Asinerie settarie” (Togliatti e la rivoluzione spagnola)

Guerra di Classe (Barcellona, 5.11.1936) di Camillo Berneri

 

“Ercoli ha trattato recentemente, su Il Grido del Popolo, delle particolarità della rivoluzione spagnola, che egli riduce a «una guerra nazionale-rivoluzionaria» e «nazionale» perché fatta dal popolo per la liberazione propria e del paese «dall'asservimento allo straniero» e per la liberazione «dei catalani, dei baschi, dei galiziani dall'oppressione della nobiltà castigliana». Che, obiettivamente considerata, la guerra civile spagnola sia popolare-nazionale è vero, benché soltanto parzialmente. Quello che è nettamente non rispondente a verità è l'attribuzione al proletariato spagnolo di una significazione nazionalista della guerra civile che non sia una colorazione ma invece una determinante centrale. È evidente l'intento è dell’Ercoli di inquadrare la rivoluzione spagnola negli schemi... classici consueti ai propagatori della tesi della «guerra rivoluzionaria», ma fino a qui si è sul terreno delle idee e su questo terreno tutte le escogitazioni e tutte le formulazioni sono legittime. Là dove l'Ercoli si abbassa è in quei passaggi nei quali è questione delle  retrospettive essenziali della recente situazione spagnola nonché di quella attuale. Della CNT e della FAI parla pochissimo, giungendo a tacere l’enorme ruolo avuto nella rivoluzione spagnola e cadendo nel grottesco con affermazioni di questo genere: avere la ideologia e la pratica dell’anarco-sindacalismo ostacolato «il prevalere dello spirito di organizzazione e della disciplina che sono proprie del proletariato»: quello spirito, forse, che ha dato così ottimi risultati, sotto la lungimirante guida dei capi socialdemocratici e di quelli bolscevichi in Italia, in Germania e in Austria! Se il proletariato spagnolo è insorto contro il fascismo, con uno slancio ardito insuperato e forse insuperabile, il merito è, evidentemente, dei vari Caballero e di quel potentissimo partito «di masse» che era il partito comunista spagnolo. 

Ercoli, che è un formidabile pince sans rire, erudendo il pupo stalinista, gli spiega che l'anarchismo spagnolo «è un fenomeno particolare, conseguenza dell’arretratezza economica del paese, nonché dell'arretratezza della sua struttura politica, della dispersione delle forze della classe operaia, dell'esistenza di una massa di elementi déclassé e, infine, del particolarismo regionale. Esso è, cioè, l'espressione di un gruppo di fatti caratteristici di un paese ricco di sopravvivenze feudali». 

Segnalo questo ameno passaggio ai cultori del problema della metempsicosi, o, più semplicemente, ai collezionisti di clichés slabbrati. Ercoli non saprebbe certamente spiegare come mai l'anarchismo spagnolo sia nato in Catalogna invece che in Andalusia e perché sia così intimamente connesso con la tradizione anarchica degli altri paesi, compresi quelli nei quali questa è vegeta e correlativa a grande modernità economica (Svezia, ad esempio). Ercoli continua: 

«Nel momento attuale, mentre il popolo spagnolo tende tutte le sue forze per respingere l'assalto della bestia fascista, mentre gli operai anarchici si battono eroicamente al fronte, esistono molti elementi i quali, mascherandosi dietro i principi dell'anarchismo, mettono in pericolo la solidità e la compattezza del Fronte Popolare con i loro progetti avventati e prematuri di "collettivizzazione" forzata, di "soppressione della moneta", con la predicazione dell’ "indisciplina organizzata", e così via». 

(...) Non avendo il cervello di Marx, Ercoli ne ha il fiele. Il quale gli dà alla testa fino a fargli dire che gli anarchici spagnoli «per lunghi anni trascurarono le rivendicazioni dei contadini». 

Se in Catalogna le campagne hanno efficacemente reagito al fascismo sapete di chi è il merito? È dei catalanisti! Dal 1873, anno in cui l'Union de los Trabajadores del Campo era di già una delle più forti sezioni della Federacion ad oggi, tutta la storia dell'anarchismo spagnolo è là a dimostrare il contrario di quanto Ercoli asserisce con perentorietà professorale quanto asinesca. 

A voler rispondere ad un articolo come quello dell’Ercoli pare proprio di gettare via del tempo, sì che faccio punto. E’ dal 1872 che, in testa il Lafargue, i marxisti diffamano il movimento anarchico spagnolo, dicendo delle sciocchezze ancor più madornali delle loro diffamazioni. Ercoli continua la tradizione".