Kronstadt
di Guido Montana

Cinquant'anni fa la rivolta libertaria degli operai e dei marinai di Kronstadt indicava che il socialismo deve essere anarchico

La storiografia marxista-leninista, i comunisti ortodossi o eterodossi di tutte le latitudini, raramente parlano di Kronstadt. Per i sovietici, poi, la cittadella della rivoluzione sociale, a pochi chilometri da Leningrado, sembra più lontana della Luna. Uno degli errori che più facilmente si commettono, è di pensare che due soltanto siano state le rivoluzioni in Russia, nel febbraio e nell'ottobre 1917. Se ne dimentica una terza: Kronstadt, 1 marzo 1921.
Perché Kronstadt è così importante, mentre i comunisti vogliono farla dimenticare?
Costruita come piazzaforte e base navale dello zarismo, divenne nel 1917 e ancor più nel '21, la roccaforte della Rivoluzione. Kronstadt era l'avamposto, la sentinella armata di Pietrogrado, situata sull'isola di Kotline nel golfo di Finlandia, una trentina di chilometri dalla ex-capitale dell'impero zarista. Sulla grande piazza dell'Ancora, dove un tempo si facevano riviste militari o istruzioni, convergevano, durante la rivoluzione, decine di migliaia di marinai, di soldati e di operai. La piazza era in effetti una grande assemblea popolare, quasi permanente, dove si prendevano le grandi decisioni rivoluzionarie.
Indubbiamente la forza essenziale di Kronstadt era costituita dai marinai, che erano in larga misura degli ex-operai, fra i quali lo zarismo reclutava i suoi marinai, perché più abili ed evoluti. Questi marinai avevano girato il mondo, erano venuti in contatto con società più civili e democratiche, e tutto ciò aveva contribuito a fare di loro dei rivoluzionari autentici, consapevoli delle miserrime condizioni in cui versava il popolo sotto lo zarismo e della necessità di una vera rivoluzione sociale.
Le parole d'ordine "libertarie" del bolscevismo ebbero quindi una pronta eco tra i marinai e gli operai di Kronstadt. Prima di abbatterla a cannonate, persino Leone Trotsky parlava di Kronstadt come "orgoglio e gloria della Rivoluzione russa", ma dopo gli eventi del 1921 il partito bolscevico preferì far dimenticare la enorme importanza della piazzaforte baltica. Si preferì tacere, per esempio, sul fatto che a contrastare la marcia del generale Kornilov, vi fossero in prima fila i marinai e gli operai di Kronstadt, uniti agli operai e ai soldati di Pietrogrado.
La storia di Kronstadt è d'altra parte strettamente connessa alle vicende di Pietrogrado rivoluzionaria: nel 1905, nel '17, nel '21. A ogni sollevazione, dimostrazione, contro il governo provvisorio, Pietrogrado vedeva gli uomini di Kronstadt dare il loro decisivo contributo. Il suo soviet era divenuto lo spauracchio di Keremsky, il cui governo non ebbe scrupolo di calunniare la cittadella ribelle, accusandola di eccessiva autonomia e di separatismo, e persino di accordarsi con i tedeschi. Come si vede, i bolscevichi non furono i primi nel laido gioco della calunnia ai danni di Kronstadt, ma ebbero nei moderati dei maestri preziosi.
Delusi da Kerensky, i marinai e gli operai di Kronstadt sbarcarono il 4 luglio 1971 a Pietrogrado per dare man forte ad alcuni reggimenti ribellatisi agli ordini del governo provvisorio. I soldati rifiutavano di andare al fronte, decisi a farla finita con la guerra. Erano circa dodicimila quelli di Kronstadt (marinai, soldati, operai e operaie). Con le bandiere rosse e nere, si diressero verso il palazzo di Tauride, dove erano riuniti i diversi gruppi politici, tra cui i bolscevichi. La parola d'ordine di Kronstadt, "Tutto il potere ai soviet! Via il governo provvisorio!" non fu seguita. Ci furono scontri con le truppe fedeli a Kerensky, alcuni rivoluzionari caddero. Non si era potuta realizzare una più vasta unità tra le masse e l'iniziativa di Kronstadt fallì.
La partecipazione dei bolscevichi al movimento fu scarsa e di secondo piano; in realtà non erano interessati a un'insurrezione popolare di cui non avevano ancora la guida. Le calunnie del governo provvisorio contro Kronstadt, naturalmente, ripresero più violente che mai. Gli abitanti della cittadella corsero allora ai ripari: inviarono il tutto il paese dei propagandisti per ristabilire la verità. Molti di essi furono arrestati, ma molti altri se ne aggiunsero. Fu a quel punto che i marinai della flotta del mar Nero, che sostenevano Kerensky, cominciarono a dubitare delle voci messe in giro contro Kronstadt. E per sapere la verità inviarono una delegazione nel covo dei "controrivoluzionari" baltici. Si convinsero così, non solo che Kerensky aveva mentito, ma che a Kronstadt si stava realizzando la vera rivoluzione sociale. La parola d'ordine "Tutto il potere ai soviet locali!" divenne assolutamente convincente anche per i marinai del mar Nero.
Il governo di Kerensky cercò allora di risolvere la questione di Kronstadt con l'astuzia e l'inganno. Col pretesto delle esigenze militari (rafforzare il fronte di Riga), decise di portare via da Kronstadt tutta l'artiglieria pesante che era a difesa della piazzaforte. Il trucco era troppo evidente: l'artiglieria dei forti di Kronstadt non sarebbe stata di nessuna utilità al fronte, mentre era assolutamente necessaria per difendere la base navale da un eventuale attacco della flotta tedesca. Fu allora chiaro che Kerensky, pur di battere il movimento popolare di Pietrogrado e di Kronstadt, era disposto a tutto, anche al tradimento e all'accordo coi tedeschi. La resistenza di Kronstadt indusse il governo provvisorio a un compromesso: rinunciò ai cannoni in cambio di un piccolo distaccamento di marinai, che fu inviato al fronte. In realtà quei marinai portarono al fronte "il contagio di Kronstadt". Ormai i lavoratori, i soldati russi, vedevano in questa gloriosa cittadella, la purezza, la garanzia rivoluzionaria, e all'opposto nel governo provvisorio, l'infido potere pronto a tradire e reprimere la rivoluzione. Kronstadt divenne così un centro attivo in cui si addestravano e si reclutavano le forze rivoluzionarie, e dove si creavano le basi stesse dell'autogoverno popolare. Delegazioni operaie e contadine venivano inviate a Kronstadt per chiedere aiuti, informazioni, consigli, propagandisti rivoluzionari. Gli uomini di Kronstadt percorsero la Russia, andarono nelle piccole città di provincia, nei villaggi, inducendo quelle popolazioni a ribellarsi al governo, a impadronirsi delle terre, ad autogovernarsi.
Tutto questo, se da una parte indeboliva Kerensky, dall'altra rafforzava la presa dei bolscevichi sulle masse. I comunisti avevano infatti fatta propria la propaganda libertaria di Kronstadt. "Tutto il potere ai Soviet!" divenne in realtà la parola d'ordine seguente: Tutti dietro i bolscevichi per realizzare il potere dei soviet! L'inganno non era allora manifesto e la stessa Kronstadt credeva alla buona fede dei bolscevichi.
Quando verso la fine del febbraio 1921, a guerra civile ormai conclusa, alcune fabbriche di Pietrogrado entrarono in agitazione contro il governo bolscevico, a causa delle insostenibili condizioni di vita, per la completa inefficienza organizzativa, per i soprusi burocratici e la costituzione di una vera e propria casta di privilegiati, ai danni della grande massa lavoratrice, anche Kronstadt fece udire la sua voce e solidarizzò con gli operai di Pietrogrado. Il partito bolscevico corse ai ripari, Trotsky richiamò dai vari fronti truppe scelte, fedeli, e soffocò sul nascere la ribellione operaia. Kronstadt invece non si piegò. Prendendo alla lettera il programma bolscevico di dare "tutto il potere ai Soviet", fece piazza pulita degli emissari e dei gerarchi bolscevichi che si erano di fatto impadroniti del potere locale. Vennero convocate nuove assemblee, si elessero i veri rappresentanti del popolo. I bolscevichi, verso i quali era appuntata l'ostilità crescente delle masse, ebbero così una bruciante sconfitta. Esautorati dalle funzioni direttive, chiesero aiuto al centro. Intervennero i grossi calibri, tra cui Kalinin. In democratiche assemblee i comunisti ebbero allora modo di constatare che il loro potere incontrollato, a Kronstadt, era finito. Cominciava la pacifica rivoluzione sociale dei lavoratori, dei marinai e dei soldati. Kronstadt innalzava la bandiera della terza Rivoluzione, quella vera.
La Rivoluzione di Kronstadt, ripetiamo, fu all'inizio pacifica, perché come scrisse il Comitato Rivoluzionario Provvisorio, "i lavoratori non hanno bisogno del sangue. Non ne faranno scorrere che in caso di legittima difesa...". La quasi totalità dei comunisti locali aderì al movimento libertario, cosicché i capi bolscevichi, i burocrati, la polizia politica, rimasero isolati e furono costretti a rinunciare ai loro privilegi (uffici spaziosi, abitazioni sontuose, rifornimenti alimentari e stipendi speciali, ecc.). Il primo provvedimento riguardò naturalmente le abitazioni. Vennero eletti comitati popolari di rione, di fabbricato, si fece il censimento degli appartamenti. Si scoprì così una situazione di ineguaglianza mostruosa: mentre in orribili tuguri convivevano decine di persone, c'erano moltissime abitazioni quasi vuote o abitate da pochi privilegiati, in genere funzionari di partito, dirigenti, burocrati. Il direttore della scuola per ingegneri, aveva per esempio a disposizione un appartamento di ben venti stanze. Ed era celibe! Fu allora stabilito, con un articolo votato dall'assemblea popolare: "La proprietà privata, per ciò che concerne i beni fondiari e gli immobili, è abolita". Gli appartamenti furono ridistribuiti secondo le effettive necessità della popolazione.
Ma il governo bolscevico non aveva atteso l'assemblea di Piazza dell'Ancora e la ribellione del 1° marzo 1921 per garantirsi dal pericolo costituito dalla libertaria Kronstadt. In realtà, seguendo le orme di Kerensky, Lenin, Trotsky e compagni avevano cominciato da tempo a "indebolire" il peso militare e politico della piazzaforte del Baltico. I marinai e i soldati erano stati richiamati in gran numero sui fronti della guerra civile, gli operai utilizzati come propagandisti dell'esercito bolscevico. Ritornando a Kronstadt, questi sinceri rivoluzionari trovavano la loro città in mano ai burocrati di partito, nuovi privilegi e soprusi di classe. La ribellione maturava, quindi, nello stesso momento in cui il potere comunista indeboliva subdolamente la capacità di reagire di Kronstadt. Ma la pacifica rivoluzione fu fatta ugualmente, mettendo in discussione il principio stesso del partito-guida. I capi bolscevichi, allora, capirono che non era in gioco solo il loro potere a Kronstadt ma in tutta la Russia. La vittoria definitiva di Kronstadt avrebbe infatti significato l'estendersi in tutto il paese della terza Rivoluzione: la rivoluzione sociale libertaria. Fu così che, rinnegando ogni parola d'ordine sull'autodeterminazione popolare, il partito bolscevico decise di soffocare in un bagno di sangue la ribellione dei marinai, dei soldati e degli operai di Kronstadt. L'esecuzione di tale disonorevole compito fu affidato a Trotsky e in via diretta al generale Tukacevsky (entrambi, a loro volta, vittime del terrore staliniano!).
L'attacco bolscevico cominciò il 7 marzo, alle ore 18,45, col bombardamento della città. Una furia di ferro e di fuoco si abbattè sui rivoluzionari. Truppe fedeli ai bolscevichi, prelevate dai fronti, distaccamenti della Ceka e "Kursanti", si lanciarono all'attacco sulle piste gelate. Ma quella che doveva essere una conquista d'assalto, divenne in pochi giorni una logorante guerra di posizione. Tutta la popolazione di Kronstadt partecipava alla resistenza. Vennero organizzati infermerie, sale operatorie, comitati per in munizionamenti e per l'approvvigionamento. Donne, ragazzi facevano la spola tra la città e la linea di combattimento, raccoglievano i feriti, portavano i rifornimenti. E molti rimanevano sul ghiaccio massacrati dalle schegge degli obici. Cadaveri di soldati bolscevichi punteggiavano la bianca distesa davanti all'invincibile Kronstadt...
La furia militare si alternava alla violenza delle calunnie. I capi bolscevichi sembravano letteralmente impazziti, incapaci di rendersi conto delle ragioni di quella straordinaria e imprevedibile resistenza. Intorno a Kronstadt veniva intanto stesa una cortina "sanitaria"; la verità non giungeva all'esterno, ogni notizia era radicalmente capovolta: il bianco diveniva nero e viceversa. A Pietrogrado circolavano solo i nomi dei generali e degli ammiragli zaristi che dirigevano (secondo i bolscevichi) la rivolta contro le conquiste della rivoluzione d'Ottobre!...
I reggimenti comunisti, agli ordini di Trotsky e Tukacensky, riuscirono a sfondare solo dopo undici giorni di lotta senza tregua, che fece migliaia di morti e di feriti. E riuscirono ad aprire un varco dal lato della cosiddetta "Porta di Pietrogrado" (Kronstadt era stata munita di artiglieria fissa per essere difesa verso il mare e non già dalla parte della capitale!). Penetrati attraverso il punto più debole, le truppe di Trotsky invasero Kronstadt da molte parti. Si combattè ferocemente casa per casa. I difensori si batterono da leoni fino alla fine. Fu così che venne distrutto il fior fiore dei rivoluzionari russi, operai, marinai e soldati di Kronstadt, che anticiparono, nel 1921, i lineamenti della futura rivoluzione sociale libertaria.
Il commissario bolscevico Dybenko ebbe a Kronstadt pieni poteri per "ripulire" la cittadella del Baltico, radicalmente e senza debolezze. Migliaia di rivoluzionari, di operai, di marinai, di soldati, di donne del popolo, furono trucidati dei plotoni di esecuzione o massacrati vigliaccamente nei sotterranei della polizia politica.
Lo stesso giorno il governo e il partito bolscevichi festeggiava ufficialmente, pubblicamente, il 50° anniversario della Comune di Parigi! La farsa celebrativa da parte degli affossatori della Comune di Kronstadt segnava l'inizio, col 18 marzo 1921, di una rapida evoluzione verso quella che doveva divenire - con Stalin - la più sanguinosa controrivoluzione della storia.

Guido Montana