WASHINGTON - La crisi finanziaria
in atto, la peggiore dal 1930, rischia di mettere in ginocchio i Paesi
emergenti, già alle prese con il caro energia e l'impennata dei prezzi degli
alimentari. Dall'inizio dell'anno il numero dei poveri è aumentato di 100
milioni e il rischio «è che la cifra salga ulteriormente». A lanciare l'allarme
è il presidente della Banca Mondiale, Robert Zoellick, spiegando come questa
«catastrofe è stata creata dall'uomo e sta noi ora trovare le risposte».
DANNI PIU' GRAVI - «I paesi in via di sviluppo, molti dei quali
già colpiti dagli elevati prezzi di energia e alimentari, rischiano di vedere
andare in fumo i propri sforzi di miglioramento della qualità della vita della
popolazione se ci sarà un prolungato rallentamento della crescita globale e una
stretta del credito», spiega Zoellick, sottolineando come «sono le fasce di
popolazione più povere e vulnerabili a rischiare i danni più gravi in alcuni
casi permanenti». Ma la Banca Mondiale, il Fmi e altri organismi utilizzeranno
tutte le risorse finanziarie a loro disposizione per sostenere i paesi in via di
sviluppo nel rafforzare le proprie economie e dei propri sistemi finanziari.
PIANO - Proprio in quest'ottica Zoellick ha annunciato che la
Banca sta valutando la possibilità di creare un fondo per aiutare la
ricapitalizzazione delle banche nei Paesi emergenti colpite dalla crisi
finanziaria. Nella conferenza stampa di chiusura del Development
Committeee, Zoellick sottolinea come «la crisi in corso si è manifestata
prima negli Usa e poi in Europa, con una reazione da parte della gente di
confusione, poi di frustrazione, poi di rabbia e poi di paura. Queste reazioni
naturali si diffonderanno nel mondo, visto che l'impatto della crisi di amplia.
Queste reazioni vanno prese seriamente». Gli eventi degli ultimi mesi «hanno
evidenziato la necessità di modernizzare il multilateralismo e i mercati per una
nuova economia globale. È questo, e non di meno, quello che ci si aspetta da
noi». «La crisi attuale - conclude - deve assorbire tutte le nostre energie e la
nostra attenzione
Corriere della Sera, 13
ottobre 2008