Mosca e Berlino”, pubblicato su Studi Sociali (Montevideo) del 10.9.1933

di Camillo Berneri

 

“Le necessità della politica estera dell’URSS mirante ad un intesa russo-tedesca hanno contribuito grandemente al tentativo del partito comunista tedesco di avere come alleato il movimento hitleriano, quando questo era ancora così poco sviluppato che una lotta energica avrebbe potuto facilmente spezzarlo. 

Dal 1923 al 1932 (novembre) il Partito comunista tedesco ha lasciato campo libero al movimento hitleriano, e, se vi sono stati conflitti fra le due forze, questi hanno avuto carattere sporadico, del tutto spontaneo. 

I dirigenti del Partito comunista tedesco non hanno impegnato mai una lotta a fondo, neppure quando già si profilava l'offensiva hitleriana. Mentre sarebbe stato necessario che il Partito comunista tedesco fosse il promotore di un’energica repressione preventiva del fascismo germanico, quel partito si è mantenuto sulle linee della difensiva, cadendo di quando in quando nell'equivoco di alleanze sia pure parziali e contingenti, ma tali da contribuire fortemente a mantenere l'equivoco di un nazionalsocialismo che non fosse nettamente fascismo. 

Nella sua lettera dell’8 dicembre 1931 agli operai comunisti tedeschi Trotsky diceva: «Operai tedeschi! Nel caso in cui il fascismo prenda il potere, esso passerà come un terribile tank sul vostro cranio e sulla vostra spina dorsale. La salvezza non sta che nella lotta implacabile. E la vittoria non può essere data che dall’avvicinamento nella lotta con gli operai socialdemocratici. Affrettatevi, operai comunisti, perché il tempo che rimane è scarso». 

E ancora: «La via democratica è tagliata per i fascisti. La questione dell’avvento dei fascisti al potere sarà per conseguenza risolta non dal voto ma dalla guerra civile che i fascisti preparano e provocano... Hitler assicura di essere contrario ad un colpo di stato... E’ possibile credere seriamente questo?... Hitler vuole addormentare l'avversario con la prospettiva più lontana di un accrescimento parlamentare dei nazi per potere, al momento favorevole, infliggere all'avversario un colpo mortale. È possibilissimo che la sottomissione di Hitler al parlamentarismo democratico debba inoltre aiutare a realizzare nel tempo più prossimo una certa coalizione nella quale i fascisti s’impadroniranno dei posti più importanti e li utilizzeranno a loro volta per un colpo di stato. Poiché è assolutamente evidente che la coalizione... sarebbe non già una tappa verso la soluzione democratica del problema ma una marcia verso il colpo di stato nelle condizioni più favorevoli per i fascisti»". 

"Nel 1931 Trostkij denunciava «la politica dello struzzo» dell'Internazionale Comunista, affermando che tale politica minacciava di spazzare quell'Internazionale, come fattore rivoluzionario, dalla carta politica di tutta un'epoca, della storia. Egli annunciava «il periodo del panico e della capitolazione», e concludeva che l'arrivo al potere dei nazionalsocialisti avrebbe portato allo sterminio della élite del proletariato tedesco, alla distruzione della sua organizzazione classista, poiché il martellamento fascista sarebbe avvenuto non prima dell'avvento del fascismo potere, ma dopo

«La lotta di un proletariato tradito dalla sua propria direzione, preso alla sprovvista, disorientato, disperato, contro il regime fascista, si trasformerebbe in una catena di terribili convulsioni sanguinose, prive di risultati. Una decina di sollevazioni proletarie, una decina di disfatte l'una dopo l'altra, non potrebbero operare sul proletariato tedesco un salasso ed un indebolimento quanto la ritirata in questo momento davanti al fascismo, mentre una sola questione si pone: quella di sapere chi sarà il padrone in paese tedesco». 

Trostkij denunciava fin dal 1931 la «ritirata strategica» imposta al Partito comunista tedesco dalla direzione dell'Internazionale Comunista, ossia da Mosca. E con Trotskij denunciavano tale tattica disastrosa la stampa comunista d'opposizione e quella anarchica, suscitando le ire dei bonzi stalinisti e dei loro feticisti seguaci. 

Una volta di più Mosca ha tradito la causa della rivoluzione, dimostrando quanto sia pericolosa l'influenza di un centro governativo su di un movimento classista internazionale. È il sistema moscovita e non soltanto la tattica stalinista che ha fatto fallimento. 

Una rivista marxista di Parigi Masses ha pubblicato (numero dell'aprile 1933) un’interessante intervista con un militant responsable, ossia un dirigente del Partito comunista tedesco, profugo in Francia, dalla quale risulta chiaramente la responsabilità dei dirigenti di quel partito: 

« - Dammi una spiegazione di questa fine vergognosa del movimento operaio e soprattutto dimmi qualche cosa sul fatto è che il tuo partito e stato impotente davanti alla catastrofe. 

- Non vi è stato il fronte unico, è questa la causa principale. La nostra tattica si è dimostrata assolutamente sbagliata. Non abbiamo polarizzati gli operai dei sindacati e del partito socialdemocratico a causa della nostra intransigenza nei riguardi dei capi di quelle organizzazioni. 

- Ma perché i vostri militanti non hanno fatto niente? 

- Ecco, da due mesi quasi ogni notte il partito ha tenuto in allarme i nostri compagni. Furono delle lunghe notti bianche senza l'arrivo di una parola d'ordine. Poi, quando la catastrofe è arrivata, le permanenze di erano vuote, i compagni si erano stancati e non credevano più all'imminenza del pericolo. E l'apparecchio di collegamento è stato immediatamente spezzato. 

- Perché i vostri militanti responsabili sono stati quasi tutti arrestati? 

- Per imprudenza quasi sempre. Thalmann abitava in una zona analoga alla banlieue parigina. Non aveva presa nessuna precauzione per non essere riconosciuto; egli usciva, andava e veniva. Tutto il vicinato sapeva che Thalmann abitava là. E tu capisci che il suo arresto non è stato difficile! 

- Ma, infine, che cosa pensano i militanti di base di questa situazione senza soluzione immediata? 

- Essi sono come storditi: è d'altra parte l'impressione che si rivela negli ambienti operai. Il problema di sapere come la disgrazia è avvenuta li preoccupa e li angustia; il nostro partito, i sindacati, il nostro movimento, tutto questo non è servito a niente! Si è in collera contro il nostro partito e soprattutto non si arriva a capire. La classe operaia è stata sconvolta un po' come nel 1914. Vi è anche la paura. Delle cellule intere sono passate, a Berlino, al nazionalsocialismo con tutti i loro dirigenti e delle cellule di quartieri essenzialmente operai. 

Nelle vie di Wedding, nella Koslisnerstrasse dove nel 1928 vi sono state le barricate, le facciate sono piene di emblemi nazionalsocialisti. Vi sono stati anche moltissimi passaggi individuali». 

Le cause della disfatta senza battaglia si rivelano in questa sincera intervista ben concatenate. I dirigenti del Partito comunista tedesco stancarono i militanti sulla linea della difensiva: mancando la funzione selettiva della lotta rimasero nel partito i funzionari opportunisti e quelli vigliacchi, nonché un gran numero di elementi incerti di provenienza nazionalsocialista! 

La disciplina acefala dei gregari impedì al partito di sottrarsi alla disastrosa linea tattica imposta da Mosca e dai bonzi stalinisti. 

I dirigenti del Partito comunista tedesco hanno dimostrato una cecità politica spaventosa ma essa fa riscontro con la stupidità di tutto lo stato maggiore dell'Internazionale Comunista. 

Un esempio ce lo offre la direzione del Partito comunista italiano, sulla rivista Stato Operaio. Ercoli scriveva nel 1927: «Viene da ridere a rileggere oggi gli articoli pubblicati dalla rivista teorica del Partito comunista italiano Rassegna Comunista, all'epoca della marcia su Roma e nei quali si sostiene che l'avvento al potere di Mussolini non avrebbe trasformato sostanzialmente la situazione politica italiana etc.. ».

L’Ercoli che ride di questo è quello stesso Ercoli che nel febbraio 1932 sentenziava che l'andata al potere di Hitler non avrebbe cambiato nulla alla situazione tedesca. 

L'Internazionale Comunista ha tradito in Cina e in Germania la rivoluzione mondiale. E invece di riconoscere i propri errori madornali continua a batter la grancassa e ad accusare di «allarmismo» e di «disfattismo» tutti coloro che quella causa non hanno né tradita né abbandonata. 

La dittatura di Londra sulla Prima Internazionale portò nel 1872 alla scissione. Quella di Mosca sulla Terza Internazionale porta allo sfacelo".