Frida Kahlo

inesauribile passione per la vita

di Davide Rossi

 


 

Nel 1910 uno straordinario fremito di idee, di giustizia, di campesinos che chiedono la terra, di libertà, attraversa il Messico, dalle fitte selve meridionali alle brulle e riarse terre del nord, è la rivoluzione guidata da Pancho Villa ed Emilano Zapata. In quell’anno sceglierà di essere nata una giovane, piccina, esuberante ragazzina, Frida Kahlo. In verità ha visto la luce tre anni prima, il 6 luglio, nella luminosa e colorata casa immersa nel lussureggiante quartiere di Coyoacàn a Città del Messico, oggi museo a lei dedicato. Sguardo profondo, intensa e furibonda sensualità, Frida nel 1922 conosce a scuola il più celebre pittore di murales, l’uomo che dipingerà il palazzo presidenziale con le scene tratte della storia di resistenza, lotta e lavoro del suo popolo dai tempi precolombiani, Diego Rivera. Da allora la loro vita si intreccerà, si unirà, camminerà stretta – non priva di burrascose turbolenze - lungo tutti gli anni a seguire. Rivera ha 21 anni più di lei o 24 secondo quelli che Frida sempre dichiara, si avvince alle sue modelle e ad ogni ragazza che voglia condividere con lui la gioia dell’amore, è chiamato “panzon” per la sua ugualmente inesauribile passione per la buona cucina.

Nel 1925 in un terribile incidente, lo scontro tra un tram e un bus, Frida perde quasi la vita e dopo la poliomielite che l’ha colpita all’età di sei anni, si ritrova nuovamente immobile con fratture multiple e una tripla lesione della colonna vertebrale che - con enormi sofferenze - la tormenterà per tutto il resto della vita. Le cure e la forzata convalescenza la portano a trovare nella pittura la forma di espressione e il lieve legame che la tiene in contatto con il mondo. Dai suoi pennelli e dai suoi colori divampa così una vitalità estrema, forte e dolorosa, una sensibilità eccezionale. Quando nel 1928 riacquista la possibilità di muoversi, raccoglie le sue opere e le porta a Diego Rivera. Stupito e ammirato, viene conquistato dalla focosa esuberanza di Frida e nel 1929 la sposa. Nell’arco di dieci anni la fama di Frida crescerà in tutto il mondo. Nel ’39 una sua opera è acquistata dal Louvre di Parigi, dopo una serie di esposizioni che le sono valse una travolgente ammirazione internazionale, non solo in Francia. Nel ’37 si colloca la brevissima e certo non significativa relazione con l’uomo che aveva guidato l’armata rossa ma poi sparato sui soldati di Kronstadt, Lev Trotzkji, da cui tanto lei quanto Diego prenderanno ben presto le distanze. Frida e Diego sino all’ultimo dei loro giorni si riconosceranno infatti nel comunismo internazione, nell’Unione Sovietica e nei paesi socialisti. Il Messico democratico di quegli anni è terra che accoglie esuli europei in fuga dall’orrore fascista e nazista, tra questi vale la pena ricordare due donne straordinarie, amiche di Frida, due comuniste che ci hanno lasciato opere meravigliose, nella fotografia l’italiana Tina Modotti, nella letteratura la tedesca Anna Seghers, che, perseguitata dai nazisti, bruciati i suoi libri, decimata tragicamente la sua famiglia, farà ritorno in Germania alla fine della seconda guerra mondiale scegliendo la DDR, di cui diverrà presidentessa dell’associazione degli scrittori dal ’52 al ’78. Agli inizi degli anni quaranta Frida partecipa alla "Mostra internazionale del Surrealismo" di Città del Messico e diventa insegnante presso la scuola di pittura e scultura del ministero dell'educazione. Nel 1953 le viene dedicata una mostra personale presso la Galleria d’Arte Contemporanea della capitale messicana, un incredibile successo a cui Frida partecipa, per via delle sempre più precarie condizioni di salute, dal suo letto, appositamente trasportato. Il 13 luglio ’54, dopo ulteriori dolorose traversie, si spegne. Quando negli anni sessanta Anna Seghers scriverà una delle sue frasi più belle: “non sempre è facile, ma ciascuno di noi è chiamato a rispettare i sogni della propria giovinezza”, avrà forse tra i suoi pensieri l’inesauribile vitalità della sua amica Frida, capace di vincere ogni sofferenza per amore della pittura e delle donne e degli uomini della terra, un amore che ha trovato – per entrambe - sete di riscatto da ogni forma di sfruttamento e prevaricazione nella falce e nel martello.