"Il federalismo di Pietro Kropotkin" (“Fede!", Roma, febbraio-marzo 1925)
"Ovunque vi è l'accentramento egli trova potente la burocrazia".
(…) "Un'armata di impiegati, veri ragni dalle dita adunche, che vedono l'universo solo attraverso le sudice invetriate dei loro uffici e non lo conoscono che a mezzo dei loro scartafacci e formulari assurdi - una banda nera, che non ha che una religione, quella dello scudo, - non ha che un pensiero, quello di appiccicarsi ad un partito qualunque, nero, violetto, bianco, purché garantisca un massimo di salario per un minimo di lavoro (“Memorie di un rivoluzionario”)".
"E l’accentramento, che porta al funzionarismo ad oltranza, appare al Kropotkin come una delle caratteristiche del regime rappresentativo. Egli vede nel parlamentarismo il trionfo dell'incompetenza (...) del deputato, che non è chiamato a giudicare e provvedere per quanto è di sua particolare competenza e si riferisce al proprio collegio, ma ad emettere un'opinione, a dare un voto sopra la varia e infinita serie delle questioni che sorgono in quella mastodontica macchina che è lo stato centralizzato: «dovrà votare la tassa sui cani e la riforma dell'insegnamento universitario, senza avere mai messo piede nell'università, senza conoscere un cane di campagna. Dovrà pronunciarsi sui vantaggi del fucile Gras e sul posto da scegliere per le scuderie dello stato. Voterà sulla filossera, il grano, il tabacco, l'insegnamento primario e il risanamento delle città; sopra la Cocincina e la Guiana, sui tubi dei camini e l'osservatorio di Parigi. Non ha mai visto i soldati, se non alle riviste, ma ripartirà i corpi d'armata; non ha mai conosciuto un arabo, ma farà e disfarà il codice musulmano in Algeria. Voterà per lo shako od il képi secondo i gusti della sua signora. Proteggerà lo zucchero e sacrificherà il grano. Ucciderà la vita credendo di proteggerla: voterà il rimboschimento contro il pascolo e proteggerà il pascolo contro la selva. Sarà competente in materia bancaria. Sacrificherà un canale ad una strada ferrata, senza saper troppo in quale parte della Francia si trovino l'uno e l'altra. Aggiungerà nuovi articoli al codice penale, senza averlo mai consultato. Proteo, onnisciente ed onnipotente, oggi militare, domani porcaro, quindi volta a volta banchiere, accademico, spazzino, medico, astronomo, fabbricante di droghe, conciapelli, negoziante, secondo gli ordini del giorno della Camera, egli non esiterà giammai. Abituato dalla sua funzione d'avvocato, di giornalista o di oratore da assemblee pubbliche, a parlare di ciò che non conosce, egli voterà sopra tutte queste ed altre questioni e altre ancora, con la sola differenza: mentre col giornale non divertiva che il portinaio pettegolo e alle assise non svegliava con la sua voce che i giudici e i giurati sonnolenti, alla Camera la sua opinione stabilirà la legge per 30 o 40 milioni di abitanti»".
"Dal 1840 circa il Mir serviva come punto di partenza del pensiero sociale russo ispirato a vedute collettiviste (...) Formatosi tra i secoli XVI e XVIII, come reazione al fisco e al potere signorile, il Mir aveva come caratteri essenziali la responsabilità fiscale collettiva e la ripartizione periodica delle terre. Al tempo della riforma del 1861 il Mir acquisì anche un carattere giudiziario. Il comune rurale comprendeva ancora, agli inizi del XX secolo, gli otto decimi delle terre dei contadini (...)".
"E’ nell’affrancamento dei comuni e nella sollevazione dei popoli e dei comuni contro gli stati, che noi troviamo le più belle pagine della storia."
Il russo prende il sistema comunale ad esempio della struttura federalista, e lo stesso Berneri, il quale di Kropotkin pensa sia "caduto in diversi errori di interpretazione", lo difende dalle critiche semplicistiche riportando le sue stesse parole:
"Si dirà forse che dimentico i conflitti, le lotte intestine, di cui è piena la storia in quei comuni, i tumulti nelle strade, le battaglie accanite contro i signori, delle arti giovani contro le arti antiche, il sangue versato e le rappresaglie verificatesi in queste lotte… Ebbene no, non dimentico nulla (…) ma scorgo che queste lotte furono la garanzia stessa della vita libera nelle «città libere» (La conquista del pane)".
"Egli è avverso alla borghesia dell’89 sognante «l'abolizione di tutti poteri locali e parziali che costituivano altrettante unità autonome nello stato, l'accentramento di tutta la potenza governativa nelle mani di un potere esecutivo centrale, strettamente sorvegliato dal parlamento - strettamente obbedito nello stato e conglobante tutto: imposte, tribunali (...) forze militari, scuole, sorveglianza poliziesca, direzione generale del commercio e dell'industria (...)». Ciò ricordato, il lodigiano continua su Kropotkin:
"Ai girondini rimprovera di aver tentato di dissolvere i comuni e si ferma a dimostrare che il loro federalismo era una formula di opposizione e che in tutto quello che hanno fatto si sono mostrati centralizzatori quanto i montagnardi. Per il Kropotkin le comuni furono l'anima della rivoluzione francese ed egli illustra largamente il movimento comunalista, tendendo a dimostrare che una delle cause principali della decadenza delle città fu l'abolizione dell'assemblea plenaria dei cittadini, che possedeva il controllo della giustizia e dell'amministrazione (...). L'epoca dei comuni e la rivoluzione francese furono, come per il Salvemini, i due campi storici in cui il Kropotkin trovò conferme alle proprie idee federaliste ed elementi di sviluppo della sua concezione libertaria della vita e della politica. Ma in lui permaneva vivo il ricordo delle osservazioni sul Mir russo e sul libero accordo delle popolazioni primitive, ed è appunto questo ricordo che lo portò ad un federalismo integrale, che talvolta pecca di quel semplicismo populista che predomina nella «Conquista del pane». (...) Se il federalismo kropotkiniano pecca di indeterminatezza e di eccessiva fiducia nelle capacità politiche del popolo, si rende notevole per la larghezza di vedute. Non vi può essere un federalismo conseguente che non sia integrale. E questo non può che essere socialista e rivoluzionario".
“Federalismo e autonomia non bastano. Non sono che parole per coprire l’autorità dello stato accentrato”; “Oggigiorno, lo stato è giunto ad immischiarsi in tutte le manifestazioni della nostra vita. Dalla culla alla tomba, esso ci serra nelle sue braccia. Ora come stato centrale, ora come stato-provincia o cantone, ora come stato-comune, egli segue tutti i nostri passi (…)”.
“Egli esalta la Comune di Parigi” – conclude Berneri – “appunto perché in essa l’indipendenza comunale era un mezzo, e la rivoluzione sociale lo scopo. La Comune del secolo XIX «non sarà unicamente comunalista, ma comunista, rivoluzionaria in politica, lo sarà pure nelle questioni di produzione e di scambio»”.
"L'indipendenza completa dei comuni, la federazione dei comuni liberi e la rivoluzione sociale nel comune (...). Un tempo, il suolo apparteneva ai comuni, composti di coloro che coltivavano la terra essi stessi, con le loro braccia”, ed aggiunge di suo: “ma a forza di frodi, di soprusi, di violenze, le terre comunali sono divenute possesso privato”. E continua: “Questi passi delle «Parole di un ribelle» rendono evidente che nella «Conquista del pane», là dove dice che il comune distribuirà le derrate, razionerà la legna, regolerà il pascolo, dividerà le terre, ecc., non si intende il comune «succursale dello stato», ma l’associazione libera degli interessati, che può essere, volta a volta, la cooperativa, la corporazione, o la semplice unione provvisoria di più persone unite da un bisogno comune.”
“Abbiamo anche qui una semplificazione del problema federalista. Per ben giudicare il Kropotkin bisogna tener conto non soltanto di quel che ha scritto ma anche di quello che non ha potuto scrivere. Certe frettolosità, certe lacune, certe eccessive semplificazioni di problemi complessi non sono dovute solo alla sua forma mentis, ma anche all'impossibilità materiale di sviluppare i propri punti di vista (...) Kropotkin vide che il problema federalista è un problema tecnico, ed egli infatti afferma nel suo libro, «La scienza moderna e l'anarchia», che l'uomo sarà costretto a trovare nuove forme di organizzazione per le funzioni sociali che lo stato esplica attraverso la burocrazia e che «finché questo non si farà, nulla sarà fatto», ma non potè, per la sua vita ora avventurosa, ora strettamente scientifica, sviluppare sistematicamente la sua concezione federalista. E a tale sviluppo si opponeva, per la parte progettistica, la sua stessa concezione anarchica nella quale l'elan vital popolare costituisce l'anima dell'evoluzione nelle sue parziali realizzazioni, varianti all'infinito nello spazio e nel tempo della storia”.
“Lo spirito collettivo (…) che fa giustizia, organizza tutto, risolve i problemi più complessi. E’ una specie di divinità, della quale Saverio Merlino ha scritto, con giusta ironia, che fa la parte del coro nelle tragedie greche, e che i più acuti rappresentanti dell’anarchismo sono lontani dall’adorare”.