Da Malatesta a Internet
di Gianpiero Landi
Dall'ambiente familiare anarchico della fanciullezza e della gioventù, all'esilio forzato con la famiglia prima in Francia e poi in America Latina, dove ha poi trascorso oltre 60 anni. Una vita vissuta con forte tensione morale, saldamente radicata nella migliore tradizione anarchica, mai dogmatica, sempre aperta al nuovo ed al diverso. Fino ad imparare, a 90 anni suonati, a comunicare anche tramite la Rete.
Con la morte di Luce Fabbri, avvenuta a Montevideo il 19 agosto 2000 all'età di 92 anni, scompare una delle figure più rappresentative dell'anarchismo internazionale, una militante e una intellettuale di grande prestigio che ha saputo conquistarsi l'affetto e la stima di molte persone, dentro e fuori il movimento libertario, grazie alla sua limpidezza morale e politica e alla esemplare chiarezza e profondità del suo pensiero. I suoi scritti politici (ma Luce ha lasciato anche opere di storia e critica letteraria, e perfino poesie), sparsi tra vari libri e opuscoli e soprattutto tra le pagine di numerosi giornali e riviste spesso di difficile reperibilità, costituiscono un patrimonio prezioso di pensiero che merita di essere letto e meditato, ancora oggi e nel futuro, da chiunque creda ancora nei valori della libertà e della dignità degli esseri umani. La sua produzione teorica, sempre lucida e stimolante, si caratterizza fondamentalmente per lo sforzo costante e instancabile di approfondire le ragioni di fondo dell'anarchismo e di attualizzarlo alla luce delle trasformazioni nel mondo contemporaneo. La sua esistenza si è svolta essenzialmente tra l'Italia, che lasciò a vent'anni esule del fascismo insieme alla famiglia, e l'Uruguay che l'accolse e che divenne la sua seconda patria. L'influenza dei suoi scritti e della sua attività politica si è fatta sentire però anche in altri paesi di entrambi i continenti, l'Europa e l'America.
Sulle orme del padre
Era nata a Roma il 25 luglio 1908, figlia primogenita del noto militante
e teorico anarchico Luigi Fabbri e di Bianca Sbriccioli. La famiglia, a cui
Luce resterà sempre legata da un affetto tenace e profondo, si completa ben
presto con la nascita del fratello Vero, avvenuta nell'ottobre del 1910 a
Bologna, dove nel frattempo Luigi Fabbri ha trovato lavoro come segretario
di un sindacato e poi come maestro elementare. Luce cresce in un ambiente
libero e culturalmente stimolante, testimone privilegiata insieme al
fratello dell'intensa attività politica e culturale del padre, figura di
primo piano dell'anarchismo italiano delle prime decadi del Novecento, a
contatto con i numerosi compagni e amici che frequentano la sua casa, sia
bolognesi che di passaggio (tra di essi ricorderà sempre con particolare
affetto Errico Malatesta, che ai suoi occhi assumerà quasi la figura di un
nonno). Nasce in quegli anni il rapporto di amicizia - mai interrotto fino
alla morte - con il maestro bolognese Aldo Venturini, all'epoca giovane
anarchico collaboratore di Fabbri, futuro studioso e divulgatore dell'opera
di Saverio Merlino.L'educazione ricevuta dal padre, sempre rispettoso
dell'altrui personalità, è fondata sulla discussione pacata e razionale e
sul libero convincimento individuale. I valori ideali e morali trasmessi,
solidaristici e umanitari, sono incentrati sull'amore per la libertà e la
giustizia nei rapporti sociali. Ben presto, crescendo in questo ambiente,
Luce si accorge di condividere i valori e le idee del padre e con
naturalezza diventa anch'essa anarchica. Ancora giovanissima pubblica sulla
rivista "Pensiero e Volontà" (1924-26), redatta dal padre e diretta da
Malatesta, il suo primo articolo che firma con lo pseudonimo Epicari. In
seguito eviterà per molto tempo di effettuare altri tentativi, per il pudore
tipico dell'adolescenza.
Nell'autunno del 1926, dopo la definitiva affermazione del fascismo, Luigi
Fabbri espatria clandestinamente attraverso la frontiera svizzera, recandosi
poi in Francia dove lo raggiungerà nell'anno successivo la moglie Bianca. La
decisione, per lui particolarmente sofferta e dolorosa, è dovuta
essenzialmente alla perdita del lavoro di maestro come conseguenza del suo
rifiuto di giurare fedeltà al nuovo regime, oltre che all'impossibilità di
svolgere qualsiasi attività politica libera in patria. Con dolore, per
ragioni di necessità, la famiglia si separa. All'età di soli 16 anni Vero,
per non pesare sui genitori, si reca a Roma dove apre con un amico un
laboratorio artigianale per la lavorazione del legno, diventando un buon
ebanista ma vivendo, soprattutto i primi anni, in notevoli ristrettezze
economiche.
La separazione dal figlio, che non rivedrà più fino alla propria morte,
rappresenterà poi un motivo costante di sofferenza per Luigi Fabbri. (Vero -
attentamente vigilato e più volte arrestato dalle autorità fasciste -
durante la seconda guerra mondiale sarà obbligato a prendere parte alla
campagna di Russia e al ritorno correrà seriamente il rischio di essere
deportato in Germania. Parteciperà poi alla Resistenza a Roma, nel corso
della quale si iscriverà al PCI. Subito dopo la fine della guerra, seguendo
percorsi propri, riscoprirà il proprio anarchismo. Nel 1946 si trasferirà a
Montevideo dove sarà militante della FAU e in seguito del gruppo libertario
fondato dalla sorella. E' morto nel 1991). Luce rimane da sola a Bologna per
terminare gli studi universitari, ospite in casa di un amico di famiglia, il
socialista Enrico Bassi. Verso la fine del 1928 finalmente si laurea presso
la Facoltà di Lettere dell'Università di Bologna, con una tesi su Eliseo
Reclus che resterà inedita (alcuni estratti verranno pubblicati in seguito
in lingua spagnola sui quotidiani "Imparcial" di Montevideo e "La Capital"
di Rosario). Due mesi dopo la laurea anche Luce espatria clandestinamente
attraverso la frontiera svizzera, con l'aiuto del ferroviere anarchico
ticinese Giuseppe Peretti, che le fornisce un passaporto falso e la fa
passare per la propria moglie. Ai primi di gennaio del 1929 Luce raggiunge i
genitori a Parigi e la famiglia, almeno in parte, si ricompone.
A Parigi, dove si concentra uno dei nuclei più consistenti dell'emigrazione
antifascista, Luigi Fabbri fonda e dirige il quindicinale "La Lotta Umana"
(1927-29), espressione dei gruppi che si riconoscono nei programmi e nei
metodi della "Unione Anarchica Italiana", ma l'intero corpo redazionale,
composto anche da Ugo Fedeli, Camillo Berneri e Torquato Gobbi, viene
espulso dalla Francia. Il 20 marzo 1929 Fabbri viene prelevato dalla polizia
e costretto ad attraversare clandestinamente la frontiera con il Belgio,
sotto la minaccia di un arresto da parte dei gendarmi francesi. In aprile la
moglie e la figlia lo raggiungono a Bruxelles e il mese successivo la
famiglia parte dal porto di Anversa per l'Uruguay, all'epoca l'unico paese
disposto ad accogliere immigrati privi di passaporto, nella speranza di
trovare finalmente un luogo ospitale dove non si debba vivere sotto la
minaccia costante di un decreto di espulsione.
In sud America
I primi anni a Montevideo sono difficili per i problemi economici e di
inserimento, mentre la nostalgia del paese natale si fa sentire in modo
acuto. Fin dai primi giorni i Fabbri ricevono perï la solidarietà e
avvertono il calore dei numerosi compagni anarchici e antifascisti, italiani
e di altre nazionalità, residenti in Uruguay e nella vicina Repubblica
Argentina. Tra i compagni che vanno ad accoglierli al loro arrivo al porto
di Montevideo ci sono gli anarchici di origine italiana Antonio Destro e
Domenico Aratari ("Adario Moscallegra"). Quest'ultimo li ospita per il primo
mese nella propria casa all'estrema periferia della città, in mezzo ai
campi, fino a quando non sarà possibile il trasferimento in un'abitazione
pió centrale presa in affitto.
Luce conosce già un poco di spagnolo medievale, letterario e antiquato,
appreso durante gli studi universitari a Bologna. Per aiutare la famiglia,
impartisce lezioni private di italiano e di greco, e partecipa a commissioni
annuali d'esame per l'italiano, che era materia curricolare nelle scuole
secondarie superiori dell'Uruguay.
I Fabbri frequentano l'ambiente del Circolo Napolitano, l'unica delle
società italiane di Montevideo che non avesse o non stesse per aderire al
fascismo.
L'anarchismo, che aveva egemonizzato il movimento operaio in America latina
nell'ultimo quarto del XIX secolo, agli inizi degli anni Trenta nei paesi
del cono sud appare ancora molto forte. In grande maggioranza il movimento è
di ispirazione anarcosindacalista, e trova espressione soprattutto in due
potenti organizzazioni sindacali controllate da anarchici, la FORA
(Argentina) e la FORU (Uruguay). Luigi Fabbri collabora con le tendenze del
movimento a lui più affini e in particolare con il gruppo del quotidiano "La
Protesta", organo della FORA, senza rinunciare peraltro a esprimere
chiaramente il proprio dissenso rispetto alla concezione dell'organizzazione
operaia prevalente all'epoca tra gli anarcosindacalisti sudamericani. Un
dissenso molto più marcato prova nei confronti delle gesta e delle idee
degli anarchici "espropriatori" come Severino Di Giovanni, che proprio in
quegli anni sta concludendo in Argentina la sua tragica parabola. Dopo
l'assassinio da parte di Di Giovanni del direttore della "Protesta", Lopez
Arango, che lo aveva accusato di essere al servizio della polizia, Fabbri
scriverà un articolo colmo di indignazione per il quale sarà oggetto di
minacce e correrà alcuni rischi personali.
Durante la prima estate nel nuovo paese (che nell'emisfero australe
corrisponde ai mesi invernali dell'emisfero boreale), per ristabilirsi nella
salute compromessa dagli strapazzi del viaggio, Luce trascorre un periodo di
vacanza sulle montagne di Cordoba, in Argentina, ospite di Diego Abad de
Santillan e della sua famiglia. E' l'origine di una amicizia con Santillan
(da anni in corrispondenza con Luigi Fabbri, con il quale collaborerà a
varie iniziative editoriali), che per Luce durerà tutta la vita.
Sempre nell'estate si svolge a Montevideo un Congresso latinoamericano dei
maestri, che rappresenta per Fabbri e per la figlia l'occasione di conoscere
persone interessanti di vari paesi, e di stabilire legami in particolare con
gli intellettuali anarchici argentini Concepciòn Fernàndez (nata in Galizia)
e José M. Lunazzi.
Un'altra amicizia importante è quella con Simòn Radowitzky, l'anarchico di
origine russa che ancora adolescente aveva lanciato la bomba che aveva
ucciso Falcòn, il massacratore degli anarchici argentini, e che per questo
era stato condannato all'ergastolo nel terribile bagno penale di Ushuaia,
nella Terra del Fuoco. Nel 1930, graziato dopo vent'anni di continue
sofferenze, Radowitzky viene obbligato a lasciare l'Argentina e giunge a
Montevideo, dove viene accolto calorosamente dai compagni locali.
Luigi Fabbri nel frattempo ha avviato una nuova importante iniziativa
editoriale, la pubblicazione della rivista "Studi Sociali", il cui primo
numero esce con la data del 16 marzo 1930. Alla redazione collaborano Ugo
Fedeli e Torquato Gobbi, e anche Luce scrive alcuni articoli firmati con lo
pseudonimo Lucia Ferrari. I primi 8 numeri vengono pubblicati a Buenos
Aires, appoggiandosi alle strutture del quotidiano "La Protesta".
La relativa libertà di cui si godeva nelle due repubbliche rioplatensi dura
ben poco. Il 6 settembre 1930, con il colpo di stato del generale Uriburu in
Argentina, si scatena contro gli anarchici una feroce repressione. La FORA
assiste inattiva al colpo di stato, convinta che si tratti di uno scontro
interno alla borghesia, che non avrà particolari conseguenze sul movimento
operaio. Santillan, divenuto il nuovo direttore della "Protesta", con
preveggenza vede incombere la catastrofe, e insiste in modo disperato per la
proclamazione di uno sciopero generale che bloccherebbe il paese e potrebbe
fare fallire il colpo di stato, ma non viene ascoltato. Le conseguenze sono
tragiche. In pochi giorni l'intera organizzazione della FORA e "La Protesta"
vengono spazzate via. Molti militanti vengono uccisi, torturati, deportati a
Ushuaia. Quelli che riescono a fuggire vanno a Montevideo, dove s'ingrossa
la comunità degli esiliati. Tra gli altri profughi, oltre a Santillan e a
Lunazzi, arriva Ermacora Cressatti, un muratore anarchico di origini
friulane, di cui ben presto Luce si innamora e che diventa suo marito nel
1933 (alcuni anni dopo la coppia sarà allietata dalla nascita di una figlia,
Luisa). Scomparso l'appoggio del gruppo de "La Protesta", la rivista "Studi
Sociali" dovrà fare da sè, con crescenti difficoltà economiche. Sono gli
anni della "grande crisi" economica originata dal crollo della Borsa di New
York del 1929, e le conseguenze si fanno sentire anche in America latina.
Perfino le sottoscrizioni alla rivista dalle individualità e dai gruppi
anarchici italiani del nordamerica si fanno sempre pió scarse.
Studi sociali
Le preoccupazioni per la rivista si sommano a quelle per il mantenimento
della famiglia. Luigi Fabbri perde ben presto, per ragioni politiche legate
al suo antifascismo, un incarico come maestro presso la Scuola Italiana di
Montevideo e si mette a vendere libri, ma i guadagni sono scarsi e aleatori.
Cominciano inoltre, già a partire dal gennaio del 1932, alcuni seri disturbi
di salute che tormenteranno i suoi ultimi anni e lo porteranno infine a una
precoce morte. Un grande dolore per lui è rappresentato poi dalla morte di
Malatesta (luglio 1932). Luce diventa il principale sostegno economico della
famiglia, soprattutto dopo avere vinto un concorso pubblico che le apre la
strada all'insegnamento nella scuola secondaria superiore, come docente di
storia in un Liceo.
Il giorno 11 marzo 1933 si apre a Montevideo un Congresso internazionale
antimilitarista organizzato da un comitato proletario dietro cui si celava
il partito comunista, in occasione della guerra del Chaco (scoppiata nel
1932 tra Paraguay e Bolivia). Luigi Fabbri e Luce (che ha la delega di un
gruppo anarchico argentino) vi prendono parte con altri anarchici
latino-americani. Prima della conclusione i 45 anarchici presenti lasciano
la sala per protesta, nell'impossibilità di potere discutere il documento
finale preparato in anticipo. Con gli anarchici lasciano la sala anche molti
delegati reclutati dai comunisti tra i "compagni di strada". L'episodio si
risolve nei giorni seguenti in un abbandono delle organizzazioni comuniste
da parte di molti simpatizzanti e in un rafforzamento dei gruppi libertari.
Il 31 marzo 1933, quasi in coincidenza con l'avvio del nuovo lavoro di Luce
nel Liceo, si verifica in Uruguay il colpo di stato di Gabriele Terra, che
interrompe il clima di tolleranza politica del paese e instaura un regime
autoritario, anche se meno feroce della contemporanea dittatura argentina e
del fascismo italiano. Alcuni anarchici di origine italiana, tra cui Fedeli,
vengono deportati in Italia e consegnati nelle mani delle autorità fasciste.
Per Luigi Fabbri si riaffaccia l'incubo di una nuova possibile espulsione
che però non avrà luogo, forse perchä la sua attività politica è rivolta
quasi esclusivamente alla propaganda e alla lotta contro il regime di
Mussolini, senza intromissioni nelle questioni interne del paese ospitante.
Nel settembre 1933 Luce si reca in Argentina, a Rosario di Santa Fe, per
tenere un ciclo di sei conferenze sul fascismo all'Istituto di Studi
Superiori. Le conferenze verranno poi pubblicate nel volume Camisas
Negras (Buenos Aires, Nervio, 1935). Nel 1932 era già apparso il volume
I canti dell'attesa, pubblicato a Montevideo dall'editore Bertani, una
raccolta di poesie da cui traspare soprattutto la nostalgia per il paese
natale e lo sdegno per il fascismo e le sue imprese.
Il 22 giugno 1935, a seguito di un intervento chirurgico, muore Luigi
Fabbri. Luce, gravemente ammalata, non può assistere ai suoi ultimi istanti
e neppure prendere parte al funerale. La perdita del padre che adorava
rappresenta uno dei pió grandi dolori della sua vita. Cerca di reagire
continuando l'opera iniziata dal padre, in particolare "Studi Sociali" di
cui era da poco uscito il numero 40. Nella biografia del padre, scritta a
distanza di tanti anni, la stessa Luce ha spiegato le ragioni di quella
decisione:
"La rivista non morì. Dopo una lunga malattia (una cortico-pleurite) e
durante una lunghissima convalescenza - ebbi sei mesi di licenza nel mio
lavoro d'insegnante - preparai il primo numero della nuova serie, non senza
molti dubbi e molti scambi di lettere coi compagni. Non credo nell'al di là,
e far uscire ancora la rivista era l'unica maniera di rimanere in contatto
con lui, quella parte di lui che la morte non poteva toglierci: il suo
pensiero. C'era sufficiente accordo fra noi, perchè potessi farlo senza
sacrificare niente della mia indipendenza, ch'era il valore ch'egli mi aveva
insegnato a difendere gelosamente. Avevo però molta paura. Non pensavo di
sostituirlo, ma volevo mantenere un certo livello e temevo di non saperlo
fare. Ma mi parve di dover affrontare il rischio. M'accorsi però che,
assorbita com'ero, dopo la guarigione, dall'insegnamento ed anche dal
movimento locale, a cui s'aggiunsero ben presto il lavoro di solidarietà con
la Spagna libertaria e, infine, la maternità, non potevo conservare il ritmo
di attività del babbo per quel che si riferisce alla rivista. Questa uscì
quando potè, fino alla fine della seconda guerra mondiale; nel '46, col
risorgere della nostra stampa in Italia, perse la sua principale ragion
d'essere e cessò." (Luigi Fabbri. Storia d'un uomo libero, p.215)
Il primo numero della seconda serie di "Studi Sociali", quasi interamente
dedicato al fondatore della rivista, esce il 20 novembre 1935 con articoli
di Torquato Gobbi, Virgilio Bottero, Emilio Frugoni, Domingo Rodriguez,
Gaston Leval e alcuni scritti dello stesso Fabbri. L'articolo di Luce si
intitola "L'educatore", ed esamina la figura del padre sotto il profilo del
suo comportamento nella vita privata, in famiglia e in particolare con i
figli. Anche in seguito Luce conserverà a lungo una certa ritrosia a
scrivere del padre come personaggio pubblico, per il timore di non riuscire
ad essere completamente obiettiva nei giudizi.
Al fianco dei cenetistas
Tra il 1936 e il 1939 Luce - che è in contatto soprattutto con Santillan,
rientrato in Spagna fin dal 1931 e che è uno dei massimi dirigenti della CNT
in Catalogna - si impegna a fondo nel sostegno agli anarchici spagnoli che
lottano sul doppio fronte della guerra contro il fascismo e della
rivoluzione, con la creazione e la difesa delle collettivizzazioni
libertarie osteggiate dagli stalinisti e dalle forze borghesi repubblicane.
Va segnalato che alcuni suoi scritti del periodo e successivi, improntati a
una certa comprensione nei confronti delle ragioni di quegli esponenti
anarchici spagnoli che nel corso della guerra civile avevano accettato di
fare parte del governo di Madrid e di quello autonomo della Catalogna,
susciteranno dissensi e critiche in settori del movimento libertario
internazionale. La stessa Luce preciserà in alcune occasioni che si trattava
appunto di comprensione per il dramma umano e politico di quei compagni
(convinti di scegliere il male minore in una situazione obiettivamente
difficile e piena di rischi nella quale avvertivano drammaticamente il peso
della propria responsabilità), e non della accettazione del ministerialismo
che non condivideva.
Nel 1937 pubblica, con lo pseudonimo Luz d. Alba, il volume 19 de julio.
Antologìa de la revoluciòn espanola, con lo scopo di informare
l'opinione pubblica dell'America latina di ciò che sta realmente accadendo
in Spagna. L'anno dopo esce a Lugano, a cura di Carlo Frigerio, l'opuscolo
Gli Anarchici e la rivoluzione spagnola, contenente l'articolo di
Luce "Il problema del governo" e un intervento sullo stesso tema di
Santillan. Collabora inoltre intensamente alla pubblicistica anarchica, in
particolare a quella uruguaiana e argentina.
La rivoluzione spagnola, che aveva suscitato all'inizio tante speranze, si
conclude infine tragicamente, seguita poco dopo dallo scoppio della seconda
guerra mondiale. Durante la guerra Luce compila in italiano "Rivoluzione
libertaria" (un giornale da mandare clandestinamente in Italia, di cui
escono 5 numeri), e subito dopo la pagina italiana di "Socialismo y
libertad", un interessante esperimento di periodico trilingue edito a
Montevideo, a cui collaborano socialisti, anarchici e repubblicani uniti
dalla comune lotta al fascismo.
Nei primi mesi del 1946, terminata la guerra, Luce fa un viaggio in Brasile,
ospite a Rio de Janeiro degli anarchici italiani Nello Garavini e Emma Neri,
esuli antifascisti, e della loro figlia Giordana. Al ritorno da una visita a
una proprietà dei Garavini nella località di Mangaratiba, nella selva
amazzonica, Luce e Nello vengono colpiti da febbri malariche e si teme per
la loro vita. Luce rientra in marzo a Montevideo, dove l'attendono il marito
e la figlia di pochi anni, ormai fuori pericolo e in convalescenza, ma
debilitata dalla malattia. Pochi mesi dopo si chiude anche l'esperienza
della terza serie di "Studi Sociali", che durante la guerra aveva cambiato
di formato e aveva rallentato ulteriormente le apparizioni dei nuovi numeri.
Contro il mito castrista
Negli anni successivi la rivista sarà sostituita da una collana di
opuscoli, alcuni dei quali redatti da Luce: La libertà nelle crisi
rivoluzionarie (1947), L'anticomunismo, l'antimperialismo e la pace
(1949), La strada (1952). Gli altri due opuscoli della collana,
di autori diversi, usciranno con una sua introduzione: Max Nettlau, Saverio
Merlino (1948); Errico Malatesta, Organizzazione - Luigi Fabbri, Libera
sperimentazione (1950). Nello stesso periodo collabora con una certa
regolarità alla rivista "Volontà", all'epoca diretta a Napoli da Giovanna
Berneri e Cesare Zaccaria. Nelle edizioni RL, legate alla rivista, vengono
pubblicati Sotto la minaccia totalitaria. Democrazia Liberalismo
Socialismo Anarchismo (1955), uno dei suoi testi pió significativi, e
Problemi d'oggi (1958).
In lingua spagnola escono El totalitarismo entre las dos guerras
(Buenos Aires, 1948) e La libertad entre la historia y la utopìa (Rosario,
1962). In questa ultima opera Luce - all'interno di una riflesione più
generale su libertà, socialismo, rivoluzione e dittatura - esamina
criticamente, da un punto di vista libertario, gli esiti autoritari della
recente rivoluzione cubana. Va rilevato che in Uruguay e in altri paesi
dell'America latina la rivoluzione cubana, che soprattutto all'inizio
suscita entusiasmo e speranze in vasti settori dell'opinione pubblica, avrà
effetti dirompenti sul movimento anarchico, indirizzando verso il castrismo
e la lotta armata una parte dei militanti e simpatizzanti, in particolare
quelli pió giovani. Si riproduce in certa misura, a distanza di alcuni
decenni, la situazione che si era creata in molti paesi dopo la rivoluzione
d'ottobre, allorchè l'entusiasmo per gli avvenimenti russi aveva convogliato
verso i nascenti partiti comunisti una larga parte delle masse operaie e
anche militanti provenienti dall'anarchismo. Le differenti valutazioni della
rivoluzione cubana provocano accese discussioni e polemiche all'interno
della Federazione Anarchica Uruguayana (FAU), e infine Luce, trovandosi in
minoranza su una questione decisiva, deve lasciare l'organizzazione con
pochi altri compagni e fondare un proprio gruppo autonomo. La frattura non
sarà mai più ricomposta, anche se il tempo si è incaricato di darle ragione,
facendo giustizia della mitologia castrista e guevarista e della tragica
illusione della guerriglia latinoamericana.
A partire dagli anni sessanta si assiste a un rallentamento nella
produzione di scritti politici, mentre diventano sempre pió numerosi i saggi
su argomenti di storia e di critica letteraria. Nel 1949 Luce ottiene la
cattedra di Letteratura Italiana all'Università di Montevideo (la terrà fino
al 1991, quando finalmente andrà in pensione). Nel 1951 viene inoltre
nominata docente di Storia della civiltà italiana (in seguito anche di
Letteratura italiana) all'Istituto per la formazione dei professori Artigas.
Gran parte del suo tempo e delle sue migliori energie vengono dedicate
all'insegnamento e alla ricerca sui temi ad esso legati. Nel 1966 pubblica
il saggio Influenza della letteratura italiana sulla cultura rioplatense
(1810-1853), completato l'anno successivo da un secondo volume relativo al
periodo 1853-1915. A distanza di qualche anno appare La poesìa de
Leopardi (1971), preceduto e seguito da saggi su Foscolo, Machiavelli,
Dante. I numerosi contributi su quest'ultimo autore culmineranno, a
conclusione della sua attività di studiosa, nel volume La Divina Comedia
de Dante Alighieri, pubblicato nel 1994 dall'Università di Montevideo.
Tra il 1973 e il 1985 anche l'Uruguay, come altri paesi del continente,
conosce l'epoca dei colpi di stato e della dittatura dei militari, con una
durissima e sanguinosa repressione dei movimenti di sinistra. Forse per
l'età già avanzata e per il suo prestigio di studiosa, Luce non subisce
particolari persecuzioni, anche se deve rinunciare a svolgere un'attività
politica pubblica e nutre fondate preoccupazioni per la figlia,
simpatizzante di gruppi politici radicali, e per le due giovani nipoti (nel
frattempo sono morti la madre Bianca e il marito Ermacora). Per evitare il
rischio di un sequestro durante una perquisizione, dona il suo prezioso
archivio (che comprende anche le carte del padre) all'IISG di Amsterdam, che
provvede al trasferimento dei documenti originali nella propria sede in
Olanda.
Le ultime opere
Dopo la fine della dittatura militare, che lascia comunque al paese una
pesante eredità di sparizioni e di persone torturate o uccise, si creano le
condizioni per un intervento politico non clandestino. Luce riprende
l'attività con i compagni anarchici a lei più affini. Il "Grupo de Estudio y
Acci¢n Libertaria", di cui fa parte, nel 1986 dà vita a un periodico che
all'inizio si chiama "Geal", come la sigla del gruppo stesso, e poi dal
terzo numero assume il titolo "Opciòn libertaria". Collabora inoltre con
numerosi altri libertari in Uruguay e in altri paesi dell'America latina,
divenendo per molti di essi un sicuro punto di riferimento. A Montevideo le
sono particolarmente vicini i compagni dell Comunidad del Sur, fondata nel
1955 e tuttora attiva. Nel 1983 esce a Buenos Aires, a cura di alcuni
compagni locali, El anarquismo: mas allà de la democracia, un
opuscolo che raccoglie la traduzione in spagnolo di alcuni interventi di
Luce apparsi su "A rivista anarchica", di notevole interesse per
approfondire il suo pensiero.
Nel 1993 Luce compie il suo ultimo viaggio in Europa, per prendere parte
alla "Esposiciòn internacional anarquista" di Barcellona. L'intervento che
legge alla platea del Convegno, Una utopìa para el siglo XXI
(tradotto e pubblicato su "A rivista anarchica" n. 205), può essere inteso
come il suo testamento spirituale. Approfittando del viaggio a Barcellona
verrà anche per qualche settimana in Italia, e sarà per lei l'ultima volta
che rivedrà il suo paese natale (nel dopoguerra, i suoi viaggi precedenti si
sono svolti nel 1954, nel 1981 e nel 1987).
Negli ultimi anni Luce si dedica alla redazione dell'opera sua forse pió
necessaria, la già citata biografia del padre che viene pubblicata dalla
Biblioteca Franco Serantini di Pisa nel 1996 col titolo Luigi Fabbri. Storia
di un uomo libero. In certa misura e al di là delle sue intenzioni, si
tratta anche di una autobiografia, almeno per quanto riguarda il primo
periodo della sua vita, trascorso a stretto contatto con il padre.
In coincidenza con i suoi novant'anni (festeggiati con un certo risalto in
Uruguay, dove era un personaggio pubblico) escono nel 1998 due volumi di
suoi scritti: Una strada concreta verso l'utopia. Itinerario anarchico di
fine millennio (Pescara, ed. Samizdat), e La libertad entre la
historia y la Utopìa. Tres ensayos y otros textos del siglo XX
(Barcelona-Dreux, Edicion A. Fontanillas Borràs y S. Torres Planilla).
La sua mente, abituata a ragionare, ha lavorato fin quasi agli ultimi
giorni. Preparava da tempo un saggio sul fenomeno dell'autodidattismo nel
movimento operaio, e non sappiamo a che punto fosse arrivata nella ricerca e
nella elaborazione dei risultati. Nei giorni stessi in cui ci è arrivata la
notizia dolorosa della sua morte, abbiamo ricevuto anche il numero 33 di
"Opciòn libertaria", contenente come al solito due articoli suoi,
probabilmente gli ultimi che ha scritto nella sua vita lunga e operosa.
Abbiamo perso Luce, e per chi l'ha conosciuta di persona e l'ha amata si
tratta di una perdita grave e irreparabile, anche se in certa misura
prevedibile in considerazione della rispettabile età che aveva raggiunto.
Parafrasando ciò che lei stessa ha scritto in riferimento alla morte di suo
padre, ci è di qualche conforto sapere che ci resta qualcosa che nessuno
potrà toglierci, e cioè il suo pensiero.
Gianpiero Landi
BIBLIOGRAFIA DEGLI SCRITTI POLITICI DI LUCE FABBRI
Scritti
politici Libri e opuscoli |
Ancora un poco
Frullo di voli sulla
soglia oscura. Luce Fabbri
Dal libro inedito di poesie di Luce Fabbri, |
Mio padre, un uomo libero Luce FABBRI,
Luigi Fabbri storia d'un uomo libero, Pisa, BFS edizioni
Biblioteca Franco Serantini, 1996, pp. 240, ill., L. 25.000 |