Quella piccola grande donna
di Paolo Finzi
La notizia della morte di Luce Fabbri, appena ricevuta da
Montevideo, non riesce a rattristarmi.
Certo, non ci sarà più occasione di sentire la sua voce - sempre più vocina,
in questi ultimi anni. Di sollecitarle interventi o puntualizzazioni. Di
immaginarla mentre, in questi ultimi tempi, non riusciva più a leggere e si
faceva leggere da altri quanto la interessava. Di aspettarla in occasione
del suo prossimo viaggio in Italia per approfondire la questione della
violenza o delle prospettive del nostro movimento.
Tutto questo mi mancherà, certo. E piena è la coscienza che con la scomparsa
di Luce viene meno un tramite fondamentale - l'ultimo, di tanto spessore -
tra il "vecchio" movimento anarchico di inizio '900 e noi oggi. Basta per
comprenderlo la pur succinta bio-bibliografia curata in queste pagine da
Gianpiero Landi, anima della Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" di
Castelbolognese e autore dell'intervista a Luce che, pubblicata vent'anni
fa' sulla nostra rivista, ne segnï il rilancio dell'influenza nel nostro
ambiente.
A simboleggiare questo ruolo di Luce, basti pensare al suo rapporto
personale con Errico Malatesta, quel nonno buono che da Londra le portava il
meccano ed insieme a lei stava steso per terra a fare le costruzioni. E poi
all'evoluzione di quel rapporto, in una continuità ideale che non era "culto
della personalità", ma proficuo rapporto di scambio ideale con la figura a
mio avviso più ricca e complessa dell'anarchismo di lingua italiana.
Su questo e su tanti altri aspetti della personalità di Luce getta una luce
indiretta, ma nitida, la biografia di suo padre, Luigi, che finalmente Luce
è riuscita a completare ed a pubblicare (per ora in italiano, ma è in corso
di produzione la versione in castigliano). Un volume di eccezionale spessore
storico, teorico ed umano, un vero e proprio scrigno per gli amanti della
libertà.
Ci saranno - ci dovranno essere - occasioni per riprendere con calma i fili,
numerosi e importanti, del percorso di Luce, di questa donna che ha
attraversato un secolo intero sempre con la coscienza sociale all'erta. Una
piccola grande donna che ha saputo "metabolizzare" Hiroshima e la parabola
del comunismo di Stato, la rivoluzione spagnola del '36 e quella di
Internet, con una volontà di aprirsi al nuovo, di non fossilizzarsi mai
nelle certezze del passato che è rara anche tra quelli della mia generazione
- figuriamoci in una come lei che (per intenderci) nell'era dei "capelloni"
e del '68 aveva passato la sessantina.
Ci vorrà tempo per scandagliare quella vera e propria miniera di notizie,
relazioni personali, valutazioni politiche, riflessioni, umanità che Luce
era. Una miniera, credo, in tanta parte inesplorata, un grande patrimonio
che non possiamo disperdere: non tanto per l'affetto che nutrivamo (e
nutriamo) per lei, quanto nel nostro stesso "interesse", di persone
impegnate a cercare di comprendere il mondo e di trasformarlo.
La nostra rivista, con la quale negli ultimi due decenni Luce aveva
instaurato un rapporto del tutto particolare (tanto che qui sono apparsi
gran parte dei suoi scritti anarchici), assicura fin d'ora la propria
collaborazione a quanti si impegneranno in questa direzione. Intanto dedica
alla nostra giovane vecchietta, spentasi lo scorso 19 agosto nel lontano
Uruguay, la copertina e questo modesto dossier - comprendente, tra l'altro,
l'ultima intervista da lei rilasciata, proprio ad un nostro collaboratore,
Massimo Annibale Rossi.
Scrivevo all'inizio che, nonostante tutto, la notizia della morte di Luce
non è riuscita a rattristarmi più di tanto. Il fatto è che una vita come la
sua, così densa, ricca di esperienze e di riflessioni, piena di tragedie -
certo - ma anche di tanta lucida speranza, è una vita invidiabile. Luce ha
molto amato e molto è stata amata. Ha bevuto a mille sorgenti del libero
pensiero ed ha saputo trasmetterne il distillato a tante persone, diverse
tra loro, sparse nel mondo. Il vuoto che lascia è immenso, ma la coscienza
di quanto ha costruito e non potrà mai venire distrutto è ancora più forte.
Con struggente malinconia ma anche con serena coscienza di tutto ciò,
salutiamo per l'ultima volta questa Luce che se ne va. E, andandosene, resta
tra noi.
Paolo Finzi