Nasce a Bologna 1922 e trascorre l'infanzia in varie città del Veneto e dell'Emilia.

La prima lingua che usa in poesia è il friulano (Poesie a Casarsa, 1942, raccolte con altre in La meglio gioventù, 1954).

Viene cacciato per omosessualità dal Partito comunista (cui si era iscritto nel 1947) e dall'insegnamento, e si trasferisce con la madre a Roma. Qui scopre il popolo delle periferie e il sottoproletariato urbano. Con un lavoro stilistico che supera le ambizioni del neorealismo contemporaneo, ricostruisce il romanesco di periferia con Ragazzi di vita (1955) e Una vita violenta (1959).

Nel 1955, con Francesco Leonetti e Roberto Roversi, fonda la rivista bolognese "Officina" e inizia uno stimolante rapporto critico con la sinistra negli anni della repressione sovietica in Ungheria (1956).

Alla fine degli anni Cinquanta inizia l'attività cinematografica, prima come sceneggiatore e poi come regista (Accattone, 1961, tratto da Una vita violenta; Mamma Roma, 1962).

Una riflessione morale sulla società italiana negli anni Cinquanta è sviluppata nelle terzine di memoria pascoliana dei poemetti di Le ceneri di Gramsci (1957) e di La religione del mio tempo (1961), in polemica contro il presente che aveva perduto il senso religioso, e poi ancora in Poesia in forma di rosa (1964), con la rievocazione del mondo contadino.

Ma è con il cinema che Pasolini dimostra tutta la sua arte, prima con un ciclo mitico-psicanalitico (Il Vangelo secondo Matteo, 1964; Edipo re, 1967; Teorema, 1968, cui è connesso anche un romanzo dallo stesso titolo; Porcile, 1969; Medea, 1970) e poi con la "trilogia della vita" (da lui così titolata), costruita sulle tre raccolte di novelle più importanti (Decameron, 1971; I racconti di Canterbury, 1972; Il fiore delle mille e una notte, 1974). L'ultimo film, Salò e le 120 giornate di Sodoma (1975), apologo sulla violenza distruttrice del potere, è ambientato nella Repubblica sociale di Salò, durante gli ultimi anni del fascismo italiano.

Vicini a questo tema sono il suo attacco al consumismo, al permissivismo e alle nuove forme di potere con la Divina mimesis (1975), sorta di riscrittura dell'Inferno di Dante, e il romanzo postumo Petrolio (1992). Importanti sono i suoi scritti saggistici (Passione e ideologia, 1960; Scritti corsari, 1975; Lettere luterane, postumo, 1976), in cui si confrontò col proprio tempo in uno spirito di spregiudicata indipendenza e indicò, non senza scandalo, le forme del degrado della società.

Pasolini viene ucciso in circostanze non completamente chiarite da un "ragazzo di vita" nella notte tra il 1° e il 2 novembre 1975.