L’Aquila: Forum Provinciale Salute Mentale contro i CPT

L’indignazione e le manifestazioni di protesta contro il progetto di costruire un ennesimo Centro di Permanenza Temporanea per immigrati anche nella regione abruzzese (previsto nelle immediate adiacenze del carcere di Preturo, circoscrizione del comune di L’Aquila) hanno avuto voce anche in occasione del Forum Provinciale Salute Mentale, tenutosi a L’Aquila il 29 giugno 2005.
L’iniziativa, promossa dal Coordinamento cittadino NOCPT, dallo stesso Forum e dalle associazioni di migranti, ha voluto di nuovo sottolineare la necessità e l’importanza di opporsi e di disobbedire a leggi razziste e disumane che, in quanto tali, vanno esse stesse a violare il principale dei diritti umani: la vita e l’autodeterminazione dell’individuo e dei popoli.
È necessario parlare di Cultura - o meglio, di intercultura - e non di diritti; è indispensabile rileggere la storia dei popoli piuttosto che la storia dei poteri e dei potenti che ne hanno ostacolato l’armonico e naturale incontro. La storia del Mediterraneo è la storia di un immenso spazio di incontro così come la storia d’Italia è la storia di emigrazioni ed immigrazioni, di contaminazioni, di lotte sociali e di crescita collettiva.
Uno spazio di incontro in cui in cui stanno identità plurali che devono incontrarsi perché fisicamente lo abitano e mentalmente lo costituiscono. Un incontro fondato sulla costruzione di un reciproco riconoscimento, una reciproca integrazione, un reciproco innesto tra culture; si tratta dunque di un’occasione, di una risorsa, di un evento non fatale ma positivo e che nessuno potrà mai arrestare. Uno spazio d’incontro che si fa spazio di confronto e di autocritica e di riprogettazione, non solo e non tanto teorica quanto – invece – vissuta e partecipata. Si tratta dunque di riconoscere i presupposti, smascherare i pregiudizi, aprire l’identità alla differenza. Un atteggiamento questo che vale di più e in particolar modo per coloro che “accolgono”, che “ospitano”, e che stanno dentro la cultura dominante, la quale – in quanto tale – appunto tende a dominare: è più certa di sé, vuole porsi come regola, vuole affermarsi come modello.
E tale incontro, per poter prender corpo come spazio di diversità a confronto, avviene attraverso l’ascolto, il dialogo, la conversazione. L’ascolto è il disporsi a ricevere le ragioni dell’altro e a coglierne le radici. Il dialogo è comunicazione reciproca. La conversazione è dialogo costruttivo di spazi d’intesa comune e di una comune necessità di comunicazione e convivenza. In questo modo lo spazio dell’incontro si fa anche spazio etico-politico-culturale e si dispone a giocare in pieno il suo ruolo di modello di convivenza, di autorganizzazione civile e politica, di valore culturale, sia come fine sia come mezzo.
I centri di permanenza temporanea rappresentano l’opposto di quanto detto, sia ideologicamente che materialmente perché non accolgono individui “disagiati” ma perché producono disagio. La reclusione, il “trattamento”, la somministrazione forzata di psicofarmaci ed, infine, l’espulsione di chi viene definito “clandestino” perché non ha con se i documenti, perché fugge da situazioni disperate o perché non riesce a rinnovare un contratto di lavoro – nella maggior parte dei casi sfruttato o sottopagato – sono elementi di quella che potremmo definire la non-cultura prodotta e sostenuta dai mercanti del capitale mondiale.
Bisogna perciò lavorare affinché scompaiano dalle menti concetti come frontiere, clandestinità, stranieri, nazionalismi, eserciti, guerre e costituire una realtà nella quale ognuno riscopra i valori di libertà e responsabilità, solidarietà e rispetto, progettando e creando il proprio modo di essere e di fare, diventando costruttore consapevole della propria quotidianità. Una realtà dove tutti debbano avere la garanzia di accedere alla formazione, al lavoro, al benessere, al libero sviluppo psico-affettivo; dove ciascuno possa mettere a disposizione degli altri le proprie esperienze e le sue conoscenze, ampliando così il proprio potenziale operativo. La condivisione dei saperi diviene in questo modo produttiva non in termini di profitto per pochi eletti, ma di necessità, progettualità e possibilità, in rapporto alla voglia e al piacere di fare, di fare collettivamente.

Contro ogni sfruttamento
PER L’UGUAGLIANZA

Contro la guerra e la pace armata
PER LA SOLIDARIETÀ

Contro i governi e l’autoritarismo
PER L’AUTOGESTIONE DELLA VITA SOCIALE

Contro le patrie, le frontiere e i nazionalismi
PER LA GLOBALIZZAZIONE DELLE LIBERTÀ


Coordinamento Cittadino NoCPT