M. Montessori, Corso di pedagogia scientifica, Città di Castello, Società Tip. Editrice, 1909, p. 24).Dunque il tema della salute psichica connesso a quello della salute fisica è presente nella nostra educatrice sin dal 1909, anche se verrà approfondito negli anni successivi (vedi anche A. Scocchera, Maria Montessori. Una storia per il nostro tempo, già cit., pp. 57-58).
[5] M. Montessori, Il metodo, 1909, p. 32.
[6] Il metodo per i bambini normali di fatto si sarebbe costituito non per semplice trasposizione del metodo utilizzato con gli anormali. Vari esercizi vennero infatti eliminati, dato che i bambini normali, avendo diversi bisogni rispetto ai bambini frenastenici, non ne erano stimolati e non vi si esercitavano, mentre nuovi materiali polarizzavano la loro attenzione.