GIAMPIETRO BERTI (Università di Padova)

“L’anarchismo italiano e internazionale fra le due guerre”

 

 

 

Abstract:

L’anarchismo italiano e internazionale fra le due guerre vede ridursi il suo spazio d’azione perché, mentre da un lato continua la sua lotta contro il capitalismo, dall’altra è costretto a fronteggiare gli effetti dirompenti della rivoluzione d’ottobre, il cui mito condiziona tutta la sinistra mondiale, scompaginandone le fila. Con l’affermarsi - in Italia e in Germania - del fascismo e del nazismo, gli anarchici europei, specialmente gli italiani e i tedeschi, si trovano sottoposti ad un’ulteriore pressione politica e sociale, che si risolve nella sistematica persecuzione del carcere e nella diaspora drammatica dell’esilio. La guerra civile spagnola rappresenta il culmine paradigmatico di questi anni, nei quali l’anarchismo si è trovato a lottare con il potere borghese, contro il potere nazifascista e contro il nuovo potere comunista, tutti obiettivamente confluenti nel determinare la sconfitta della ragioni della libertà e dell’uguaglianza.

 

 

profilo biografico del relatore:

Giampietro Berti insegna Storia contemporanea e Storia dei partiti  e dei movimenti politici all'Università di Padova.

Sulla storia dell'anarchismo ha pubblicato: Francesco Saverio Merlino.
Dall'anarchismo socialista al socialismo liberale. 1856-1930
, Milano 1993;
Il pensiero anarchico dal Settecento al Novecento, Bari - Roma 1998; Errico
Malatesta e il movimento anarchico italiano e internazionale. 1872-1932
,
Milano 2003. E' stato coordinatore nazionale del Dizionario biografico
degli anarchici italiani
, Pisa 2003-2004.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

GIORGIO SACCHETTI (Università di Trieste)
Un intellettuale fra Arezzo, Firenze e Cortona”

 

Abstract:

Camillo Berneri vive in Toscana un decennio fondamentale della sua vita, quello della sua maturazione culturale e politica prima di intraprendere la via obbligata dell’esilio antifascista. Impegno militante e riflessione intellettuale si intrecciano indissolubilmente nell’agito febbrile di un ventenne che è già pubblicista prolifico e inquieto rivoluzionario. L’opzione antibellicista radicale ed il passaggio, peraltro senza traumi, dal riformismo socialista all’anarchismo inaugurano il percorso libertario “sui generis” della sua breve vita. 

Dopo le prime collaborazioni all’organo nazionale della FGS “L’Avanguardia”, dall’epoca del suo trasferimento ad Arezzo (1916) fino all’espatrio (1926) – prima da studente poi da insegnante di Liceo – pubblica numerosi altri articoli sulle più importanti testate di orientamento anarchico, socialista, repubblicano, liberale, su riviste culturali protestanti, sui primi fogli clandestini della battaglia antifascista… (“L’Avvenire Anarchico”, “Il Libertario”, “Umanità Nova”, “Il Grido della Rivolta”, “Pensiero e Volontà”, “La Rivoluzione liberale”, “Non Mollare!”, “Coscientia”…). Ad Arezzo, dove partecipa intensamente alla vita associativa del locale movimento operaio, progetta la pubblicazione di un periodico – “La Giovane Internazionale” – che poi non si realizzerà.  

Questa relazione, oltre a tracciare una mappa delle culture di riferimento otto/novecentesche che più hanno influito sul giovane Berneri (dalla sinistra risorgimentale al socialismo umanitario, dal volontarismo all’anarchismo di Errico Malatesta e Luigi Fabbri…), intende delineare quella rete estesissima delle significative relazioni interpersonali che egli intrattiene, che poi sarà alla base della formazione del nucleo complesso ed eclettico del suo pensiero, della sua riflessione teorica. Tra le figure di rilievo: la madre Adalgisa Fochi, scrittrice e pedagogista che discende da una famiglia di solide tradizioni mazziniane e garibaldine; Camillo Prampolini, figura prestigiosa del socialismo riformista emiliano e nazionale; Gaetano Salvemini (di cui è allievo all’università di Firenze); i fratelli Carlo e Nello Rosselli; Pietro Jahier; Ernesto Rossi; Piero Gobetti; Pietro Pancrazi… 

 

 

profilo biografico del relatore:

Giorgio Sacchetti è dottore di ricerca in Storia del movimento sindacale. Attualmente collabora con la cattedra di Storia dei partiti e dei movimenti politici all’Università di Trieste, è ricercatore presso la Fondazione Luigi Salvatorelli, componente del comitato scientifico dell’Archivio famiglia Berneri – A. Chessa (Reggio Emilia). Ha concentrato i suoi studi principalmente su due versanti: la labour history, le culture libertarie e sovversive del Novecento.

Ultimi libri pubblicati:

- Ligniti per la Patria. Collaborazione, conflittualità, compromesso. Le relazioni sindacali nelle miniere del Valdarno superiore (1915-1958), prefazioni di S. Cofferati ed E. Brogi, introduzione di A. Pepe, Roma, Ediesse, 2002, pp. 358;

- Senza Frontiere. Pensiero e azione dell’anarchico Umberto Marzocchi (1900-1986), prefazione di C. Venza, Milano, Zero in Condotta, 2005, pp. 544.

 

STEFANO D’ERRICO (Associazione culturale L’AltrascuolA-Unicobas) “Anarchismo e politica: il ‘caso’ Berneri”

 

Abstract:

Camillo Berneri, intellettuale della stessa generazione (e del calibro) di Piero Gobetti, Carlo Rosselli ed Antonio Gramsci, dei quali fu diretto e stimato interlocutore, è stato pressoché cancellato dall’ufficialità della storiografia accademica e scolastica (anche di sinistra). La sua colpa? Essere anarchico. Eppure il problemismo, l’attenzione costante alla verifica sul campo dei postulati (cd. attualismo), l’antidogmatismo, propri della critica berneriana, tracciano, oggi più che mai, il “programma minimo” per l’unico (e l’ultimo) socialismo possibile: quello libertario. Già nel giovane Berneri - che come Rosselli fu allievo di Salvemini - emerge principalmente la preoccupazione di affermare il primato dell’etica sulla politica, la cui “autonomia” è (viceversa) giudicata come l’origine dell’impossibilità d’ogni cambiamento progressivo. Se ai liberali egli rimprovera che non può esistere autodeterminazione senza eguaglianza, agli eredi di Marx - il “Machiavelli del socialismo” - fautori della “dittatura del proletariato”, Berneri contesta l’assenza di una considerazione opposta: non c’è eguaglianza senza libertà, né progresso senza piena valorizzazione dell’umanità (ridicolizzandone perciò anche la costruzione di un’iconografia operaista). Ad entrambi ricorda che l’organizzazione gerarchica ed autoritaria dello stato e l’assoluta delega di potere stanno all’origine della negazione dei diritti e dell’equità. I mezzi condizionano il fine. E’ l’uso dello stato che genera e rigenera le classi: la storia prima, l’involuzione bolscevica poi, lo dimostrano su scala planetaria già negli anni ‘30. Nel suo scontro con l’anarchismo, il marxismo ha operato come revisionismo negativo, riadattando le masse alla gerarchia statuale ed alla disciplina di un partito che accredita se stesso a gestore unico del potere e dell’economia, quindi quale nuova classe dominante. Pericolosa illusione giacobina, nell’utopia autoritaria è la convinzione che lo stato possa guidare la propria autoestinzione, come se fosse “sovrastrutturale” la permanenza di vincoli di subordinazione a livello culturale e gestionale.

Per ovvi motivi, Berneri non contrastò quindi solo il sistema capitalistico o il fascismo (che ne è in parte un sottoprodotto), bensì ogni ragion di stato e qualsiasi forma di totalitarismo, bolscevismo compreso. Avvenne così che l’irriducibile intellettuale militante spesosi in prima persona contro le forze tradizionali della reazione - sin dal 1926 perseguitato da Mussolini anche nell’esilio - venne infine assassinato invece dai sicari di Stalin nella Barcellona del 1937.

Va ricordato però che l’onestà intellettuale ed il rigore di Berneri lo posero in rotta di collisione con tutti gli ideologismi. Egli prese dunque le distanze anche dalle semplicistiche ricette impolitiche invalse in parte significativa dell’anarchismo militante. Perciò, pur collocandosi nella miglior tradizione libertaria, Berneri ne denunciò le incrostazioni dottrinarie, identificandone i limiti nella coazione a ripetere e nella tendenza a sfuggire la realtà, e con essa gli obblighi e le provocazioni della storia: una violazione patente del principio etico di responsabilità. Berneri è quindi due volte un “caso”. La sua eliminazione suona a condanna definitiva per gli assassini e la loro parte politica: intorno a mandanti ed esecutori aleggia la puzza di morto del comunismo totalitario tout court. Nondimeno, dal lavoro di questo intellettuale anarchico emerge uno sforzo teorico-progettuale ed autocritico più unico che raro nel panorama libertario.

Berneri concepì libere istituzioni della società civile in antitesi allo stato, incardinate sul comunalismo e coordinate in senso federalista; criticò le paure degli anarchici integralisti rispetto all’elaborazione di una precisa prassi politica e di un programma definito, mettendo in guardia rispetto al paradosso del codismo, ovvio risultato dell’assenza di una strategia politica; valorizzò il mondo dell’associazionismo di base e l’organizzazione anarcosindacalista, concepite come realtà “dialetticamente indipendenti” rispetto allo specifico militante, vedendovi le fucine progettuali e la struttura-base per la ricostruzione sociale; intese l’individuo non come monade, bensì quale elemento valoriale nel seno di un’organizzazione politica degli anarchici ad identità collettiva; cercò di dare all’anarchismo la capacità gradualista di promuovere battaglie, anche d’opinione, oltre i “fondamentalistici” confini dell’ideologia e di stringere le necessarie alleanze politiche (nel suo tempo rivolgendosi per questo all’area genuinamente liberalsocialista); non s’illuse sulla palingenesi rivoluzionaria o sulla “spontanea” giustizia delle masse e marcò la differenza fra autoritarismo ed autorevolezza, pronunciandosi per la necessità di regole condivise ma cogenti; denunciò la codificazione di criteri tattici assurti a principi dogmatici, come nel caso di quello che definì “cretinismo astensionista”, lamentando che venisse elevato a regola onnicomprensiva persino a livello di comunità locale ed in occasioni referendarie. Contrapponendosi al positivismo imperante ed alla religione della scienza, si dichiarò “irrazionalista” ed agnostico. Possibilista in economia, fu contro i sistemi chiusi e per contemplare il mantenimento della piccola proprietà: era principalmente equitario e collettivista e la sua opzione comunista, volontaria anziché pianificatoria, fu affatto intransigente.

Berneri mette quindi in guardia anche l’anarchismo: esso non può restare immobile; deve invece assumere le proprie responsabilità di fronte alla storia ed alla politica, pena la condanna ad una marginalizzazione senza ritorno.

 

 

profilo biografico del relatore:

Nel 1968, Stefano d’Errico partecipa al movimento degli studenti e, successivamente, a diverse delle esperienze comunitarie createsi in quel periodo. Attivo nell’anarchismo romano, dalla seconda metà degli anni ’70 collabora a lungo alla rivista “A” e ad “Umanità Nova”, firmandosi come Fabbri, cognome della madre e suo, sino a quando, nel 1984, non assumerà anagraficamente quello del padre. E’ fra i fondatori della Cooperativa “Bravetta ‘80”, esperienza pilota capitolina, autogestita dall’area del “movimento” contro l’istituzionalizzazione della tossicodipendenza e per il recupero del sottoproletariato urbano. Nell’ambito di questa struttura è fra gli autori de La diversità domata. Cultura della droga, integrazione e controllo nei servizi per tossicodipendenti (Istituto “Placido Martini” - Officina Edizioni, Roma 1987).

Stefano d’Errico, insegnante, nel 1986 è fra gli animatori dei Comitati di Base della Scuola e nel 1990 diviene segretario della Confederazione Italiana di Base Unicobas, prima realtà intercategoriale sorta in quegli anni ed, a latere dell’Unicobas Scuola (struttura portante del sindacato), negli anni ’90 contribuisce allo sviluppo dell’Associazione culturale “l’AltrascuolA”, attiva sul terreno dell’aggiornamento dei docenti, promotrice di studi e convegni. Firma l’introduzione di A scuola fra le culture del mondo (D. Rossi, Teti Editore, Milano 2000) ed un libro di materia sindacale (Tutti i contratti. Manuale per l’uso, U Book – Rubbettino, Catanzaro 2000). Per i tipi delle Edizioni Mimesis di Milano, è in uscita Anarchismo e politica, saggio antologico e biografico avente per argomento l’anarchismo critico di Camillo Berneri.

 

 

FRANCISCO MADRID SANTOS (Ateneo Libertario Al Margen - Valencia)

“Evoluzione e interpretazioni del pensiero berneriano”

 

Abstract:

L’intervento verte sulle diverse interpretazioni del pensiero di Camillo Berneri, a cominciare da lui stesso.

In questo modo si può avere un’idea precisa della evoluzione del pensiero
dell’anarchico italiano; come e in quale modo si è andato formando e consolidando, fino ad arrivare a la sua partecipazione nella rivoluzione
spagnola. Del resto egli pagherà cara, con la vita, la acutezza delle sue analisi.
Da un altro canto, si dà un accurato sguardo sulle interpretazioni del suo
pensiero: prima, dei suoi contemporanei, e quindi, degli studiosi che se si sono occupati di lui. In questo modo, avremo una visione complessiva fino al giorno d’oggi. Allo stesso tempo saranno analizzate le cause che hanno
stravolto, in alcuni casi, il pensiero di Berneri, al punto di rappresentarlo quasi come un liberale, male interpretando il suo pensiero anarchico.

Parallelamente si effettua un rapido percorso della evoluzione del pensiero
anarchico in generale, per capire se queste diverse valutazioni del corpus teorico berneriano abbiano un loro corrispettivo fra le stesse interpretazioni generali, e anche se queste siano fra loro coincidenti.




 

 

profilo biografico del relatore:

Francisco Madrid Santos si è laureato in storia nel 1979 con una tesi su “Camillo Berneri, un anarquista italiano”, studio pubblicato in lingua italiana nel 1986 a cura dell’Archivio Berneri. Nel 1989 ha conseguito il dottorato in storia con la ricerca: “La prensa anarquista y anarcosindicalista en España, 1869-1939” (pubblicato in microschede). Fra il 1990 e il 1992, con una borsa di studio ha condotto una ricerca in Italia su: “Un studio comparativo fra il movimento operaio italiano e quello spagnolo”. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ENRICO ACCIAI (Università della Tuscia)

“Berneri e Rosselli in Spagna. L’esperienza della Sezione italiana della Colonna Ascaso”

 

Abstract:

Ad inizio dell’agosto ’36, pochissimi giorni dopo lo scoppio della guerra civile spagnola, si formò a Barcellona la cosiddetta “Sezione italiana della Colonna Ascaso”; nei mesi successivi si sarebbe assistito ad una, tanto proficua quanto inusuale, collaborazione tra anarchici e militanti di Giustizia e Libertà. Ad una prima e superficiale analisi questa esperienza potrebbe sicuramente sembrare del tutto improvvisata, ma se ci fermiamo ad analizzare quelli che erano stati i contatti tra i due movimenti, quello anarchico e quello giellista, durante gli anni dell’esilio francese ci rendiamo facilmente conto come i punti di contatto non fossero poi cosi pochi. Studiando inoltre a fondo quei pochi mesi in cui la Colonna Italiana poté dare il suo contributo sul fronte di Aragona al fianco delle milizie CNT-FAI, balza subito agli occhi come anche se ci furono alcuni inevitabili contrasti, questi non furono sicuramente la sola causa della fine di quella esperienza. Lo stesso Umberto Marzocchi ebbe del resto modo di ricordare quanto fosse importante una figura come quella di Rosselli al comando della Colonna. Sicuramente fondamentale in tutto questo furono anche i buoni rapporti e la stima reciproca che intercorrevano tra Camillo Berneri e lo stesso Rosselli; i due si conoscevano sin dal comune periodo universitario fiorentino, erano infatti stati entrambi allievi di Gaetano Salvemini. Sia Berneri che Rosselli concordavano inoltre nel riservare al problema della lotta al fascismo in Italia una importanza centrale nella loro esperienza spagnola. Berneri al momento della formazione della colonna, nonostante questa avrebbe poi combattuto inquadrata nelle milizie CNT-FAI, accettò che gli anarchici mettessero da parte la loro ideologia per dare maggior risalto al senso di solidarietà antifascista. Nel documento redatto in occasione della nascita del gruppo si diceva infatti che l’adesione alla colonna non è di gruppi politici ma di uomini.

 

profilo biografico del relatore:

Enrico Acciai si è laureato in Storia dell’Europa Contemporanea presso l’Università degli Studi di Firenze (2005). Ha cominciato a studiare il movimento libertario spagnolo nel 2003 durante un periodo di studio a Barcellona; le sue ricerche sono culminate con la stesura della tesi: Fuori o dentro? La CNT spagnola nell’anno della svolta, Maggio 1936 – Maggio 1937 (relatore prof. Paul Ginsborg). Attualmente è iscritto al dottorato in Società, Istituzioni e Sistemi Politici Europei, XIX – XX Secolo presso l’Università della Tuscia (Viterbo) e porta avanti un progetto di ricerca sui militanti libertari della Sezione Italiana della Colonna Ascaso. Collabora con la rivista “QF – Quaderni di FareStoria”, pubblicazione trimestrale dell’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea della provincia di Pistoia.

 

 

CLAUDIO VENZA (Università di Trieste)

“Barcellona, maggio 1937. Il nodo storico e politico”

 

Abstract:

Nella storiografia militante, molto di più che in quella accademica, si è dedicata moltissima attenzione alle vicende del maggio barcellonese. Secondo storici sensibili ai destini dei movimenti rivoluzionari, il caso di Barcellona è un vero e proprio paradigma di una rivoluzione fermata a metà, incapace di rompere del tutto con le istituzioni borghesi e quindi destinata alla sconfitta. Non mancano le ragioni per formulare questo giudizio, ma vedendo quella “settimana tragica” da altre prospettive il quadro si complica non poco. Un’analisi storica fondata deve considerare meglio il contesto degli eventi che, sia sul piano bellico che internazionale non favoriva, nella primavera del 1937, una svolta nettamente rivoluzionaria. La guerra civile in corso da quasi un anno mostrava una profonda difficoltà nelle forze repubblicane e una crescente efficienza di quelle golpiste. L’iniziale spinta del 19 luglio con il protagonismo sindacale e libertario, concretizzato subito nelle milizie, si stava logorando in una guerra tradizionale fra eserciti gerarchici orientati verso battaglie frontali di grandi dimensioni su terreni non urbani. Il solo aiuto internazionale ottenuto dalla legittima Repubblica era quello dell’Unione Sovietica che, oltre a non essere per nulla gratuito, voleva condizionare sia le scelte politiche del governo sia la nomina delle dirigenze militari, poliziesche e propagandistiche. Le potenze democratiche avevano fatto intendere, attraverso il meccanismo del Comitato di Non Intervento, che il loro appoggio al legittimo governo sarebbe stato molto ridotto e per nulla garantito. Gli stati nazifascisti mandavano truppe e aerei in grande quantità e sbilanciavano il rapporto iniziale a favore degli antigolpisti. Gli esperimenti collettivisti, per quanto efficienti in molte campagne e più in difficoltà nelle industrie, dovevano fare i conti con una resistenza dei piccoli proprietari ora protetti politicamente da un Partito Comunista in costante rafforzamento. Poche settimane prima degli scontri di Barcellona, in alcune località catalane si erano verificati episodi di sparatorie con vittime fra sostenitori delle collettività e del potere armato popolare e gli oppositori appoggiati dalla ricostituita polizia repubblicana. Questi e altri problemi convergono verso la capitale catalana e saranno alla base del sanguinoso conflitto interno agli antigolpisti, divisi, grosso modo, in repubblicani d’ordine (comunisti filostaliniani, parte dei socialisti, repubblicani, catalanisti di sinistra) e rivoluzionari libertari (anarchici e comunisti antistaliniani). L’intervento di alcuni prestigiosi dirigenti della CNT-FAI farà smantellare le barricate erette nei quartieri operai dai gruppi rivoluzionari e disperderà la resistenza armata alla conquista della Centrale Telefonica messa in atto da elementi controllati dai comunisti fedeli a Mosca. Anche questo fatto è da collegare alle scelte di collaborazione antifascista che le grandi organizzazioni anarcosindacaliste avevano compiuto il 19 luglio del 1936, al momento nel quale sembravano avere in mano il potere di fatto nelle strade di Barcellona. Camillo Berneri, presente a Barcellona fino dalla fine luglio 1936, viene ucciso, come altre centinaia di rivoluzionari, all’interno di questa drammatica situazione di resa dei conti fra le due anime, quella rivoluzionaria e quella istituzionale, della lotta antifranchista.

 

profilo biografico del relatore:

Claudio Venza è docente di Storia della Spagna contemporanea presso l'Università di Trieste. Condirettore della rivista "Spagna contemporanea", edita dall'Istituto Gaetano Salvemini di Torino. Promotore con Giampietro Berti, del Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani (BFS, Pisa, 2003-04). Autore di vari lavori sulla storia dell'anarchismo in Italia e in Spagna. Sta preparando un libro sulla partecipazione degli italiani, delle due parti, alla guerra civile spagnola.

 

CARLO DE MARIA (Università di Bologna)

“Giovanna Berneri e la memoria di Camillo”

 

Abstract:

Dopo la morte del marito, Giovanna Berneri si impegnò a tenerne viva e a difenderne la memoria, promuovendo subito a Parigi il Comitato Camillo Berneri e partecipando, per la prima volta, alle riunioni degli anarchici italiani. In seguito all’occupazione della Francia da parte dell’esercito tedesco, Giovanna venne arrestata a Parigi nell’ottobre 1940. Deportata in Germania (febbraio 1941), fu infine consegnata alle autorità italiane e condotta al carcere di Reggio Emilia (luglio 1941). La detenzione si tramutò in un anno di confino, da scontare a Lacedonia in Irpinia. Nel dopoguerra, Giovanna animò due riviste militanti di grande interesse: “La rivoluzione libertaria”, pubblicata a Bari nel 1944, e “Volontà”, edita prima a Napoli poi a Genova, a partire dal 1946. “Volontà”, molto più longeva, riuscì a farsi apprezzare anche presso le redazioni del “Mondo” di Pannunzio e di “Tempo presente” di Silone e Chiaromonte, collegando in qualche modo quella galassia di piccoli gruppi “eretici” (anarchici, liberalsocialisti, liberali radicali) che esistevano in Italia negli anni cinquanta e che si conoscevano, avevano contatti tra di loro, operavano in alcune situazioni congiuntamente. Con l’appoggio dell’Archivio Famiglia Berneri e della Biblioteca Panizzi il relatore sta curando un’antologia degli articoli e dei carteggi di Giovanna Berneri. Questo contributo al convegno è l’occasione per una prima riflessione sui risultati del lavoro svolto.

 

 

 

profilo biografico del relatore:

Carlo De Maria è assegnista di ricerca presso l’Università di Bologna, sede di Forlì. Ha lavorato sulla biografia di Camillo Berneri (Camillo Berneri. Tra anarchismo e liberalismo, Franco Angeli 2004) e su quella di Alessandro Schiavi (curando la pubblicazione dei Carteggi e dei Diari, Lacaita 2003-2004). Più recentemente ha pubblicato: Tra pubblico e privato. Carte personali, legami affettivi e impegno politico, in “Storica”, 2005, n. 32.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PIETRO ADAMO (Università di Torino)

“Camillo Berneri tra militanza politica e riflessione intellettuale”

 

Abstract:

Per certi versi il contrasto tra ricerca intellettuale e impegno militante, con i loro divergenti metodi e obiettivi, ha contrassegnato buona parte della carriera di Camillo Berneri. Non sarebbe difficile leggere il suo intero percorso, punteggiato da momenti di grande speranza e attimi di disperazione quasi assoluta, vissuta spesso in un’intensa modalità personale, alla luce di tale contrasto, ponendo da un lato i tentativi (spesso coraggiosi dal punto di vista concettuale) di rinnovare l’anarchismo identificando i suoi crinali di crisi e facendo riferimento alla filosofia, alla sociologia e persino alla scienza a lui coeve, e dall’altro l’esigenza etica dell’impegno sul campo, a fianco dei compagni di lotta. Tuttavia, un’attenta lettura degli scritti che Berneri lasciò inediti o che non fece in tempo a pubblicare, ci rivela alcuni tratti importanti nelle sue strategie di definizione del discorso all’interno nella «sfera pubblica» dell’anarchismo e ci conduce a concludere che, tranne in un preciso momento (quello immediatamente precedente allo scoppio della Guerra di Spagna), e anche qui con notevoli limitazioni, la sua ricerca intellettuale (e la sua critica dell’anarchismo classico) è quasi sempre stata subalterna alle ragioni della militanza politica.

 

 

profilo biografico del relatore:

Pietro Adamo è professore associato di Storia moderna nell’Università di Torino. Si occupa della cultura politica del protestantesimo radicale, della storia della tradizione libertaria e del percorso delle controculture. Ha curato le edizioni italiane di opere di John Mitchel, Paul Goodman, John Goodwin, Thomas Jefferson, Camillo Berneri e John Stuart Mill. È autore di Il dio dei blasfemi (1993); La pornografia e i suoi nemici (1996); La libertà dei santi (1997); La città e gli idoli (1999); Il porno di massa (2004); con Stefano Benzoni, Psychofarmers (2005); Puritanesimi e modernità (2007).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

GIANNI CARROZZA (BDIC-Nanterre)

“En Russie bolchéviste: l’analisi di Berneri sull’Unione Sovietica tra gli anni ’20 e ’30

 

Abstract:

La riflessione di Berneri sullevoluzione del bolscevismo in Russia procede di pari passo con la sua analisi del sovietismo e della società russa. Mano a mano che i soviet vengono svuotati del loro potere, Berneri constata la consolidazione di un regime dittatoriale e totalitario, dove il proletariato – come il popolo nelle democrazie borghesi – diventa la foglia di fico che nasconde il potere di unoligarchia. Negli anni dellesilio continua a seguire levoluzione della situazione in Unione Sovietica. Gradualmente lanalisi degli avvenimenti dell’URRS si fonde con lanalisi teorica sullo Stato.

 

 

profilo biografico del relatore:

Gianni Carrozza vive nella regione parigina dal 1985 e lavora come bibliotecario alla BDIC di Nanterre. Redattore di “Collegamenti-Wobbly” dal 1977, partecipa dal 2004 alla redazione de “La Question Sociale”. Ha pubblicato tra l’altro: “Le nationalisme de l’entre-deux-guerres: quelques références classiques et la production récente. Bibliographie” (Nanterre, BDIC, 1995); “ Una foto d’epoca” dell’Italia 1916-1921 : i “cartons verts” della BDIC di Parigi, Italia Contemporanea, n. 186, marzo 1992; « Il "fondo russo" alla BDIC di Nanterre », Rivista Storica dell’Anarchismo, n° 1/1998; « Le fonti per la storia del ’68 alla BDIC di Nanterre », Rivista Storica dell’Anarchismo, n° 2/2002.

Su Berneri ha pubblicato: “Alcuni elementi per la comprensione del rapporto tra Berneri ed il movimento anarchico”, in: Atti del Convegno di studi su Camillo Berneri, 1979; “Camillo Berneri ed il dibattito antimilitarista nella FGS”, in: Annali dell’Istituto di Storia III/1982-1984; “Notes pour une bibliographie de Berneri”, in: C. Berneri, Oeuvres choisies, 1988; “Berneri e il fascismo. Problemi e chiavi di lettura”, Rivista Storica dell’Anarchismo n° 2/2001. Ha redatto la scheda su Berneri nel Dizionario biografico degli anarchici italiani e partecipato nel maggio 2005 al convegno di Reggio Emilia con un intervento su “Il ‘sovietismo’ di Camillo Berneri”. (in corso di pubblicazione).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

FIAMMA CHESSA (Archivio famiglia Berneri – Aurelio Chessa, Reggio Emilia)

“Le nuove carte dell’Archivio famiglia Berneri A. Chessa a Reggio Emilia”

 

Abstract:

La comunicazione intende fornire ragguagli circa alcune recenti acquisizioni documentarie dell’archivio. I fondi “Vernon Richards”, “Serge Senninger”, “Leda Rafanelli-Monanni” e “Leda Rafanelli-Marina Monanni -Maria Laura Filardi”, hanno contribuito all’arricchimento  del  patrimonio documentario dell’Archivio Famiglia Berneri – Aurelio Chessa. I primi, soprattutto, vanno ad integrare il Fondo “Camillo Berneri” e “Giovanna Caleffi Berneri”, preesistenti, rendendo possibile un ulteriore approfondimento dei carteggi, dei documenti e arricchendosi di materiale fotografico. I due fondi su Leda Rafanelli hanno permesso  molteplici ricerche su questo eclettico personaggio.

 

 

profilo biografico del relatore:

Fiamma Chessa è curatrice dell’Archivio Famiglia Berneri, subentrata al padre Aurelio. Ha curato, in collaborazione con Giorgio Boccolari, Storie di anarchici e anarchia: L’Archivio della Famiglia Berneri - Aurelio Chessa; Reggio Emilia, marzo-aprile 2000, (Reggio Emilia, Comune, 2000); ha curato, in collaborazione con Laura Gasparini, Massimo Mussini, Un attimo di verità. Vernon Richards fotografo, (Reggio Emilia, Biblioteca Panizzi, 2004); ha collaborato al Dizionario Biografico degli anarchici italiani (BFS editrice, Pisa, 2003-2004); ha scritto La Locanda itinerante di Aurelio, volume collettaneo Le cucine del popolo: atti del convegno di Massenzatico, Reggio Emilia, 31 ottobre 2004, (Milano, ZIC, 2005); collabora alla rivista d’arte ApARTe (Venezia).