CITTA’ E CAMPAGNA
di Camillo Berneri
Riprendiamo da Tierra y libertad del Marzo ’37:
“Trattando di questo tema, nel 1933, sulla Revista Blanca, dopo essermi pronunciato per l'uso del denaro negli scambi fra la città e la campagna, scrivevo:
«Naturalmente un sistema di scambio tra i prodotti, i servizi e i mezzi di trasporto è sempre possibile, come parte integrante del sistema della compravendita.
Se i Municipi e i Sindacati o gli uni e gli altri insieme, fossero gli organi intermediari tra i piccoli proprietari rurali e le cooperative agricole e tra queste e gli operai dell'industria, essi potrebbero facilitare lo scambio senza denaro. Ecco un esempio. Un Municipio che ha organizzato la produzione del pane vuole procurarsi del grano. Si rivolge ai contadini, offrendo loro in cambio del grano, in proporzione, i servizi di una cooperativa edile, che, a sua volta, riceverà dal Municipio materiale necessario per l'edilizia. E questi esempi si potrebbero moltiplicare all'infinito».
In quel tempo mi era sfuggito un aspetto centrale del problema: l'armonia fra i prezzi dei manufatti e il potere o la volontà dei contadini di acquistarli. Lo scambio di merci tra la città e la campagna è una formula ideale ma non sempre realizzabile. Questo costituisce uno dei punti deboli dell'economia socialista ed è stato, nella rivoluzione russa, uno dei fattori principali del passaggio dalla SEP (politica economica socialista) alla NEP (nuova politica economica). La saldatura tra l'economia urbana e quella rurale è molto più difficile di quanto suppongano o dichiarino i socialisti. Il rifiuto dei contadini catalani alle proposte di scambio fatte dal Sindacato del Legno costituisce un esempio tipico. I contadini hanno generalmente bisogno di sementi, di concimi chimici, di macchine agricole, e soltanto più tardi, come riflesso di una migliore economia e di una evoluzione psichica, avranno bisogno di oggetti di conforto, di estetica e di gusto più raffinato. L'economia urbana deve il più possibile rispondere alle possibilità e alle preferenze di acquisto dei contadini, se desidera impedire che sopravvenga un antagonismo tra la città e la campagna.
I prezzi dell'agricoltura e i prezzi dell'industria si sono differenziati nell’URSS, provocando e perpetuando il contrasto di interessi tra la città e la campagna, che costituisce il nucleo di tutte le variazioni della politica economica dei bolscevichi e che spiega quasi tutti gli aspetti delle lotte politiche interne...
Conosco assai poco la Spagna e non sono un profeta. Posso dunque avere esposto molti punti di vista completamente superflui, oggi come domani, per i compagni spagnoli. Però credo che non sia stato del tutto inutile impostare il problema delle relazioni tra la città e la campagna, dato che questo problema sta imponendosi alla nostra attenzione con aspetti non gravi ma tali da esigere il più ampio esame e la più meticolosa elaborazione. Lascia ai compagni competenti un simile compito, poiché io non sono un economista".